Dove vanno le startup?

Dove vanno le startup?

Dove vanno le startup?

Sono tra i fortunati in azienda , uno che ha (anche) l’incarico di seguire le “tecnologie emergenti”. Siccome devo anche lavorare, tranne quelle importanti come https://www.layer123.com/ (ove partecipo di persona) , le seguo a distanza. Ma quando mi ritrovo con eventi come il https://websummit.com/ , mi riesce difficile esprimermi.

La prima cosa che noto e’ che questi giovanissimi entusiasti sono ossessionati dal proprio corpo. Quando pensano a come risolvere i problemi dell’umanita’ (come quello di lavarsi i denti di frequente) sono molto , incredibilmente molto orientati al corpo umano.

Non voglio fare il solito humour su quanto bisogno abbiamo di uno spazzolino che ti avvisa di lavarti i denti e ti fa le statistiche da fornire al tuo dentista. Sono certo che il vostro dentista si chiede  di continuo quale sia la deviazione standard massima nella frequenza con cui vi lavate i denti. Stiamo parlando di terziario estremamente avanzato, quindi di ceto medio, quindi parliamo dei problemi del ceto medio. Questo e’ ovvio.

Ma il problema e’ che se avessi proposto solo 25 anni fa a migliaia di giovani una gara di inventiva per risolvere i problemi piu’ comuni delle persone avrei visto:

  • Problemi piu’ comuni a casa e in giardino.
  • Problemi piu’ comuni con automobile e motocicletta.
  • Problemi piu’ comuni in ufficio, in auto.
  • Problemi nella vita quotidiana (compiti dei bambini, gestire gli impegni, attivita’ sportive, eccetera).
  • Problemi piu’ comuni relativi al corpo e ai vestiti.

La cosa stupefacente di queste fiere e’ che lentamente alcuni problemi sembrano spariti all’orizzonte. Non dico che non ci sia nessuno a presiedere l’argomento, sia chiaro. Ma se partiamo dai tamponi intelligenti (che poi e’ intelligente il fatto di gestire le scorte, ma ok)  , sino ai misuratori di <grandezza fisica del corpo a caso, dalla pressione alla densita’ alla bianchezza dei denti alla pressione oculare> , scopro che per le nuove generazioni la persona occupa un posto gigantesco rispetto a casa, lavoro, auto, giardino, bambini, famiglia, eccetera.

Sembra il ritratto di una generazione che non pensa di comprare casa, di comprare auto, di avere un lavoro, di farsi una famiglia. E’ il ritratto di tanti atomi isolati che vanno al lavoro per divertimento, fanno quello che hanno davvero voglia di fare, vivono alla giornata, non pianificano il futuro (o mi sono perso la app “dove sarai tra dieci anni?”) e tutto quello di cui hanno bisogno e’ di essere in forma, inquinare poco , avere una vagina perfetta e felice, denti bianchi, previsioni del tempo accurate , avere un make-up che resista alla palestra, sapere con certezza dove affittare un vestito , avere con se’ la musica preferita (senza esporsi al rischio di ascoltare il brano sbagliato! non si sa mai che conosciate un gruppo nuovo senza aver calcolato accuratamente i vostri gusti! ) e un rapporto telematico con il proprio gatto. Gatto virtuale.

Non e’ questione di cadere troppo negli stereotipi, ma se faccio una breve statistica mentale su quello che ho visto, e che continuo a vedere , mi sa che la generazione 99% abbia delle aspettative di vita “abbastanza basse”.

L’equipaggiamento “per la vita” che questi si portano dietro e’ l’equivalente elettronico dell’equipaggiamento di un soldato, o di una attrezzatura completa da campeggio, solo che anziche’ sopravvivere fuori dalle zone urbane ci si propone di campeggiare nella societa’.

Capisco che la nuova moda sono i nomadi. Da persona che si sta ancora sforzando di migliorare il tedesco parlato, pero’, fatico a comprendere un argomento come “non c’e’ alcuna differenza tra vivere a Saigon e nel posto in cui sei nato”. Beh, no. Se non sei capace di parlare con il tuo padrone di casa, ti assicuro che trovare casa in affitto potrebbe essere “subottimale”. Ah, giusto: hai una app per trovare una casa in affitto.

E  certo, l’argomento del nomadismo merita di essere approfondito: e’ vero che non c’e’ alcuna differenza tra vivere in un posto e vivere nell’altro: a patto di non parlare mai con le persone del posto, e interagire con la realta’ il meno possibile. Anche se sei morto, in effetti, non cambia molto fra Saigon e Monaco di Baviera.

Se quando ti serve una casa la compri usando una app, se quando vuoi cibo lo ordini con una app, quando ti serve un medico lo contatti con una app, ovviamente e’ la stessa cosa. Ma in quel caso, che cazzo ci sei andato a fare a Saigon se tutto il giorno parli solo con le stesse App che usavi a Berlino?

