Sauerbraten in 12 lezioni.

Da qualche tempo mi arrivano email riguardanti il tedesco. Se lo sto studiando, se lo sto imparando, se e’ difficile come sembra, e che problemi sto trovando. In realta’ si, lo sto studiando, e anche se ormai ho passato qui molto tempo, continuero’ a farlo. Il motivo e’ semplice: non e’ che il tedesco sia piu’ o meno difficile dell’italiano. Sono semplicemente arrivato alla conclusione che il tedesco sia nato per uno scopo diverso.

No, non sto scherzando. Questa convinzione matura in me mano a mano che la lingua mi appare piu’ chiara di prima (per quanto possibile) , ed ha delle ottime motivazioni. Allora, mettiamola cosi’:

dopo qualche anno passato qui, ho la netta sensazione che mentre l’italiano e’ una lingua nata e pensata al preciso scopo di comunicare quel che si pensa, il tedesco sia la lingua perfetta per descrivere con precisione quanto puo’ essere visto.

Chi ha letto Straniero in Terra straniera sapra’ che cosa sia un “testimone affidabile”. Bene: se dovessi immaginare una lingua adatta ad un testimone affidabile, ecco che penserei al tedesco. La prima cosa che noterete del tedesco e’ che esistono cosi’ tante regole , ma pochissimi casi irregolari. Questo e’ dovuto al fatto che le regole stesse non sono casi irregolari, essendo la grammatica della lingua legata AI FATTI che volete descrivere.
Esistono in tedesco moltissime forme grammaticali che cambiano a seconda della situazione che volete descrivere, o alle circostanze che attorniano l’oggetto della comunicazione. Sicuramente potrete usare anche termini generici, ma quella che otterrete e’ una parlata molto brutta. Insomma, se usate qualcuno dei trucchi che si usano in inglese (uso della parola get per qualsiasi cosa si faccia, per dirne una) , tutto quello che otterrete e’ una grammatica orribile.
Qualcuno vi avra’ detto che il tedesco ha i casi come il latino. Cosi’ se avete studiato latino vi sarete sentiti in vantaggio. Forget it! L’accusativo tedesco e’ per dire un accusativo piuttosto espansionista ed imperalista, immagino che fosse il caso preferito del Kaiser, visto che si espande all’ablativo e certe volte al nominativo. Nominativo che, se volete parlare come mongoloidi, potete sempre usare quando siete nel dubbio: cosi’ andrete in giro dicendo “Me vuole il detto gelato” , o roba del genere.
C’e’ un unico modo per parlare un buon tedesco: essere estremamente precisi nel descrivere accuratamente quel che si vuole, nella situazione esatta in cui lo si vuole.
Per esempio, se qualcuno vi chiede “Dove avete incontrato Eva?”, e l’avete incontrata in centro, quello che dovete chiedervi e quale sia l’informazione piu’ importante della risposta. In teoria potreste dire le cose in diversi modi:
  • Io ho incontrato Eva in centro.
  • In centro io ho incontrato Eva.
  • Io ho incontrato in centro Eva.
Le prime due sono corrette, mentre l’ultima no. Non lo e’ perche’ la regola dice che l’informazione piu’ importante della frase , che e’ “in centro” -visto che risponde ad una domanda “dove?” , debba stare o alla fine o all’inizio. Mai nel mezzo.
Ma, attenzione: l’importanza dell’informazione non basta. Bisogna anche capire in che relazione materiale sia con chi scrive. Se vogliamo dire che ho comprato qualcosa in Italia, posso dire:
  • Io ho comprato in Italia una cosa.
Ma se non intendo una cosa generica ma QUELLA cosa, e allora usero’ per esempio il “den”  e cosi’ io conosco gia’ la cosa che ho comprato, quindi l’informazione piu’ importante che manca al mio interlocutore e’ DOVE l’ho comprata. E cosi’:
  • Io ho comprato quella cosa in Italia.
La lingua tedesca, cioe’ , ha una grammatica che aderisce STRETTAMENTE alla situazione e ai fatti che voglio descrivere.
La domanda che vi verra’ spontanea e’ “ma come i tedeschi comunicano sentimenti e mere opinioni?”. E’ semplice: lo fanno descrivendole con precisione, come se fossero fatti osservabili.
Una delle mie parole preferite in tedesco e’ Fremdschaemen. Indica la sensazione di vergogna “da fuori”, quella che provate guardando alcune commedie dove l’attore fa una figura di merda cosi’ insopportabile che vi viene da andare via per non guardarla. Questo rende incredibilmente facile per me spiegare quale commedia non mi piace guardare: Ich mag keine Filme mit Fremdschämen.
In italiano per descrivere quel sentimento dovrei fare dei giri di parole incredibili, perche’ la cosa non si traduce cosi’ facilmente in Italiano. L’Italiano e’ una lingua che si presta molto a descrivere circostanze interiori sin dalla costruzione, cosi’ normalmente si preferisce dire le cose con parole proprie. Tali parole, pero’, non sono fissate , cosicche’ si preferisce lasciare al mondo dei sentimenti una approssimazione che lasci un pochino di “agio interpretativo”, qualora sia difficile traslare un’emozione verso un’altra persona. Il tedesco invece pensa che anche le emozioni possano venire indicate con precisione, e quindi usa la parola apposita. Fremdschaemen e’ Fremdschaemen, e se io dico quello, mi capiscono tutti, e chiunque riesce a capire quali commedie NON mi piacciano.
Ma possiamo anche andare oltre. Facciamo un confronto tra memi:
La parola “self control” intende descrivere le emozioni che  associamo “umanizzando” l’espressione facciale del gufo. Un essere umano che si comportasse cosi’ (rimanendo fermo nell’acqua) con quell’espressione sicuramente starebbe esercitando un grosso autocontrollo. Peraltro “auto controllo” e “self control” sono costruite in maniera molto simile.
Andiamo a vedere la versione tedesca.
L’emozione e’ stata tradotta con molta piu’ precisione. Selbstbeherrschung. Le radici di questa parola sono “Selbst- beherr e schung”. Selbs e’ il genitivo di “self”. In inglese lo scriveremmo Self’s . In Italiano “auto mio”.
Il solo fatto che esista il genitivo di un suffisso come “auto-”  fa riflettere molto.
Beherr fa “padronanza” in senso gerarchico di dominio, e quindi il genitivo di “auto” diventa “auto padronanza di se’ “: non c’e’ da sbagliare. Si tratta proprio di essere padroni di se’ stessi . Ma perche’ il genitivo di “auto”? Perche’ schung di per se’ indica la ricerca. In pratica stiamo dicendo che il gufo cerca dentro si se’ la padronanza di se’ stesso. Ed e’ ESPLICITO. Quella parola significa “ricerca dentro si se’ della padronanza di se’ stessi” e il genitivo di “auto”  e’ usato per dire sia che si cerca padronanza (di chi?) di se’, che la si cerca (dove?) in se’ stessi.
Quindi dovete mettervi il cuore in pace: se un tedesco decide di dirvi che diavolo pensa di voi, vi dira’ ESATTAMENTE quello che pensa di voi. E questo perche’ la loro lingua sembra costruita per descrivere con estrema precisione qualsiasi cosa, in un modo che non lasci nessun diavolo di dubbio su cosa intenda l’interlocutore (a patto di compilare correttamente ogni frase nella propria mente in tempo reale!).

Ovviamente qualsiasi dizionario tradurra’ come “autocontrollo” la parola  Selbstbeherrschung . Ma dovete immaginare che sia una parola composita, e che i tedeschi conoscono bene le parole selbst, beherr e schung. Di conseguenza, anche se parliamo di autocontrollo e loro stessi tradurrebbero come “autocontrollo” la parola, quello che appare nella loro mente e’ “ricerca dentro si se’ della padronanza di se’ stessi”. Mica male.

Questo e’ il motivo per il quale penso che finiro’ di studiare il tedesco tra 40 anni. Si, lo sto studiando ed essere qui aiuta moltissimo.  Prima che io riesca a mappare correttamente tutti i concetti che voglio esprimere -almeno quelli di cui dispongo in italiano-  in quella lingua, stimo che mi occorreranno almeno 40 anni buoni.
Il problema di quella lingua e’ che non puoi davvero barare.E’ un pochino come usare “vi”: poiche’ i comandi sono spesso singoli tasti, premere il tasto sbagliato sulla tastiera e’ pericolosissimo, qualsiasi tasto sia. Allo stesso modo, parlare male il tedesco e’ pericoloso, perche’ si rischia di dire qualcosa di completamente diverso da quello che si voleva. Non c’e’ modo di “tenersi sull’ambiguo”, perche’ questa lingua richiede precisione per essere grammaticalmente corretta…
Ovviamente, su questa precisione si innescano dei giochi di parole  e dei doppi sensi, come per ogni popolazione abbia qualche senso dell’umorismo. Per cui, il risultato e’ che tirare ad indovinare NON e’ consigliato. Se vorreste dire di aver pulito la casa e di aver   tolto delle gatte da sotto il letto, per tradurre “gatta” sarete tentati di mettere insieme due concetti, per indicare un pezzo di sporcizia, o una sporcizia che si e’ raggrumata. Confortati da google, sarete tentati di usare “dreckstück”. Dreck = sporcizia. Stück = pezzo. E se andate sul traduttore di google, ci trovate “sporcizia accumulatasi”. Fantastico, dite. Posso vantarmi anche in presenza di signore di aver fatto le pulizie e di aver tolto delle gatte da sotto il letto.
Beh, non fatelo. Dreckstück indica la piu’ infima categoria di bagasce. Il che semplifica le cose. Si’, le semplifica. Non fate esperimenti e non procedete per intuito: o conoscete la parola esatta, o chiedete come si dice. Altrimenti rischiate un casino.
In genere, se uno straniero si sforza di parlare tedesco loro vi guardano soddisfatti e vi aiutano, perche’ sembrano felici del fatto che vi degnate di imparare la loro lingua(1), cosi’ qualche svarione vi e’ concesso. Ma aver scopato via schifose bagasce da sotto il vostro letto potrebbe essere un messaggio che non volete dare.
Viel Spaß.
Uriel
(1) In effetti, la caratteristica degli immigrati “peggiori” e’ di non averla mai voluta imparare. Un italiano che parla tedesco si distingue dalla scorsa ondata migratoria, che si e’ mescolata ai turchi e tutt’oggi non parla bene il tedesco. Se siete li’ da pochi anni e gia’ parlate in qualche modo, lo apprezzeranno moltissimo.

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