Cosa succede in citta’.

Mi scrivono a riguardo della vicenda del sindaco bolognese, sulla quale mi chiedono un parere. Il problema e’ che non si tratta di una vicenda strettamente politca, ma essenzialmente massonica. Per capire il problema occorre capire una cosa. Dunque, facciamo un esempio: chi domina e sovrasta la politica torinese? Risposta: FIAT. Bene. Chi domina e sovrasta la politca bolognese? Risposta: Alma Mater Studiorum. Cioe’ l’universita’ piu’ antica del continente.

Per capire la vicenda di Delbono bisogna capire chi sia delbono. Partiamo dal passato per creare una prospettiva. Quando arrivai a Bologna per studiare, Bologna era una citta’ di 370.000 abitanti, di cui 90.000 tra studenti fuori sede e dipendenti che ruotavano attorno all’universita’.Insomma, il 25% delle persone che vivevano a Bologna erano inditto puro per la citta”. Il resto, altre due su quattro, ci guadagnava in qualche modo (affitti di czase, ristoranti, pub, etc) La massa di studenti fuori sede produceva un effetto tale sul mondo immobiliare che all’universita’ bastava spostare qualche aula per cambiare i prezzi delle case e il valore di bar e ristoranti di in un quartiere intero. Il mondo delle professioni ne risente allo stesso modo: c’e’ il dott, ma c’e’ il Prof Dott. C’e’ l’Ing, ma c’e’ il Prof. Ing. Tutte le associazioni di categoria sono dominate dall’universita’.
Con un simile indotto ed un simile potere , ovviamente l’universita’ domina(va) la citta’ almeno quanto FIAT domina Torino. Era una dominazione silenziosa, ma feroce. Per fare un esempio, una serie di stupri condotti contro normali cittadini non hanno lasciato troppo indisposta la politica locale, che ha risposto “Ma Bologna non e’ catania”. Quando la vittima e’ stata una studentessa fuori sede, l’indomani Cofferati era di fronte alle baracche dei rumeni con le ruspe, hanno dato l’ultimatum di uscire dalle baracche (senza nemmeno il tempo di prendere con se’ qualsiasi cosa) e hanno raso al suolo. L’universita’ temeva un calo di iscrizioni fuori sede.
Questo rapporto tra universita’, ordini professionali (e quindi business), immobiliare , economia locale e politica e’ sempre stato gestito mediante una massoneria tra le piu’ penetranti ed onnipresenti del paese. Sebbene il piddino medio si indigni per le oscure trame della massoneria e accusi berlusconi di essere massone, gran parte della meravigliosa unita’ di intenti tra privato, stato e societa’ della societa’ bolognese e’ da imputarsi principalmente ad una gigantesca massoneria che gravita attorno al centro universitario.
Ma le cose stanno cambiando. Stanno cambiando perche’ Bologna sta crescendo come citta’ commerciale, cosa che ha introdotto una nuova classe di imprenditori, molto liquida, e poco legata alla massoneria, e le cose stanno cambiando specialmente dopo l’arrivo dell’alta velocita’, che sta drenando business da Milano . Inoltre, il decentramento dei centri universitari  emiliani ha ridotto il numero di fuori sede e di iscritti in generale.
Morale della storia: il blocco massonico PD/Universita’/Ordini Professionali/Appalti sta perdendo terreno, o meglio sta trovando un nuovo mondo economico concorrente, in forte crescita. Per questa ragione la politica bolognese ha visto rappresentanti dell’imprenditoria commerciale sempre piu’ forti porsi come concorrenti al vecchio moloch universitario/massonico. Guazzaloca (confcommercio) e successori non sono altro che l’espressione puntuale di questa nuova economia.
Sulle prime il partito ha reagito opponendosi a questo “scatto in avanti” e distruggendo ogni tentativo di modernizzare Bologna per trasformarla da citta’ massonica a citta’ commerciale, tipo la demolizione del progetto di metropolitana, i piani traffico sempre piu’ penalizzanti per il commercio, eccetera.
Siccome opporsi al futuro e’ impossibile, il risultato e’ stato un conflitto sociale. Quello che il vecchio estabilishment non ha capito e’ che storicamente la procura di Bologna e’ anticomunista. E che sinora non si e’ mossa per via un accordo massonico , lo stesso che teneva inchiodata Bologna alla sua arcadia da paesello di avidi pizzicagnoli e portici obesi.
Delbono e’, in definitiva, la testimonianza di uno di questi dinosauri. Si tratta di un accademico che come tale e’ abituato a godere dei propri privilegi nella maniera che si usa nell’alma mater, ovvero privilegiando personalmente le persone che gli interessano senza aspettarsi che la cosa diventi pubblica, abituato a risolvere eventuali dispute nelle sedi ove si indossa il grembiule.
