Di Greta.

Di Greta.

Sono stato bonariamente “rimproverato” di non parlare “abbastanza” di Greta Thunberg, e devo dire che questo rimprovero mi stupisce per una ragione: chi vuole parlarne dovrebbe aver ricevuto cosi’ tanti segnali del tipo “se sbagli muori” che oggi raramente persino i giornali piu’ quotati evitano l’argomento, riducendosi alla mera descrizione di fatti (come sta avvenendo durante le proteste per la miniera di carbone).

Chiunque abbia un minimo di intelligenza politica dovrebbe aver capito una cosa: Greta Thunberg ha dalla sua parte abbastanza “potenze” tali che, in definitiva, chi la tocca con intenzioni ostili muore. Semplicemente. 

E la pletora di agenti che eliminano sistematicamente chi attivamente le attraversa la strada sui social e’ sterminata: apparantemente, dietro Greta (che poi e’ solo un avatar di sua madre) c’e’ una qualche “potenza”  piuttosto pervasiva.

Tate , Peterson, (persone di cui non avevo molta stima, peraltro, quindi non mi si puo’ accusare di simpatie: ho scritto “abbastanza male” di Peterson in tempi non sospetti) sono solo due tra i molti esempi di persone finite in qualche guaio con le autorita’ per il solo fatto di essersi trovati sulla strada di Greta.

Il messaggio e’ chiaro. 

Detto questo, e’ comunque saggio capire PERCHE’ e’ pericoloso parlare male di Greta, cioe’ per quale motivo all’ occidente e’ necessaria una Greta.


La prima cosa che avrete notato e’ che dietro al marketing della transizione green non c’e’ nulla. Cosa significa? Significa che per anni stiamo stati bombardati , dai giornali, dai media e persino dai social, con l’idea che il mondo stesse procedendo a grandi passi verso una “transizione green”. 

Le aziende erano sempre a pubblicizzare cose come “ormai anche le piante alla reception sono innaffiate con acqua riciclata” (tecnicamente, l’acqua si ricicla da sola piuttosto bene, e lo fa usando energia solare, da qualche miliardo di anni) , “la nostra macchinetta del caffe’ usa solo energia solare” , e tutta la parafernalia, proiettata su di noi 24/7, ci aveva fatto credere che mancasse poco, che i combustibili fossili avessero ormai le ore contate, eccetera eccetera.

Poi arriva una crisi di gas e petrolio, per via della guerra in Ukraina, e crolla tutto. Il “Car Sharing”, i monopattini elettrici, le auto elettriche, i pannelli solari, di fatto hanno inciso pochissimo sulla dipendenza da fonti fossili. Era tutta ammuina. 

Ma l’ammuina ha fatto girare MOLTI soldi. 


La seconda cosa da capire e’ quale sia, di preciso , la crisi che sta attraversando l’occidente intero. Non e’ una crisi di produttivita’ o una crisi tecnologica o una crisi di materie prime. La recente scoperta di un enorme giacimento di terre rare in Svezia dovrebbe mostrarlo chiaramente.

La crisi che l’occidente sta attraversando e’ una crisi di CREATIVITA’.

Se il mercato cerca continuamente novita’, l’industria per competere ha bisogno di economia di scala. Economia di scala che richiede standardizzazione. Che uccide la creativita’.

Facciamo un esempio:

Vi sara’ capitato, in autostrada, di guardare il retro di un’auto che vi precede, e credere fosse la stessa marca e modello che stavate guidando voi. Quando avete guardato bene, avete notato subito che si’, il retro dell’auto era identico, e anche l’intera scocca era quasi identica, ma la marca era diversa e il modello era diverso. Cosa significa? 

Significa che in nome dell’economia di scala si condividono sempre piu’ parti, il che IMPLICA la standardizzazione delle interfacce, il che implica una convergenza del design.

