Due parole sul grano.

Due parole sul grano.

I giornali hanno creato un’isteria che riguarda principalmente l’argomento “grano”. A quanto pare, adesso i lettori hanno paura che l’anno prossimo verra’ a mancare. Ed e’ vero: ma il vero problema e’ “a chi” verra’ a mancare.

Chiariamoci: si, il grano verra’ a mancare, perche’ ne e’ stato prodotto di meno. “Il grano verra’ a mancare” non significa pero’ che l’intero pianeta rimarra’ senza grano. Significa che ce n’e’ di meno.

Il grano viene scambiato sul mercato delle commodities, da una serie di attori, come dire, “opachi”. Su questi traders “tier 1” si innesta un mercato, detto dei CFD, che e’ ormai un ecosistema:

Due parole sul grano.
Due parole sul grano.

cosa significa questo? Che e’ una questione di soldi.

In poche parole, il grano non va a mancare (ce n’e’ ancora, di prodotto altrove) ma andra’ ad aumentare di prezzo, dal momento che anche agli investitori comuni e’ consentito fare trading in titoli basati sul grano.

Per chi ama/odia “una poltrona per due”; questo e’ proprio il mercato in cui si parlava nel film.

Ora, in occidente il costo del pane , pasta e cose fatte col grano e’ marginale, si tratta di pochi punti percentuali della spesa. Questo significa che anche se il grano dovesse aumentare di prezzo di due o tre volte, difficilmente arrivera’ una vera e propria fame.

Nemmeno il mercato se la aspetta troppo: prendiamo un’azienda che fa panini, cioe’ dipende dal pane. Mc Donald’s.

Due parole sul grano.

Sul piano triennale, e’ il 6% sopra la media del listino. Anche ad un anno, non cambia molto, ed e’ per questo che dubito in una crisi alimentare della farina. Le aziende che dovrebbero crollare se ci si aspettasse questo , per la borsa rimangono in ottima salute.

Quindi direi di stare tranquilli, non si rimarra’ senza pane. (a meno di corse all’accaparramento per allarmi inutili).

Come mai? E’ semplice: quando scarseggia una risorsa, ovviamente c’e’ sempre chi puo’ comprarla perche’ e’ ricco. Allora, se il grano scarseggia c’e’ sempre l’occidentale o il cinese che puo’ comprare anche a prezzo alto.

Non per nulla, le “primavere arabe” furono causate anche da un aumento dei prezzi del cibo, aumento del quale in Europa e in USA non ci eravamo neppure accorti.

Il problema quindi sono i paesi poveri. Del resto, al contadino conviene vendere a chi offre di piu’. Insomma, business as usual.


Vorrei invece dire due cose riguardo a come sia possibile una crisi del grano. Lo dico perche’ , se prendiamo per esempio i paesi del maghreb, che furono interessati (durante le “primavere arabe”) da una grande scarsita’ di farina, e che oggi temono si ripeta, furono un tempo “i granai del mediterraneo”. E il grano ci cresce ancora. E la disponibilita’ di spazio e’ enorme.

Allora perche’ questi paesi temono una carestia del grano?

Gli storici rimprovereranno l’impero ottomano e la carenza di investimenti, i verdi incolperanno il global warming, ma il motivo e’ diverso: “Armenia”.

Ci fu un periodo nel quale l’Armenia produceva quantita’ enormi di grano, e lo vendeva a prezzo stracciato. Per l’impero ottomano era meglio arricchire qualcuno vicino che qualche incontrollabile principe del nordafrica, quindi non fece nulla per impedire che il grano armeno diventasse IL grano di ogni paese si affacciasse sul Mediterraneo,

E questo non successe solo nell’ impero ottomano: anche a Venezia, le campagne della Serenissima entrarono in uno stato di poverta’ e abbandono, al punto che erano usate praticamente solo per farci delle ville dei ricchi mercanti, proprio perche’ non conveniva coltivare cose, quando si potevano comprare da un mercante.

Oggi il mondo e’ circa nella stessa situazione: ci sono zone (UKraina, Russia, Australia, e poche altre) che producono grano a prezzi cosi’ bassi e in quantita’ cosi’ elevate che praticamente nel Magreb non conviene. E non converrebbe nemmeno in Europa, se l’agricoltura non fosse sussidiata e protetta.

Insomma, siccome l’economia di mercato tende al minimax (avere il massimo spendendo al minimo) , succede che su scala globale, l’economia “globalizzata” concentra la produzione di X in pochi posti.

Ed e’ per questo che dei luoghi ove il grano crescerebbe benissimo, come tutto il nordafrica, non riescono a sviluppare un’alternativa e temono la penuria: conviene comprarlo, e ai contadini non conviene produrre per la stessa cifra dei contadini ukraini. L’ukraina infatti lavora molto sull’economia di scala dei fertilizzanti, e su quella dei trattori, mentre altri paesi essendo meno meccanizzati non riescono a seguire il basso prezzo.

Il risultato e’ proprio questo: pochi luoghi ove viene coltivato quasi tutto il grano, e nazioni poco autonome.


Non predico l’autarchia, sia chiaro, ma istituzioni come l’Annona di memoria romana e medievale (seguite poi dal “Consorzio Agrario”) facevano il loro porco lavoro nella gestione delle risorse e nel calmieramento del prezzo.

Se Ursula, quindi, vi dice che la colpa di questa carestia e’ SOLO della guerra tra RUssia e Ukraina, la risposta e’ “NO”. E’ ANCHE di questa guerra, ma la guerra ha fatto emergere un problema grave: il grano viene prodotto da poche mani.

Guerra E mercato.

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