E’ difficile spiegare cosa significhi rendersi conto di “avere uno spirito”.

Di Levoivoddin aka Uriel Fanelli, 27 gennaio 2003

E’ difficile spiegare cosa significhi rendersi conto di “avere uno spirito”.

 

La coscienza chiara di non essere soltanto il complesso compreso dentro la propria epidermide, ma avere anche una parte invisibile. Una parte che non e’ li’ calmina fino a quando non ce ne ricordiamo. E’ qualcosa che sebbene “invisibile” entra pesantemente nella fondazione della nostra persona. Puo’ determinare quello “stato di grazia” di “carica”, quando tutto va bene e il mondo e’ bello e ci riesce tutto bene. Puo’ essere annerito e allora tutto sara’ brutto, noi stessi saremo brutti e non tutto ci andra’ bene. Qui entra in ballo la generazione dell’io occidentale. Noi non andiamo oltre il complesso visibile che sta dentro la nostra epidermide. Potremmo ampliarlo. Certo: io sono io, piu’ la mia gente, piu’ il mondo nel quale vivo. Un io cosi’ allargato indubbiamente condivide lo spirito delle cose che ci circondano. Ogni nostra speranza di riuscita ricade sulle persone che ci stanno attorno, e anche sul mondo intero. Ma uno spirito cosi’, uno spirito che tocca anche l’esterno, che si allunga e permea anche gli oggetti intorno a noi, la nostra casa, le persone che ci sono care, finira’ col migliorare sia noi che la nostra vita. Essere coscienti di avere uno spirito e’ come rendersi conto di avere un vestito bianco addosso. Bisogna stare attenti a non sporcarlo. Bisogna evitare le pozzanghere, ed evitare le persone sporche , evitare che ci tocchino. Evitare che ci schizzi addosso sporcizia. Certo, ogni tanto andra’ lavato. Esistono molti modi per riportare alla pulizia lo spirito. Ma questo non ci permette di sporcarlo quanto ci pare. Un rituale di purificazione , periodicamente (ad ogni luna) puo’ fare molto, ma non e’ infinito. Non e’ come dicono i cattolici che ti confessi e via: una macchia puo’ impiegare anni ad andare via. Quello che in realta’ dobbiamo fare e’ iniziare a difenderlo. Pensare di girare sempre con un gattino in mano, o con una pianticella delicatissima. Se vediamo qualcuno abbruttito, sporco, gretto, teniamoci lontani. Parliamo poco con lui. Le persone civili, quando lavorano e si sporcano, evitano di dare la mano agli altri, per non sporcarli. Purtroppo il mondo e’ pieno di persone che sanno di essere sporche e schizzano gli altri. Lo fanno perche’ pensano che la loro sporcizia sia la “dura verita’”. E ovviamente, noi che “viviamo nei sogni” perche’ pensiamo di avere uno spirito e di esserne responsabli, e pensiamo che se sporchiamo il nostro spirito diverremo bui, sporchi e tristi, siamo il loro nemico. Innanzitutto perche’ se accettassero che il nostro vestito e’ pulito, dovrebbero rendersi conto di come il loro sia lercio. E qui ecco perche’ ci sporcano (o ci provano) ogni volta che ci vedono. Il secondo e che si rendono conto che se si notasse la differenza (e si nota) loro stessi sarebbero meno considerati. E cosi molti proveranno a trascinarvi nell’abisso di fango nel quale sguazzano. Vi odieranno quando si renderanno conto che li tenete lontani per non sporcarvi. Vi odieranno quando si renderanno conto che voi vedete la loro miseria buia e triste. A noi la scelta: se sprofondare insieme a loro in questa volgare grettezza, o chiedersi in continuazione, quando facciamo le cose, o quando parliamo, o quando pensiamo: “ma questa cosa mi rendera’ migliore o peggiore?” Questo e’ avere cura del nostro spirito.

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