Dieci anni senza.

Piu’ o meno in questo periodo , dieci anni fa, ho smesso di avere la TV a casa. Complice il cambiamento di casa, complice il fatto che lavorando in trasferta non ho ne’ il tempo ne’ la voglia, sono dieci anni che non guardo la TV. Feci il primo resoconto di questo esperimento circa tre anni dopo il suo inizio, e ne ebbi delle impressioni. Oggi ho altre impressioni, alcune sono rimaste le stesse ed altre no, e dopo dieci anni e’ ora di tirare le somme.

Innanzitutto, sono arrivato alla conclusione che la lunga esposizione alla TV, nel corso degli anni, modifichi il sistema nervoso umano. Che ne modifichi i meccanismi percettivi. Ne ho la percezione dal fatto che, mano a mano che passa il tempo, sono sempre piu’ in difficolta’ nel discutere con chi guarda la TV, e la difficolta’ aumenta con le persone che ne guardano molta.

Sia chiaro, non mi riferisco alle informazioni in se’: anche usando internet si rimane informati. Chi usa internet e chi usa la TV sa piu’ o meno le stesse cose. Il vero problema e’ il come. E’ il come la TV fornisce l’informazione  che modifica il sistema nervoso umano.
La prima cosa da notare e’ l’impersistenza della notizia, cioe’ il meccanismo ansiogeno. Se guardate un TG, per fare un esempio, la notizia viene data in 2-3 minuti. Se siete li’ in quei tre minuti, se in quei tre minuti nessuno parla, potrete seguirla. Se ve la perdete, passa.
Questo meccanismo e’ ansiogeno, e mette il sistema umano nelle condizioni di essere modificato: l’essere umano viene addestrato meglio e piu’ profondamente quando e’ sotto stress.Cosi’, mentre siete in ansia per carpire al volo l’informazione volatile che la TV vi fornisce, il vostro sistema nervoso si sta addestrando. A che cosa? A carpire l’informazione. A gestirla nella forma in cui vi arriva: veloce, sintetica e volatile.
Bisogna riflettere molto su questo meccanismo, perche’ NON avviene su internet. Questo post lo potete leggere alla velocita’ che volete. Non c’e’ un meccanismo che vi fara’ sparire la pagina fra tre minuti. Se ci fosse, probabilmente vi sforzereste di leggere tutto in fretta e mi maledireste perche’ scrivo troppo.
Dunque, il cervello del telespettatore si specializza nel carpire informazioni brevi, volatili e sintetiche. E siccome questo avviene in stato di ansia (1) , cioe’ in uno stato che definirei “fast-learning” per via dell’ansia e dello stress che ne deriva, di fatto la vostra rete neurale si addestra , si specializza, si trasforma per fare proprio questo. Questo, quindi e’ il primo risultato dell’esposizione; chi e’ sovraesposto alla TV specializza il proprio sistema nervoso nel gestire l’informazione qualora e solo qualora:

  • Sia estremamente sintetica. Chi guarda la TV non e’ piu’ capace di gestire o pensare cose che richiedano piu’ di due o tre minuti di concentrazione. Un concetto che richieda ore per venire esaminato e’ oltre da loro portata. La difficolta’ che trovo con i tossicodipendenti da TV consiste nel fatto che un concetto complesso e/o astratto e’ al di fuori delle possibilita’ del loro cervello mutilato e ormai deforme.
  • Sia estremamente veloce. Chi guarda la TV non e’ piu’ capace di pensare se non velocemente. Puo’ sembrare un vantaggio, ma l’esigenza di velocita’ produce l’esigenza di decidere a priori cosa scartare o meno, altrimenti intralcerebbe il pensiero rallendandolo. Chi pensa troppo velocemente, cioe’, pensa per forza di cose a furia di percorsi predefiniti e riflessi condizionati.
  • Sia estremamente volatile. Chi guarda la TV ha BISOGNO di cambiare argomento dopo pochi minuti. Non potete piu’ parlare di A senza parlare di B dopo cinque minuti. Non potete piu’ sviscerare A, perche’ il vostro interlocutore iniziera’ a parlare di B.

