Domande viziose e propaganda

Nel post sulla propaganda dei rossobruni avevo data per scontata la conoscenza di un meccanismo propadandistico banale, cioe’ il meccanismo per il quale chiunque preferisce le opinioni che sente come “proprie” (e.s: ci sono arrivato da solo) a quelle che gli vengono date da altri , per quanto autorevoli.

Il “per quanto autorevoli” viene ovviato normalmente parlando di questioni per le quali non esistono risposte precise. Se per esempio chiedo quale debba essere la sezione di un pilastro di ferro che regga una pressione di , che so, 5 tonnellate, arrivera’ qualcuno capace di fare questo calcolo e mi dara’ il numero. Se avete la “vostra ” opinione, che “avete formato da soli” , vi sentirete sconfessare da chi per mestiere progetta pilastri che funzionano.(1)

Cosi’ la propaganda normalmente e’ politica, o parla di questioni storiche, per le quali ovviamente non esiste un approccio deterministico.

Quando ho scritto lo scorso articolo il furum si e’ riempito di possibili buone risposte alla domanda che i fasci vanno ponendo, ma quello che e’ sfuggito e’ che contro questa tecnica la risposta e’ irrilevante.

La prevalenza di una opinione politica si basa sull’ “esito” di alcune “partite”. Sono quelli che io chiamo i “microcomizi”, ovvero le situazioni ove gli indecisi si formano l’opinione. I “microcomizi” sono come i comizi, tranne che:

  1. sono normalmente attuati da due persone mediante un contraddittorio.
  2. hanno un pubblico di 2-3 persone, a volte sino a cinque o sei, ma non di piu’.

parliamo di discussioni tra amici, discussioni al bar, discussioni tra colleghi, macchinette del caffe’, e tutto quanto.

Il meccanismo consiste normalmente in una polemica tra due persone di idee diverse. Allora, abbiamo tre enti: Caio e Sempronio , che discutono, e un “pubblico”. La somma di tutte queste piccole discussioni forma l’opinione pubblica, nella misura in cui tra il pubblico ci sono quelli che chiamiamo “indecisi” , quelli che ancora non hanno deciso, per dire, come votare.

Allora, vediamo la scena al rallentatore:

  1. Caio dice: “ma se gli ebrei si fossero riprodotti al punto di essere forti abbastanza, noi europei avremmo fatto la fine dei palestinesi”?
  2. il pubblico si forma la sua opinione rispondendo alla domanda
  3. La risposta di Sempronio e’ inutile. Nessuno la ascolta.

Perche’ alla 3 abbiamo detto che la risposta e’ inutile? E’ inutile perche’ pochi decimi di secondo dopo che Caio ha pronunciato la domanda, il pubblico, nella propria mente, ha dato una risposta.

il problema e’ che nessuno e’ disposto a cambiare la propria opinione con quella di qualcun altro. La risposta alla domanda verra’ ignorata perche’ chi ha una PROPRIA opinione la preferisce, per principio, a quella di altri.

Chi ha gia’ una propria opinione diffida delle affermazioni assertive o imperative che gli suggeriscano una risposta diversa. Esse vengono riconosciute come tentativo di influentare le proprie opinioni. Nel caso di sopra, ad influenzare le loro opinioni con una domanda ben costruita e’ Caio, ma essendo una domanda, NON viene riconosciuta come un tentativo di influenzare. Dopotutto, loro sono “liberi” di rispondere come vogliono. Come fa Caio ad essere sicuro che loro penseranno qualcosa? (si potrebbe dire che sia il fatto di aver inserito nella domanda l’unico precedente noto)

Allora, un decimo di secondo dopo che Caio ha fatto la sua domanda, tutti hanno risposto nella propria mente. Da quel momento, “sanno” qualcosa. E questa cosa e’ una cosa cui sono arrivati LORO. “Da soli”, o almeno cosi’ credono.

Dal momento che tutti questi squisiti liberi pensatori sono arrivati in piena liberta’, e pensando con la propria testa (o cosi’ credono), la risposta di Sempronio sembrera’ loro perdente. Innanzitutto perche’ essendo una risposta e’ assertiva ed affermativa , per cui viene riconosciuta come un tentativo di influenzare o cancellare le opinioni altrui. Mentre una domanda viene sempre riconosciuta come un onestissimo tentativo di indagine, di approfondimento. E’ sempre la domanda ad essere “interessante”, se ci fate caso.

Questo e’ quello che intendo quando dico che la propaganda e’ l’uso della liberta’ di parola contro la liberta’ di pensiero. Ingenuamente siamo portati a pensare che nessuno ci possa togliere la liberta’ di pensare a quel che vogliamo. Usando la forza possono costringerci a dire che cosa pensiamo in un certo modo, a non dirlo a dire cose che non pensiamo, ma siamo convinti che non sia possibile agire contro la nostra liberta’ di pensiero.

E’ possibilissimo e facilissimo, ed il metodo consiste nel costruire falsa conoscenza. Se siete convinti di sapere la cosa A, non la cambierete con nulla al mondo. A meno che voi stessi non arriviate a conclusioni diverse, la cosa che voi sentite intimamente vostra, quello che voi pensate essere un bagaglio piu’ vostro, quelle cose che avete scoperto “cercando voi”, “in prima persona”, “pensando con la vostra testa”, le cose che avete classificato in questo modo, non le cambierete mai.

