Cerebral divide.

Non mi aspettavo di ricevere obiezioni cosi’ stupide al mio articolo sulla crescita, ma tant’e’. Dell’obiezione “io e i miei 20 amici non abbiamo mai sentito parlare di questa roba, quindi non esiste” ho gia’ parlato, ed e’ semplicemente la tendenza dell’ignoranza a diventare punto di vista mediante i vari tribuni della plebe. Il vero problema e’ venuto quando mi hanno detto che “anche cercando su Google non ho trovato nulla”. Preso dal dubbio, ho fatto due ricerche, e ho trovato quasi 20.000 link sui distretti industriali, europei compresi. Poi sono andato su google books, e ho trovato copiosa bibliografia sui distretti industriali, mondiali ed europei.

Cosi’, la domanda e’: ma in che modo hanno cercato?

Su google books ho eseguito una ricerca sola, in inglese, e mi e’ arrivata subito una certa bibliografia di distretti industriali. Cercando nei libri, e andando in ordine cronologico, si vede l’espansione di quello renano e il consolidamento di quelli del benelux e dell’area di Lione.

Non ci ho messo tanto a trovare quel che cercavo, come ho spiegato qui:

http://www.keinpfusch.net/2014/01/una-breve-risposta-ai-cialtroliberisti.html

in TRE query ho trovato quel che cercavo, e cosi’ mi e’ venuto in mente come si faceva PRIMA che ci fosse internet e google. Sapete, non sono sempre esistiti. Come facevate, per esempio, una tesi PRIMA di Internet?

Andavate per biblioteche , universitarie e non. E non era che tutto fosse comodo: se anche un libro parlava dell’argomento che cercavate, dovevate leggerlo, o almeno sfogliarlo, sinche’ non saltava fuori. Cosi’, i libri che vi servivano erano spesso sparpagliati per tot biblioteche, magari fuori citta’. Gli indici del periodo permettevano di trovare libri anche in biblioteche non locali.

Ma pensate che fosse tutto oro colato nelle biblioteche?

No, trovavi quintali di merda anche nelle biblioteche, solo che pesavano DAVVERO quintali. E dopo aver letto un libro scritto dal “figlio di” e aver scoperto che si tratta del libro del padre rinfrescato, e aver realizzato di aver perso tempo a leggere due volte lo stesso libro, ti rendevi conto che avevi perso settimane e settimane.

Quindi no, anche in questo oggi  come generazione internet siete avvantaggiati. Perdete pochi secondi perche’ per cercare qualcosa nel testo non dovete proprio leggere, esiste un motore di ricerca.

Io, se volevo cercare che so io “Liveness” di una Rete di Petri, dovevo cercare prima di tutto di capire quale libro ne parlasse, ma quando l’avevo trovata, se il testo era straniero dovevo pregare nel traduttore, perche’ se non ci aveva capito un cazzo, non ero mai sicuro che parlasse proprio della Liveness o meno, e dovevo confrontarla con lo stesso argomento in un libro italiano. Che forse si trovava all’ archiginnasio, forse nella biglioteca di ingegneria, forse a Padova, forse a Milano. Nel frattempo avrei trovato MOLTE cose anche nella mia, di biblioteca, ma tutta quella merda di rumore bianco , di cattive traduzioni, di libri di merda fatti stampare da papino e compilati da dottorandi speranzosi con la firma del rampollo, te la dovevi scremare TU.

Poi vi scontravate con altri due  fenomeni:

  1. Quando un professore universitario vuole far fare carriera a qualcuno (figli, amanti) non fa altro che farsi dare il budget per aprire l’ennesima “rivista di fisica nucleare universitaria” o “quaderno di filosofia universitario”, da solo o con altri cattedratici. Dopodiche’ pubblicheranno riviste e raccolte, che finiranno invariabilmente ad intasare le biblioteche. Non hai idea della merda che c’e’, dentro le biblioteche universitarie.
  2. Quando un professore universitario vuole aggiungere un libro al suo carnet, non fa altro che fare “Vanity Publishing”, cioe’ pagare 3/4000 euro per scrivere un libro, che poi viene stampato dall’editrice universitaria o da quella studentesca (o collegata) ,ed ecco, il chiarissimo prof ha pubblicato ben ventordici libri di testo. Poi, a suo tempo, il figliolo dara’ una rinfrescata al libro e fara’ lo stesso. Nel campo di tecniche in evoluzione, se il figliolo non “rinfresca bene”, ti puoi trovare della roba obsoleta o delle affermazioni senza capo ne’ coda, risalenti “a prima che venissero smentite” le quali rimangono in un libro moderno.

