Elon e twitter: ce la fara'?

Elon e twitter: ce la fara'?

Proprio ieri, chiamando casa in Italia, mia madre (!) mi ha chiesto che diavolo stia succedendo sui social. Ora, per chi non la conosca, si tratta della persona MENO incline alla tecnica e alla tecnologia che io abbia mai visto. E’ vero che ha imparato ad usare gli strumenti telematici per parlare con una famiglia ormai sparsa tra diversi continenti, cosa che mi ha stupito, ma che abbia qualche interesse direi di no. Morale?

La morale e’ che la stampa sta parlando molto di questa cosa. E se oggi via fediverso ricevo la stessa domanda, evidentemente la stampa mainstream ne sta parlando davvero MOLTO. Io non ne sono molto esposto nel senso che la leggo poco, di solito al mattino, mentre faccio colazione (un eufemismo: in genere chi legge i giornali “a colazione” intende dire che li legge al cesso. Come diavolo fai a mangiare mentre fai scroll sul telefono?). 

Comunque, il punto e’ che evidentemente questa cosa sta venendo trattata molto. E lo capisco, perche’ oggi come oggi la stampa VIVE di questi social, e se non capiscono come “agganciarsi” a quel che viene, sanno bene di essere morti.

Ma il “problema dei social” non e’ UN problema, ed Elon Musk e’ solo la saga piu’ attraente da mettere in prima pagina. Andiamo quindi con ordine.


Elon Musk e Twitter.

Che Elon Musk sia un sopravvalutato coglione che ha saputo investire bene i soldi del padre, provenienti dallo schiavismo dell’ Apartheid (una miniera con schiavi di colore, se non ricordo male) lo avevo gia’ scritto. Che valga poco come leader e non abbia idea di quel che fa in campo tecnologico (ha COMPRATO Tesla, non l’ha fondata) , anche. Quindi nulla di quel che fa o non fa con Twitter dovrebbe essere preso in considerazione.

Ma siede su una pila di soldi. Quindi potrebbe assumere “i migliori” per ricostruire Twitter. Lo ha fatto con tutte le aziende che ha comprato/costruito/”ideato”. Lo fara’? Boh. Funzionera’? Non dipende ne’ dai “migliori” ne’ da Elon.

La sopravvivenza di Twitter e’ legata alla sopravvivenza dei social network americani in generale, e su questo occorre parlare.


Cosa succede ai social network americani? Hanno tre problemi. Il primo e’ che le banche centrali hanno chiuso i rubinetti e quindi l’economia della silicon valley sta collassando per l’interruzione del Venture Capital Welfare. Ne ho gia’ parlato.

Il secondo e’ di ordine tecnologico: non innovano. Non cambiano quasi nulla, aggiungono nulla, e sono prodotti che rimangono uguali a se’ stessi ormai da decenni. Nel mondo dell’ IT, questo non potrebbe succedere: perche’ succede?

  1. perche’ questi grandi social comprano i concorrenti e li imbalsamano
  2. perche’ hanno prosciugato i mercati di talenti, assumendo tutto l’assumibile.

Questa carenza di innovazione, tuttavia, ne aumenta l’obsolescenza e il pubblico che davvero muove le cose (gli adolescenti e i post-adolescenti) si sta muovendo altrove. 

Twitter, Facebook (tutta la galassia) sono ormai obsoleti. Punto.


Il terzo problema e’ quello piu’ catastrofico: stanno diventando sempre piu’ americani, in un senso che toglie a chiunque altro la voglia di starci. E’ un problema antropoligico, ma la verita’ e’ che se avesse un’alternativa, nessuno andrebbe a vivere nella societa’ americana.

La societa’ americana ha completamente abbandonato le virtu’ per le quali veniva ammirata e si sta avvitando in una specie di guerra civile fatta di:

  1. Un conservatorismo che definire orrendo e’ poco. Un tempo se vinceva la destra in USA, potevate dormire tranquilli, e prepararvi per le prossime elezioni. I vostri diritti non erano in pericolo. Se vinceva la sinistra, idem. Oggi, chiunque vinca, dovrete chiedervi a quale vessazione state per andare incontro. 
  2. Un linguaggio violento, una postura psicologica violenta, una cultura violenta, una continua esaltazione della violenza: la societa’ americana ormai osanna solo il vincitore di uno scontro, meglio se violento, o almeno descritto con un linguaggio violento.
  3. Una cultura dell’umiliazione ormai parossistica: l’americano e’ ossessionato dall’idea di esistere a patto di umiliare qualcuno. Se riesci a umiliare qualcuno , causargli sofferenza, dimostrando cosi’ di averlo sconfitto, allora esisti. Se non stai umiliando nessuno, non esisti.
  4. Dall’altro lato, una sinistra sempre piu’ orrenda, digrignante, minacciosa, feroce e intersezionista. Non siete nessuno se non siete identificati in un gruppo. Se siete parte del gruppo, avete solo nemici, ai quali dovrete far pagare tutti i torti subiti in passato. 
  5. Un’ossessione per la razza. In america non riuscite piu’ a relazionarvi con qualcuno se non parlate di razza. Era dal tempo della Germania nazista che la razza non era cosi’ centrale nel discorso pubblico, e ora anche in quello privato e personale. Negli USA si parla di razza piu’ che nel terzo reich. Piu’ che durante l’apartheid. E ovviamente, ogni razza deve lottare contro l’oppressione delle altre.
  6. Un’ossessione a dir poco patologica verso la sessualita’ vista come performativa. E siccome le categorie tradizionali , in senso performativo, hanno gia’ i loro campioni, (a giudicare dal porno negli USA ormai scopano soltanto negri superdotati, gli altri ciccia, e dal lato femminile la fica non esiste piu’, sostituita dal doppio/triplo anal) , si stanno inventando ancora piu’ generi sessuali, in modo da creare sempre piu’ performance diverse. La biologia fa molto anni 90.
  7. Una religione del denaro che ha ormai superato ogni eccesso delle religioni tradizionali. Se potrebbe essere criticata l’adorazione di idoli o l’esaltazione di libri o di gesta estreme, oggi la religione del denaro ha superato tutto. Crfedevate che far saltare in aria la gente per la Jihad fosse estremo, ma dovrete ricredevi quando osserverete che far saltare in aria qualcuno per guadagnare soldi su OnlyFans diventera’ una cosa normale. 
  8. Un mondo accademico che produce solo per finta, e produce minchiate solo per ottenere finanziamenti. Persino al MIT si stanno cominciando a studiare materie come la matematica “ma sotto l’ottica della giustizia sociale”. Uno piu’ uno, a quanto pare, fa Black Lives Matter. Stiamo scherzando? 
  9. Una reale impossibilita’ di tenere relazioni umane non commerciali. Ormai il numero di single ha superato il 52% della popolazione, l’amicizia personale e’ stata sostituita dal networking lavorativo, e il concetto di comunita’ indica ormai gruppi religiosi estremisti.