Sopprimere la liberta’ di pensiero di una persona consiste semplicemente nel:

  1. impiantare nella sua coscienza un sapere falso.
  2. presentarlo come se fosse qualcosa cui la persona e’ “arrivata da sola”.

Nel fare questo, la “domanda che suggerisce la risposta” e’ uno degli strumenti piu’ perniciosi.

L’autore di Der Stürmer , un giornale antisemita del periodo nazista, usava spessissimo questa tecnica. Poneva domande del tipo “se non sono gli ebrei a causare la crisi, come mai ad ogni crisi si arricchiscono?”

Lasciate perdere la risposta razionale. Ce ne sono decine, ma il problema e’ che quando risponderete, il pubblico non vi ascoltera’ piu’: ha gia’ formato la propriarisposta, e prendera’ la VOSTRA risposta come tentativo di propaganda. Il problema di questa tecnica non e’ il “cosa” , ma il “quando”.

Tutti voi siete convinti che basti un contraddittorio pubblico per combattere la propaganda. Ma non e’ cosi’: il propagandista esperto che sa il proprio lavoro si presentera’ in TV al vostro “confronto” avendo pronte una serie di domande “ad autorisposta”. E non appena avra’ in mano il microfono, puf, spara la domanda che si autorisponde “se erano i nazisti a volere l’olocausto, e ne erano fieri, allora perche’ hanno cercato di cancellare le prove?”. Un nanosecondo dopo, tutti hanno la propria teoria revisionista in testa. Rispondete pure, non serve a nulla: non vi ascoltano piu’.

Per carita’, non voglio dire che il dibattito sia unutile, o che non serva il contraddittorio: del resto, le stesse domande possono essere fatte ad un comizio. Il problema e’ che contro un propagandista esperto il dibattito ed il contraddittorio non servono a nulla. Se sono esperti, useranno “domande a risposta facilitata” , e il contraddittorio non vi servira’ a nulla.

Anche i giornalisti conoscono bene questo trucco: se ci fate caso, quando negli USA fanno il dibattito/match tra i due aspiranti alla presidenza, c’e’ sempre un giornalista che dirige il tutto come “moderatore”, e se ci fate caso e’ quello che decide le domande. Il fatto che le conoscano dei giornalisti di quel calibro (non e’ che se siete Bruno Vespa vi invitano a fare da moderatore alle presidenziali americane) non e’ per nulla confortante: parliamo di professionisti dello scontro verbale, e ai massimi livelli. Ed e’ per questo che sono li’: senza di loro, gli USA sarebbero in mano a qualche predicatore mormone.

Questa tecnica e’ molto usata nel mondo delle sette religiose, principalmente perche’ offre SIA un indottrinamento che un senso di liberta’. “Pensate che Dio lasciera’ entrare in paradiso questi peccatori?” Adesso avete voglia di spiegare che in teoria dovreste essere nei panni di Dio per rispondere: dopo un secondo, TUTTI sanno che Dio non lasciera’ entrare quei peccatori in paradiso. Ma , tutti crederanno di esserci arrivati da soli. Da questo deriva un senso di liberta’ intellettuale notevole: il nostro Guru non ci dice cosa pensare, ci dobbiamo arrivare da soli.

I pensatori romantici pensano che il pensiero sia completamente libero. Credono che essendo impossibile conoscere davvero cio’ che pensiamo, allora non sia possibile controllare la mente di qualcuno. Dentro la propria testa, se voglio pensare che gli asini volano, posso pensarlo.(2)

Ma le cose non stanno esattamente cosi’. Nel pensare siete comunque vincolati alle cose che sapete, siano vere, o false.

E’ possibile quindi sopprimere la liberta’ di pensiero: se diamo alle persone una falsa conoscenza , e contemporaneamente la convinciamo che tale conoscenza sia frutto di una ricerca personale , rifiuteranno qualsiasi altro sapere. Perdendo completamentela liberta’ di opinione.

Ed ecco cosa intendo quando definisco in questo modo la propaganda:

la propaganda e’ l’uso della liberta’ di parola contro la liberta’ di pensiero.

Per quanto possiate sentirvi liberi nella privacy della vostra mente, e per quanto difficile sia pensare che tale liberta’ possa venirvi tolta, e’ del tutto fattibileimpedirvi di pensare liberamente dentro la vostra mente.

(1) Questo non blocca, oggi come oggi, il nascere delle pseudoscienze. Anche queste pseudoscienze usano tecniche propagandistiche analoghe. Quando parlate con queste persone vi sentite dire “informati e fatti un’idea con la tua testa” , lasciando intendere che loro avrebbero fatto lo stesso. O meglio, questo e’ quello che il guru della situazione , che vive di scie chimiche, fa loro credere.

(2) Non e’ assolutamente vero che la fantasia e la creativita’ siano senza limiti, ““perche’ potete immaginare una cosa che non esiste”. Provate ad immaginare un colore che non esiste, allora. E scoprirete quali siano i limiti dell’immaginazione.

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