Endorama (MI) – “Finora tutto bene”.

Mi chiedono di commentare lo stato di Milano come citta’. Personalmente ci ho lavorato qualche anno, tempo fa, e non ne ho avuto una bella impressione. Tutto quello che mi viene raccontato sulla citta’ non fa altro che confermare i miei pronostici negativi su quella che era la capitale economica e culturale italiana, oggi ridotta ad un feudo della onnipresente Procura.

Milano sta morendo, e forse ha gia’ oltrepassato il limite di non ritorno. Si e’ ammalata di alcune malattie, alcune coltivate al proprio interno, altre importate da fuori, cioe’ dalla disgustosa provincia lombarda(1) e dai luoghi di partenza degli immigrati che l’hanno sommersa.

Ne faro’ un elenco breve , elencandone giusto le principali, quelle sufficienti ad uccidere la citta’.

  • Disprezzo per il lavoro e per chi lavora.

Per quanto il milanese continui a ostentare una figura lavoratrice, dall’inizio degli anni ’90 a Milano e’ nata una mentalita’ che disprezza totalmente chi si sporca le mani, e  il termine “lavorare” non e’ piu’ sinonimo di “costruire”, bensi’ di “gggestire”. Gggestire e’ l’attivita’ di chi da un lato soffoca ogni ambizione di eccellenza per non tradire la propria mediocrita’ ed incompetenza, dall’altro e’ una professionalita’ non meglio definita che consiste nell’indossare una cravatta, parlare un idioma da pizzaiolo di brooklyn, stare al telefono a discutere di cose gia’ discusse.

Oggi, a Milano, chi fa le cose , chi costruisce le cose, chi realizza le cose, e’ una merda. Il vero eroe cittadino, il modello di lavoratore locale, e’ chi Gggestisce. Chi gggestisce (mmenaggger per gli amici) e’ l’unico a poter ambire ad un posto fisso. Chi sa gggestire e’ colui che fara’ carriera. Se siete bravi e vi offrono di far carriera, a Milano non vi offrono di fare cose piu’ difficili, piu’ grandi o piu’ complesse: vi offrono di iniziare a gggestire.

Gggestire e’ un’attivita’ che si svolge in tre fasi:

  • Mortificazione di chi sa fare, a favore di chi sa comunicare e presentarsi bene, che nel gergo milanese significa leccare culi.

  • Diffamazione di chi sa fare, a favore di chi non sa fare , in modo che non ci sia nessuno capace di rendere evidente l’incompetenza di chi gggestisce.

  • Possibilmente, causare il licenziamento e l’espulsione dalla realta’ produttiva di chi sa fare, perche’ non e’ abbastanza positivo, ovvero non dice sempre di si’ alle cazzate che dice chi gggestisce.

Questa trasformazione dell’idea di lavoro ha causato la fuga di ogni abilita’. Oggi, se nel vostro curriculum avete di aver lavorato a Milano, state dicendo di essere dei mediocri cialtroni. Io, negli anni che ho passato li’, ho scritto sul CV che gestivo un bordello minorile a Bangcock. E quando faccio i colloqui mi dicono “ah, meno male, temevamo che avessi fatto il qualcosa-manager a Milano”.

Oggi a Milano non ci sono le risorse umane, le capacita’ o le competenze per raggiungere il piu’ umile dei risultati , perfettamente alla portata di ogni altra citta’. Tutto quello che si sa fare e’ di gggestire l’esistente. Il risultato puo’ essere riassunto in questo modo: “la stazione centrale di Milano”. Se riuscite a visitare la stazione centrale di Milano senza provare un senso di Uragano di Minchia,  Topless di Alda d’Eusanio, di Genocidio, di Stupidita’, di Quoziente di Intelligenza Negativo, di Spaghetti al Catchup, allora voi, di lavoro …. gggestite.

Tutti gli altri, quelli che ancora appartengono alla specie umana, si rendono semplicemente conto del fatto che anche concentrando una quantita’ enorme di risorse, la “citta’ del design” riesce a fare, per presentarsi al mondo, un aereoporto-mistero della fede come Malpensa, a circa 115 comodi anni-luce dalla citta’, e una stazione-labirinto postantropofascista, metafora della peristalsi anale che precede la morte per strangolamento, la quale ha certamente ispirato gli architetti.