E’ su quest’ultima trasformazione che vorrei riflettere. Si parla molto della TV come arma di distrazione di massa, sottintendendo che il processo di distrazione sia fornito dalla TV mentre essa ci da’ dei contenuti. Quindi, dipenderebbe dalla TV, dai contenuti, e colpirebbe le persone solo mentre guardano la TV.
La mia opinione invece e’ che l’addestramento delle menti sia permanente ed abbia effetti permanenti. Che voi stiate guardando la TV o meno, una volta addestrati a non tenere lo stesso argomento per piu’ di tot minuti , e’ quello che farete 24/H.
Guardate la struttura di un notiziario: Notizia-Politica, Notizia-Disastro,Notizia-Costume,Notizia-Crimine. In realta’ il cervello del telespettatore viene addestrato a cambiare continuamente di contesto, ogni pochi minuti. Il cervello del telespettatore e’ addestrato a pensare a B ogni volta che gli si parla di A.
In pratica, dopo essere stato addestrato, il telespettatore produce la distrazione da se’, senza bisogno di TV. Egli stesso e’ cosi’ abituato a saltare di palo in frasca che continua a farlo anche quando non guarda la TV. Questa e’, dopo dieci anni senza TV, la principale causa di distacco tra me ed i telespettatori. Se io penso ad A, penso ad A. E continuo a pensare ad ogni possibile aspetto di A, focalizzandomi sempre piu’ profondamente su A. Il telespettatore, invece, dopo qualche minuto a parlare di A ti parla di B. Dove B e’ completamente diverso da A. Il processo e’ circa cosi:

  • Uriel: fagiano.
  • Telespettatore: Aha. Ma Vetreria.
  • Uriel: dicevo, appunto, il fagiano.
  • Telespettatore: E non abbiamo ancora menzionato il calcestruzzo.
  • Uriel, si, ma io ti stavo parlando del fagiano.
  • Telespettatore: anche io. E cosa dire degli squali?

E’ un fenomeno che potete notare anche nei commenti di questo blog: moltissimi commentatori non sono capaci di pensare ad A senza mettersi di conseguenza a pensare a B. Il loro cervello e’ addestrato a cambiare contesto di continuo, non fosse altro che per la pubblicita’, e il risultato e’ che dopo qualche minuto il loro cervello “salta”, come si fa in TV tra una trasmissione e uno spot, come si fa nei telegiornali tra una notizia e l’altra, come si fa nei talk show dove si da’ di continuo la parola a persone diverse che parlano di argomenti diversi. Ho un collega che e’ completamente intossicato dalla TV. La sua incapacita’ di concentrarsi sulla stessa cosa per piu’ di tre minuti impatta sul suo lavoro, perche’ non appena ci mettiamo a discutere di un argomento che necessita concentrazione prolungata, lui divaga. Nessuno dei telespettatori se ne rende conto. Nessuno di loro si rende conto che, non appena stimolato con un argomento A, rimane fisso su quell’argomento per qualche motivo, poi “automaticamente”il suo cervello si aspetta un altro argomento, e se non lo riceve ci va a pensare da solo.
Il risultato e’, ovviamente, una serie di discussioni aberranti: qualsiasi argomento la cui eviscerazione richieda piu’ di tre o quattro minuti, oggi, e’ quasi impossibile da trattare con la maggior parte delle persone. Non e’ possibile perche’ le persone non stanno fisse sullo stesso argomento per piu’ di qualche motivo.
Se ascoltate le discussioni che si fanno in giro, vedrete con una certa facilita’ che saltano di palo in frasca in continuazione, senza nemmeno la necessita’ di giungere a delle conclusioni.
Questo e’ il risultato finale: dopo dieci anni senza TV, scopro di essere una merce rara per la ragione che riesco a pensare ad A per un tempo sufficiente a giungere a qualche conclusione da A. Anzi, sono abituato a pensare che devo occuparmi di A almeno fino a quando non sono giunto ad una conclusione, e SOLO DOPO posso passare a B.
Ovviamente, questo impatta su centinaia di aspetti della vita personale di tutti. Chiedere ad una persona di leggere qualche pagina di documentazione e’ possibile, oggi, solo se la lettura richiede pochi minuti: dopo, la persona inizia a distrarsi. Se stesse guardando la TV, del resto, sarebbe esattamente quello che gli succederebbe: starebbe guardando la pubblicita’, oppure il programma gli avrebbe fornito delle novita’, e persino nei film che hanno una trama logica, il cambio di contesto e di punto di vista forniscono al cervello la distrazione: mai vedere la  stessa cosa nello stesso contesto e dallo stesso punto di vista per troppo tempo.