In queste condizioni, personalmente mi stupisco che non sia ancora scoppiata una guerra civile senza motivo, e non mi stupirei che scoppiasse in futuro.

Ma il problema e’ che le altre societa’, pur coi loro problemi e a volte i loro estremi, sono molto diverse. Non dico che non ci siano problemi altrove, ma oggi come oggi nessuno di noi vorrebbe vivere in quel posto.

E siccome i social generalisti americani riflettono ed esaltano queste tendenze, sta cominciando a diventare sempre piu’ difficile trovarsi a proprio agio su questi social. Essi, come per esempio facebook, si strutturano coerentemente con la societa’ americana, e quando gli strumenti che usano producono la stessa atmosfera, che so, in Italia, pochissimi italiani si sentono a loro agio. E non sono decisamente i migliori.


In questa situazione, si affermano social meno “ammerigani”. E non mi sto riferendo alla questione tecnologica: mi sto riferendo al fatto che i fautori dei grandi social generalisti usano la societa’ americana come paradigma sia per la moderazione che per la struttura.

Ma il problema e’ che la societa’ americana ha preso una traiettoria che e’ imbarazzante e che la allontana sempre di piu’ dalla cultura di altre societa’. Ormai anche alla sinistra piu’ estrema e’ imbarazzante citare le cazzate di certi politici americani “liberal”, e lo stesso dicasi della destra, che solo in alcuni casi ritardati riesce ancora a dirsi “teocon”, per non parlare di “alt right”.

E anche socialmente, sta cominciando a diventare imbarazzante per chiunque amare la cultura americana, i suoi idoli, la sua musica: rimane ancora cio’ che ha almeno 15 anni, ma dopo quello c’e’ il vuoto.

In queste condizioni, i social americani stanno avendo il problema delle periferie: le nazioni non americane mostrano un fenomeno analogo al silent quitting: le persone si fanno l’account perche’ “bisogna”, ma lo usano come sistema di chat.

Sono ancora utenti attivi, ma non sono davvero utenti di un social.


In queste condizioni, come si configura Twitter? Male, molto male. Prendiamo i tre problemi e applichiamoli a Twitter.

  1. Le banche centrali hanno chiuso i rubinetti. A questo riguardo, Twitter col suo modello economico incerto e la sua mancanza di guadagni, non ha decisamente una bella prognosi.
  2. Mancanza di innovazione. Ok, ok, era gia’ un’interfaccia web ad IRC, ma nemmeno twitter sta tanto bene ad innovazione. E non dipende dal numero di caratteri o dalla funzione “edit”: e’ un prodotto vecchio, tutto qui.
  3. Aberrazione sociale: sinora erano riusciti un pochino a moderare gli estremi, anche se moderano piu’ verso destra che verso sinistra. Col nuovo corso , in pochi giorni antisemitismo e nazismo sono diventati normali, e il resto dell’assurdita’ delle americanate sta cominciando a spazientire anche quelli che lo usavano per lavoro. 

 In queste condizioni, Twitter non ha bisogno di un “genio” al comando. Avrebbe bisogno di un miracolo. Oppure, diventera’ l’ennesimo social americano frequentato solo da americani. 

Potrebbe vivere cosi’? Certo. E’ auspicabile? Forse (per Twitter).

Lo useremo ancora per molto?

Secondo me, no. Ci apparira’ sempre piu’ disumano, violento e insopportabile, sino ad apparire indigeribile.

E questo a prescindere da Elon, o Zuckerberg, o qualsiasi altra cosa. I social risentono della traiettora pazzesca e malata di mente che l’intera societa’ americana ha preso. 

Probabilmente e’ vero che #NAFO, di cui faccio parte, e’ l’ultimo tentativo di ribellione delle persone decenti al maelstrom di fake news , ignoranza e propaganda che imperversano sui social, ma e’ anche vero che , appunto, quasi nessuno di quelli che conosco intende continuare ad usare Twitter “dopo”, ed esiste gia’ nafo.uk 

I social generalisti americani moriranno, prima di tutto, dell’overdose di america che stanno subendo.

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