Economia elettorale.

E’ molto divertente osservare la percezione dell’economia durante i periodi elettorali. In Italia, ove l’elettorato e’ piu’ mainstream che altrove (noi arriviamo prima degli altri, in genere, agli stessi fenomeni) ci sono due branche di tifosi. Quella a favore sostiene, ovviamente, che tutto vada a gonfie vele, anche di fronte all’evidenza. Cosi’ come quella contro si ostina a vedere solo il peggio. Questo fenomeno ha il proprio massimo durante le campagne elettorali.

In generale, la situazione dell’ Italia, investita da una crisi nata a Wall Street , e’ abbastanza buona. Dico abbastanza buona perche’ una crisi e’ un evento selettivo , un evento selettivo che in Italia attendevano da tempo. L’effetto positivo sulla PMI, per esempio, e’ quello di causare la chiusura dei “galleggianti” , cioe’ di un problema devastante per l’economia italiana.
I galleggianti sono delle PMI ( e sono un 40% buono) che un management poco all’altezza ha condotto in uno stato di impossibilita’ ad investire. PEr capire la linea di demarcazione possiamo tracciarne forfettariamente una piuttosto brutale:

    1. Azienda sana: usa liquidita’ propria per l’ordinaria amministrazione , l’acquisto di materie prime essenziali, beni e servizi essenziali, pagamento delle maestranze. Usa il credito per investimenti strutturali e picchi di business.
    1. Azienda galleggiante: usa il credito bancario pressoche’ per ogni cosa, ed usaurendolo nell’ espletamento dell’ordinaria amministrazione non puo’ permettersi investimenti, ed e’ costretta spesso a terziarizzare i picchi di business.

Il galleggiante, sinora, e’ stato l’ostacolo principale per l’espansione industriale italiana. Non potendosi espandere facilmente, il galleggiante ha un core business fondato su un certo numero di clienti fissi, perdendo i quali non ha risorse a sufficienza per aggredire il mercato. In un periodo di crisi, le aziende sane si gettano anche sui suoi clienti (in quanto il numero di clienti scente), e loro non possono competere per via dei costi fissi aumentati dei costi di credito.
Tuttavia, queste aziende catturano il 40% del mercato, e lo mantengono immobile mediante strategie di fidelizzazione basate sull’abitudine, sui “built to customer”, sui rapporti personali, eccetera. Questa parte di mercato viene sottratta alle aziende sane, che perdono la possibilita’ di diventare delle vere industrie in quanto non hanno clienti a sufficienza.
Il fatto che tante aziende galleggianti siano costrette alla chiusura ovviamente e’ una brutta notizia nel breve termine, ma e’ una buona notizia nel medio e lungo termine. Siamo nei periodi piu’ bui della crisi, e solo nei dati di giugno vedremo se le potenzialita’ di ripresa siano state colte dalle imprese “buone”. Se si’, come sembra dal mercato dei futures, allora il -4% tendenziale di PIL misurato finora tornera’ attorno  all’ 1% a fine anno. Se no, potrebbe salire anche attorno al  -8%.
Il problema e’ che l’ Italia e’ un paese inquinato dalla troppa politica, ovvero da un’ossessione diffusa per la politica, la quale ossessione porta ad effetti distorsivi del mercato. Anche in Germania accadono cose simili: i tedeschi non sopportano l’idea che il loro sistema abbia fallito, ed ovviamente pretendono di poter dire che la crisi sia gestita. L’idea che una Opel al disastro sia salvata da uno straniero li urta molto nell’orgoglio, e sperano in una soluzione tedesca. Cosi’, il presidente di un lander e’ sceso in campo a proporre che una finanziaria (cioe’ un ente che spennera’ la Opel, la spezzettera’ e ne vendera’ i pezzi) compri la Opel, in quanto offre di piu’. LA proposta e’ inizialmente superiore, ma trattandosi di un’entita’ extra UE nessuno si chiede che tipo di trattativa potrebbe intavolare lo stato tedesco qualora si decida la chiusura. Con l’ Italia non mancano le sedi UE ove tentare di aommorbidire eventuali decisioni di FIAT; come fa notare ver.de (un potente sindacato locale) , se una finanziaria americana decidesse dei tagli… beh, con chi parlare?
