Facebook & Trump, la narrativa che crolla.

Facebook & Trump, la narrativa che crolla.

Facebook & Trump, la narrativa che crolla.

La stampa online, ormai sotto ricatto di Facebook per il traffico “referrer”, non sta facendo notare una cosa che sta accadendo nel mondo, e che per Facebook e’ abbastanza pericolosa. Mi riferisco alla notizia che il governo russo si sta preparando a proibire Google, Youtube, Facebook e altri social americani sul territorio russo.

La notizia si trova  in giro per la rete,

Se la domanda e’ “come mai non lo hanno mai fatto prima” e’ che farlo non e’ semplicissimo, e la lezione di Telegram gli e’ bastata: Facebook non solo e’ diffuso in parecchi autonomous system in giro per il mondo, ma e’ proprietario (direttamente o meno) di diversi IX, e in piu’ le sue innumerevoli CDN sono sparpagliate ovunque, e (spesso) si basano su Amazon, che a sua volta ha un’infrastruttura di rete molto diffusa, per non parlare di altri storage cloud come Azure, Google &co.  Bloccare Facebook e’ fattibile, ma non semplice.

Ora, apparentemente per il business dei grandi OTT perdere la Russia non e’ un gran danno: la quantita’ di business che fanno in Russia e’ davvero piccola rispetto al totale. Ma quella che verrebbe meno se fossero bannati e’ la narrativa di Zuckerberg. Zuckerberg , insieme agli altri OTT come Amazon, Apple &co ha usato la Russia come capro espiatorio mentre mandava al potere Trump in USA, e mentre finanziava i vari movimenti populisti.

Questa storia del “Blame Russia” ha funzionato sinora: tutti (o quasi) hanno creduto al media neutrale che i russi abuserebbero per manipolare le campagne elettorali e far vincere Trump oppure i populisti europei.

Il guaio e’ che questa narrativa potrebbe crollare, e potrebbe diventare chiaro a tutti che Trump e’ semplicemente il candidato di Zuckerberg, la sua marionetta. E lo stesso dicasi di tutti i movimenti “sovranisti”.

A dire il vero questo alibi aveva cominciato a scricchiolare da tempo.

Per esempio, ad un certo punto abbiamo notato che tutti i partiti sovranisti, e quindi (secondo l’alibi di Zuckerberg) filorussi sono contrari a Greta Thnuberg e alla sua agenda. Ma proprio ieri la Russia ha firmato l’accordo di riduzione, perche’ teme sia il disgelo del permafrost (scusa ufficiale, anche se realistica), sia la percorribilita’ del confine nord da parte di eserciti invasori. Il disgelo della calotta , oltre ad offrire nuove rotte commerciali, espone 11.000 km di coste russe a facili attacchi, e la marina di Putin non e’ pronta a difendere 11.000 km di coste quasi disabitate.

Ma adesso che la Russia ha firmato l’accordo di ruduzione del CO2, la domanda e’: se i movimenti populisti europei sono tutti filorussi o pagati da Mosca, perche’ invece sono tutti avversi a Greta e la diffamano sui social?

Posso suggerire un’ipotesi: i data center di Facebook consumano un gozzillione di KWh di energia, producendo un gozzillione ti tonnellate di Co2. E prima o poi qualcuno si chiedera’ che diavolo stiamo a sacrificare i mezzi di trasporto (che tutto sommato sono utili) mentre teniamo un vita mostri come i datacenter di Facebook, al solo scopo di condividere la nostra colazione.

Quello che teme Greta non e’ Putin: e’ Zuckerberg. Per quanto Facebook dichiari di aver fatto passi avanti nel risparmiare CO2, diventa sempre piu’ incomprensibile il motivo di tenere accesi quei mostri energivori che servono a far andare un Social Network, mentre ci proponiamo di cambiare TUTTE le altre abitudini che abbiamo, comprese abitudini che mantengono in vita occupazione , industria e commercio. Prima o poi, nell’agenda ecologista, bisognera’ chiedersi IN CAMBIO DI COSA Facebook inquina piu’ di tutte le auto di Washington. Perche’ e’ necessario tenerlo in piedi, quando stiamo chiedendo alle persone di mollare l’auto e prendere la pioggia su una e-bike?

