Dieci milioni?

Bossi deve essersene uscito ancora con la storia dei dieci milioni di fucili, se oggi trovo un paio di email nelle quali mi si chiede se sia possibile pensare ad una ribellione che porti alla secessione del nord Italia. In generale, non credo proprio che Bossi possa mobilitare un esercito grande otto volte quello statunitense, tuttavia c’e’ da dire che (grazie alla forsennata pianificazione militare italiana) per spezzare in due il paese bastano poco piu’ di 20/30.000 persone. Vediamo perche’.
Partiamo da un’ipotesi molto chiara: il Po e’ un fronte troppo ampio da sostenere, e quindi militarmente improponibile. Bloccare il confine , se il confine e’ lo stesso fiume, non ha senso, non serve a nulla, e specialmente non costituisce un deterrente col quale si possa fermare l’eventuale reazione di Roma.
E’ possibile, pero’, accontentarsi di un risultato piu’ modesto, e colpire il paese in quello che e’ attualmente il suo punto debole, che si trova leggermente piu’ in basso. Peraltro, tranciando l’italia in due a quell’altezza, si controllerebbe quasi il 65% del PIL,  il che sarebbe persino piu’ conveniente rispetto ad avere “tagliato” lungo il Po.

Che cosa intendo? Intendo parlare di un catastrofico errore strategico, essenzialmente si tratta di sovraesposizione, per il quale ci sono pochi punti (due o tre) il cui presidio permette di spezzare in due il paese.
Iniziamo a notare le coincidenze. Quella sotto e’ la mappa delle principali reti autostradali italiane:
mappa_autostrade
Come potete vedere, all’altezza in cui ho eseguito il “taglio”, basta pochissimo per spezzare in due il paese, ovvero per paralizzare completamente il traffico autostradale. Poche persone che arrivino, si fermino in strada, causino una coda, scavino delle buche sul fondo stradale onde renderlo inagibile, porterebbero essenzialmente alla paralisi del traffico in pochissime ore.
Allora voi direte: e va bene, hai bloccato le autostrade, e allora? Beh, ecco qui la mappa delle ferrovie italiane, con un taglio (proporzioni della mappa permettendo) circa uguale.
ReteFerroviariaAltavelocita
Come vedete, se escludiamo (per ragioni di portata) la ferrovia locale che passa per Livorno , nella stessa zona ci sono solo DUE direttrici ferroviarie da bloccare. E dico cosi’ perche’, se osservate le zone con google maps, ci sono almeno due punti nei quali le autostrade e le ferrovie corrono vicinissime. Qualche migliaio di persone in entrambi i punti, fermando automobili in strada, distruggendo il fondo stradale e contemporaneamente tagliando i cavi elettrici e di comunicazione della ferrovia, e con un colpo solo si blocca il traffico ferroviario E autostradale dell’intera nazione. Le strade statali e le ferrovie locali non sono minimamente sufficienti a reggere l’urto che si ottiene.
Fatto questo, anche se il governo intervenisse con la celere, il che non e’ per nulla semplice perche’ (controllate pure su gmaps) i punti ove ferrovie e autostrade sono vicine sono punti molto poco urbani, che sconsigliano l’uso della polizia, ma dicevo anche se si intervenisse con la polizia, ormai le vie sarebbero danneggiate e qualche ora di guerriglia non le riporterebbe certo a posto.
Ma non si arriverebbe mai a tanto, per una semplice ragione. Ovvero, questa:
500_4_ReteElettrica_Italia
Questa e’ la mappa degli elettrodotti italiani. Come vedete, circa nei punti ove i nostri attivisti si sono radunati, passano alcuni dei principali elettrodotti del paese, che come se non bastasse sono reti a circuito singolo. Che cosa significa?
Significa che tagliando due tralicci l’intera rete elettrica nazionale andrebbe giu’, senza troppe possibilita’ di ripristino, o meglio: poiche’ ci sono due grosse sezioni di carico provenienti da svizzera e francia, probabilmente si riuscirebbe a ripristinare la corrente elettrica solo al Nord.