Il guaio era che le rinfrescate ai libri non erano tanto curate. Cosi’, se una determinata scienza era avanzata trovando risposta ad un interrogativo, e il figliolo che rinfrescava il libro di papa’ non era molto bravo, lasciava la “vecchia ” interpretazione, la vecchia tecnologia o la vecchia affermazione (oggi smentita) nel libro.

Ma non era solo un problema di tecnologie che avanzavano perche’ anche nel mondo umanistico la conoscenza avanza:  nelle biblioteche trovavamo tonnellate di merda su tutto (magari gia’ smentita da storici piu’ moderni), anche su Giulio Cesare. Se cercavi un argomento storico, prima di capire che diavolo dire di Cesare doveviimpazzire e finire nelle biblioteche vaticane, probabilmente, che hanno sofferto meno del fenomeno. Non come ora,  consultando la biblitoeca del Congresso americano.

Ma prima  di internet nuovavi nella merda, perche’ oltre  ascrivere merda questi ciarlatani OBBLIGAVANO le biblioteche universitarie a dotarsene.

Ora, se confrontiamo la capacita’ di ricerca di una persona di quel periodo, sulla “conoscenza mai sentita”, dovete chiedervi: quanta gente conosceva una rete di Petri? Pochissime. Per molti di loro erano una cosa “che ne’ io ne’ i miei 20 amici abbiamo mai sentito nominare”. E quindi, a detta loro non esisteva.

Il fenomeno non e’ nuovo nell’evoluzione umana: una donna di 6 secoli fa poteva uscire a raccogliere erbe, e sapeva riconoscere almeno 6 cereali , una dozzina di legumi commestibili, erbe e radici da bollire. Oggi, una casalinga a malapena riesce ad orientarsi in un supermercato. La capacita’ di ricerca di una donna di 6 secoli fa era ENORMEMENTE piu’ sviluppata.

Allo stesso modo, e’ possibilissimo che uno studente moderno non saprebbe nemmeno fare una ricerca da terza media coi mezzi di allora: noi attingevamo dall’ “enciclopedia”, mentre loro hanno google. Se togliessimo google a queste persone, probabilmente non supererebbero il vecchio esame di quinta elementare, pur avendo una laurea.

Ma non e’ questo il punto: se proprio dovete usare google, allora DOVETE saperlo usare.

Quando mi e’ arrivato il delirante messaggio che diceva “non ho trovato niente su Google, quindi non esiste quel che dici”, ho provato a fare alcune ricerche. Facendo per prima quella  in italiano, mi e’ comparso un link sulla Stampa. Al primo colpo, non e’ che io abbia dovuto sforzarmi piu’ di tanto. Un giornale mainstream, neanche una rivista scolastica stampata a ciclostile.

Era su un cazzo di quotidiano mainstream.

Poi ho provato con l’inglese, e ho trovato quasi immediatamente qualche migliaio di links, tra cui quello che ho postato nello scorso  post, un poco datato, con l’estensione iniziale dei centri del distretto che chiamano “renano” . 

Infine sono andato su google books, (faccio notare che non ho cercato in amazon, scribd & altro) e in UNA SOLA query mi sono saltati fuori una dozzina di libri sui distretti industriali. Ne ho aperti a caso i primi 3, e in tutti ci sono i distretti di cui parlo. 

In pratica, bastavano 3 query di google. Tre.

Quindi non siamo nella situazione in cui confronto una donna di 6 secoli fa con una casalinga di oggi. La donna di sei secoli fa NON sarebbe sopravvissuta in un supermarket, mentre la donna moderna non sarebbe sopravvissuta 6 secoli fa.