Questo e’, in definitiva, il bilancio piu’ eclatante del fatto di disabituarsi alla TV: mentre voi continuerete a saper pensare ad un singolo argomento da un singolo punto di vista e nello stesso contesto per molti, la mente del telespettatore produce la distrazione della quale ha bisogno anche quando non guarda la TV.

Non esiste un “mezzo” di distrazione di massa. Esiste un addestramento, un’educazione alla distrazione. Una volta addestrata la persona a distrarsi, non importa che stia guardando la TV. Si distrarra’ comunque. Se non trova ragioni per distrarsi, le produrra’ . Ma non riuscira’ piu’ a rimanere con la mente fissa su un singolo argomento per piu’ di qualche minuto.
Dal mio punto di vista, questo produce una certa difficolta’ nel comunicare. E’ assai difficile sviscerare qualsiasi argomento con gente che continua a saltare di palo in frasca, incapace di mantenersi concentrata sulla cosa. A maggior ragione sul lavoro, ove e’ richiesta concentrazione e spesso documentazione, ma anche per qualsiasi argomento: l’uomo televisivo ha perso la capacita’ di lavorare su un concetto senza distrarsi su un altro concetto, e specialmente non sente piu’ il bisogno di arrivare a delle conclusioni.
Alcune persone mi guardano come un alieno quando prendo decisioni. La verita’ e’ che prendere decisioni mi riesce facilmente perche’ arrivo a delle conclusioni. Giuste o sbagliate che siano, io non tollero di lasciar perdere qualcosa prima di essere giunto a delle conclusioni. L’uomo televisivo invece ha perso questo bisogno: perche’ arrivare a delle conclusioni, quando fra tre minuti penseremo ad altro? Se stiamo pensando ad A, A deve avere un significato immediato. Se dovessimo estrarne il significato ci  servirebbe tempo, ma saremmo gia’ persi nello stacco pubblicitario.
Cosi’, l’uomo televisivo si trova in difficolta’ a prendere posizione su qualcosa, se la posizione che deve prendere non e’ gia’ contenuta nella cosa. E’ come se riuscisse a distinguere i buoni dai cattivi solo se i buoni sono vestiti di bianco e i cattivi di nero: non riuscirebbe a prendere posizione da solo, perche’ giudicare richiede troppo tempo.
La TV deve fornire, al giorno d’oggi, un messaggio che contenga la cosa E il giudizio della cosa. Non puo’ raccontare la cosa e lasciare ai telespettatori il giudizio, e non perche’ sia interessata a produrre i giudizi, ma perche’ il telespettatore cronico NON E’ CAPACE DI ALCUN GIUDIZIO.

Il processo di instupidimento NON risiede nei contenuti. Chi sostiene che una TV con contenuti migliori instupidisca meno si illude. La chiave sta nella struttura che viene data ai contenuti, nel continuo cambio di contesto e di punto di vista che la TV necessita per veicolare i contenuti stessi.