Un tempo, questo errore nel riconoscere il modello non sarebbe potuto succedere, ma OGGI siamo molto , molto, molto vicini al “modello unico” , almeno per fascia di automobili. E forse oltre, se pensate che la Ferrari ha delle parti in comune con alcuni veicoli commerciali FIAT.

Quindi il mercato ha bisogno di auto nuove e diverse tra loro per esistere, mentre l’industria converge verso un numero di modelli davvero diversi , numero che ormai si conta sulla punta delle dita. 

Agli albori dell’industria, al fatto che la produzione artigianale richiedesse una creativita’ che gli artigiani avevano ma gli industriali no, si rispose con il “design industriale”. Che inizialmente tento’ di essere una fucina di idee, ma oggi come oggi e’ una cascata di noia e standardizzazione. Non per nulla Nokia offriva decine di modelli estremamente diversi da loro: Apple ha standardizzato cosi’ tanto il cellulare che potremmo chiamarlo “parallelepipedo lucido” nel 100% dei casi.

Ma la crisi di creativita’ e’ ovunque: e’ vero che molte cose (compresa Hollywood) si sono “industrializzate”, ma d’altro canto, si aggiunge anche l’invecchiamento della popolazione (che e’ allergica al cambiamento) e il fatto che il management e’ allergico al rischio, e quindi preferisce il “more of the same success story” al “nuovo, ma forse non piace al pubblico”.

Persino l’ IT continua a girare in tondo: qualche anno fa scrissi che, considerando un ciclo di 20 anni circa, (il tempo necessario a dimenticare “socialmente” che l’idea e’ vecchia) , ci sarebbe stato un ritorno di SecondLife. E voi sapete cosa sia il “metaverso”. Ma nemmeno SecondLife era nuovo. Si trattava di un MMORPG. Altri 20 anni indietro, cambia solo la potenza dei computers in gioco.

Cosi’ come il “Cloud” e’ solo un Mainframe, Twitter e’ solo IRC con un’interfaccia web, Facebook e’ solo una BBS su vasta scala, Whatsapp e’ solo Jabber on steroids, Instagram e’ solo una imageboard, eccetera, eccetera , eccetera:

se volete prevedere la next big thing dell’ IT, andate indietro di 20 anni, prendete la tendenza di quel momento (una che e’ gia’ morta, cosi’ non se la ricorda nessuno) e non sbaglierete di sicuro.

Lo stesso vale per la moda, il cibo, e tutto quanto: si ricicla con una cadenza ventennale. Il ventennio e’ necessario per fare in modo che le persone dimentichino lo stesso boom , e non si accorgano che il problema non e’ per nulla nuovo. Il RAP arriva circa 20 anni dopo la breakdance, il punk rinasce ogni 20 anni, il rock rinasce ogni 20 anni, eccetera. Il risultato e’ che se avete la mia eta’ e una buona memoria ne avete pieni i coglioni. 

Se riciclassimo i prodotti quanto siamo bravi a riciclare le idee, probabilmente non ci sarebbe bisogno di Greta, ma tant’e’: la crisi di creativita’ dell’occidente e’ endemica.

Ma perche’ non continuare col buon vecchio “rivendiamo la stessa merda ogni 20 anni, chi se ne frega?”. La risposta e’ semplice: non siamo piu’ soli.

L’IT sarebbe andata avanti con Facebook, Twitter, Whatsapp, Reddit & co ancora per molto, se non fosse arrivato dalla cina un prodotto chiamato “TikTok”.

Non siamo (piu’ ) soli, e se c’e’ una cosa che NON possiamo permetterci e’ una crisi di creativita’.  D’altro canto, i nostri prodotti di punta sono cosi’ industrializzati che possiamo, di fatto , produrre solo merda che abbia la stessa identica standardizzazione e la stessa identica economia di scala.