Questo e’ il risultato dello svuotamento culturale: a furia di disprezzare chi fa , a favore di chi gggestisce, la citta’ si e’ svuotata di ogni talento umano, rimanendo regno della mediocrita’ ben presentabile e molto comunicativa che ormai l’informa.

  • Fine del flusso di rimbocco.

Sebbene l’era del disprezzo per chi lavora sia iniziata qualche anno prima del declino, tutti questi gggestori si sono trovati in difficolta’ con la fine del lavoro a tempo indeterminato. Ormai in Lombardia si tratta di una usanza dimenticata, e non e’ possibile lavorare se non mediante contratti atipici. Non credo siano avvenute assunzioni (se non di persone che gggestiscono) negli ultimi anni. Risultato: e’ venuto meno il flusso di talenti umani, che prima erano attratti dalla possibilita’ di lavorare (con un contratti civile) a Milano.

Finito il posto fisso, il meridionale che prima era attratto dalla citta’ ha smesso di trovarla attraente, ed il flusso di talenti umani da “gggestire” si e’ fermato. I talenti che prima si erano fermati li’ si sono spostati altrove, o nel tempo sono andati in pensione.

Tutti questi esperti della gggestione, che prima potevano gggestire un capitale enorme di capacita’ realizzativa, si trovano a gggestire aziende che sono in difficolta’ nel realizzare le cose piu’ banali. La stragrande maggioranza delle cose davvero realizzate a Milano sono gestite da aziende chiamate da fuori a lavorare a Milano, (come successe a me quando ci lavorai) per la semplice ragione che con 100 milanesi, oggi, avvitare una lampadina e’ un compito troppo arduo. In compenso vi sommergeranno di pauerpoint e gggestiranno benissimo l’operazione.

Insomma, a Milano sono rimasti solo i cialtroni. Ma se negli anni scorsi i cialtroni riuscivano a nascondere la propria incapacita’ grazie a masse enormi di lavoratori che si lasciavano gggestire in cambio di un posto di lavoro, oggi che il posto di lavoro non c’e’ piu’ (non a tempo indeterminato, dunque non attraente per chi vorrebbe emigrare) , oggi il rubinetto si e’ chiuso. Ed emerge la verita’, nella sua cruda amarezza: la citta’ del design ha metropolitane che si allagano, e’ incapace di disegnare una stazione centrale decente, non sa mandare avanti decentemente una ferrovia (vedi Ferrovie Nord) , se costruisce un aereoporto lo costruisce nel luogo piu’ nebbioso, meno raggiungibile  e meno servito da servizi alberghieri della regione (e forse del paese). Sul design della Malpensa calerei un velo pietoso: sparare sulla croce rossa e’ spregevole, usare cuccioli di foca come munizioni mi sembra troppo. Se Milano  e’ la citta’ del design e del fare , io sono Lady Gaga.

Inizialmente, quando la citta’ aveva ancora i capitali, si limitava a reagire chiamando aziende da fuori. Ma quando quelli che gggestiscono hanno finito i soldi e/o hanno avuto nipoti da mantenere, facendo far loro magari il disegno della stazione centrale , hanno iniziato ad usare solo risorse del luogo. I risultati si vedono: sono cosi’ abili negli affari che dovranno dare i superpoteri a Letizia Moratti solo per fare in tempo i rogiti dei terreni su cui sorgera’ (si spera) il vituperato Expo. Hanno gggestito cosi’ tanto che non sono riusciti nemmeno ad avere certezza dei terreni su cui costruiranno.

Adesso che Letizia Moratti ha i superpoteri, che puo’ vedere attraverso i muri, generare campi di forza e fermare i proiettili, sono certo che cambiera’ tutto. Aha. E’ un mio hobby, ridere mentre faccio pronostici. Davvero.

  • La chiesa cattolica.

Con l’emigrazione del bifolcame macilento, decoroso e ingioiellato dalle provincie lombarde verso la citta’, un ente malefico e canceroso ha messo piedi nella ex metropoli. La chiesa cattolica. E si sa, dove arriva la Chiesa Cattolica arriva la miseria.

La Chiesa Cattolica si riconosce in un solo modello economico, essa riconosce come proprio un mondo di miseria, ignoranza, elemosina, umiliazione e lurido compiacimento. Essa si prefigge, quindi, di creare un simile modello ovunque diventa forte: ovunque la chiesa cattolica sia forte, l’economia non puo’ che degradare ad una distesa di miseria ignorante, superstiziosa, civicamente violenta e servile.

