Distruzioni e mafie.

Sembra che io abbia scatenato un mezzo putiferio con i post sulla mafia. La gente mi accusa di voler usare armi di distruzione di massa, di voler mandare le SS o altro, quando in realta’ ho enunciato alcuni principi semplicissimi, che non necessariamente vanno usati in senso militare. Faccio un paio di esempi non tanto concreti, ma utili per far capire che cosa intendo.

Innanzitutto, chi parla dei milioni di voti in gioco probabilmente non conosce il detto di Cesare : dividi e impera. Non e’ detto che la cosa vada fatta sempre nello stesso modo contemporaneamente in ogni posto. Si puo tranquillamente agire sulle criticita’. Se io per esempio colpissi duramente Rosarno, al massimo in parlamento otterrei l’opposizione di uno o due parlamentari, non di piu’.
I principi che ho enunciato sono semplici: la mafia e’ una forza conservatrice il cui alto gradimento sociale deriva dalla promessa di mantenere la societa’ sempre uguale a se’ stessa , immobile e costante. Questo significa che distruggera’ ogni cosa nuova che io costruisca. Ovvio. Anche perche’ distruggere e sabotare e’ facilissimo; chi distrugge e sabota ha un potere superiore a chi costruisce. Per questo quattro scimmie hanno vanificato ogni sforzo di migliorare e costruire.  Ma c’e’ un cambiamento che la criminalita’ non puo’ fermare: quello distruttivo. Se io costruisco un ospedale la mafia puo’ fermarmi o rallentarmi in mille modi. Se lo abbatto no: tolgo i fondi e lui chiude. E questo vale per qualsiasi cosa io decida di distruggere.
Prendiamo Rosarno. Il problema e’ legato all’agricoltura. E’ possibile distruggere i piccoli agricoltori lasciando solo mezza dozzina di grandi soggetti padroni di tutto? Certo, basta manipolare la tassazione locale in modo da non dare scampo ai piccoli proprietari, in modo da farli fallire e vendere la terra. Basterebbe un anno, un raccolto impedito con un decreto dell’ultimo momento.
Direte voi: ma cosi’ sara’ proprio la mafia a comprare tutto. Possibile. Ma quando ho 6 soggetti in una provincia, sono facili da controllare. Posso tranquillamente lasciargli la finanza in casa, a fare il pelo alla contabilita’, a intercettare ogni telefonata, a leggere ogni lettera, ogni giorno di tutto l’anno. Posso pereguitare, spiare, pedinare, con un decimo della struttura che oggi uso nel tentativo inutile di controllarne migliaia. Sono solo sei enormi aziende agricole. Sei di numero. Un numero controllabilissimo, ben diverso dai tremila piccoli proprietari di prima, sfuggenti e impossibili da controllare tutti insieme.
Questo e’ un esempio di operazione distruttiva. Se io come stato mi adopero per far chiudere, per vessare, perseguitare, portare al fallimento chiunque sia piccolo, la mafia non puo’ farci niente. Non e’ una forza costruttiva. Non finanziera’ certo gli agricoltori. Non li aiutera’. Se distruggo in qualche modo i sistemi di irrigazione, tassando a dismisura le opere o i materiali da costruzione, l’agricoltura morira’, e solo i grandi soggetti capaci di farsi in casa i sistemi potranno vivere. Specialmente se scelgo di non vessare solo loro, per esempio.
Questo e’ un esempio concettuale, quindi non ho voglia di discutere il singolo esempio. Ma esprime i tre principi che ho enunciato:

    1. Ho un disprezzo massimo per la popolazione, poiche’ sbatto sul lastrico migliaia di agricoltori. Se poi verranno assunti dai 5 o 6 grandi agricoltori che rimangono pazienza, altrimenti chissenefotte. Tanto, prima ci rimettevo in contributi e costi della criminalita’.  Come dicevo, occorre il massimo disprezzo per la popolazione.
    1. Non cerco i responsabili altrove. Considero responsabili coloro che vivono li’, e colpisco durissimamente li’. A tappeto. E siccome le assunzioni e le buste delle poche aziende rimaste  paga le controllo, e lo stesso dicasi dei conti in banca di 5 o 6 grandi agricoltori, non c’e’ cazzo che tiene,  assumeranno in regola.