Ma qui siamo in una situazione nella quale la donna moderna NON sopravvive nel supermarket.

Quando ero all’universita’, alcuni prof accettavano le calcolatrici programmabili e alcuni no. In caso di errore, esistevano diversi criteri di valutazione: se la formula scritta era giusta, ma il numero sbagliato, in genere erano tolleranti perche’ alla fine con la fretta e senza tempo per verificare un errore puo’ capitare.

Ovviamente, non se le formule erano sbagliate.

Ma il professore che tollerava l’uso di calcolatrici NON tollerava errori di calcolo. Dal momento che si usava una calcolatrice programmabile, ANCHE i numeri dovevano quadrare. Se usavate la calcolatrice, cioe’, NON avevate scuse.

Ora, la mia posizione e’ assolutamente identica: se qualcuno mi scrive che “ho cercato su google e”, mi sta dicendo che USA google. E se USI google, NON accetto che tu “non trovi”. Col cazzo. Se usi una calcolatrice calcoli bene, e se usi google trovi bene. End of story.

Non e’ possibile che un argomento come i distretti industriali europei, che e’ discusso in migliaia di pubblicazioni, sia introvabile. E neanche che lo sia un articolo della Stampa di pochi giorni fa.(1)

Ma qui siamo proprio al cuore del problema. l’umanita’ ha realizzato un vecchio sogno, che era quello di poter diffondere la conoscenza in tutto il mondo ed in tempo reale, di poter disporre di tutta la conoscenza del mondo in tempo reale, e di avere un INDICE ANALITICO preciso ALLA PAROLA di OGNI contenuto in rete.

Chi costruiva, a costi immani, la biblioteca di Alessandria sognava un progresso del genere. I primi cartografi SOGNAVANO qualcosa come google maps. Quando gli illuministi del 700 si misero a parlare di enciclopedismo, di quei blocchi di conoscenza analitica e consolidata che poi presero il nome di enciclopedie, SOGNAVANO che TUTTI avessero un accesso al sapere, ad OGNI conoscenza, uguale a quello di oggi.

Se portaste un illuminista francese al giorno di oggi e gli mostraste Wikipedia, o gli mostraste Google, piangerebbe DI GIOIA. Tutto il sapere del mondo. Tutto a disposizione. Basta chiedere. E voi, quando usate Maps per prima cosa cercate casa vostra.

Gli illuministi encoclopedisti vedevano un tale legame tra progresso e disponibilita’ del sapere che se avessero sognato un futuro con Google e Wikipedia lo avrebbero associato ad una umanita’ evoluta, intelligente , sofisticata, educata, progredita, intellettualmente sovrumana per gli standard dell’epoca.

ma le cose non sono andate esattamente cosi’. Qualcuno va in giro parlando di “digital divide”, ma la vera domanda e’: il divide e’ digitale o intellettuale?

Perche’ voi potete portare cavo e banda larga ovunque, ma: se poi le persone non riescono a fare tre miserabili query, e’ del tutto inutile. Se la gente usa Maps per vedere se qualcuno abbia fotografato una donna nuda, se si usa wikipedia per fare copia-incolla e passare indenni gli esami scolastici, potete portare un gigabit su ogni cellulare, computer o tablet del mondo, e ancora non avete portato internet.

Internet, insieme alla rete mobile, e’ il piu’ enorme manufatto funzionante mai costruito dalla specie umana. Le altre “meraviglie del mondo”, tipo il Taj Mahal, le Piramidi, il Colosseo o altro, sono minchiatine insignificanti.

Ma se gia’ l’infrastruttura e’ una conquista tecnologica enorme, i contenuti hanno una portata storica. Tra biblioteche online, wikipedia, le varie fondazioni che hanno messo libri online, contenuti di ogni genere, e specialmente motori di ricerca (una biblioteca e’ utile quanto il suo indice) , l’uomo ha realizzato un sogno vecchio di secoli e secoli: tutto il sapere disponibile a tutti, dopo una ricerca brevissima.

