Democrazia diretta.

Sempre a riguardo della questione tecnologica, mi hanno chiesto che cosa pensi della “democrazia diretta via internet”, ovvero dell’idea di usare gli strumenti ed i tempi di Internet per gestire la partecipazione alle elezioni. Questa idea della tecnologia diretta e’ molto diffusa, sta prendendo piede, e devo dire che e’ una delle cazzate piu’ immani della storia.

Prima di tutto un avviso: siccome ho scelto di cambiare linea da con una da 50Mbit per casa -cosa che implica un diverso fornitore e un diverso cavo da attivare- sono sconnesso per un pochino.  Quindi la frequenza dei post va a rilento.
Il problema e’ che moltissimi pensano che il problema della democrazia sia la democrazia stessa. Pensano cioe’ che basti dare il voto a tutti per ottenere il miglior paese possibile, quando la democrazia in se’ e’ nata per scongiurare che si ottenga il peggior paese possibile , ma non garantisce per nulla di avere il migliore.

Quando e’ nata la democrazia era un mezzo. Nessuno si sognava di dire che fosse un sistema di valori, o un sistema politico dotato di ideologia. Essa fu adottata per una ragione semplice: se la maggioranza e’ d’accordo con qualcosa, e se ne e’ pure discusso con la minoranza -magari facendo qualche concessione- il sistema e’ piu’ lontano dall’idea di rivolta violenta o di guerra civile.
Questo pero’ e’ evidentemente un mezzo, e’ uno strumento. Non e’ certo un insieme di valori o un qualcosa che , da solo, vi possa garantire un governo.
Facciamo un esempio pratico per spiegare. Ricorderete la vicenda di Omar ed Erika. I due uccisero a coltellate la madre di Erika e il fratellino, e la prima cosa che fece la ragazza fu di uscire gridando che erano stati alcuni slavi.
La ragazza fu creduta per qualche giorno, e solo dopo alcuni accertamenti della scientifica fu chiaro che non erano stati “slavi” ad ucciderla, ma per un paio di giorni l’opinione pubblica era ferocemente indignava e i giornali scrivevano della “naturale propensione degli slavi all’omicidio violento”.
Ora, supponiamo che in quel momento, usando Internet , fosse stato possibile indire un referendum per il giorno dopo, e di far votare gli italiani. Un semplice referendum contro gli slavi in italia avrebbe sicuramente vinto, con tutti gli incidenti diplomatici, le ritorsioni commerciali e le conseguenze sul PIL.
Allo stesso modo, subito dopo  un eclatante fatto di cronaca, come potrebbe essere un grave fatto di mafia, sarebbe assai facile per un partito fare un referendum sul “federalismo”.

La democrazia diretta via internet non funziona bene come strumento di gestione del consenso e del governo per una prima ragione, ovvero il fatto che la sua immediatezza la presta all’opportunismo mediatico. Succede un casino, parte il referendum e in due giorni la prima reazione emotiva della popolazione diventa legge.

Cosi’ voi direte che la velocita’ con cui si indice il referendum puo’ rimanere quella che e’, ma l’importante e’ che alla fine sia facile fare il referendum e che sia -grazie ad internet- meno costoso. Molto bene. Cosi’ impiegherete sempre un paio di mesetti per fare il referendum, ma sara’ piu’ semplice indire i referendum e risparmierete soldi nel farlo.

Anche su questo non sono d’accordo.

Prendiamo per esempio la storia dei rifiuti di Napoli. Ad un certo punto le regioni del nord furono chiamate a smaltire i rifiuti di Napoli, nonostante per un certo malaffare fossero molto piu’ tossici dei normali ifiuti domestici(1).

Ora, anche avendo tempi piu’ lunghi, il referendum si poteva fare ugualmente. Il guaio e’ che una simile emergenza finisce in tempi piu’ piccoli di, diciamo, 4 mesi. Allora i casi sono due: la monnezza si gestisce ugualmente verso le regioni del nord anche se un referendum potrebbe dire di no in seguito (e poi si riporta giu’?) oppure si aspetta che il referendum finisca.

Prendiamo l’ipotesi di chiusura di un vecchio ospedale verso una nuova struttura piu’ idonea. Se fate un referendum, tutta la zona circostante dira’ di NO alla chiusura dell’ospedale stesso. Negozianti, baristi, affittacamere, anziani, albergatori, tutti quelli che hanno un interesse che gravita attorno all’ospedale voteranno contro, anche se quel particolare ospedale non e’ costruito in maniera sufficientemente buona da ospitare una sanita’ moderna.

Ovviamente  il politico locale vorra’ fermare tutto nell’attesa del referendum, visto che se la sua decisione venisse sconfessata dal referendum stesso le conseguenze politiche sarebbero pesanti. D’altro canto, la legge in vigore prima del referendum sara’ quella vecchia. Morale: il referendum “facile da indire” origina una paralisi delle decisioni.