L’adesione della Russia all’accordo di riduzione della CO2 mostra chiaramente una cosa: che l’agenda della Russia e l’agenda dei partiti “sovranisti” e “populisti” diverge. Ma se fossero marionette di Putin, questo non dovrebbe succedere. La teoria del “Blame Russia” ha una falla, e grossa.

A questo si aggiunge la voce persistente che Mosca intenda bannare Facebook, Google/Youtube ed Instragram. Un bel casino, perche’ se lo facessero la narrativa dei russi dietro alla disinformazione di Facebook&co diventerebbe insostenibile.

La politica di Mosca sta iniziando a divergere dalla politica dei populisti, partendo da Trump sino ai singoli partiti populisti europei. E quando tale divergenza sara’ evidente, la narrativa del Blame Russia non reggera’ piu’.

A quel punto Zuckerberg dovra’ trovare un altro capro espiatorio per giustificare il fatto che il suo social network sta fomentando il populismo e mandando al potere i partiti populisti. E non sara’ facile, perche’ sinora tutto quel che vediamo e’ che lo strumento di propaganda di tali partiti e’ proprio “the social network”.

Qualcuno iniziera’ a notare che Huawei e’ la principale concorrente di Cisco e Juniper nel mondo 5G, che tutti i concorrenti di Apple sono asiatici, che tutti i social network alternativi a Facebook sono nel mondo slavo, (VK, OK, Yandex, etc) e che alla fine dei conti la politica di Trump ai vari OTT di Internet fa comodo, eccome, perche’ (detto come va detto ) un approccio ecologista prenderebbe inevitabilmente di mira i loro datacenter.

Una tassa ecologica sull’energia prodotta da carbone disturberebbe poco l’industria americana, CON LA SOLA ECCEZIONE DELL’ INFORMATICA e dei colossali data-center.

Il motivo per cui Trump difende il carbone non sono i 20.000 minatori (che su 180.000.000 di voti sono pochissimi) , il motivo sono i data-center dei grandi OTT (Google, Facebook, Apple, Amazon, Microsoft…) , che risentirebbero moltissimo di un aumento dei costi energetici.

La lobby che sostiene il carbone e’ quella dell’ IT, l’industria delle miniere e’ una fetta insignificante del PIL americano, non ha la forza.  Nel difendere il carbone si difendono i data center, che sono una fetta cospicua dell’export di servizi degli USA.

Del resto, e’ un discorso che (lateralmente) conosciamo: quando si parla di Bitcoin, tutti fanno notare che il mining consumi un sacco di energia, e che avvenga in Cina perche’ usando il carbone, l’energia e’ molto economica. Il legame tra computing power e carbone e’ chiaro a tutti. Tranne quando si parla di Facebook.

Se la Russia mettera’ al bando Facebook, Instagram e Youtube, o soltanto ci provera’ (magari fallendo) , manifestando una chiara ostilita’ a questi social network, la narrativa del “Blame Russia” non sara’ piu’ sostenibile. E qualcuno potrebbe sospettare la verita’, e cioe’ che dietro i movimenti populisti ci siano Google, Facebook, Apple, Amazon &co.

Adesso la prossima domanda e’: ma come fa Facebook (ma anche google) a controllare la stampa online? E’ semplice: li minaccia. E come?

Vediamo. Questa e’ la composizione del traffico di questo blog, organizzata per canale:

Fonte: google analytics.

Il canale “Organic Search”  e’ fatto da motori di ricerca. “Social” e’ fatto dai social network, “direct” sono quelli che hanno un bookmark o mi hanno in cronologia, o che leggono il blog via RSS, e poi “Referral” sono i link che puntano qui.