Si, certo, alcuni di voi si lamentano che su internet c’e’ troppo “rumore bianco”. Aha. Il che vi costringe, oh povere stelline di mamma, a fare anche dieci, venti query per scremare. Ommioddio, ce la farete a sopravvivere?

Un tempo, se un libro era in una biblioteca di Milano, prendevo il mio bell’ eurostar e andavo alla biblioteca del politecnico. Ci perdevo il giorno, due giorni, tutto quanto serviva. Se ce lo avevano: potevate telefonargli e chiedere se c’era, o se te lo mettevano da parte – alcuni pietosi lo facevano.

Se non c’era dovevate accontentarvi di quello che avevate trovato. Se c’era , dovevate LEGGERLO TUTTO per cercare quel che vi serviva. Non come oggi che cercate le parole specifiche nel libro. (alcuni avevano un indice analitico, o miracolo un indice dei termini con le pagine ove erano menzionati!) .

E oggi c’e’ gente che dice che “per colpa del rumore bianco”, col culo comodamente poggiato sulla sedia e TUTTE le ricerche eseguite in pochi secondi, non trova le cose.

Questo non e’ un digital divide: e’ un “celebral” divide. Non si colma con piu’ banda passante. Non e’ la differenza tra 7 megabit e 25 megabit che vi cambia le cose. E’ una differenza nelle strategie celebrali.

Una donna di campagna  di sei secoli fa prendeva una cesta, usciva in un bosco, e tornava con una cesta piena: tra bacche, funghi, radici, tuberi, cereali , legumi ed erbe da bollire, era capace di sopravvivere laddove Rambo sarebbe morto di fame. A parte la conoscenza in se’ e per se’, la sua mente aveva probabilmente acquisito una vera e propria specializzazione, un allenamento, nel fare questo genere di ricerche.

Oggi esistono i supermarket, e sono pronto a scommettere che una donna di 6 secoli fa sarebbe stata assai confusa , abituata a selezionare le cose toccandole, guardandole, a volte odorandole. Con etichette e scatolame sarebbe impazzita.  Ma oggi serve probabilmente un’abilita’ diversa.

Ora, nel mondo di internet si chiede all’uomo di saper identificare quali siano le parole chiave da cercare insieme, e di maneggiare una logica di query fatta di not, and e or. Niente di che.

Ma c’e’ chi non riesce a farlo!

A queste persone “internet” non e’ di alcun vantaggio. E’ solo una TV con molti piu’ canali. Probabilmente la loro capacita’ di ricerca delle parole chiave semanticamente “pesanti” in una serie di concetti e’ cosi’ bassa che non riescono nemmeno a trovare cio’ che cercano se si trova in un giornale che parla la loro stessa lingua, uno tra i primi 5 giornali del paese, che appare di regola in cima alla lista dei risultati di google.

Quando vi dicono che siete “inoccupabili” nel mondo moderno, intendono questo. Intendono dire che in un mondo come quello di oggi, non riuscite a trovare cose che sono su giornali nazionali, che sono alla portata di assessori regionali, sulla quale ci sono dozzine di libri.

In pratica, non siete solo inoccupabili.

Siete inadatti a vivere nel mondo odierno. E non ho detto “moderno”, che sembra quasi una proposta che potete accettare o rifiutare, un bivio di fronte a voi, tra modernita’ e tradizione. No, dico “odierno”: una realta’ di fatto che c’e’, qui ed oggi,  vi piaccia o meno, e non se ne andra’.

E voi non sapete viverci.

E’ il celebral divide.

Uriel

(1) Non e’ una coincidenza. Eurostat ha rilasciato delle statistiche a riguardo. E si, ve le trovate voi con google. E no, se non le trovate non cagate il cazzo a me. Oggi come oggi avete uno strumento che la mia generazione non sognava neanche, non si accettano piu’ richieste tipo “menziona le fonti”. Ok, giusto per farvi capire quanto siete idioti se non trovate nulla:

http://ec.europa.eu/geninfo/query/action?query_source=ENTERPRISE&language=en&text=regional+clusters 

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