Ma anche senza i cinesi, c’e’ un secondo problema: mano a mano che i prodotti diventano sempre piu’ uguali, standardizzandosi, succede una cosa:

  1. La competizione avviene a scapito del prezzo.
  2. Il brand scompare.

Cosa significa? Prendete Internet. Tutti gli ISP vi offrono i “big 3”: IP, VoIP, IPTV. Siccome il prodotto e’ identico, quando ho cambiato casa non ho cercato di muovere il mio contratto altrove. Ho solo cercato chi offrisse piu’ banda al minor costo e ho fatto il contratto li’. Non me ne fregava niente di chi fosse l’azienda. Morale, il Brand non ha piu’ valore. Che sia O2, Vodafone , DT, il problema non si pone. Il router e’ sempre un Fritz, e alla fine mi interessa solo la banda. 

E lo stesso succedera’ con le auto: i SUV ormai sono cosi’ uguali tra loro che li scegliete per il prezzo. Non per il brand. Ormai solo i vecchi ci badano.

L’altro punto della standardizzazione e’ che essa puo’ avvenire solo a scapito dei prezzi. E questo riduce i margini. Cosa che implica ancora piu’ economia di scala. Che richiede ancora piu’ standardizzazione. E via cosi’.

Allora, come facciamo a spezzare il ciclo di mancanza di creativita’, per esempio nel mondo dell’auto? 

Ovvio: passiamo alla macchina elettrica.

Ma per non perdere il patrimonio di anni e anni di design convergente, continueremo a farle con 5 posti (anche quando la popolazione di molte citta’ e’ composta da famiglie di 3 persone e un 50% di single), e il design non prendera’ MAI in considerazione il fatto di aver perso due quintali di acciaio che prima chiamavamo “il motore”. 

Ma non importa, perche’ se non proponiamo novita’ il brand scompare e si lotta solo sul prezzo. Perche’ credete che una Tesla costi cosi’ tanto? Perche’ non compete sul prezzo, ma sullA feature: e’ elettrica.

All’arrivo di molta concorrenza, ne parleremo di nuovo, dei prezzi Tesla.


Anche il settore immobiliare, in Europa, ha un problema. La popolazione non cresce, non servono davvero nuove case, anche comprando migliaia di case per tenere alti i prezzi, il gioco non vale la candela perche’ le case non si rivalutano. 

C’e’ un modo per rivalutarle? Certo. Imponiamo certificazioni green sempre piu’ strette, mettiamo pannelli sui tetti, cambiamo gli impianti, e blablabla. E avremo un incremento degli investimenti, con una rivalutazione degli immobili: la cosa non fara’ comodo ai proprietari di una casa sola, ma agli investitori del mondo Real Estate fara’ molto comodo, perche’ se comprate casa per investirci, una rivalutazione e’ musica per le vostre orecchie.

Potrei parlare di fashion, che ormai compete solo sui materiali, uno piu’ “green” e “riciclabile” dell’altro, possiamo parlare di un settore qualsiasi, e otterrei sempre la stessa cosa: il green e’ l’unico modo che hanno di proporre una novita’, nel deserto conclamato della “creativita’” occidentale. Che e’ morta.


Mi direte “pero’ la crisi climatica esiste, ed e’ grave”. Non esiste alcuna “crisi” climatica, esiste un cambiamento del clima. Probabilmente causato dalle emissioni di CO2 , e tutto quanto. Diventa una crisi quando si scontra con esigenze economiche, esigenze politiche ed esigenze di marketing. Cosa voglio dire?