Come vedete, io non dipendo da un cazzo di nessuno: se anche google e Facebook censurassero il mio blog, perderei solo il 23% del traffico. Sono completamente indipendente, e non possono ricattarmi (anche perche’ non ci guadagno, quindi il massimo del ricatto sarebbe di oscurarmi). Mark e Larry me lo puppano.

Ma se adesso andiamo a prendere un giornale come Repubblica, la situazione e’ probabilmente e plausibilmente diversa. E’ facile intuire , vedendo le condivisioni di pagine , che tantissimo del traffico (che poi si tramuta in pubblicita’) arrivi da Google e dai Social. Non per nulla OGNI pagina di questi giornali ha un link “condividi”.

Non ho i dati di analytics di questi giornali, ma basandomi sulla mia esperienza nel settore analytics, posso tranquillamente dare per scontato che la situazione per un giornale online sia esattamente opposta alla mia, e che il 70% (o piu’) del traffico (e quindi degli introiti pubblicitari) dei loro siti web dipenda da Google e Facebook.

Cosa succederebbe se Google e Facebook si mettessero di traverso e limitassero la presentazione di pagine di un sito come Repubblica, o Corriere,o La Stampa?

CHIUDEREBBERO.

Google e Facebook hanno una pistola puntata sulla tempia di TUTTA la stampa occidentale. In pratica, li controllano per intero. Non esiste piu’ la stampa libera in occidente: esiste la stampa interamente asservita a Google e Facebook.

E se anche la mia stima spannometrica (lo riconosco) fosse sbagliata , Google + Facebook contribuissero solo del 30% al traffico (e agli introiti pubblicitari) di questi giornali, faccio notare che con l’ EBT risicato che hanno, un’azione di censura di Facebook e Google sarebbe comunque sufficiente a farli chiudere.

La verita’ e’ che se anche la composizione (per canale) del traffico fosse ESATTAMENTE la stessa di questo blog, il boicottaggio di Google e Facebook sarebbe sufficiente a far chiudere i giornali online: un -30% di introiti non fa felice NESSUN azionista. La verita’ e’ che io me ne frego perche’ non ci guadagno una lira: se questo blog fosse la mia sola fonte di reddito, sarei costretto a ballare alla musica di Larry & Mark, esattamente come succede agli youtuber che temono di venire “demonetizzati”.

(nota per me stesso: dovrei provare a mettere pubblicita’ di siti porno su questo blog, e vedere se paga. Perche’ se paga, si spiegherebbe l’avversione di Google e Facebook verso il porno online. Se in futuro vedete roba del genere , sto facendo un esperimento per capire).

Ma il problema e’ di proporzioni catastrofiche:

Non esiste piu’ alcuna liberta’ di stampa in occidente: tutti i giornali dipendono dalla propria testata online, e tutte le testate online dipendono dagli introiti pubblicitari online, che dipendono dal traffico, che dipende da Facebook e Google.

Google e Facebook controllano, per intero, la stampa occidentale, attraverso la minaccia di limitare il traffico lungo i canali di acquisizione degli utenti.

Adesso capite perche’ la notizia che i russi vogliano bloccare Facebook appare solo su siti che hanno dietro ALTRE FONTI DI INTROITO, come Forbes. Il resto della stampa e’ sotto controllo dei grandi social media e dei motori di ricerca.

E loro non amano che la narrativa di “Trump e’ tutta colpa dei Russi” possa venire incrinata.

Questo e’ probabilmente l’ unico posto ove la vedrete mettere in dubbio. E dove leggerete di buone ragioni per pensare che Facebook & Google & co stiano cercando di prendere il potere in tutto il mondo occidentale, mandando al potere le loro marionette, come Trump, la Le Pen, Grillo,  Salvini, Netanyahu, etc.

https://keinpfusch.net/facebook-trump-la-narrativa-che-crolla/

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