Un bel disastro, vero? Di fatto , esattamente a quell’altezza, si sono accumulate sia le due principali autostrade nord-sud, sia le due principali ferrovie, sia i principali elettrodotti. La polizia non potrebbe arrivare perche’ la minaccia di staccare la corrente sarebbe sufficiente a provocare la resa di Roma. Anche ammesso che si riesca a cacciare i rivoltosi, per ripristinare le linee abbattute servirebbero decine di giorni. E decine di giorni di blackout il paese non li regge.
Morale della storia: Bossi e’ un cialtrone sia perche’ non ha dieci milioni di fucili, sia perche’ non servono piu’ di 20/30.000 manifestanti per spezzare in due il paese.
Adesso viene l’ultima parte. Anche se servissero solo 20/30.000 manifestanti , come e’, il problema e’ che muoverli non passa inosservato a Digos e servizi segreti. Se domani la Lega iniziasse ad organizzare una spedizione cosi’ numerosa in quei due punti, probabilmente verrebbero intercettati e fermati in tempo.
A meno che.
A meno che in quei giorni non sia in programma una grossa manifestazione a Roma, perfettamente legale. In quel caso, i servizi troverebbero assolutamente normale intercettare organi di mobilitazione, gente che organizza viaggi in autostrada, gente che organizza viaggi in treno (perche’ una volta fermata la ferrovia si ferma il treno. Dai fuoco al treno, e non lo togli piu’ dai binari, se non in molti giorni di lavoro) , eccetera.
Di conseguenza, un’eventuale piano per spaccare il paese dovrebbe consistere di:
  • Una scusa per ordinare una grossa manifestazione della Lega a Roma, con grandissima mobilitazione, dentro la quale annegare l’ordine dato ai (relativamente) pochi attivisti e la relativa organizzazione.
  • Un blocco iniziale delle autostrade e dei treni, con incendio di un convoglio sulle rotaie per bloccarle. Una decina di migliaia di persone in ognuno dei due siti, tali da costituire un problema per lo sgombero.
  • La minaccia di tagliare i cavi elettrici. Si possono anche tagliare sin da subito, in effetti, cosa che bloccherebbe le TV, che cosi’ non potranno portare la notizia e  gli allarmi, ed entro 24/36 ore si fermeranno anche i cellulari ed i telefoni.
Capite bene perche’, a questo punto, il problema diventa critico. Qualche geniaccio della pianificazione ha consentito che , ad una certa altezza, vi siano ben tre strutture vitali per il collegamento da nord a sud. Operando in questo modo, ha reso semplicissima un’insurrezione popolare capace di spezzare il paese.
I cinesi dicono che se una farfalla sapesse dove colpire potrebbe uccidere un uomo. Di certo, se la Lega sapesse dove colpire, potrebbe spezzare in due il paese senza troppi sforzi, semplicemente ordinando una manifestazione di massa a Roma, e poi operando in due soli punti nevralgici.
Il vero problema e’ che una volta ottenuto il blackout, le TV sono spente, e i telefoni idem, e pure Internet. Questo significa che la popolazione sarebbe, in gran parte, all’oscuro di tutto (e spesso troppo impegnata a procurarsi acqua potabile e qualche tipo di illuminazione), col risultato che non si puo’ nemmeno sperare in qualche mobilitazione estesa.
A quel punto rimarrebbero solo le radio a vasto raggio, ma parliamo di quelle dell’esercito che dovrebbe rifornirle di energia.
In generale, chi organizzasse la sommossa avrebbe la possibilita’ di rifornirla, avendo preparato sia i percorsi che le auto, mentre le forze armate si troverebbero nella difficile posizione di dover sparare su migliaia di persone, le quali dispongono dell’unica mobilitazione popolare possibile (hanno organizzato loro tutto, quindi possono tenere i contatti) , e anche facendolo il paese sarebbe in ginocchio in pochissimo tempo.
Non so chi sia stato il genio che ha permesso una simile accumulazione di strutture strategiche , ma chiunque sia rischia di aver consegnato il paese nelle mani di chiunque riesca a muovere qualche decina di migliaia di attivisti determinati.
E cosi’, molto meno di dieci milioni di fucili possono spezzare letteralmente il paese in due.
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Uriel

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