  1. Nessun modello climatico prevede l’estinzione della specie umana nel prossimo secolo. Nessuno. “Last generation” o “ultima generazione” si riferisce a ipotesi fatte piu’ di un ventennio fa, sulle quali non esiste piu’ un consenso scientifico.
  2. Una variazione di 1.5 gradi e’ gia’ avvenuta in passato, pochi secoli fa, alla fine del minimo di Maunder, e non e’ stata cosi’ devastante. Del resto, esiste consenso scientifico sulla natura del riscaldamento climatico, ma sugli effetti esistono solo congetture. Certo, un evento climatico “estremo” puo’ distruggere intere zone abitate, ma ci sono luoghi del pianeta ove il clima e’ SEMPRE estremo. Sapete , in certi posti esiste una stagione delle piogge, ove la “bomba d’acqua” si chiama “settimana” e un evento come quello che ha devastato Ischia si chiama “mercoledi’”. Se la casa crolla per la pioggia, il problema puo’ essere la pioggia. Ma anche la casa.
  3. La specie umana si e’ adattata ai climi piu’ estremi senza fiatare. Abbiamo popolazioni che vivono nel circolo polare artico e popolazioni che vivono nel deserto del sahara. Queste congetture catastrofiche sono abbastanza opinabili.
  4. La CO2 non scalda immediatamente. Il riscaldamento che vediamo oggi e’ della CO2 di diversi anni fa. Anche smettendo ora di emettere CO2, la situazione peggiorera’ per molti anni, prima di invertirsi.Sarebbe ora di chiedersi come sopravvivere al riscaldamento, anziche’ concentrarsi in toto sull’esigenza di fermarlo.
  5. La CO2 non scompare immediatamente. A seconda degli studi, sono dagli 80 ai 120 anni. Quindi, se anche dovessimo smettere oggi, dopo qualche anno di peggioramento avremmo un secolo buono di clima riscaldato. 

Questo non significa che sia sbagliato fermare le emissioni: significa che se ci credessimo davvero , oltre a fermare le emissioni dovremmo chiederci come sopravviveremo  al prossimo secolo. Ma nessuno lo fa. 

Del resto, nessuno crede davvero nemmeno del riscaldamento, e neanche nell’inquinamento. Prima di cercare casa in citta’, avete mai consultato una mappa dell’inquinamento? No. Perche’? Perche’ ci credete sino ad un certo punto. Prima di comprare un prodotto alimentare, vi siete mai chiesti quanto sia inquinato il posto dove viene prodotto? No. Altrimenti non mangereste prodotti della Pianura Padana, che e’ uno dei due posti piu’ inquinati d’ Europa. 

E cosi’ via. Il tema in se’ e’ irrilevante perche’ , detto come va detto, al di la’ della moda a nessuno frega DAVVERO un cazzo di niente. Certo, quando siamo al ristorante forse preferiamo il “bio”, ma in ultima analisi si tratta di priorita’ 99, cioe’ “se abbiamo risolto tutti gli altri problemi”.


Il riscaldamento globale, come altre modifiche dell’intero ecosistema, e’ dovuto alla proliferazione incontrollata di un organismo detto “Homo Sapiens”. La CO2 e’ un dettaglio. Abbiamo avuto una crisi CFC ai tempi del buco nell’ozono. Crisi che abbiamo fatto rientrare. Adesso abbiamo una crisi del CO2. La faremo rientrare? Ok. Ma una popolazione che cresce passa da una crisi ecologica all’altra. Forse avremo una crisi delle plastiche, forse dei cementi, forse degli asfalti, ma siccome stiamo buttando nell’ambiente questa roba in quantita’ incredibili, prima o poi ognuna di loro diventera’ una crisi.

Siamo passati in pochi millenni da una popolazione di 80.000 esemplari ad unadi otto miliardi. In due secoli, da un miliardo ad otto miliardi.

Nessun ecosistema puo’ sopravvivere senza cambiare stato ad una specie che prolifera in questo modo. Dubito, personalmente, che se non la smettiamo di aumentare la popolazione potremo farci qualcosa. 

Detto questo, il “green” rimane una svolta indispensabile. Non perche’ sia necessario alla sopravvivenza della specie: perche’ e’ indispensabile alla sopravvivenza dell’economia industriale dell’occidente intero, in una condizione di scomparsa della creativita’.


Prima di chiudere, voglio parlarvi del periodo Carbonifero. In questo periodo, la popolazione vegetale che produce lignina ha avuto una crescita “malthusiana”, cioe’ una crescita esponenziale limitata solo dalle risorse. Il problema era che nessun organismo digeriva gli alberi. Per un tempo enorme, tutti questi alberi morti crollavano al suolo e rimanevano al suolo, come se fossero di plastica. Perche’ nessun organismo li biodegradava.