Cosi’, come si usa fare nell’universita’ bolognese, la succhiacazzi di turno viene promossa , fa la vita da signora finche’ puo’, gode di ogni possibile privilegio dovuto al ruolo, dopodiche viene parcheggiata alla buona quando si trova una succhiacazzi piu’  giovane e brava. Chi si straccia le vesti sulla vicenda umana si fermi pure: dentro l’Alma Mater e’ ordinaria amministrazione procedere in questo modo. E non c’e’ nulla di strano che un accademico abbia fatto la stessa cosa al di fuori dell’universita’: fino a pochi anni fa, Bologna era il feudo dell’universita’.
Quello che pochi hanno considerato e’ che la procura di bologna e’ sempre stata uno strano feudo di ispirazione destrorsa filoromana (Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori (Palazzo Vitelleschi), per intenderci) in concorrenza con la massoneria locale.
Il risultato e’ stato che essendo venuto meno il totale controllo economico della citta’, la procura ha deciso di stoppare il candidato della vecchia casta locale. E lo ha fatto con massonica astuzia, lasciando cadere le accuse, in modo da lavorare in silenzio su un uomo che credeva di averla fatta franca, per poi colpirlo duramente di botto.
Morale della storia: con la mobilitazione straordinaria di tutte le forze obsolete locali sono riusciti a imporre il vecchio potere alla citta’, e Delbono e’ stato eletto. Ma non hanno fatto i conti col fatto che il nuovo potere mercantile nascente , troppe volte contrastato arrogantemente, ha il dente avvelenato contro di loro. Morale: Delbono e’ stato falciato.
Andiamo alle conseguenze.
Adesso il PD avrebbe bisogno di un candidato “della vecchia scuola”, uno credibile, uno di quelli abituati a distribuire i dividendi al partito in maniera completamente legale , per poter vincere di nuovo. Ma la colonizzazione dei gallipolesi ha annientato la vecchia scuola politica emiliana del PCI: i suoi membri si sono ritirati a vita privata, oppure si sono defilati e dirigono le varie utilities emiliane, dall’acqua ai piccoli inceneritori, ai piccoli consorzi, eccetera. E non hanno alcuna voglia di spendersi per salvare gallipolesi e  cortigiane cresciute nei circoli senesi del potere rosso.
Cosi’, anche mobilitando nuovamente tutte le risorse elettorali dell’altra volta, difficilmente riusciranno a trovare un candidato papabile. Anche perche’ c’e’ l’incognita IDV. Dopo aver fatto cascare il sindaco in questo modo, per avere una patente di onesta’ dovranno rivolgersi quasi sicuramente all’ IDV per poter governare la citta’. MA questo significa da un lato farsi tenere per le palle a livello nazionale, dall’altro accettare un ricatto morale non indifferente.
Fare a meno dell’ IDV significa non solo perdere di etichetta morale, ma anche trovarsi sotto il continuo ricatto della magistratura, che oggi non appare piu’ controllabile. Il piccolo feudo laziale di destra che si e’ insediato a Bologna dentro la magistratura non perdera’ occasione di farsi sentire.
Come se non bastasse, la presenza di Bersani nel PD fa si’ che le mire di CL siano piu’ alte, specialmente per quanto riguarda universita’ e settore pubblico, e difficilmente Bersani potra’ proporre dei “veri rossi” al posto di Delbono.
Quello che succedera’ e’ prevedibile. Un candidato scialbo e preso dal vuoto spinto del mondo riformista verra’ messo a candidarsi per Bologna, e se dovesse vincere la citta’ avra’ un sindaco nullo, che eseguira’ semplicemente gli ordini del partito, senza fare nulla di nulla per paura di sbagliare offrendo il fianco alla magistratura.
Forse tale candidato vincera’, forse no: dipende da chi il “nuovo mondo economico felsineo” gli opporra’: esso e’ diviso tra il vecchio commercio (Guazzaloca, per intenderci) di piccole immobiliari e avidi pizzicagnoli e  il partito dei nuovi rampanti (Cazzola). Non si sa se i due fronti potranno trovare una qualche alleanza, o qualche programma comune. Se i due potranno convergere su un candidato comune, e non solo chiedere ai seguaci di Guazzaloca di convergere  obtorto collo su Cazzola come la volta scorsa, il nuovo candidato del vecchio regime sinistromassonico/universitario non avra’ scampo. Altrimenti, potrebbe scamparla per un pugno di voti e governare con l’IDV.
In entrambi i casi, il “sistema bologna” appare per com’e’: definitivamente infranto da un’ondata di novita’ economica che impone alla citta’ di modernizzarsi e cambiare mentalita’. Ma cambiare mentalita’, per la stragrande maggioranza dei bolognesi abituati ad avere gli stessi clienti dall’apertura dell’azienda alla sua chiusura (due-tre generazioni dopo) , e’ la sfida piu’ ardua.

Certo, il ricambio generazionale assicurato dalla presenza universitaria e’ enorme: bisogna vedere se l’universita’ sapra’ dare alla citta’ una nuova classe di professionisti, o se continuera’ a produrre inutili grembliulini buoni solo per occupare poltrone.

In nessuno dei casi, comunque, qualche giornale mainstream ha capito cosa stia succedendo a bologna.
E , probabilmente, nemmeno ci sono riusciti ai vertici del PD.
Uriel

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