    1. Me ne fotto della storia e delle tradizioni del posto. A me che il piccolo agricoltore abbia una storia, ci sia una tradizionale festa dell’arancia nel culo del mulo, che sia un’antica arte tramandata nei secoli, che ci sia il santo patrono che protegge il raccolto, me ne fotte zero. Sei SpA della frutta con silos di cemento e grattacieli di vetro, e il prete si fotta altrove.

Non c’e’ bisogno di eserciti, non c’e’ bisogno di bombardamenti o altro. Basta lo strumento economico. Questo vale per qualsiasi settore dell’economia. Se c’e’ un problema di racket, possono distruggere sistematicamente ogni negozio piccolo sino a lasciare in vita solo cinque o sei grandi centri commerciali. Che poi controllo, sorveglio, proteggo come voglio. I proprietari, cinque o sei ricchissime persone, sono a loro volta facili da controllare, spiare, sorvegliare. Ci posso piazzare la finanza agli ingressi, giorno e notte, mi costa trenta uomini sorvegliare tutto il commercio della citta’.
Voi direte: ma questa e’ una cosa orribile, stai producendo una citta’ senza negozi, con uno o due posti ove andare,e solo cinque o sei grandi catene di distribuzione per settore. Esatto. Ma ho lasciato sul lastrico migliaia di persone. Ecchisenefotte.
Ed e’ nel disprezzo il vantaggio, il trucco. La criminalita’ organizzata puo’ impedire all’economia di crescere, ma non puo’ salvarla dal collasso. Non e’ una forza costruttiva. E’ possibile colpire piccole zone, una alla volta, in silenzio. Posso distruggere ogni piccola azienda edile di un’intera provincia e lasciare solo due o tre grandi costruttori, semplici da sorvegliare e costretti ad una contabilita’ centralizzata molto informatizzata. Si fa in tanti modi, agendo sui prezzi delle materie prime, sulle licenze sulle tasse per i mezzi pesanti, su mille e mille cose.E lasciare spazio solo a due o tre grandi soggetti. Facili da sorvegliare.
Non e’ una cosa che devi fare tutta contemporaneamente, attirandoti gli strami della politica. La fai un pezzetto alla volta. Si prendano i primi dieci settori economici di una provincia, e si inizia. Prima se ne distrugge uno, che so io la ristorazione. Quanto ci sono solo  quattro o cinque catene di ristoranti in citta’, la cui contabilita’ controllo facilmente, i cui proprietari posso pedinare e spiare a piacere, i cui grandi fornitori posso controllare a loro volta, comincio che so io con l’agricoltura. Posso imporre anticipi IVA spaventosi, conguagli incredibili, qualsiasi cosa pur di distruggere. Distruggere e’ facile. Aumentando la pressione sui piccoli, o emergono 5 o 6 realta’, allora  ci si ferma, oppure si devasta tutto e arriva una realta’ da fuori a prendere lo spazio rimasto vuoro. Purche’  la realta’ sia enorme, va benissimo. E’ facile da controllare.
Alla fine del processo, hai demolito completamente l’economia locale e l’hai rifatta. Ma il processo di demolizione non lo possono fermare. Al limite possono fermare la ricostruzione, ma allora avranno contro la popolazione.Non a favore. E poiche’ le condizioni per l’unica rinascita possibile le pone il governo, che distrugge tutto il resto , non c’e’ verso: non possono impedire allo stato di distruggere l’economia. Possono impedirgli di sostenerla, o di svilupparla, perche‘ distruggere e’ piu’ facile che costruire. Appunto. Per questo deve essere lo stato a distruggere prendendosi il vantaggio.
L’agricoltura di Rosarno va distrutta. Completamente. Per poi farla iniziare a pochi soggetti facili da controllare. Cinque o sei al massimo, che avranno la finanza in casa giorno e notte. Non 300 carabinieri. No, bastano una ventina di fiamme gialle per controllare giorno e notte cinque o sei entita’. E per la criminalita’ finisce il business del caporalato in campagna, perche’ qualcuno controlla che il numero di assunti sia congruo con la superficie posseduta, e che le buste paga vengano pagate, e che sui conti correnti di cinque o sei persone non “tornino” i soldi delle buste paga: puoi anche infiltrare finti lavoratori, se vuoi. Con cinque o sei sogetti su cui fissarti, puoi perseguitarli quanto ti pare. Spiarli. Pedinarli. Infiltrarli. Tanto sono solo cinque o sei.
