Il demone del fango.

Si fa un gran parlare su quanto accaduto a Genova, sul fatto che la colpa sia di tizio o di caio o di sempronio – finendo col dare la colpa all’ “elettore”, che e’ un altro nome di “qualcun altro” – ma onestamente questi approcci mi sembrano fallimentari. Anche il discorso del “dissesto idrogeologico” contiene elementi di verita’, ma se la verita’ viene mostrata parzialmente, si tireranno conclusioni ad muzzum.

Allora, partiamo da un caso generale.

Prendiamo un’infrastruttura, che so io un ponte che scavalca un fiume. Lo facciamo costruire, che so io, nel 1500, e tutto va bene.  Diciamo che l’architetto, conoscendo il proprio cemento, pensi a quel ponte come un ponte che dura 200 anni.

Poi, nel tempo, il traffico aumenta. Siamo nel 1700, e c’e’ il triplo del traffico, perche’ si aggiunge quello mercantile. Cosi’ facciamo abbassare le ringhiere del ponte , e via. Notiamo che i piloni siano un pochino sprofondati – era pensato per durare 200 anni – e rimediamo palificando il fondo del fiume attorno alla base dei piloni stessi.

Cosi’ un ponte pensato per durare 200 anni e portare gente a piedi, o qualche carrozza a cavallo, oggi trasporta migliaia di persone, un traffico merci di centinaia di carovane al giorno, e sta su un terreno rattoppato.

Arriva il 1800. Il traffico triplica ancora, e arrivano le ferrovie. Cosi’ sugli stessi pilastri poggiamo alcune travi e allarghiamo il ponte, consentendo anche ad una ferrovia di trovarci posto. Siccome i piloni soffrono, ma noi abbiamo scoperto dei gran acciai, fasciamo i piloni con delle fasce di acciaio, copriamo il fondo di blocchi di cemento per renderlo piu’ stabile, e andiamo avanti.

Ci troviamo nel 1900 , e non vorremmo certo abbattere un ponte del 500, spero! Ma adesso abbiamo le auto, i Tir, abbiamo i treni ad alta velocita’, dobbiamo far passare qualche condotta dell’acqua da un lato all’altro della citta’,  alcuni tubi con dei cavi elettrici di potenza e altri cavi di ogni genere.

Cosi’, bella iniezione di calcestruzzo nel terreno attorno ai pilastri, altre fascie di acciaio, e allarghiamo ancora il ponte, in modo che ci passino migliaia di auto, TIR, treni ad alta velocita’, e ci si appendano tubi dell’acqua, del gas , cavi elettrici e compagnia.

Ora, che cosa succedera’ a quel ponte, 300 anni oltre il suo limite di design, sottoposto a sforzi mai pensati e adibito a compiti per il quale non era progettato?

Ovviamente, rattoppi o meno, crollera’.

Quando crollera’? A dire il vero potrebbe crollare in qualsiasi momento, ma ci sono degli eventi che producono delle, diciamo “cuspidi” nella probabilita’ che il ponte crolli. Piogge, piene del fiume, piccole scosse sismiche normalmente non avvertibili.

Quando, ad una piccola piena, il ponte crollera’, allora inizieremo a chiederci di chi sara’ la colpa:

  1. Dell’autorita’ che non ha previsto la piccola piena.
  2. Dell’autorita’ che gestisce il fiume e non ha gestito la piccola piena.
  3. Di chi non ha mai irrobustito il ponte abbastanza.
  4. Di chi non ha mai avvisato che il ponte fosse cosi’ fragile.

tutte queste accuse possono avere senso, se lette in senso parziale. Ma la colpa del crollo del ponte non e’ di NESSUNO di questi enti.

La colpa e’ di chi ha voluto usare un ponte del 500 per fare cose che non era disegnato per fare, in un secolo nel quale il ponte NON era disegnato per arrivare.

Il demone del fango non e’ nel momentaneo fallimento di una buona pratica, ma nella decisione di usare infrastrutture disegnate per NON arrivare al 2014, e per NON fare quelle cose.

Adesso prendiamo un’infrastruttura piu’ grande.

Una citta’.

Una citta’ e’ un’infrastruttura.E’ molto complessa, ha molti piu’ use-case di un ponte, e’ piu’ grande, e’ piu’ usata. Ma in definitiva, e’ un’infrastruttura.

