Di Covid e Pillon

Di Covid e Pillon

Di Covid e Pillon

In questi giorni comincero’ ogni post specificando che sto bene, che sono due volte vaccinato e in coda per la terza. Sto facendo telelavoro perche’ un collega fesso dell’est si e’ vaccinato “con lo sputnik” ed e’ in ospedale, ma se ti vaccini a Cernobyl , poi la situazione e’ perfettamente sotto controllo, come si diceva all’epoca.

In ogni caso, sto bene, e la situazione qui e’ drammatica essenzialmente per i non vaccinati. Motivo per dedicare il busto di Darwin a questo post.

Detto questo, passiamo alla parte buffa del post. Perche’ a quanto pare Pillon ha paura che esca il reggiseno da uomo. Considerando il fatto che Giuliano Ferrara ha almeno una coppa C la cosa non mi stupirebbe, e personalmente non ci troverei nulla di male.

Prima di parlare, pero’, svelo il mio Bias sui Måneskin. Musicalmente non sono il mio genere, ma:

  1. Victoria doma serenamente un Danelectro Longhorn e ci fa delle belle cose. Non e’ semplice come dicono i tuttologi. Quella ragazza e’ una potenza.
  2. La voce di Damiano migliora, anche se sta marciando molto sull’abbigliamento provocatorio.
  3. Hanno vent’anni, quindi energia e vitalita’, e un sacco di voglia di scopare. E questo e’ tutto quello che il rock deve essere.
  4. In generale, quindi, non mi piace come musica ma andrei ad un solo concerto per godermi l’energia.

Detto questo, non c’e’ alcun fattore X: in Italia e’ riuscita una fusione tra due industrie, che Sanremo ha cercato e alla fine realizzato. Le due industrie sono quella musicale e quella del fashion italiano. Non e’ un mistero che i Måneskin siano sotto l’ala protettrice delle varie maison, da ETRO a GUCCI.

Allora, se fondi insieme il business della musica con un altro centinaio di miliardi/anno del fashion , e’ ovvio che il gruppo ha la capacita’ di arrivare molto lontano: e’ vero che quasi tutti i cantanti famosi hanno consulenti e boutique ad occuparsi del look, ma i Måneskin vanno ben oltre:

Di Covid e Pillon
Questa foto potrebbe stare su qualsiasi rivista di fashion.
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Integrazione con Gucci Riuscita.
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Anche con ETRO
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Del resto, se fai glam rock….

Quindi il “fattore X” (che causerebbe il loro successo) non e’ difficilissimo da trovare, anzi direi che sia una delle cose che vi vengono sbattute sotto il naso di continuo.

Per favore, smettete di parlare di “anomalo” successo della band, e di “misterioso” fattore che li porta al successo: e’ una chiarissima operazione di convergenza industriale. Ed e’ visibilissima, visto che praticamente ognuna delle loro foto potrebbe stare sulla copertina di un giornale di fashion.

Per fare una differenza, una band americana che voglia essere “glam rock” al massimo ti fa questo:

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che e’ fico, ma non c’e’ un’industria della moda da centinaio di miliardi/anno dietro, e si vede.

E’ sicuramente un esperimento non da poco, l’alchimia e’ riuscita in Italia, e gli americani dovranno rispondere con qualcosa. Ripeto: anche Lady Gaga e’ famosa per i vestiti, ma un vestito di bistecche (sebbene notevole) non viene da un’industria che intende vendere per miliardi di dollari/anno. Ha dietro le spalle un atelier famoso, ma gli ordini di grandezza sono diversi.

Ecco cosa ne penso in generale, quindi. Credo che negli USA qualche manager di Major abbia capito, e si stia chiedendo “e adesso noi con cosa rispondiamo?”. Perche’ col RAP il trucco non riesce, e bisogna capire bene che avere dietro alle spalle degli sponsor con centinaia di miliardi di business ti fa vincere la qualsiasi cosa.

Forse nel mondo K-Pop o J-Pop potrebbero fare qualcosa di analogo, comunque.

Ok, detto questo, andiamo al succo: Pillon che attacca i Måneskin.

Per prima cosa, hanno sbagliato i Måneskin a rispondergli. La propaganda dei cattolici e delle destre moderne si basa su una tecnica facilitata dai mass media, che qui in Germania diverse trasmissioni e blog stanno spiegando molto bene. Lo stanno spiegando, con mio grande piacere, anche in diversi licei.