A quel punto avremmo completamente devastato l’economia del luogo. Distrutto i vecchi rapporti sociali ed economici. Creato una nuova elite fatta dai manager di queste cinque o sei grandi aziende che hanno il monopolio su tutta la provincia. Benissimo. La societa’ locale ne uscirebbe devastata. Benissimo. L’indotto sarebbe pietrificato o cancellato. Ancora meglio. Questo e’ quello che dicevo: disprezzo assoluto per l’esistente.  La societa’ civile sarebbe a pezzi. Chi prima aveva il suo pezzetto di terra non ce l’ha piu’, chi prima faceva il bracciante a giornata ora e’ assunto e diventa il ceto medio, eccetera. Tutto e’ stravolto. Benissimo.
Ovviamente la societa’ civile del luogo si incazzera’. Tirera’ fuori i sentimenti e Padre Pio, fara’ le processioni col prete e tutto quanto. Ancora meglio, perche’ rideremo di loro.
Tutto qui. Niente scene in stile Marzabottto, niente persecuzioni sistematiche di milioni di persone. Provincia per provincia, piccoli settori devastati e ricostruiti , uno alla volta. Settore per settore. Fino ad avere pochi grandi soggetti per provincia, oppure soggetti “stranieri” al luogo (magari quelli della provincia vicina)  che colonizzano ogni cosa approfittando della debolezza dei piccoli.
Ripeto: disprezzo per la societa’ civile, volonta’ distruttiva, cancellazione dello status quo economico. Quando tutta l’economia di una provincia e’ fatta da un centinaio di soggetti sotto controllo,spiati, pedinati, intercettati, presidiati, il lavoro nero, la speculazione, gli appalti truccati, sono storia finita.
Sicuramente si tratta di un progetto sociale ed economico spaventoso. E probabilmente una volta creato il primo grosso squalo a dell’agricoltura a Rosarno, esso schiacciera’ i piccoli delle provincie vicine senza nemmeno aiutarlo, come ha fatto Granarolo. Bene. Tanto, quel soggetto e’ uno solo e lo controllo facilmente per questo.
Secondo me, una volta applicata la cura a un 20% delle provincie, l’economia di quelle vicine verra’ schiacciata: voglio dire, se io faccio chiudere ogni piccolo negozio di abbigliamento di una provincia e lascio una sola catena , probabilmente questa schiacciera’ i negozianti delle citta’ vicine. E’ un progetto di economia pianificata. Stalinista quanto volete: ma ha il vantaggio che la parte piu’ importante e’ un’operazione distruttiva. E quella , la criminalita’ organizzata non la puo’ fermare, perche’ posso agire partendo dai grossisti e dai loro prezzi, sul costo dell’energia, degli affitti dei negozi, sui trasporti, e’ possibile usare la leva fiscale in ogni modo, se vogliamo distruggere un settore. Distruggere un settore economico e’ un’operazione semplicissima, coi mezzi di un governo.
Ripeto: occorre disprezzo per la societa’ locale, per le sue consuetudini, per la sua struttura attuale, per le sue tradizioni nel caso i settori di punta siano settori tradizionali. E occorre non ascoltare le proteste della societa’ civile mentre si distrugge ogni cosa. Se non ti odiano, sbagli da qualche parte. Se c’e’ qualcuno che non sia contro di te, hai sbagliato da qualche parte.
Se ne accorgeranno dopo, di quel che hai fatto, ma al momento devono odiarti.