Che sia una trasmissione di divulgazione scientifica, giornalistica, scandalistica o intrattenimento non cambia: la voce passera’ sempre e comunque da una persona all’altra, le quali sono state scelte proprio perche’ sono molto diverse tra loro e vedono la cosa da un punto di vista differente. Anzi, spesso i programmi considerati piu’ “intelligenti” sono quelli che fanno di piu’ questa operazione di continuo zapping del punto di vista e del contesto.
Parliamo di camorra? Bene, la voce passa due minuti ad un politico di destra, tre minuti ad un regista, due minuti ad un servizio sul campo, tre minuti ad una vedova della camorra, tre minuti di domande ad un funzionario dei servizi segreti. Se anche l’argomento e’ lo stesso, il continuo cambiare del punto di vista e del contesto non fanno altro che impedire alla persona di pensare alla stessa cosa, nello stesso contesto e dallo stesso punto di vista per piu’ di qualche minuto.
Questo addestra la mente del telespettatore a cambiare di continuo il contesto ed il punto di vista. Poiche’ in tre/quattro minuti il nostro telespettatore NON puo’ pensare a nulla (nella sua vita reale) ne’ giungere a delle conclusioni, si trovera’ a dipendere da conclusioni premasticate. E quindi, a produrre da decisioni premasticate.
Il problema non e’ una fine del senso critico, sia chiaro: qualsiasi cosa possa essere esaminata con una riflessione lunga 3/4 minuti e’ ancora alla portata del telespettatore. Il problema sono le questioni piu’ complesse, che richiedono piu’ tempo.
Cosi’, il problema emerge con la complessita’ e con l’astrattezza di qualsiasi tipo di argomento. La mente del telespettatore e’ stata addestrata all’idea che l’attivita’ piu’ frequente non sia il giungere ad una conclusione, bensi’ il cambiare argomento.Un altro catastrofico cambiamento del sistema nervoso dei telespettatori e’ l’incapacita’ di distinguere la vicinanza degli argomenti da un legame tra i due argomenti.  Il telespettatore pensa che se stiamo pensando ad A, qualsiasi proposizione su A debba essere menzionata ed inserita nel ragionamento. Cioe’, se stiamo discutendo di come affrontare la prossima epidemia di influenza, una discussione sui Promessi Sposi e sui lazzaretti seicenteschi ci sta tutta. Perche’? Perche’ in TV qualsiasi argomento inerente e’ un argomento valido.
La media delle persone che sono affette da addestramento televisivo non si rende conto di questo fatto. Crede di passare da un argomento all’altro per consecutio, e non semplicemente per congiunzione, e non si rende conto di imitare lo stacco, cioe’ l’espediente dialettico con il quale l’annunciatore televisivo porta il telespettatore su un altro argomento.
Se si sta parlando, che so io, di  sanita’, e abbiamo intervistato un primario, subito dopo magari vorremo intervistare un malato. Ora, le due cose di per se’ hanno un argomento in comune ma non hanno niente a che fare, e specialmente non sono l’una la conseguenza dell’altra.
Il presentatore, per rendere piu’ naturale la cosa, dira’ qualcosa tipo “e adesso , per completare il quadro, intervistiamo un paziente”. Ma sia chiaro che la cosa non e’ affatto obbligatoria: non e’ affatto consecutivo che dopo un primario sia logico intervistare un paziente, per esempio. Puo’ essere fatto, e’ un format che funziona, ma le due cose non sono legate tra loro se non dalla decisione degli autori della trasmissione. E’ possibile fare una trasmissione intervistando SOLO primari, e non e’ affatto scontato chela sanita’ debba essere vista da tutti i lati: perche’ non intervistare, allora,  il piadinaro fuori dall’Ospedale maggiore?
Ma una volta che la TV ha abituato l’utente a questo genere di collegamenti, il nostro telespettatore li trovera’ logici, e pretendera’ di inserirli in qualsiasi discussione.
Cosi’, se state discutendo di come mettere in linea dei server , il telespettatore inserira’ nella discussione il fatto che Sun sia stata comprata da Oracle. Il che e’ vero, e sicuramente impatta la strategia di manutenzione di un datacenter, ma  non e’ argomento di progetto, e’ qualcosa che decide chi considera il cost of ownership, ma non chi va a costruire. Ma in TV, le notizie vengono raggruppate per inerenza e non per conseguenza, il che significa che qualsiasi cosa sia relativa ad A puo’ essere inserita in un discorso su A, anche se in definitiva non e’ assolutamente vero che la nuova informazione c’entri.
Questi due fattori si sommano, creando un gigantesco equivoco. Da un lato la mente del telespettatore e’ addestrata a cambiare argomento di continuo. Dall’altro e’ convinta che qualsiasi argomento sia inerente sia anche conseguente.
Il risultato e’ che se parlate di qualcosa con qualcuno, non soltanto non riuscirete a focalizzarvi si un argomento, ma non riuscirete nemmeno a dire che si stia andando fuori tema: il vero problema e’ che informazioni senza senso nell’evolversi della discussione si stanno inserendo nella discussione. La discussione e’ simile a quella sulle banche che trovate nel thread dello sciopero fiscale.