Di Covid e Pillon

Se ci sono due gruppi, uno col 99% e uno con l’ 1%, quello piu’ piccolo chiedera’ ai media un “contraddittorio”, ove un esponente di ogni gruppo si confrontera’ in una situazione di “par condicio”. Il guaio e’ che il telespettatore vede una situazione del 50%/50%, e crede che i due gruppi siano altrettanto estesi, dunque democraticamente credibili, secondo il principio “uno vale uno”.

Pillon che esalta Povia contro i Måneskin non fa altro che convincere chi ancora guarda la TV, cioe’ i vecchi e i nati vecchi, che Povia e Måneskin sia una cosa tipo Beatles contro Rolling Stones. Ma a livello di vendite e gradimento non so nemmeno se qualche giovane sappia chi e’ Povia.

Una cosa che quindi NON andava fatta e’ di rispondere a Pillon. Il consenso di Pillon e’ infinitesimale, e quello della Lega e’ vastamente sovrastimato, specialmente in termini di impatto sociale e culturale.

(anche tralasciando il fatto che un Povia che ti canta “una famiglia e’ fatta da una mamma e un papa’” in abito da sera avrebbe probabilita’ di successo a livello quantistico: avrebbe un solo ascoltatore, Pillon, perche’ anche Povia se ne vergognerebbe.).

Ma avrete notato che ultimamente, tra i Fedez (bella l’Idea del dominio pata-elettorale) e i Måneskin , Lady Gaga e co, si direbbe che i cantanti stiano tornando all’impegno politico. Per quanto si possa dire che i Måneskin ci marcino con la fluidita’ sessuale , il bacio in Polonia e la mise Bulgara sono chiaramente provocazioni, perche’ in entrambi i paesi (in teoria) avrebbero dovuto essere arrestati per “propaganda all’omosessualita’. ” .

I due governi non hanno voluto aprire un casus belli e non cedono alla provocazione, ma l’azione politica e’ ovvia.

Ma perche’ sembra che tra i musicisti torni l’impegno politico? Il problema sta proprio nel meccanismo della par condicio, che grazie ad internet e’ saltato.

Bisogna fare un salto indietro, e passare alla storia delle leggi sulla “par condicio”. Berlusconi era appena entrato in politica, e per impedirgli di avere piu’ voce sui media (che possedeva) la sinistra (che pure godeva di una vistosa egemonia culturale ai tempi) decise di creare le leggi sulla “par condicio”.

In pratica, bastava che un cantante dicesse qualcosa dal chiaro riferimento politico (pensate ad una canzone come “Dimmi il nome” dei Litfiba, al periodo  di “Terremoto” ) e la legge imponeva alle radio di NON trasmetterla, oppure di trasmettere una canzone di uguale durata ma contenuti “opposti”.

Siccome di musica “Berlusconiana” ce n’era poca, per sopravvivere e apparire in radio e TV e giornali i musicisti italiani smisero di fare impegno politico. E fini’ cosi’ l’era dell’impegno politico dei cantanti.

Poi arriva Internet, e tra piattaforme di streaming e social network i cantanti hanno un’altra leva per fare successo: non dipendono piu’ dai media tradizionali, quanto dai nuovi media.

la legge sulla par condicio a Fedez o a gente famosa oggi gli fa una sega, perche’ quando sei famoso sui social non hai bisogno di radio, TV e giornali.

In pratica, Internet ha tolto dalla bocca dei cantanti il tappo messo dal PdS di d’Alema,  ai tempi che furono.

Si stanno quindi sovrapponendo diversi fattori:

  • i social media liberano i cantanti dalle catene della “par condicio” , e li mettono in grado di parlare nuovamente.
  • il RAP italiano sta morendo della morte cringe e penosa che ha sempre meritato. I cantanti , anche quelli che vengono dal “rap” come Fedez, sono sempre piu’ impegnati politicamente.
  • la fusione tra industria del fashion, rifugio storico di persone GLBT, e musica, sta portando grandissima visibilita’ “POP” ad alcuni messaggi politici.

contro questo, nemmeno le classiche dottrine di propaganda hanno successo, perche’ se mettiamo insieme soldi, sesso e musica, anche l’odio e’ un prodotto perdente.

Non dico che i Måneskin salveranno la politica o cose simili. Dico semplicemente che si tratta del prodotto di un sistema industriale che e’ meglio non mettersi contro, a meno di volerne essere schiacciati.

Perche’ qualche migliaio di Bot della “bestia” di un partito difficilmente resisterebbero all’assalto di milioni di “fans”, che non dimentichiamolo, significa “fanatici”.

Brutto momento, per Pillon.

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