Comunque, ho imparato a non mettermi mai tra la moda e i suoi fans, quindi si: avrete ragione. Andare in un posto ove non capite nulla della lingua, e neanche della cultura, e di niente di quanto vedete succedere (per un italiano in Germania, in fondo, il problema e’ solo la lingua. Il comportamento medio delle persone e’ comprensibile ad una prima osservazione – tranne alcuni dettagli)  e’ esattamente come essere a casa. Se lo dite voi sara’ vero. Chi di noi non pensa a schivare le noci di cocco mentre guida uno scooter in Königsallee? (e poi, chissa’ come mai vivendo in Germania ho avuto la sensazione che imparare il tedesco sarebbe servito. Mah. Sono un tipo strano.Oppure hanno la app che traduce tutto in modo istantaneo e accurato? Uhm… a dire il vero si.  MA col tedesco c’e’ poco di cui fidarsi.)

Ok, lo ammetto: il nomadismo potrebbe andare benissimo , ma solo se funzionasse. In realta’ non funziona, a meno di non avere un intermediario tra voi ed il cliente, che non potete mai incontrare di persona visto che siete a Saigon.  Ma questo intermediario costa soldi, e indovinate da quale reddito li prende? Bravi.

Ma lasciamo perdere i dettagli. Dicevamo che e’ come se queste persone fossero completamente focalizzate su qualsiasi minimo dettaglio relativo al proprio corpo.  Io capisco cose come “la cultura greca del corpo”, ma in confronto a questi i greci erano degli sciattoni cinici , tipo Simeone lo Stilita.

Dove vanno le startup?
https://storicamente.org/mazza_2

Anche la gamma dei problemi sembra assolutamente stravagante. Le startuppers sembrano ossessionate dalla propria vagina, e da quella altrui. Io credevo che, dal momento che ~3.5E+09  donne sono in vita, e circa 63E+11 sono esistite sinora, ormai il genere femminile abbia imparato a gestire la cosa.  A quanto pare, la cosa non e’ semplice come sembra. Chissa’ come cavolo facevano le nonne.

I denti e i capelli sembrano essere la seconda ossessione: a quanto pare, le nuove generazioni non hanno capito bene quando bisogna lavarli, quando bisogna tagliarli, e come e quando pettinarsi. Anche sui denti: a quanto pare sono interessatissimi alle statistiche riguardanti la pulizia. Quanto ci metti, quante volte lo fai, e una AI per capire se la placca sta aumentando o meno, sembrano essenziali. A quanto pare sembrano incapaci di decidere se lavarsi i denti, e quanto tempo metterci.

Anche il loro accoppiamento deve essere di una difficolta’ terribile.  Roba che i panda al confronto sono delle pornostar. Ai miei tempi i maschi si lamentavano che “le ragazze se la tirano”, oggi che sembrano ossessionate dal trovare “la persona giusta, anche solo per una notte (cit.)” , e hanno a disposizione un campionario gigantesco, sembra che abbiano bisogno delle piu’ stravaganti tecniche matematiche per capire se un tizio le aggrada o meno. Ai miei tempi le ragazze guardavano i maschi e decidevano in pochi secondi.

Ora , per carita’: per essere uno che a 14 anni ha festeggiato con gli amici il primo collegamento con una BBS di Bologna (usando un modem 300 BAUD autoprodotto), perche’ “adesso parliamo con tutto il mondo”, tutta questa cosa dovrebbe farmi piacere. Ed in effetti me ne fa, non mi fraintendete.  Se avessimo avuto Tinder ,Grindr Parship &co  ai nostri tempi, sarebbe stato uno sfacelo. E sarebbero nati molti piu’ bambini. Non tutti pianificati, credo.

Ma la cosa che mi lascia perplesso e’ che queste cose per noi servivano ad afferrare il mondo. A possederlo. Servivano a parlare con piu’ persone. Soddisfacevano un bisogno di uscire da una provincia che era un cimitero spirituale. Tutta la prima fase dello sviluppo delle BBS, e i primi anni di Internet , sono stati caratterizzati da questo spirito.

Questi ragazzi invece vedono l’ IT come una specie di roulotte elettronica, con la quale puoi andare ovunque, scambiare quattro chiacchiere , poi torni a bordo e sei di nuovo nella tua comfort zone: tra te e la realta’ ci sono una serie di applicazioni che alla fine non te la fanno mai raggiungere.

E’ tutto il contrario di prima: noi volevamo uscire dalla nostra comfort zone, loro vogliono portarsela ovunque.

Rimani di fronte al silenzio quando chiedi loro che cazzo ci vai a fare a Saigon se poi vivrai in una bolla informatica ove parlerai con le stesse persone di prima, interagirai con delle app e lavorerai come prima, ti rispondono che sei in un posto bellissimo (di cui godi spiagge e panorami) , circondato da esotici indigeni che fanno cose curiose (visti circa come gli Oompa-Loompas  della fabbrica di cioccolato, ma senza fabbrica di cioccolato) ma tanto non capisci perche’ visto che non puoi parlarci, e basta. Tutto qui?

Hai costruito un’infrastruttura globale per goderti il panorama e guardare gli Oompa-Loompa che fanno il cioccolato?  Bastava andare in un qualsiasi quartiere di immigrati, a due passi da casa, eh.