Tuttavia il tedesco e’ ipnotizzato dal fatto che sia sceso in campo lo stato tedesco (addirittura il lander) e questo produce consenso : consenso che viene lasciato crescere in vista delle europee, anche sapendo che nel medio e lungo termine la scelta sara’ probabilmente catastrofica. Un giornale democristiano(CDU)  locale (il Reinische Post) e’ arrivato a titolare in italiano “pochi maledetti e subito” per indicare che la politica del capolander che non vuole vendere a fiat sarebbe un bell’affare immediatamente, e poi ….
Se in Germania questo genere di situazioni non destano sospetti ; il tedesco si fida del sistema (1) e se il sistema fa cosi’  e’ perche’  va bene cosi’.
Anche in Italia la percezione e’ distorta per motivi elettorali. Le PMI in difficolta’, per esempio, non dovrebbero chiedere aiuto a Berlusconi, in quanto si tratta di realta’ locali che potrebbero cercare sinergie, semmai, con le amministrazioni locali. Che pure si rieleggono. Tuttavia le elezioni sono un test politico, e come tale permettono di presentarsi alla porta del governo a chiedere nuove promesse.
Il tremonti bond e’, sia chiaro un furto bello e buono. Le sue condizioni sono simili a quelle dei migliori crediti al consumo (che sono un furto legalizzato quando sono “i migliori”, figuriamoci la media) , e non si vede alcun motivo per il quale una banca dovrebbe chiedere allo stato un prestito da girare alle aziende, pagando i soldi piu’ di quanto non li paghi sul mercato euribor, sul quale peraltro la liquidita’ e’ discreta.
Non mi stupisce vedere Tremonti dire che le banche non li usino; mi stupisce ancora di piu’ che alcune banche lo abbiano fatto, visto che per pagare il denaro il 3% in piu’ rispetto al mercato significa stimare una sopravvalutazione dei titoli (che sarebbero dati a garanzia) di almeno il 3%. Se volete una lista di banche che hanno qualche “perdituccia” o che “temono a mettere i propri titoli sul mercato” , pur non dichiarando perdite, potete semplicemente fare la lista di quelle che comprano i tremonti bond. Se accetti un tasso quasi usuraio, non hai alternative.  E se non puoi comprare denaro sul mercato, e’ perche’ temi per i tuoi titoli, o temono i venditori. E se temono per piu’ del 3%, beh, sarebbe ora di fare trasparenza sulle perdite.
Qual’e’ il guaio? Che tali perdite NON sono da addebitarsi al credit crunch, ma sono strutturali. Cosi’, se una banca dichiara di aver comprato dei tossici si quantifica una perdita, si stima un back to market, e finisce li’. Ma se NON hai comprato tossici E diffidi dei tuoi stessi titoli, e’ tutto un altro paio di maniche.
Cosi’, se Tremonti invita a comprare i Tremonti Bond e alcune banche obbediscono, potete avere una mappa delle difficolta’ delle banche italiane. E no, non si tratta di titoli tossici, perche’ se fosse quello si farebbe incetta dei loro titoli, si aspetterebbe l’annunco/confessione, e se ne comprerebbero ancora per giocare al rialzo dopo l’annuncio. Ma la verita’ e’ che non c’entrano i tossici, e il Tremonti Bond e’ come il salasso che si faceva agli appestati nel 1400: funziona rallentando le funzioni vitali, dunque anche la propagazione del male. Ma complessivamente peggiora la situazione.
D’altro canto, Berlusconi non ha molto da offrire in campo europeo, per la semplice ragione che il campo europeo e’ assente, disorganizzato, ininfluente e incapace. Se non di erogare soldi, che pero’ (almeno al Nord Italia) sono intercettati quasi tutti dalla Lega attraverso la sua penetrazione negli enti locali. Una vittoria locale del CDL toglierebbe ai rossi la possibilita’ di  attaccarsi alla tetta di Bruxelles, e avendo perso quasi tutta la cassa “rossa” con la creazione del PD, sarebbe un colpo quasi mortale.
