Countdown III.

Come volevasi dimostrare, dopo la seconda “manovra correttiva” dei conti il mercato torna in crash e la UE ci avvisa che “forse dovrete fare un’altra manovra”. In realta’ si tratta di qualcosa che ci avvicina ancora di piu’ al default, che essenzialmente e’ cio’ che vogliono (ma di cui non immaginano le conseguenze) alcuni paesi ariani, che vogliono l’ Italia fuori dall’Euro.

 

Per prima cosa, bisogna capire il perche’ ci verranno chieste N manovre correttive, cosi’ come alla Grecia vengono chieste continue “riforme” ai conti. Il motivo e’ che si vuole arrivare al punto in cui siano le nazioni a dire “Usciamo dall’ Euro”.

 

Lo statuto dell’ Euro vieta alle nazioni di uscirne (se non avendo palesemente torto e quindi esponendosi a ritorsioni commerciali) e d’altro canto vieta che siano espulse. Il problema e’ che , oggi, molti paesi “ariani” desiderano che l’euro divenga un club per biondi con gli occhi azzurri.

 

Cosi’, quello che fanno e’ di chiedere continui sacrifici, e ancora sacrifici, sino a quando il costo politico sara’ tale che qualcuno dira’ “Basta”, e non fara’ altre manovre aggiuntive. A quel punto, siccome la BCE avra’ la scusa per negare soccorso, il risultato sara’ che questi paesi (Italia compresa) lascieranno l’ Euro.

 

Come si arriva a questo? Si arriva dopo la lezione del SuperMarco. Durante il periodo del SuperMarco in europa di ha il fenomeno di alcune economie nascenti, e la ragione di questo fenomeno e’ che le valute come la Lira valgono meno e svalutano pure, ritagliandosi pezzi del mercato tedesco, francese, inglese. L’ Euro nasce principalmente per difendere quei mercati: esso e’ troppo forte per permettere ai paesi emergenti d’Europa di competere, ma contemporaneamente troppo debole per frenare Germania, Francia, Olanda, Inghilterra.

 

L’euro comincia la sua carriera a 0.8$, realizzando cosi’ il sogno tedesco e mitteleuropeo: un’economia forte con una moneta debole. Capacita’ di produrre E capacita’ di vendere. Ovviamente questo distrugge le economie periferiche, che sono state portate a bordo PROPRIO per fare da zavorra alla moneta. Senza l’ Italia , la Grecia e la Spagna, cioe’, l’ Euro sarebbe schizzato immediatamente a due dollari , rendendo impossibili le esportazioni tedesche , francesi, olandesi.

 

La sfortuna di queste nazioni bionde e’ stata quella di temere l’inflazione (l’economia italiana ci aveva fatto il callo) . Cosi’ hanno dato alla BCE uno statuto che le impone di impedirla , e il risultato e’ che nessuna operazione di svalutazione era possibile.

 

Tutto e’ andato bene sino a quando l’euro non ha iniziato a rafforzarsi. Poiche’ la BCE, per limitare l’inflazione, non puo’ propriamente intervenire, il problema si sta ripresentando nuovamente: il supereuro arriva a 1.4$, e i tedeschi iniziano a risentire della concorrenza (1). Come se non bastasse, all’interno dell’ Europa la differenza di stipendi e’ ancora troppo alta, e le imprese italiane, spagnole e greche iniziano a colonizzare la Germania.

 

Inoltre, siccome la competizione sulle materie prime continua, si sta iniziando a pensare che una moneta piu’ debole sia controproducente, e non solo 1.4$ sono pochi, ma sono addirittura troppo pochi. Sarebbe , cioe’, carino tornare al Marco.

 

C’e’ anche una ragione politica: i tedeschi sono assai bravi a gestire il proprio orticello, in maniera tattica, ma quanto a strategia non brillano. Cosi’, sebbene siano la nazione economicamente piu’ potente d’Europa, nelle sedi politiche NON riescono a farsi valere. La BCE e’ prima gestita da un olandese con la supplenza dei tedeschi, che l’hanno fondata. MA appena inizia la competizione vera, l’ inettitudine strategica dei politici tedeschi fa passare immediatamente in avanti i francesi con Trichet, e poi arriva la colonizzazione italiana di oggi, che presumibilmente tornera’ ad essere francese subito dopo, se non addirittura inglese. I tedeschi scoprono di saper giocare in Germania, ma di essere inetti alla politica quando si gioca con tante squadre in campo.

 

Cosi’ iniziano i malumori, e oggi i paesi biondi hanno capito che l’utopia di un’economia forte con una moneta debole e’ illusoria, e che se vogliono comandare sulla moneta devono riportarla a casa.

 

Cosi’, il punto e’ che oggi il sogno di Olanda, Germania, Francia e Inghilterra (anche per altri motivi, questi ultimi) e’che Italia, Grecia, Spagna e Portogallo escano dall’ Euro. Non possono cacciare nessuno perche’ lo statuto non lo permette, ma come dice il proverbio, possono gettare una scarpa nel caminetto.

 

La scarpa nel caminetto e’ semplicemente la continua, incessante richiesta di misure impopolari, che inevitabilmente portera’ i governi, prima o poi, a dire “basta, non ci sara’ un’altra ondata di tasse”. Fatto questo, dovranno trattare il default E l’uscita dall’ Euro.

 

Come ho gia’ detto, i biondi hanno qualche piccolo problema ad immaginare strategie, e per la precisione ne hanno in direzioni precise. Gli errori che compiono sono:

 

  1. I paesi dopo il default sono facili prede della colonizzazione. L’esperienza russa non e’ bastata loro a capire che dopo un default ci sono un paio di anni di sacrifici, e questo porta al governo dei poteri molto poco inclini a lasciarsi colonizzare. Pensano che mandando al default Grecia e Italia poi gli si daranno le industrie e le proprieta’, ma non si rendono conto che una volta spezzati i legami prevarranno sempre e comunque i poteri locali. Se il governo e’ enormemente indebolito dal default, i poteri locali impediranno di venire svenduti. Se il governo diventa nazionalista per il default, il governo stesso non tollera invasioni. Tertium non datur, perche’ dopo un evento forte di governi “moderati” non se ne parla. Non reggono.
  2. I paesi non si rialzano dal default. Al contrario, i 90 MLD che paghiamo di interessi sono il 6% del PIL. Se restano in casa e diventano spesa pubblica , il PIL fa +6% solo per quello. Per questa ragione l’ Argentina sta crescendo oggi del 7-8% (8/9% se lo misuriamo all’americana). Un default dell’area mediterranea non porterebbe l’area in miseria per sempre: produrrebe due/tre anni di difficolta’ e poi un riavvio improvviso.
  3. L’area mediterranea e’ morta per sempre. Dopo la conquista delle americhe tale area e’ diventata marginale rispetto all’ Atlantico, ma con la crescita di Africa e Asia essa diviene centrale. La UE, per puro disinteresse (e per boicottare le economie italiane e spagnole) ha fallito miseramente -e volutamente- gli accordi euromed. Adesso i paesi-sponda stanno cambiando -e no, la Turchia dall’ Europa si sta allontanando ogni giorno- e non c’e’ neppure una compagine di governi con cui trattare. Un default dell’ Italia e della Grecia ci permetterebbe di cominciare dalla carta bianca.
  4. Nessuno aiuterebbe quei paesi. Sbagliato. Dopo il default argentino, il governo locale litigo’ con l’ FMI e mando’ a quel paese buona parte delle istituzioni internazionali. Poteva farlo perche’ arrivarono investimenti cinesi a iosa, e l’economia riparti’ velocemente. La Cina ha accumulato esperienza da quell’evento e SA che mano a mano che un paese e’ in difficolta lo si piu’ aiutare per farne una piattaforma. Oggi i cinesi stanno lentamente penetrando nei porti greci. Le rivoluzioni dei paesi del maghreb hanno fermato la loro penetrazione nel mediterraneo, ma l’ Italia che va in default per loro sarebbe la manna. Non ci aiuteranno -non illudiamoci- PRIMA del default. Ma quando ci andremo – perche’ ci andremo- e quando lascieremo l’euro -perche’ lo lascieremo – aspettatevi una visita del boss cinese in Italia. Chi si illude che coi cinesi si stia davvero trattando di acquisto di BTP non ha capito NIENTE.Stanno discutendo del “poi”.
Entro una decina di anni, la configurazione della zona sara’ qualcosa come:

 

un’area euro ristretta ai paesi del nordeuropa, e ancora senza la partecipazione entusiasta degli inglesi. In pratica, una federazione del mare del Nord, in debole crescita e soggetta all’influenza russa.

 

Un’area mediterranea che parla principalmente con est e sud (africa e medio oriente) in relativa crescita.

 

Una zona anglosassone in ritirata piu’ o meno autarchica (se non altro nel senso finanziario del termine) verso nordovest, con diversi tentativi di sbocco nel commonwealth britannico India e nel centroamerica.

 

Non c’e’, a mio avviso, modo di evitarlo. Se non entrano in gioco eventi caotici, la classica farfalla che sbatte le ali, lo scenario piu’ probabile e’ questo.

 

Non illudetevi: le perturbazioni continueranno (correggere il disavanzo NON cambia l’ammontare del debito complessivo) , e ad ogni oscillazione si chiedera’ al governo un bagno di sangue per tranquillizzare il mercato.  Le manovre non basteranno MAI, cosi’ come avviene in Grecia, dove ad ogni settimana si pretende che il governo faccia nuovi tagli al welfare: qualcuno si illude di messicanizzare i greci.

 

Come in un culto che pretende un continuo olocausto , prima o poi il popolo si rompera’ il cazzo di bruciare capretti al Dio che manda la carestia, cambiera’ Dio e decidera’ che e’ meglio mangiare i capretti anziche’ sacrificarli, proprio perche’ siamo in carestia.

 

Oggi il dio e’ il mercato. Si continua a sacrificare tutto al mercato. Bisogna pagare gli interessi al mercato, bisogna fare le manovre per il mercato, bisogna a tutti i costi tranquillizzare il mercato, placare questo dio furioso che manda le carestie.

 

Perche’ c’e’ anche un altro modo di procedere: bruciare il tempio, tenersi gli agnelli e lasciare che il Dio che manda le carestie faccia un poco quel che gli pare. Noi avremo carestie comunque, lui dovra’ trovarsi qualche altro fedele che gli costruisca un tempo.

 

E a quel punto, il problema sara’: ha piu’ bisogno un Dio dei suo fedeli, o i fedeli del loro Dio? Ha piu’ bisogno il mercato finanziario delle economie nazionali, o le economie nazionali del mercato finanziario?

 

LA risposta e’ ovvia. E non appena le “misure per stabilizzare il mercato” si riveleranno piu’ temibili delle conseguenze del default, al Dio del mercato finanziario rimarranno due soli templi: Londra e New York.

 

Tutti gli altri popoli troveranno altre divinita’.

 

Uriel

 

(1) I tassi di crescita tedeschi sono calcolati alla tedesca. L’esperienza con gli indigeni mi insegna di dividere sempre per 3 tutti i numeri “buoni”  che vengono dalla Germania.

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