La chiesa e’ come una persona che cammini nelle tenebre reggendo una lampada per paura del buio: piu’ luminosa e’ la lampada, piu’ scuro v’e’ dove finisce la sua luce, dunque piu’ paura fa il buio. Essa rappresenta una speranza nell’unico modo che aumenta la disperazione tutto attorno a se’, questo e’ il suo modello di pietas. Poiche’ la chiesa si pone come intermediario tra un mondo alto ed irraggiungibile e una massa di miserabili condannati peccatori cui dispensa pieta’ divina, il suo modello economico e’ l’analogo: una distesa di poveri dannati e un acme di ricchi aprioristicamente tali, tra i quali (mediante le opere di carita’ ed elemosina) c’e’ la chiesa a fare da tramite.

La prima cosa che fa la chiesa quando si rafforza e’ investire negli immobili, immobilizzando denaro e producendo un aumento dei prezzi. A quel punto, attratti dall’aumento di prezzi, moltissimi iniziano ad investire nel mattone immobilizzando a loro volta capitali. Questo produce una reazione a catena che annienta liquidita’ in pochissimo tempo. Lo spostamento di capitali verso l’immobiliare, ovvero verso la rendita, collassa immediatamente l’industria e riduce di dimensione l’artigianato, che diviene sempre piu’ simile al commercio di intermediazione.

Il rafforzamento della chiesa cattolica in Lombardia e specialmente a Milano, ha segnato il prosciugarsi della liquidita’ prima impegnata nello sviluppo. Oggi, se chiedete a qualcuno di quali capitali disponga, a Milano vi diranno che possiedono immobili. Che gli immobili non siano per definizione “liquidita’” nessuno lo fara’ presente. Una volta immobilizzata la ricchezza nel mattone, la mancanza di liquidita’ uccide il resto dell’economia, lasciando solo il commercio di mediazione, la finanza e le banche. Il resto magari rimane in citta’, ma porta altrove le attivita’.

  • La procura di Milano.

Un tempo Milano aveva un’elite economica. Un’elite capace di dare forma alla citta’, i cui piani davano futuro alla citta’ stessa. Tale elite e’ stata terrorizzata da Mani Pulite. Sebbene l’inchiesta abbia toccato principalmente politici, i metodi argentini coi quali l’inchiesta fu condotta (intercettazioni illegali, uso della carcerazione preventiva come forma di tortura per estorcere confessioni, uso della stampa come strumento di linciaggio, eccetera)  hanno prodotto la fuga dell’intera elite. Ormai sono pochissimi i grandi imprenditori che fanno affari in citta’ (anche qualora vi risiedano) e la notizia della borsa di Milano acquisita dagli inglesi ha lasciato indifferenti i piu’: da anni, ormai, i pochi grandi imprenditori rimasti quando vogliono discutere qualcosa prendo un aereo e vanno a parlare lontano dai microfoni della procura di Milano. Si riuniscono a Londra anche quando sono tutti di Milano, insomma.

Gli affari, cioe’, hanno lasciato la citta’, per paura degli inquisitori.

Del resto, il monolite canceroso della Procura ha preso volentieri il posto della vecchia elite. Se avviene qualche affare succoso in citta’, nel Palazzo si sapra’, perche’ chi ha ogni strumento di indagine a disposizione (e senza limiti) puo’ sapere ogni cosa. E cosi’, se qualche affare succoso e’ condotto, bisogna che qualche giudice, o qualche suo parente, sia presente al tavolo (si chiamano incarichi extragiudiziari: estimi, arbitrati, consulenze, perizie) e prenda la sua fetta di torta. Altrimenti, puntuale, arrivera’ l’inchiesta.

La nuova elite economica di Milano e’ un’elite di giudici, parenti di giudici, amici di giudici, puttane di giudici. Non c’e’ grosso affare che non avvenga senza chiedere, attraverso i canali deputati, luce verde dal palazzo della procura. Ma i giudici non sono imprenditori, essi non creano capitale o affari, si limitano ad entrare (personalmente o no) in ogni affare succoso della citta’, sia una fusione di aziende, sia un semplice fallimento; non avviene nulla senza pagare dazio alla Procura.