Ora, esaminiamo bene Genova. Chi ha costruito la citta’ mezzo millennio fa(2), scegliendo proprio quel posto per farla,  aveva in mente una citta’ portuale , i cui edifici duravano, mediamente, 200 anni , abitata da un decimo della popolazione attuale, senza gli acquedotti di oggi, le fogne di oggi, con le strade SENZA automobili, nessun traffico di camion, facile da difendere per le tecniche militari del tempo.

Siamo nel 2014. Nella mente del costruttore, NESSUNO dei palazzi esistenti dovrebbe esserci ancora. L’economia cittadina e’ completamente diversa. La popolazione e’ dieci volte piu’ numerosa. Le fonti energetiche sono diverse. Ci vogliono quasi cento volte piu’ litri di acqua per uso domestico rispetto ad un tempo. Le fogne sono quasi venti volte piu’ capienti.

Sapete una cosa? Persino i costruttori di 500 anni fa, se gli aveste sottoposto il problema in questi termini, AVREBBERO FATTO GENOVA IN UN ALTRO POSTO.

Il demone del fango non e’ chi “amministra il territorio”, non e’ chi “doveva avvisare della pioggia”, chi “doveva allertare”, chi “doveva intervenire prima/dopo/nel frattempo”.

No.

Il demone del fango e’ una forza oscura ed irrazionale che vi spinge ad abitare una citta’ che e’ stata ideata, disegnata e costruita con una sfida MOLTO diversa in mente, in un luogo che e’ stato scelto, e quindi considerato sostenibile, avendo in mente numeri MOLTO diversi, economie diverse, usi diversi.

non e’ solo Genova. Se vi ostinate ad espandere le vecchie citta’ e a vivere in centri storici costruiti 500 anni fa con le abitudini di oggi, OGNI citta’ si trovera’ nelle condizioni del ponte di cui sopra: completamente fuori dai requisiti progettuali, la vita prolungata artificialmente 300 anni oltre il design dei costruttori.

Conoscete qualche manufatto disegnato per reggere uno sforzo 10 volte maggiore in quantita’, completamente diverso in quantita’, 300 anni dopo la fine del suo esercizio stimato dal costruttore?

Siete sicuri di poter usare, nel 2300, un sottomarino di classe Kilo per andare sulla Luna? http://en.wikipedia.org/wiki/Kilo-class_submarine

Perche’ abitare Genova (ed altre citta’ storiche) oggi , nel modo che state usando, e’ ESATTEMENTE quello che fareste se decideste di usare un sottomarino di classe Kilo per scorrazzare nello spazio.

Ma specialmente, se per colpa di una tempesta solare il sommergibile che usate dovesse esplodere, avrebbe senso accusare chi non ha previsto la tempesta, chi doveva avvisare i passeggeri, chi doveva rinforzare le paratie, chi doveva isolare meglio il periscopio e tappare meglio i tubi dei siluri?

No: la decisione sbagliata sarebbe, evidentemente, quella di usare un classe Kilo per volare nello spazio.

Ecco, il problema delle citta’ storiche in Italia , cosi’ come il problema di tutti i disastri attribuiti a “bombe d’acqua”, “bombardamenti di siccita’”, “invasioni di vento”, “esplosioni di neve” e tutte le espressioni buffe che si inventeranno i disastrologi (1) e’ che si stanno abitando citta’ che NON furono MAI disegnate a quello scopo.

Se chiedete ad un archeologo, vi parlera’ di una cosa strana: le “citta’ abbandonate”. http://en.wikipedia.org/wiki/Ghost_town e ce ne sono anche in Italia:  http://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0_fantasma_in_Italia

Che cosa succede? Succedeva che quando, per una ragione o per l’altra una citta’ non serviva piu’ per lo scopo originario, o non serviva piu’ bene, allora si costruiva una citta’ vicina e ci si spostava (come nel 1255 tra Siponto e Manfredonia, in seguito ad un terremoti) o semplicemente la citta’ veniva abbandonata e gli abitanti si spostavano in un luogo piu’ adatto.

Cosa ci insegna questo? Ci insegna che una citta’ puo’ NON ESSERE PIU’ adatta alla vita della comunita’ che ospita.

Allora, sono d’accordo sul fatto che il centro storico di Genova sia bello e di qui e di la’. Benissimo. Tenetelo, e fateci vivere LA QUANTITA’ DI ABITANTI CHE ERA DISEGNATO PER AVERE. Senza auto, che la citta’ non era disegnata per avere, e senza camion, e senza tutto cio’ che la citta’ non fu mai disegnata per avere.