Cioe’, se io decidessi che voglio lavorare in Thailandia, andrei proprio in Thailandia. Manderei affanculo tutto quanto, uscirei dalla mia confort zone, imparerei il Thai, a guidare uno scooter schivando le noci di cocco, a lavorare in Thailandia con i colleghi Thailandesi e le aziende Thailandesi. Ad avere vicini di casa Thailandesi e amici thailandesi. Ma che senso ha andare a lavorare DALLA Thailandia, per lo stesso capo che avevi prima , con gli stessi colleghi, chattando via whatsapp con la stessa fidanzata e con gli stessi amici, interagendo coi locali solo per divertimento e necessita’?

Ma il problema vero e’ che , procedendo in questo modo, il progetto finale sembra essere quello di essere stranieri IN QUALSIASI POSTO. Posso capire che tu sia indeciso su quale tipo di cibo Thailandese ti faccia male, o ti faccia ingrassare troppo, o ti faccia allergia. Allora ti serve la app. Ok.

Ma dopo 32 anni che vivi nella tua cazzo di Berlino, avrai pur imparato quale dannata marca di Bratwurst non ti fa dormire la notte, no? Non hai bisogno di una cazzo di app, per questo. E non hai bisogno di una app per decidere in quale zona di Berlino ti piacerebbe vivere, cazzo, SEI UN NATIVO DI BERLINO!

Avete voglia a considerare queste persone “connesse” ma in realta’ la rete non li connette affatto con la realta’: quando ci collegammo con una BBS di Bologna, non vedevamo l’ora che organizzassero una pizzata per andare a conoscere tutti gli altri. Questi si collegano per evitare di dover conoscere qualcuno , e ciononostante farci affari/lavorarci/scoparci.

Oh, non dico che “questi” siano tutti. Quando dico “questi” intendo dire “il mondo che gli startupper sognano”. Il mondo che gli startupper sognano, a quanto pare, e’ fatto da persone che vivono in una specie di roulotte digitale, che portano ovunque, e consente a chiunque di ignorare il mondo circostante per interagire solo con le loro applicazioni.

In questa roulotte, le persone sono regredite allo stato fetale, e non sanno quando devono lavarsi i denti: ma una app glielo ricorda. Non sanno di preciso cosa mangiare. Ma una app glielo spiega. Non sanno di preciso se hanno il tartaro ai denti: ma una app gli fa una foto e gli spiega se e’ aumentato. Non sanno di preciso se un ragazzo gli piace: ma la app gli calcola se gli piace. Non sanno dirvi se la doccia sia troppo calda o troppo fredda: ma tranquilli che il cellulare (resistente all’acqua) gli fara’ un trillo se e’ troppo calda per la loro specifica pelle.

In pratica queste persone hanno le stesse abilita’ di un bambino di quattro anni, piu’ il javascript/python/react che gli serve per lavorare, e tutto il resto delle abilita’ necessarie a sopravvivere proviene dallo strato di tecnologia.

Sia chiaro, cari startupper: so benissimo che vi trovate ridicoli e che lo fate per convincere vecchi babyboomers che investendo i loro soldi da voi andranno prima in pensione.  E so benissimo che in cuor vostro sognate solo che un vostro amico bussi al campanello di sorpresa dicendo che aveva voglia di vedervi ed era passato di li’ (evento improbabile in Germania, lo so. Occorre avere un appuntamento per andare a casa di qualcuno) .

E non ce l’ho con le vostre tecnologie: vi assicuro che a casa ne ho di piu’ inutili.

Ma quello che mi lascia perplesso e’ il modello di essere umano che sembrate avere in mente.

Perche’ a me sembra tanto, ma tanto, ma tanto un minus habens accudito da macchine-mamma.

Ok, ok. Lo fate per i soldi del venture capital. Pero’ diciamolo:  poi cambierete nome, per evitare che i vostri figli trovino da qualche parte il filmato dove dicevate cazzate con la solita t-shirt e i jeans. (che vi farebbero sembrare giovani, se solo NON FOSTE GIA’ dei giovani. Cosi’ sembrate dei vecchi che cercano di sembrare giovani, ci avete pensato?  Non capisco per quale motivo un giovane debba imitare un vecchio che e’ cool perche’ sembra giovane, quando e’ gia’ giovane).

In definitiva: tutti i gadget tecnologici sono anche molto simpatici, e gli startuppari in maniche corte e jeans , pieni di entusiasmo e tutti desiderosi di lavorare 14 ore al giorno (ma da una spiaggia esotica, cosi’ sanno cosa si perdono) sono anche divertenti. Le tecnologie che ci stanno dietro sono , a volte, interessanti.

Ma il mondo che stanno immaginando non arrivera’ mai. Non tanto perche’ e’ economicamente insostenibile, ma perche’ la gente non potrebbe trattenere le risate di fronte allo specchio.

E cosi’, per rispondere a “dove vanno le startup?”, la mia risposta e’: da nessuna parte, pero’ in modo fichissimo. E rigorosamente da soli.

Lindemann ci tiene a farvi sapere che il video e’ stato realizzato usando una GAN, una rete neurale artificiale addestrata a manipolare immagini. Grafene a tutti! 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *