Disforie finanziarie e politiche.

Stavo per scrivere un articolo sulla falsificazione dei dati contabili in USA, ma una caterva di email di sostenitori di Franceschini mi ha frenato. Cosi’, ho deciso di scrivere un articolo “un pelo piu’ razionale” sui dati finali di queste elezioni, visto che la lettura che se ne da’ sembra uscita direttamente da un incubo di George Orwell, e visto che lo stesso fenomeno orwelliano si ripete nella finanza, ho deciso di unificare i due articoli. Il confronto tra i due meccanismi secondo me rende entrambi i concetti piu’ chiari.

Per prima cosa, gli obiettivi delle elezioni: conquistare la maggioranza onde governare.

Se questo era l’obiettivo, direi che i risultati siano molto chiari: di fatto lo schieramento che sta al governo esce invariato, e quindi conferma la sua vittoria, mentre lo schieramento che era all’opposizione rimane all’opposizione, e quindi conferma la sua sconfitta. Mi sembra che i numeri siano abbastanza chiari.

Adesso facciamo un poco di debunking: lo scontro tra PD e PDL e’ stato dominato dal gossip, e il risultato finale e’ stato che Berlusconi ha perso il 2% e il PD ha perso il 7%. A giudicare da questi numeri, direi cheil gossip abbia danneggiato molto di piu’ il PD che il PDL.

Il consenso uscente dal PD si e’ trasferito all’ IDV, e questo conferma la mia ipotesi, perche’ evidentemente lo scontro PDL-IDV non era basato sul gossip, ma su temi legati alla legalita’. Il che significa, molto semplicemente, che sfidare Berlusconi sul piano del gossip sia una strategia perdente, (-7%) mentre sfidarlo sul piano politico sia vincente (ovvero, rifiutare il suo status di popstar).

Se questa pero’ e’ una valutazione qualitativa, non puo’ essere una valutazione quantitativa: e’ vero che sfidare Berlusconi sul piano politico renda, ma e’ chiaro che rende qualcosa che va dal 4% al 7% dei voti.  Questa e’ la misura dell’efficacia di questa strategia. Ma stiamo parlando di una strategia del singolo partito, e non di una strategia di una coalizione, perche’ la coalizione ha solo spostato voti al proprio interno. E anche questo e’ un fatto sancito da numeri.

Leggendo quei numeri, concludo semplicemente una cosa: che lo scontro tra PDL e PD sia stato fallimentare per il PD, sebbene abbia causato dei danni al PDL (il quale adesso varera’ norme censorie per tutelare la privacy e si vendichera’ contro Rutelli agitando la perdita di sicurezza della villa del premier(1) ) , ma abbia causato ancora piu’ danni al PD.

Al contrario, lo scontro PDL-IDV ha visto vincitore l’ IDV, ma a spese del PD. Il che non spiega bene in che cosa consista, materialmente, la “vittoria”. Cioe’, Di Pietro ha vinto il 5-6% dei voti, ma non si capisce bene come mai ce li abbia messi il PD. In pratica, lo scontro tra PDL e IDV vede vincitore l’ IDV ma perdente il PD.

La componente un pelo orwelliana di queste elezioni e’ che si stanno comparando dei risultati elettorali (che sono comunque dei fatti fisici) con le aspettative di Berlusconi. Ora: che senso ha questa operazione? A Berlusconi cambiare aspettative costa davvero poco, ma non e’ questo il punto.

Il punto e’ che questa disforia sta venendo usata, e abusata, anche in campo finanziario: da qualche mese osserviamo negli USA una caterva di dati “positivi” che iniziano con il segno meno. In che modo si costruiscono questi “positivi negativi”? Si costruiscono confrontando le aspettative con i dati reali. Ha senso una simile procedura?

Personalmente, e ne volevo parlare nel prossimo articolo sulla finanza USA, il confronto tra le aspettative e  dati reali non e’ logico. Innanzitutto, perche’ le aspettative possono venire facilmente manipolate: dopo questa lezione e’ probabile che Berlusconi riveli aspettative piu’ modeste alle prossime elezioni, ma non solo. E’ possibile che si limiti ad esprimere delle aspettative in maniera ambigua, come fanno coloro che fanno gli oroscopi: “successi per i nati sotto il segno della bilancia”.Che cosa sono i successi? Boh. QUANTO sono i “successi”? Boh.

Se nel campo della politica questo e’ un teatrino gia’ visto, questo non accade nel mondo della finanza, nel quale il medesimo metodo sta venendo usato, con la sola differenza che puo’ impattare nel mondo reale. Voglio dire questo: nel mondo della politica, alla fine dei conti il numero di voti e’ quello che permette ad uno schieramento di perdere e ad uno di vincere, cioe’ ad uno di governare a all’altro di stare all’opposizione.

