Critica dei risultati.

Del Mossad non si butta via niente.

Scritto da Uriel Fanelli il 1/16/2009

Ho accennato, nell’articolo precedente, ad un processo critico nei confronti dei metodi politici degli anni ’70 , e subito mi e’ arrivato il discorso (molto diffuso a sinistra) sulla storia del “contestualizzare”. “Contestualizzare” e’ il modo con il quale si pretende che le condizioni al contorno legittimino ogni processo ed ogni metodo: secondo i sostenitori di questo processo, non sarebbe giusto leggere il passato con gli occhi moderni.

Trovo che questa logica sia un ammasso di merda. Innanzitutto perche’ i bilanci si fanno a posteriori, e quindi per forza di cose nel fare un bilancio si sta guardando il passato con gli occhi di oggi. Affermare che non si debba guardare il passato con gli occhi dell’uomo di oggi e’ come dire che non si dovrebbero fare bilanci, e questo e’ esattamente cio’ cui vuole tendere questa logica.

Per tornare al discorso originale, le associazioni gay italiane hanno clamorosamente fallito ogni obiettivo. La provincia italiana rimane invivibile per i gay al massimo livello, mentre le citta’ creano quella liberta’ dovuta all’indifferenza, che non e’ una vera forma di liberta’.

Sicuramente la societa’ e’ cambiata negli ultimi 40 anni e tollera molto di piu’ i gay: nessuno di questi cambiamenti e’ merito di lotte politiche delle associazioni gay. Esso e’ dovuto essenzialmente all’invasione di cultura anglosassone e alla diffusione di modelli culturali stranieri che sono molto piu’ tolleranti. Ma se io chiedessi ai gay che cosa gli ha dato la sua organizzazione, quello che otterrei e’ che gli ha fornito liste di luoghi per il battuage, qualche giornale di moda, ha costruito saune, discoteche, bar. Fine.

Il fatto che le organizzazioni politiche del mondo gay italiano non siano mai riuscite a produrre effetti politici della propria esistenza e’ da considerarsi, in quarant’anni, un clamoroso fallimento. Sotto ogni aspetto. Se non fossimo “a rimorchio” di modelli culturali anglosassoni, non sarebbe cambiato nulla.

A questo punto, sappiamo che stiamo esaminando un fallimento, perche’ gli obiettivi prefissati NON sono stati ottenuti. Un bacio tra due uomini e’ ancora, a discrezione del giudice, oltraggio al pudore.

Stabilito che stiamo parlando di un fallimento (e ce lo dice un magrissimo bilancio di conquiste) , e’ ovvio che l’unico approccio intellettuamente onesto e’ quello critico: se qualcuno ha fallito andremo a vedere dove abbia sbagliato. E per vedere dove abbia sbagliato dobbiamo per forza di cose criticarlo.

A questo punto arriva il furbetto e dice “contestualizziamo”. Certo: contestualizzando saltera’ fuori che viste le condizioni al contorno non potevi fare altro, e quindi non hai mai sbagliato. Solo che i risultati che (non) hai ottenuto dicono il contrario.

E’ ovvio che se 40 anni di attivismo politico del mondo gay non ha cavato un ragno dal buco, ogni possibile indulgenza vada messa da parte: qualcuno ha sbagliato, ha sbagliato di brutto, e se non diventa chiaro continuera’ a sbagliare.Ragione per cui, quello che occorre fare non e’ contestualizzare, anzi: quello che occorre fare e’ DEcontestualizzare, e bisogna farlo per giudicare gli errori fatti nei termini dei risultati ottenuti.

Se una strategia ha fallito, che fosse giustificabile nel contesto e’ irrilevante: bisognava fare diversamente (o perlomeno non fare quella cosa li’) per non fallire. La politica anni ’70, diciamolo, non ci ha portato nulla di buono, ne’ sul piano culturale ne’ sul piano politico: non solo ci sono state poche conquiste, ma tali conquiste erano cosi’ poco robuste ideologicamente che dopo pochissimi anni sono gia’ state stravolte: sebbene sia un bene che oggi la donna possa decidere se abortire e ci sia il divorzio, non me la sentirei di dire che le donne siano piu’ rispettate oggi che in passato, anzi.

E questo non e’ un caso: se vai in piazza a gridare “libera e brutta”, prima o poi scoprirai che una simile idea di donna e’ controproducente, perche’ risulta essere una forzatura; non c’e’ alcun motivo per il quale essere sgradevoli ti renda una donna piu’ libera, e non appena qualcuno fara’ un confronto con una donna “libera e bella” scoprirai amaramente che hai scelto un credo quam absurdo, qualcosa che verra’ demolito dalla normale dinamica delle cose umane.

Ovviamente, si potrebbe dire che “contestualizzando” a quei tempi si poteva fare solo cosi’, affermazione che tenderebbe a dimostrare che non si sia mai sbagliato: tuttavia, oggi la sconfitta della donna si celebra principalmente sul piano culturale, e non si puo’ dare tutta la colpa a Drive In senza chiedersi per quale motivo subito dopo gli anni ’70 pieni di “libere e brutte” gli italiani si siano accodati: evidentemente, era una forzatura ideologica.

Cosi’ quando esamino un fallimento non accetto la contestualizzazione (ne’ alcun altro processo) che mi portino ad essere meno critico del dovuto, anzi: meno critico del massimo possibile. Se si analizza un fallimento, si vuole ottenere una collezione di tutti gli errori fatti, e questo non si puo’ fare se si introducono ragionamenti i quali dimostrino che, tutto sommato, non hai mai sbagliato nulla: se hai fallito su tutta la linea, hai sbagliato su tutta la linea, ed ogni modello di pensiero che porti a decidere il contrario DEVE essere sbagliato.

O, come diceva Galileo, “eppur si muove”.

Sara’ anche vero che “contestualizzando” si dimostri che nessuno abbia sbagliato: i dati empirici ci dicono pero’ che si sia fallito, ovvero l’esatto contrario.

Uriel

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