  • Uriel. In un default italiano, i piccoli investitori perderebbero poco, tutto cadrebbe sulle banche.
  • R. Ah, le banche. le banche tedesche e francesi.

Ora, non c’e’ dubbio che se parliamo di banche e di default, ogni banca e ogni nazione siano inerenti. Ma non e’ affatto conseguente il fatto che in un discorso sugli effetti di un default italiano entri una discussione sulle banche francesi e tedesche. Semplicemente i dati sono inerenti, ma non c’e’ alcuna consecutio che li leghi: semplicemente , in una trasmissione televisiva si sarebbe fatto cosi’, perche’ il presentatore direbbe qualcosa “vediamo invece com’e’ la situazione in Francia e Germania”.
E cosi’, il fatto che i presentatori introducano un nuovo pezzo di informazione viene scambiato per un passaggio LOGICO, quando e’ semplicemente lo svolgimento di una trasmissione. Sembra LOGICO che in una discussione sulle banche italiane ci si infilino quelle francesi e tedesche, perche’ in TV si fa cosi’.
Ma ragionare in questo modo non porta da nessuna parte. Chi ragiona cosi’ continuera’ ad enunciare dati senza avere nessuna possibilita’ di giungere ad una conclusione. Si limitera’ ad arricchire qualsiasi discussione di dati, senza pero’ che serva a qualcosa la loro aggiunta: e lo fara’ esclusivamente perche’ in TV si fa cosi’.
In definitiva, quindi, il primo bilancio di dieci anni senza alcun contatto con la TV e’ questo: mi e’ sempre piu’ chiaro come tutti quelli che ne fanno uso per molte ore abbiano un cervello malfunzionante. La differenza e’ cosi’ marcata che spesso tronco le discussioni non appena iniziano a procedere come format televisivi. Non mi interessa discutere aggiungendo contenuti inerenti ma irrilevanti , non mi interessa discutere per distrazione e neanche discutere senza approfondire, ne’ finalmente mi interessa discutere senza arrivare ad alcuna conclusione di merito.
L’unica cosa certa e’, molto semplicemente, che non dipende dai contenuti , ma dalla struttura. Non cambia nulla RAI3 o Rete4. Le informazioni sono diverse, il modo di comunicare e’ il medesimo.
Ed e’ il “come” che fotte il cervello, non il “cosa”.

Uriel

E per finire: arma totale, termonucleare definitiva:

[ndr: immagine di procace fanciulla rimossa. dovete pur leggere Niente Stronzate©® da dietro i filtri antispazzatura no?
T€TT€, CUR/€  e T0RT@ ALLA PANNA. E adesso dov’e’ , il tuo dio? Eh? Eh?

(1) Avrete notato quanto si incazza la gente che cerca di seguire la TV mentre qualcun altro parla ad alta voce. Non e’ la stessa reazione che le persone hanno quando vengono interrotte durante una discussione, ne’ la reazione che hanno se vengono interrotte mentre fanno altre cose.

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