Nel momento in cui una legge potrebbe essere cambiata da un referendum, il politico che deve decidere non sa cosa fare. Se decide e poi viene sconfessato, la sua parte politica e’ screditata. Cosi’, semplicemente il referendum “facile da indire” non fara’ altro che venire usato come minaccia politica o almeno come strumento per fermare la decisione o per ricorrervi dopo..

Il secondo motivo per cui la democrazia diretta , anche con tempi lunghi, e’ del tutto controproducente e’ che , anche sul lungo termine, esso e’ prono a fenomeni NIMBY, “non nel mio giardino di casa”, e contemporaneamente al “voglio un Pony”, ovvero “guai a te se mi chiedi di sacrificare qualcosa per un bene maggiore.

Adesso direte che quindi , oltre ad avere il referendum via internet i cui tempi sono rallentati per evitare scelte dettate dall’emozione, volete anche che vi sia qualche filtro che riduca il referendum a questioni che non siano prone ad interessi di bottega. Insomma, la gestione di cose materiali per il bene collettivo la devono fare dei tecnici capaci di valutare il bene collettivo anche se la decisione e’ impopolare.

E abbiamo tolto anche il secondo requisito: prima di tutto con internet non abbiamo piu’ una democrazia veloce, in secondo non abbiamo neanche una democrazia universale, ovvero ci mettiamo di mezzo un bel filtro che eviti che maggioranze egoiste vessino le minoranze. In Italia ci sono piu’ ascoltatori di Radio Maria di quante persone subiscano l’irraggiamento dalle sue antenne. Un eventuale confronto vedrebbe una maggioranza egoista dire SI a Radio Maria e poche decine di persone dire NO alla leucemia.

In ultimo, mi porterete in campo “i costi”. Questo sarebbe vero se tutti voi foste disposti ad accettare il verdetto delle urne alla cieca.

Voglio dire, quando andate a votare, fate la croce sulla scheda e poi la mettete in una scatola. Cosa impedisce che la scatola sia sostituita con un’altra, che la vostra scheda sia gettata via e sostituita, eccetera? Ovviamente, lo impedisce il fatto che ci sono gli scrutinatori. Se non sentiste il bisogno di scrutinatori, vi si potrebbe recapitare a casa una scheda elettorale unica, con sopra un bel codice a barre unico per scheda, chiedervi di votare e poi spedirla per posta a Roma, ove verrebbe scrutinata, passandola sotto uno scanner per codici a barre.

Solo che cosi’ non vi fidereste? E se la lettera non arrivasse? E se qualcuno la sostituisse? Potreste mandarla con raccomandata R/A, per dire. Potrebbe esserci un posto ove imprimere la vostra impronta digitale, nel caso saltassero fuori questioni di autenticita’, per un uso futuro. Certo stampare una cosa simile e’ difficile rispetto alle schede attuali, ma il risparmio organizzativo (rispetto a mandare un militare a sezione, portare le schede, aprire edifici pubblici, pagare scrutinatori, etc)  sarebbe enorme.

La domanda e’: perche’ non lo fate? Perche’ vi piace pensare che se VOI in persona vedete la scheda entrare nell’urna, e VOI IN PERSONA vedete gli scrutinatori -e magari li conoscete voi, e se non voi li conosce il vostro partito- che controllano, e quindi l’esito del voto sia verificabile.

Se vi dicessi domani che si vota andando su un sito web e cliccando, la prima domanda e’: e chi controlla? Chi controlla i numeri, chi controlla che il programma che li conta funzioni bene, chi controlla che non ci siano sostituzioni o manomissioni, chi controlla che dall’altra parte del monitor ci sia l’elettore e non qualcuno cui l’elettore ha venduto la password, o ha dovuto cederla sotto minaccia?

la verita’ e’ semplicemente che i meccanismi di voto presenti in Internet vanno bene sino a quando ci si aspetta che sia un mondo di gentiluomini. Avete votato online le parlamentarie di Grillo per un puro atto di fede, credendo che i voti sarebbero stati conteggiati bene senza neanche chiedere a Casaleggio di rendere pubblici i sorgenti del software stesso. Non sapete nemmeno se il software abbia bachi o meno.

Cosi’, quello che chiederete e’ che – per evitare rischi di spionaggio o di manipolazione – il voto avvenga via internet, si, ma solo ed esclusivamente da postazioni certificate e sotto il controllo statale. Poi vorrete che ci siano controllori neutrali e verificabili dal lato del mainframe che fa i conti e raccoglie i voti. E alla fine, finirete col duplicare l’intero meccanismo attuale, che non e’ nato per caso, ma proprio per soddisfare le vostre richieste.

Quindi no, non credo che l’idea di internet come strumento di voto immediato su questioni contingenti aiuti a prendere decisioni migliori, non credo che aiuti a prendere decisioni sui temi giusti, e non credo nemmeno che faccia risparmiare soldi.

Uriel

(1) vedendo i comuli di rifiuti per le strade, chi doveva gestire rifiuti speciali (pagando, come parricchiere, elettrauto, officine, etc) ha deciso di liberarsene gratis buttandoli nel mucchio. Cosi’, i rifiuti risultarono enormemente tossici.

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