Paradossalmente, nel mondo della finanza questo modo di vedere le cose non solo inficia il mondo reale, ma produce speculazioni.

Prendiamo per esempio il meccanismo dei futures. Essi si configurano come un meccanismo di scommessa: io compro un future a 6 mesi per, che so io, il petrolio, a 60 dollari. Se tra sei mesi il petrolio valesse , che so io, 70 dollari , io potrei vendere i miei futures a 69: essi potrebbero venire comprati da chi ha bisogno di petrolio (risparmiando un dollaro)  e io ci guadagnerei 9 dollari. Ma non solo: se io compro futures del petrolio a 60 dollari oggi, e tra soli tre mesi il prezzo e’ gia’ a 70, qualcuno potra’ aspettarsi che salgano ancora, e di conseguenza potrei riuscire a rivendere tali futures a 75, perche’ le aspettative sarebbero che il prezzo arrivi ad 80.

Vorrei far notare che questo meccanismo NON sia lineare: se posso aspettarmi che il prezzo del petrolio passi da 60 a 100 dollari, non posso aspettarmi che vada da 150 dollari a 200: quando un prezzo e’ gia’ molto alto non ci si aspetta che salga ancora, perche’ e’ gia’ alto. E cosi’, le aspettative si invertono quando il prezzo sale troppo, perche’ si considera inverosimile che il prezzo possa crescere piu’ di tanto. Anni fa scrissi  sul vecchio blog che il prezzo massimo del petrolio, prima del punto di inversione, sarebbe stato di 150 dollari, e cosi’ e’ stato.

Lo stesso gioco lo posso fare al ribasso: se le aspettative sono che il prezzo di qualcosa crolli, posso comprare un titolo da persone che non voglio rischiare, a prezzo ancora piu’ basso, diciamo pessimista. Quando il prezzo crolla ma non della stessa misura, il risultato sara’ che il mio future vale piu’ di quanto io non lo abbia pagato. Se sono un Hedge Fund, posso far crollare un titolo al di sotto dei miei futures per quello stesso titolo, e guadagnare in questo modo.

Ovviamente il future non e’ il solo strumento per realizzare simili speculazioni: il punto chiave di tali speculazioni e’ che esse si basano sull’idea di confrontare il valore reale con il valore previsto: il guadagno consiste nel falsificare (in difetto o in eccesso) il valore atteso di qualsiasi cosa.Il confronto tra la politica e la finanza, pero’, e’ devastante: in politica, teoricamente il campo delle opinioni, il confronto fra un valore atteso ed un valore ottenuto non cambia di una virgola il payoff del gioco. Se il partito ottiene tot voti, che abbia aspettato di piu’ o di meno, ottiene sempre lo stesso numero di seggi, ovvero di potere.

Se invece applichiamo questa cosa alla finanza, otteniamo che la differenza tra valore atteso e valore ottenuto non e’ completamente innocua, anzi: tale differenza produce non soltanto payoff, ma influenza il valore dei beni. Se prendiamo per esempio il prezzo del petrolio, otteniamo questo: supponiamo che i produttori di petrolio abbiano a disposizione, che so io, 500.000 barili. Di questi 500.000 , 450.000 sono gia’ venduti sei mesi prima a 100 dollari. Ora, che cosa dovrebbe fare il produttore? Sicuramente non potra’ vendere i rimanenti 50.000 barili a meno di 100 dollari: se lo facesse, renderebbe piu’ rischioso il meccanismo dei futures, e non gli conviene affatto. Gli conviene, anzi, tenere in pancia gli ultimi 50.000 barili e lasciare che il mercato sia influenzato dai futures che vengono riscossi: se di 500.000 barili ne vengono venduti 450.000 a 100 dollari, il prezzo medio di mercato alla scadenza dei futures verra’ calcolato a 100 dollari, e sara’ agevole vendere i rimanenti 50.000 barili l’indomani, sempre a 100 dollari.

Il problema e’ che, essenzialmente, quei 100 dollari potrebbero essere crescenti o decrescenti. Mi spiego: se oggi i futures si vendono a 100 dollari al barile, e si presume che crescano, possiamo scrivere 100+. Il prezzo, a questo punto, e’ destinato a crescere, il che significa che se ho 500.000 barili e ne ho venduti 450.000 a 100+ dollari, cioe’ a 100 dollari con l’aspettativa di crescita, mi sara’ agevole vendere futures sul petrolio a 110 dollari. Questo significa che tra 6 mesi, quando i futures scadranno, se non valgono ancora piu’ i 110 dollari , potro’ comunque vendere il petrolio a 110 dollari: il guaio e’ che all’indomani, se siamo a 110+, potro’ vendere futures a 115 dollari, e cosi’ via.