Poi, si gentrifica: si costruiscono piccoli centri/o quartieri periferici nei dintori e si sposta la popolazione.  Ovvero, Genova non fu mai costruita per fare quello che fa oggi.

Certo, spendendo una cifra si poteva modificare l’assetto idrogeologico per far andare le cose. Cosi’ come spendendo molto si puo’ usare un ponte del 500 per l’alta velocita’ ferroviaria, e cosi’ come nel 2300 , spendendo un pochino, si potranno portare vecchi sommergibili Kilo sulla Luna.

Ma non ha senso farlo.

Sinche’ si continuera’ a pensare che qualsiasi cosa vecchia sia una reliquia, o a cazzate tipo “il legame tra l’uomo ed il posto”  e tutto il resto della merda , e si continuera’ a pensare che un luogo scelto per farci una citta’ secoli e secoli fa sia adatto ANCHE alla vita di una citta’ dieci volte piu’ grande e popolosa, beh, il demone del fango non e’ nella protezione civile, o nell’amministrazione (che pure hanno accelerato le cose con la loro inefficienza), ma nella completa MANCANZA di pianificazione su grande scala.

Le citta’ sono infrastrutture. Hanno limiti di design, intervalli di funzionamento, ed una data di scadenza.

Se si va oltre a questi limiti ed a queste scadenze, vi puo’ andar bene per un secolo, per due secoli, ma poi l’infrastruttura collassa.

E questo vale per TUTTE le citta’.

A meno di non abbatterle periodicamente e ridisegnarle, chiaramente.

Quindi dovete prepararvi: il demone del fango, i gremlins del crollo improvviso, i folletti del collasso strutturale, le ruzalke degli allagamenti, continueranno ad abitare qualsiasi citta’ che non venga abbattuta e rifatta periodicamente,quando non spostata completamente.

Entro 20 anni, vi scontrerete con il limite di durata del pessimo calcestruzzo armato che i palazzinari del dopoguerra hanno usato, sino ai primi anni ’70. Sta per arrivare un’era nella quale una pioggia, una microscossa di terremoto, un autotreno che passa, un treno , un tuono, una folata di vento, saranno capaci di abbattere interi condomini, se non interi isolati.

Darete la colpa a chi non ha previsto il microterremoto, a chi non ha avvisato della folata di vento, a chi ha permesso agli autotreni di passare, a chi ha costruito le ferrovie, a chi non ha pensato alla pioggia, ma la colpa sara’ molto, molto, molto a monte, ed e’ la decisione di abitare in edifici, luoghi e zone che , come infrastrutture, non sono piu’ adatte per lo scopo.

Genova , con lo stile di vita odierno, dovrebbe avere al massimo 250.000 abitanti. Il resto, se vive li’, deve rassegnarsi a lottare col demone del fango. Perche’ quell’infrastruttura che chiamate citta’ non e’ disegnata per fare quel lavoro li’. Gli stessi ideatori, se aveste parlato loro di 600.000 abitanti, avrebbero SCELTO UN POSTO DIVERSO.

E bisogna sempre ascoltarlo, il parere del costruttore: quell’infrastruttura avrebbe dovuto resistere a questi requisiti qui:

Historical population
Year Pop. ±%
1115 50,000
1300 100,000 +100.0%
1400 100,000 +0.0%
1400+ 117,000 +17.0%
1861 242,447 +107.2%
1871 256,486 +5.8%
1881 289,234 +12.8%
1901 377,610 +30.6%
1911 465,496 +23.3%
1921 541,562 +16.3%
1931 590,736 +9.1%
1936 634,646 +7.4%
1951 688,447 +8.5%
1961 784,194 +13.9%
1971 816,872 +4.2%
1981 762,895 −6.6%
1991 678,771 −11.0%
2001 610,307 −10.1%
2011 608,493 −0.3%

a mio avviso e’ gia’ miracoloso che si siano superati gli anni ’70, e non voglio sapere quanto sia costato.

Uriel Fanelli, mercoledì 22 ottobre 2014

(1) Suggerisco “armageddon del blackout”, “orda di onde marine”, “tsunami di polizia forestale” , “pandemia di grandine”, “powerpoint di trombe d’aria” , “microsoft visio di Ebola”.

(2) Genova e’ molto piu’ antica, ma gran parte dell’eredita’ odierna e’ di circa 500 anni fa.

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