Dopo la recessione, il meltdown

Si parla di MeltDown della finanza americana, e tutti ci comportiamo come se le cose potessero andare avanti , come se non ci fosse un turbine di minchia dietro l’angolo. Cosi’ per email mi chiedono: cosa fare in caso di meltdown della finanza usa?

Allora, prima di tutto: che cosa e’ un meltdown finanziario. Diciamo che e’ il corrispondente del biblico “Armageddon”, cioe’ si tratta della situazione nella quale chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, e ognuno rimane con quel che ha in mano.

Funziona cosi’: i titoli derivati sono basati sul rischio cartolarizzato. Il che significhera’poco, allora facciamo un esempio. Al Casino’ di Venezia ho il 51% delle probabilita’ di perdere. Pero’ voglio che qualcuno mi presti i soldi per giocarci. Cosi’, propongo un contratto alla gente: io ti pago il 49% di interessi subito se tu mi presti questi soldi che mi servono per giocare.

A quel punto il tizio va a vedere quanto sia il rischio che io perda,e vede che e’ solo il 51%. Cosi’, l’investimento sembra conveniente perche’ ha solo il 2% di rischio TEORICO. Ma non finisce qui: a quel punto, visto che il suo rischio teorico sta sotto il 2%, puo’ sempre cartolarizzarlo e fare ad un tizio C una proposta: ti pago l’ 1,5% se mi presti i soldi per il mio fondo che rischia il 2%.

Ora, il tizio che riceve questa proposta ne deduce che il suo investimento abbia un rischio del solo 0,5%, contro l’ 1,5% che paga, e quindi accetta.

Tutto procede cosi’ all’infinito, e il rischio viene rivenduto e mescolato con altri rischi secondo questa logica. Il giro di affari ovviamente cresce, ma si dimentica una cosa: che alla fine dei conti tutto e’ partito dal mio bisogno di giocare al casino’, e che una volta avuti i soldi io andro’ a giocare.

Cosa succede se io perdo? Eh, bella minchia.

Succede che non posso pagare i debiti contratti con il primo finanziatore. Che pero’ si e’ premunito facendosi finanziare con uno sforzo minore del mio da qualcun altro. Il quale si era premunito di farsi finanziare con un rischio minore del mio.

Il guaio e’ che il nostro investitore finale, che misurava uno 0.5% di rischio, in realta’ ha subito il mio rischio iniziale di perdere al casino’; solo che tutto questo era calcolato su un differenziale di rischio, e chi ha studiato matematica sa che tutta questa roba dipende dalle condizioni iniziali, e le condizioni iniziali sono la fottuta giocata che io faccio al casino’, che ha un rischio reale del 51% , ma nessuno lo sapeva perche’il derivato era calcolato solo sul differenziale rispetto ai prodotti che lo costituivano.

Ora, il problema di questa situazione e’ che in questo universo di scatole cinesi nessuno e’ piu’ capace di calcolare veramente il rischio di base dei prodotti finanziari, e nessuno si fida piu’ dei differenziali: l’assunzione di base era che una catena sufficientemente lunga di prodotti derivati fosse in grado di separare il rischio iniziale da quello finale.

Ma oggi chi ha soldi vuole vederci chiaro, e sta iniziando a ritirare soldi dalle societa’ USA. Ora, se salta l’ultimo anello di una serie, rimaniamo col penultimo. Cosi’, se la cosa avvenisse in maniera ordinata sfoglieremmo la cipolla uno strato allavolta sino ad arrivare a dei fondamentali, che magari ci sono e sono anche sani.

Ma le cose non stanno cosi’, perche’ chi ritira i soldi magari svuota un derivato che sta a meta’ della successione, staccando grosse porzioni della successione, quelle che ci stanno dopo.

Il disastro avverra’ con le compagnie assicurative, perche’ sono quelle che si occupano di pensioni. Non appena l’incapacita di valutare il rischio arrivera’ su di loro, iniziera’ il meltdown. Sia perche’ il sistema pensionistico americano e’ tutto privato, sia perche’ negli USA il risparmio bancario e’ assicurato contro il fallimento sino ai 100.000 dollari. Se (quando) salta questa assicurazione, i piccoli risparmiatori ed i pensionati sono fottuti, e i “fondamentali” vanno a quel paese.

Un buon punto di partenza e’ di tenere d’occhio Goldman Sachs. Non appena cede quella, e’ fatta. Bisogna capire la dimensione del problema: il famigerato debito pubblico italiano, che e’ il 106% del PIL, e’ di 1600 miliardi di euro. Il debito Lehman era di circa 400 miliardi di euro, cioe’ 600 miliardi di dollari, solo la parte accertabile. Stiamo parlando di aziende che hanno debiti tipici di intere nazioni, e non di nazioni piccole. E ce ne sono a decine.

Il che significa che gli effetti di questi fallimenti possono estendersi sul mondo valutario, trasformando i soldi in carta igienica.

Il meltdown, quindi, e’ quello che corrisponde ad un apocalisse. Di fronte a questa prospettiva, la semplice “recessione” o il semplice “crack”, sono ipotesi ottimistiche. Si continua a citare il 1929, ma non si capisce una cosa: il 1929 e’ stato solo un crack.

E’ inutile che gente come Panebianco continui a dire che da questa cosa potra’uscire una finanza migliore: non uscira’ proprio alcuna finanza.

Cosa ci puo’ fare un italiano? Beh, alcune cose molto semplici, che ho scritto QUI.

E poi sperare. Le cose potrebbero anche andare molto , molto bene per paesi come l’ Italia, a seconda di come avviene il meltdown negli USA(1). Il suggerimento e’ di tenere d’occhio i prezzi di cibo e energia: il crollo del dollaro sta per produrre inflazioni come non ne abbiamo mai viste. Se Trichet riuscira’ ad arginare l’ondata di acquisti in Euro, il botto rimarra’ oltreoceano ed oltremanica , e qui si avra’ solo una recessione.

Uriel

(1) per “molto bene” intendo che in una situazione simile portare a casa la pellaccia e’ tanto.

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