Di conseguenza, non solo il meccanismo del valore atteso e’ dipendente da un dato fortemente manipolabile, ma funziona come profezia autoavverante : si tratta di una delle possibili letture delle teorie del premio Nobel per l’Economia Daniel Kahneman.

Comprendere l’impatto economico di tali meccanismi e’ semplice: quando il prezzo di una qualsiasi materia prima e’ basso, e’ facile prevederne la crescita. Di conseguenza, tutti i prezzi dei futures sono seguiti dal segno +, cioe’ in aumento. Se la quantita’ di futures e’ sufficiente ad influenzare la massa totale dei beni venduti (ovviamente, se i futures riguardano solo l’ 1% del petrolio, non ne modificheranno il prezzo) , il prezzo si alzera’ oltre le aspettative, etc etc etc.

In questo momento, e succede specialmente sulle materie prime, negli USA si sta facendo lo stesso. Un certo numero di materie prime , il cui prezzo e’ calato enormemente in passato, sta venendo sottoposta alla legge del “crescita superiore alle aspettative” o al meccanismo del “calo inferiore alle aspettative”. Questo riguarda anche il mercato del rischio.

Da qui nascono alcune disforie del mercato americano: i dati sulla disoccupazione, e quindi sulla qualita’ del credito, sono orribili, ma “migliori delle aspettative”. Se questa puo’ sembrare una tattica propagandistica (vedi elezioni politiche), non lo e’ esattamente sul piano finanziario. Se un bene perde ma non “quanto le aspettative”, in soldoni qualcuno ha comprato dei futures al ribasso e ci ha guadagnato. Questo pero’ non significa che le cose vadano bene: significa solo che qualcuno ci ha guadagnato.

Il problema del mercato americano e’ che troppi dati negativi continuano ad essere “meno peggio delle aspettative”: questo significa che qualcuno (tipicamente, gli hedge funds) ci sta guadagnando dei bei soldoni (pensiamo al disastroso mercato della casa americano, che e’ al collasso ma “meno del previsto”) , ma presenta un grosso pericolo, ovvero che tutte queste teorie siano autoavveranti.

Il problema e’ che finche’ qualcuno fa soldi in un determinato mercato, quei guadagni “coprono” le perdite reali: quello che non si capisce e’ in che modo sia possibile che l’economia reale sopravviva in questo modo.

I dati reali dell’economia USA parlano di un paese che sta andando al disastro: il motivo per il quale non si alzano allarmi e’ che alla lunga questi meccanismi hanno indebolito la valutazione netta del valore degli asset. Quello che voglio dire e’: supponete di essere un’azienda che traffica in futures, o in altri derivati. Dal momento che il valore possibile di tali derivati e’ legato alle opinioni sul loro andamento futuro, in che modo contabilizzereste queste risorse?

Se la vostra azienda ha investito 100 in questi titoli, e il valore attuale e’ di 9o con la previsione che si arrivi a 110, in che modo contabilizzereste questi titoli? State perdendo dieci o state guadagnando dieci? Che cosa scrivete sul bilancio? Sinora si era usato contabilizzare una stravagante formula a base di varianza, covarianza e valore del rischio presumibilmente senza rischio, ma tutto questo porta sempre allo stesso punto: il dato di riferimento rimane un’opinione.

Come ho gia’ scritto, in politica esiste un meccanismo, che e’ l’assegnazione dei seggi, che alla fine prende questi confronti assurdi tra aspettative e realta’ e li trasforma in quantita’ pure: quando si assegnano seggi si vede chi pesa di piu’ e chi pesa di meno.

Il disastro viene perche’ anche in economia esiste un fenomeno simile, che e’ il cosiddetto “scoppio della bolla speculativa”. Inquesto momento i mercati USA hanno iniziato una nuova speculazione, e proprio alla fine di una speculazione che ha causato un disastro. Il risultato di questa speculazione sulle materie prime sara’ una apparente ripresa del mercato, che probabilmente fara’ gridare allo scampato pericolo: in realta’ non fara’ altro che produrre un andamento a W , nel senso che non fara’ altro che produrre, a breve, una seconda crisi analoga alla prima, anche se ovviamente meno intensa.

Dobbiamo quindi aspettarci, se le cose continuano cosi’, un altro bel regalino verso settembre.

Uriel

(1) Si questo ci sarebbero delle domande da farsi. Ammesso che la cosa non sia stata voluta (cosa che non credo) , mi chiedevo quali quantita’ di territorio i servizi segreti si impegnino a difendere di volta in volta. Cioe’, se io possedessi un’intera regione del paese, per ipotesi, i servizi segreti dovrebbero pattugliarla tutta, anziche’ consigliarmi di usare una casa piu’ piccola?

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