O meglio: non avveniva, visto che ormai nessuno (credo che gli unici Tier1 rimasti siano, ormai, Berlusconi, Moratti e pochi altri. Tutti inquisiti.) e’ cosi’ fesso da parlare di affari in Italia, dove ogni telefonata che conta e’ registrata e ogni luogo di riunione e’ stracolmo di microfoni.

  • Bigottismo maligno.

Il milanese di oggi e’, essenzialmente,  un essere malvagio. Gode, cioe’, della sofferenza e della frustrazione altrui. Esercitare una qualche prepotenza, meglio se supportato da una massa di simili, e’ la sua massima aspirazione. Meglio ancora se questo avviene dietro alla bandiera di qualche altissimo valore.

L’insulto peggiore che possiate fare a quella citta’ e’ di essere felici. Milano e’ l’unica citta’ italiana ove i negozianti non sorridono ai clienti. Provate a girare per la citta’ senza uno sguardo incazzato, preoccupato o assente, e vi prenderanno per fesso. Sorridete, e vi diranno “cazzo ridi?”.

Il crimine peggiore che possiate commettere a Milano e’ di essere felici senza che questo corrisponda al male di qualcuno, o ad una forma di competizione dalla quale qualcuno esca inferiore o umiliato, o all’ostentazione di qualche ricchezza.

Questa mostruosa cattiveria e’ arrivata principalmente con diverse ondate di immigrati, principalmente dal meridione e dalla provincia cattolica lombarda. Essi odiano e detestano tutto cio’ che e’ gioia, divertimento, spettacolo, cultura. Tutto cio’ che, essenzialmente, non capiscono.

Ogni forma di spettacolo e’ troppo rumorosa, o troppo oscena, o troppo comunista, o troppo troppo, insomma, a patto che qualche milanese possa avere una scusa per vietarla. Non c’e’ iniziativa culturale che non provochi polemiche, seguite dall’immancabile divieto o dall’intervento censore dell’autorita’.

E’ difficilissimo organizzare qualsiasi cosa sia svago, cultura, intrattenimento, senza che questo passi per una selva di censori, e alla fine della guerra dei veti incrociati ne risultera’ qualcosa di cosi’ insulso, vuoto, vecchio, snaturato e limitato, che all’uscita valuterete la taxidermia egiziana come forma di comicita’.

Tutto quello che vi sentire dire dai milanesi quando parlate di occasioni culturali e di svago e’

  • Insomma, una kermesse cosi’ e cosa’.

  • Si, ma c’e’ la figa?

  • Beh, immagino che ci saranno sia donne che uomini, e…

  • Si, ma si scopa? E dove sono i negozi? E che cosa si vende?

  • Mah, e’ un’occasione culturale , quindi la ricaduta e’…

  • No, no. E’ troppo rumorosa. Ed e’ oscena. Ed e’ immorale. E noi siamo cattolico. E l’ora e’ sbagliata perche’ i novantenni incistati devono dormire. E il giorno e’ sbagliato perche’ cade l’anniversario della Vittoria di Ermunzlio il Barbaro sulla Capretta Berbede, nella Guerra della Passera Ovina. E poi non fa parte della nostra tradizione. E la Chiesa non vuole. Ed e’ comunista.

  • Ma….

  • Basta cosi’, ci sono gia’ troppe polemiche, e noi abbiamo bisogno di tranquillita’. Siamo gente che lavora, noi.

L’unico svago , le uniche occasioni di divertimento e di cultura a Milano sono le occasioni di ostentazione. Se si puo’ ostentare il proprio presunto status sociale, allora va bene. Se potete coprirvi di costosi monili e farvi vedere dagli altri perche’ si sappia quanto siete fichi, allora va bene. Altrimenti, non ci si diverte.

Questi sono i bifolchi venuti, agli inizi degli anni ’90, dalle basse provincie lombarde, che hanno colonizzato la citta’ trasformandola in una distesa di mediocrita’ ed ignoranza, abbellita solo dai monili pederastici e dalla bottega degli orrori chiamata moda milanese, nonche’ da qualche pretesa di design associata normalmente a qualche proprieta’ di cattivo gusto.