MA questo non c’entra nulla con l’economia vera, che molto semplicemente e’ nella fase piu’ dura della crisi: in questo momento le aziende sane hanno ancora le capacita’ di impossessarsi del mercato di quelle deboli, e quelle deboli non possono reagire per mancanza di liquidita’. Se questo avverra’ vedremo una trasformazione delle PMI verso un numero minore di aziende piu’ grandi. Se non avverra’, non si salveranno neanche quelle sane.
Se a destra pero’ occorre ostentare ottimismo, a sinistra bisogna ostentare pessimismo. Cosi’, e’ tutta una litania di doloranti, anche se non si capisce che cosa propongano per uscire dalla crisi (se non l’elemosina sociale della CGIL, che darebbe un mese di sollievo a spese di anni di debito pubblico da pagare) ne’ in che modo loro potrebbero essere l’alternativa, visto che hanno ancora un presidente provvisorio e il vecchio e’ crollato proprio nel bel mezzo della piu’ grande crisi economica degli ultimi 200 anni: in molti si chiedono se sia giusto votare un partito che potrebbe crollare , spaccarsi, sparire proprio in un momento del genere. Essere senza capo non e’ meglio che avere un cattivo capo, l’esistenza di un governo viene prima della sua bonta’.
Cosi’, se osserviamo i giornali di sinistra e’ tutto un miserere; ma in ultima analisi ad essere colpita da questa crisi e’ l’italia delle professioni  inutili(2) e l’italia della rendita, perche’ per prima cosa la crisi ha ristrutturato la domanda. Allora occorre chiedersi chi sia l’elettorato di riferimento della sinistra: l’elettorato si spalma sulle classi economiche nella misura in cui ne interpreta l’umore: se un partito e’ quello che strilla di piu’ e una certa fascia sociale, o economica, o culturale e’ quella che strilla di piu’, le due cose coincideranno.
Tuttavia, a rappresentare i “tagliati” dai tagli di spesa delle famiglie, che costituiscono una ristrutturazione della domanda, si rischia di trovarsi nelle condizioni di non rappresentare piu’ le parti ancora produttive del paese. Certo: rappresentiamo chi non e’ appetibile per il mercato del lavoro, rappresentiamo le aziende del lusso e del superfluo, che sono state le prime ad assere tagliate brutalmente dalle famiglie in difficolta’. Ma attenzione, perche’ cosi’ la parte ancora produttiva del paese va altrove, e con essa la capacita’ di tradurre la spinta politica in spinta economica.
Rappresentare lo scontento e’ un compito politicamente importante, ma impostare sullo scontento la propria attivita’ politica produce la perdita di gradimento della parte ancora produttiva del paese, che non vuole una politica basata sullo scontento,  ma una sulla motivazione.
E’ vero che la disoccupazione e’ in aumento, ma e’ anche vero che e’ in aumento tra incollocabili ed e’ anche vero che tra questi incollocabili c’e’ anche stato un atteggiamento passato che non ne ha migliorato  il profilo di mercato: se negli ultimi 7 anni hai lavorato, vorrei che tu abbia anche studiato qualcosa o preso qualche certificazione; se non lo hai fatto mi stai dicendo che sai ancora fare cio’ che sapevi fare 7 anni fa, il che significa che sei buono solo come cibo per cani. Ma attenzione: ci hai messo del tuo, per costruire questa situazione. Se non sai cosa scrivere sul tuo curriculum, non e’ solo colpa del governo malvagio. E’ vero che se ti licenziano a 50 anni sei finito, ma e’ anche vero che a 50 anni dovresti avere un curriculum che racconta una storia: se a 50 anni stai ancora in due paginette, certo che non ti vuole nessuno. Pero’ ci hai messo del tuo. Rappresentare queste persone significa, essenzialmente, avere un buon serbatoio di voti per la prossima tornata elettorale, ma siccome ad impossibilia nemo tenetur, non riuscirete ad aiutarli neanche col vento a favore, e alle prossime elezioni non li avrete piu’.