A furia di cadere uno sull’altro di fatto costruivano enormi giacimenti,  che poi sono diventati carbone. Perche’, appunto, era il carbonifero.

Poi sono arrivati alcuni funghi, alcuni licheni, e altri organismi capaci di decomporre il legno. Il periodo carbonifero e’ finito cosi’. Adesso al massimo sopravvive la torba, che viene piu’ che altro dalle marcite.

Cosa significa? Significa che la plastica non e’ eterna. Significa che ci sono gia’ organismi capaci di digerirla. Quello che succede in una crescita del genere e’ che i primi organismi si riproducono , piano piano, a dismisura. Fino a quando la popolazione esplode, perche’ ci sono risorse a strafottere che nessun altro ha modo di consumare, perche’ nessun organismo sa come consumare la risorsa.

In questo momento siamo nella fase iniziale dell’espansione: possiamo dare per scontato che questi batteri e questi insetti abbiano gia’ incontrato la plastica. Per esempio, la famosa isola di plastica nel pacifico. Se la plastica continua a crescere, (qui bisognerebbe distinguere tra diverse plastiche, certo) , e’ solo questione di tempo e poi vedremo le specie capaci di mangiare la plastica che proliferano in maniera incontrollata. 

Morale? Nel breve termine una proliferazione incontrollata di Homo Sapiens puo’ sballare ogni cosa. Ma i cinghiali hanno imparato a vivere in citta’ in meno di 50 anni, gli orsetti lavatori in meno di 20, i ratti ormai sono secoli, eccetera. Non siamo veloci come pensiamo nel cambiare l’ambiente.

Questo vi dice che nel lungo termine, la specie umana potrebbe essere incapace di modificare l’ambiente. 

Per non parlare dei virus: che ci hanno mostrato che anche Homo Sapiens e’ una risorsa , che non siamo davvero in cima alla catena alimentare, e che se noi ci chiamiamo “superpredatori”, allora il covid a giudicare dagli effetti e’ uno “strafottutopredatorecolcazzoamartello”. E se creiamo le condizioni ideali per una crescita malthusiana di qualsiasi organismo si cibi di “homo sapiens”, probabilmente da qui ad un secolo il problema delle emissioni sara’ risolto da un brusco calo di numero.

E’ improbabile che la crescita “piu’ che malthusiana” della specie homo sapiens duri ancora per molto. A quanto pare, “mamma natura” sta prendendo la mira , e sempre meglio. Partendo dal dodicesimo secolo la peste impiego’ sei secoli per arrivare e attraversare l’ Europa. La “Spagnola” impiego’ mesi. Una nuova variante di COVID arriva in settimane. Mi spiace, ma tra un paio di altri “tiri di prova”, la crescita di Homo Sapiens sara’ , diciamo, “razionalizzata”. 

L’antropocene non e’ una situazione di lungo termine.


MA questo non toglie che, alla fine, l’industria occidentale abbia un estremo bisogno di “una svolta green”. E siccome la crisi di creativita’ e’ una crisi VERA, non vi consiglio di mettervi di traverso ad un sistema industriale e finanziario che ha paura e cerca di sopravvivere.

La svolta green e’ :

  1. la prima grande idea di marketing e di branding completamente nuova, da quasi 80 anni.
  2. la prima grande svolta industriale da vendere ai clienti, da quasi 50 anni.
  3. l’ultima speranza di un sistema industriale che boccheggia nella mancanza di creativita’ e nella standardizzazione piu’ estrema.

C’e’ BISOGNO, un ESTREMO bisogno di una “svolta green”. Dietro “Greta”, oltre a sua madre, c’e’ TUTTO. Praticamente TUTTO. 

Chi tocca Greta, muore.

Punto. 

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