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Questo e’ stato il passato, ed e’ come si e’ arrivati al presente. Come andra’ avanti? La citta’ sta subendo un calo di popolazione ormai da qualche anno, ma i prezzi delle abitazioni non si abbassano. Il che significa che crescono i debiti, i quali mediante ipoteche tolgono immobili dal mercato.

Ormai realizzare imprese altrove normalissime e’ difficilissimo. Se anche , di solito chiamandole da fuori, si trovassero le risorse umane capaci di cuocere un uovo, arriverebbero quelli che gggestiscono e pretenderebbero di essere coinvolti, nella misura di 10 che gggestiscono per uno che fa, con un aumento dei costi vertiginoso e una quantita’ inverosimile di decisioni assurde, capaci di trasformare il migliore design iniziale in una catastrofe barocca e terronica.

Ho dei forti dubbi circa la riuscita dell’ Expo. Puo’ anche darsi che coi  superpoteri la Moratti possa arrivare a combinare qualcosa, ma il risultato sara’ come l’alta velocita’ che collega l’aereoporto Malpensa: Milano-Malpensa, 40′, quando Milano-Bologna sono 50′.

Non credo che ci sara’ alcun rilancio, ne’ che sia possibile alcun rilancio. Chi sa costruire, e chi ama farlo, tende a lasciar perdere appena arrivano i soliti milanesi, con il loro vestito scuro alle 10 del mattino, le loro scarpe nere da becchini, la loro ventiquattr’ore e il loro perpetuo parlare al telefono, la loro camicia azzurra con cravatta gialla, la loro corameria spaiata, quando anche si tratti di corameria e non di orologi da immersione militare da 22.000 tonnellate ciascuno. Che cazzo se ne faccia un manager di un orologio antiproiettile, lo sa solo lui.

Personalmente, penso che alla bruttezza umana non ci sia rimedio, e credo che dall’abisso non si riemerga piu’. Quando si e’ realizzato il primo tratto di TAV da Milano a Torino, c’e’ stata una vera fuga da Milano, e adesso la fuga riguarda la seconda tratta, quella verso l’emilia: cosi’ la citta’ si svuota ancora di risorse umane e rimane solo la miserabile umanita’ del luogo, abbruttita e cattiva, cialtrona e parassita, malvagia e drogata.

A chi mi ha chiesto un consiglio rispondo: semplicemente vattene. Anche se a Milano nessuno te lo ha detto, ormai si vive meglio fuori, da ogni punto di vista. Milano non e’ piu’ prima in niente da anni, e solo i soliti dati drogati dicono il contrario.

Fai come tutti: vai altrove.

Tanto, peggio non potrai stare.

A meno che tu non sia uno che vuole gggestire.

Il futuro di Milano e’ il futuro di qualcuno che si lancia da un grattacielo e dice, ad ogni piano, “mah, fino ad  ora tutto bene”.

 La caduta non e’ mai il vero problema, il problema e’ l’impatto.

Ecco, e’ meglio essere lontani da li’ quando ci sara’ l’impatto.

Quando ci fu il primo crdit crunch, lavoravo proprio li’, dalle parti di Lorenteggio, dove ci sono i palazzi delle telco. Prendevo una metropolitana, ovviamente. Dico ovviamente perche’ era ovvio per me, ma per i miei colleghi era impensabile non arrivare al lavoro in auto. La comodita’ di 50 minuti di coda contro i miei 10 minuti di metro , eh. E piu’ decoroso (pronunciato con accento bresciano) arrivare in automobile.

Cosi’, nella metro ci trovavo solo i merdoni, perche’ quelli fichi a Milano non prendono mica i mezzi, vanno con l’auto.

Poi ci fu il credit crunch.

In meno di due settimane, accanto a me la mattina c’erano fior fiore di puttanoni col tailleur di mogano e di becchini da competizione. Meno di due settimane ed erano con le braghe in mano. Con questo voglio dire che la ricchezza residua di Milano e’ quel tipo di ricchezza che sparisce in pochi mesi, se solo arriva la crisi giusta, come e’ successo.

E siccome tutti dicono “fin qui, tutto bene”, bisognera’ pur chiedersi che cosa possa succedere quando finira’ la caduta.

Ci sara’ l’impatto col suolo.

Uriel

(1) Chi credesse negli stereotipi di terrone arretrato o di islamico arretrato non ha mai conosciuto gente delle provincie lombarde. Fossi una donna, preferirei il Pakistan.

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