Esattamente il contrario di quanto fatto sinora.  Ovviamente si tratta di esempi stupidi , perche’ le operazioni distruttive sono molte di piu’ e molto piu’ complesse. E’ possibile fermare la crescita di una citta’ problematica, isolarla lasciando morire i mezzi di trasporto, chiudendo le scuole, sfavorendo l’economia,  e favorire cosi’ la crescita di una citta’ vicina meno problematica. E’ possibile fare un welfare positivo per le famiglie nella citta’ da premiare ,e uno punitivo in quelle problematiche, cosi’ da favorirne la morte demografica per migrazione. E’ possibile punire le aziende di una citta’ fino a costringerle a trasferirsi nella citta’ vicina.  Le azioni distruttive possibili sono moltissime, di ogni genere. Anche economicamente, posso sfavorire un settore malato , e contemporaneamente favorirne uno che sia piu’ sano, per qualsiasi motivo. Le azioni distruttive possibili contro settori e aree malate sono migliaia, moltissime sono completamente silenziose.
I quartieri problematici possono essere devastati agendo sul welfare e sui servizi. Si chiudono le strade per farne isole pedonali, si cambia il piano traffico per isolarli, si mettono le scuole a distanze proibitive per costringere le famiglie a cambiare zona, si tolgono le fermate degli autobus, si mettono lontani gli ospedali, si costringono le aziende a migrare togliendo servizi o peggiorandoli fino a renderli inutilizzabili. I quartieri si svuoteranno da soli. Non c’e’ bisogno di sgomberi forzati: se io non ti faccio un ospedale, non lo fara’ la camorra. Se non ci faccio le scuole, non le fara’ la camorra. Se non ci faccio piu’ arrivare acqua perche’ non riparo gli acqudotti, lentamente , non li riparera’ la camorra. Non mettera’ cavi della luce se non manutenziono quelli esistenti e piano piano le case rimangono senza luce. Non le riparera’ la camorra: se in uno specifico quartiere c’e’ un blackout di due giorni ogni mese, le attivita’ economiche chiudono. E non e’ camorra che portera’ gigawatt di energia. Non lo sa fare. Sa solo sparare. E il quartiere si svuotera’. E a quel punto potrai esproprire i pochi rimasti e fare un progetto edilizio di bonifica. Ma se non hai il coraggio di distruggere l’esistente, non potrai ricostruire nulla. Distruggere l’esistente e’ il fulcro di ogni strategia contro una forza conservatrice.
Ripeto, sono tutti esempi. Sono “concept”, se preferite. Non ho voglia di discuterli in se’. Servono a spiegare che ci sono mille modi per stravolgere o azzerare i settori ad alta infiltrazione mafiosa.  Non mettono in pericolo esiti elettorali e non richiedono particolari usi violenti della forza pubblica. Richiedono solo di individuare i macrosettori infetti, quelli meno infetti, le citta’ tranquille e quelle meno tranquille, i quartieri buoni e quelli cattivi,  e di fare delle scelte; quali tenere , quali far gestire da pochi soggetti sotto controllo,  e quali distruggere del tutto.
Si’, distruggere, non siamo tenuti a conservare ogni minchiata abbia una storia o una tradizione.Possiamo sopravvivere senza le olivette della minchietta violacea di Sant’Eusebio Sul Prepuzio di Giovanni Impalato, che disprezziamo, senza il prete che va a benedire il raccolto , cerimonia che disprezziamo, e anche senza la sagra dell’ olivetta dalla minchietta violacea, tradizione che disprezziamo, senza le canzoni tradizionali e i balli folkloristici del raccolto dell’olivetta, che disprezziamo.
Il campo di battaglia e’ spendibile per definizione, non si fanno guerre dentro le cristallerie.
Ma per operare in questo modo occorre disprezzo per l’esistente. Disprezzo per tradizioni secolari legate a quei settori dell’economia. Bisogna avere il coraggio di far morire alcune citta’fino a ridurle a piccoli borghi. Occorre disprezzo.
Per questo tutti hanno fallito: non disprezzavano abbastanza. Facevano una guerra in un campo di battaglia che non avevano il coraggio di devastare nella manovra. E non distruggevano. E’ ovvio che se tu cerchi di costruire , due scimmie armate possano vanificare i tuoi sforzi.E’ facile fermare la costruzione di un’autostrada. Il problema viene quando tu invece la distruggi. Quando la lasci morire. Perche’ le due scimmie armate non possono farci un cazzo. Ed e’ questo il loro punto debole.
Uriel

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