Allo stesso modo, rappresentare solo le ragioni delle aziende piu’ colpite puo’ essere un dovere politico, ma bisogna mediarlo col fatto che molte di queste aziende non hanno fatto molto per scansare il colpo; in moltissime PMI le spese personali della proprieta’ rasentano il 100% degli utili, il che significa che hanno accumulato obsolescenza anziche’ reinvestire. Rappresentare queste aziende significa promettere loro una liquidita’ che il mercato non gli ha dato, oppure una liquidita’ che si sono bruciati, e che eventualmente bruceranno ancora con una condotta scellerata. Queste imprese non sono “salvabili” se non per brevi periodi , e nel caso costituiranno una base clientelare , i cui costi aumenteranno nel tempo.
In definitiva, lo scontento in campo economico va rappresentato ma non inseguito ne’ amplificato dalla classe politica ; amplificare od inseguire uno scontento in campo economico significa stipulare un contratto con le parti meno competitive del mercato, e venire abbandonati dalle altre che non vogliono scontento ma motivazione. Ma la motivazione non viene accettata da quelle realta’ che hanno come solo problema il sopravvivere nel contesto attuale senza alcuna autocritica, perche’ la motivazione mostra un percorso verso un nuovo stato, mentre lo scopo dello scontento e’ di tornare allo stato precedente o di veder assicurato quello attuale, le due scelte si escludono: o motivazione, o scontento.
Di conseguenza, non vedo una politica capace di influire. La politica di tremonti serve a far emergere le aree di rischio bancario, ma non si vede come questo potrebbe essere utile, se non come marchio di infamia per operatori scafati. Berlusconi non e’ interessato a questa tornata se non in senso offensivo , e la Lega e’ interessata ad occupare posti per impadronirsi di flussi finanziari dalle casse UE. Confindustria chiede nuovi favori non appena c’e’ occasione, quindi ad ogni evento elettorale, ed e’ il suo lavoro farlo. LA sinistra e’ entrata nel loop della corte degli scontenti, e quindi perdera’ sempre di piu’ le aree produttive del paese.
In definitiva, se l’economia si rialzera’, come e’ possibile, dopo Giugno, sara’ un’economia orfana di un rappresentante politico.
Uriel
(1) Ho avuto una discussione interessante con una signora che fa quadri newage. Quando giro con il player mp3, in genere mi trattengo dall’attraversare la strada se non ho un segnale visivo che me lo consenta. Tram compresi. Ma in germania l’avviso del tram che passa e’ una luce che si accende. Quando la luce e’ spenta si presume che il tram non ci sia. Poiche’  “spento=guasto”, da buon italiano non posso presumere che non passi un tram solo perche’ non vedo una luce, quindi mi fermo a controllare. La signora sosteneva che se il tram e’ vicino la luce e’ accesa, e quando gli feci notare che la luce sarebbe spenta anche se guasta, e che non potevo affidare la mia vita allo stato di menutenzione delle lampadine , mi ha chiesto “perche’ dovrebbe essere guasta? Se e’ guasta la riparano.” . Il tedesco non ha MAI il “piano B” nel caso il sistema non funzioni. Il fatto di non riuscire ad immaginare una ragione per cui il sistema dovrebbe fallire e’, per lui, la garanzia del fatto che il sistema non fallira’.
(2) Se sei il primo consumo che il consumatore taglia, appartieni alla categoria degli inutili. Non perche’ lo dico io. Perche’ il mercato ti fa chiudere prima e piu’ duramente.  Non scrivetemi per spiegarmi l’importanza fondamentale del vostro lavoro nella cultura umana , se appena sono mancati i soldi i consumatori hanno rinunciato a voi, eravate i primi cui si poteva rinunciare. Non lo dico io: lo dice il 100% dei consumatori. In poche parole non e’ un’opinione, ma un semplice fatto.

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