Carenze Logiche in Politica

La sfiga di aver studiato molta logica e’ che non riesci a digerire alcuni svarioni tra i piu’ comuni tra quelli compiuti dai sostenitori dei vari partiti. Uno tra gli svarioni piu’ comuni, almeno sul piano logico, e’ quello di confondere l’analisi e la sintesi. Per esempio, ho una brutta notizia per voi: questo blog non contiene, nel suo migliaio di post, NEANCHE UN’ ANALISI. Non ce n’e’. Una che una. Non ce ne sono. E’ tutta , per forza di cose, sintesi. Inferenza, se volete. Alcune deduzioni. Ma non c’e’ uno straccio di analisi che uno.

Voi dite spesso: ma come, tu fai bellissime analisi.

Premetto che non voglio fare una trattazione rigorosa o scientifica (le maestrine dalla penna rossa si tolgano pure dal cazzo subito), ma ci sono alcuni paltti che vorrei porre. Il primo e’ che io non faccio analisi su questo blog.
No. Su questo blog, di certo no. Non ci sono cose che la logica chiami “analisi”. Perche’ parlate cosi’? Perche’ non sapete la differenza esatta tra sintesi ed analisi. Semplicissimo. E’ un po’ come camminare: tutti pensiamo di camminare. Per alcuni, come i maratoneti e le modelle, “camminare” e’ un termine tecnico che indica una cosa precisa, e non tutte le altre. Dal punto di vista della moda, nessuno di noi “cammina”: buttiamo le gambe qui e la’, ottenendo il tragitto che vogliamo. Camminare e’, per alcune categorie specializzate di lavoratori, un termine tecnico riferito ad una cosa molto diversa.

Cosi’ come “analisi” e “sintesi”. Molti di voi credono di pensare, di essere logici. No, non lo fate. Dal punto di vista di chi studia logica, “buttate qui e la’ dei pensieri a casaccio finche’ non si formano frasi senza evidenti errori di sintassi”. Poco di piu’.

Torniamo al punto di prima. Mai fatta un’analisi qui. Al contrario, molti commentatori dei giornali mainstream fanno analisi. Per questo quando leggete questo blog vi sembra cosi’ strano: io faccio sintesi, non analisi.E siccome loro fanno molto spesso delle analisi, sentite questa strana “differenza” tra questo blog e gli altri media.

Se volete un’analisi del voto, andate da Panebianco. Io vi faro’ una sintesi.

Mi domanderete: e perche’ fai la sintesi e non l’analisi? LA risposta e’ altrettanto ovvia: perche’ il processo elettorale E’ un processo di sintesi. Perche’ i sistemi molto complessi possono essere ridotti alla comprensione, spesso, solo dopo una sintesi adeguata. Come si fa con la politica quando si va a votare.

Quello che fate e’, per dire, andare a prendere una scheda e metterci UNA crocetta. Perche’, per dire, ne mettete solo una? Questa e’ la domanda.

Potreste metterne due. Basta cambiare la legge elettorale e permettere all’elettore “fino a due” croci. Poi, alla conta, si dara’ un punto per croce, due punti se la croce e’ una sola. Che cosa cambierebbe? Che potreste indicare anche le alleanze e non solo i partiti.

Cioe’, volete che il PD si allei con Di Pietro? Beh, una croce al PD e una a Di Pietro. Cosi’ avete votato sia l’alleanza che il partito. Volete solo il PD? Una sola croce sul PD, e se la croce e’ una sola, vale due.

Questo e’ un esempio: vi dice pero’ che avere UNA SOLA croce anziche’ due sia una decisione sintetica. Sarebbe piu’ analitico se permettessimo due croci, e dessimo il valore doppio alle croci singole. Vi permetterebbe di indicare/suggerire/imporre alleanze tra due partiti.

Potremmo rendere ancora piu’ analitico il voto, mettendo a fianco di ogni partito , diciamo cinque spazi ove mettere la croce. Se vi e’ piaciuto molto li crociate tutti, se e’ cosi’ cosi’ ne crociate solo tre su cinque, eccetera. A questo punto, potreste votare per tutti i partiti, se volete. Insomma, si tratterebbe di dare un voto da 0 a 5 ad ogni partito. Cosi’, se per caso un partito che non fa parte della vostra coalizione vi piace e pensate che si dovrebbe dialogare, potrete, che ne so, fare una cosa del genere (se siete dipietrini):
• PDL: OOOOO
• LEGA:OOOOO
• UDC:OOOOO
• PD:OOOOO
• IDV:OOOOO
• M5S:OOOOO
In questo modo, state dicendo che vi piace Di Pietro (5 punti), che lo trovate un alleato naturale del movimento di Grillo (5 anche a lui) , che lo volete alleato col PD (4) anche se lo gradite di meno, e che se proprio serve ci si potrebbe anche alleare/dialogare con l’ UDC (1) , che quindi non deve sparire, ma neanche dettare legge.

Come vedete, anche mantenendo il solito sistema della crocetta, il voto potrebbe essere molto piu’ analitico, cioe’ permettere all’elettore di esprimere giudizi molto piu’ articolati e relativi ai singoli pezzi del panorama politico.

Il fatto che il voto, con UNA SOLA crocetta vi consenta solo una stupida preferenza, ne fa un processo di sintesi estrema. Che non vi permette di dire, che so io, quali alleanze volete. Certo, esse vengono decise prima e siete chiamati a premiarle o meno. Sarebbe piu’ “democratico” se i partiti si portassero da soli e accanto ad ognuno di essi ci fossero piu’ cerchi, magari dieci, in modo da “dare il voto” a ciascun partito. Poiche’ date un parere su tutti, potreste anche indicare le alleanze.

Se pensate al vecchio governo di Prodi, dell’ Ulivo, nessuno gli avrebbe vietato di imbarcare inizialmente Mastella: semplicemente gli elettori avrebbero potuto escluderlo dalla coalizione dando un voto alto a tutti gli altri partiti tranne al campanile. Questo permette di bocciare un pezzo di coalizione senza causare la sconfitta della coalizione intera.

Ma cosa si fa se si prende l’ Ulivo , lo si divide in pezzi e si valutano i singoli pezzi? Si fa “analisi”. Ecco il punto: “analisi” e’ una parola greca che indica l’atto di sbriciolare, di dividere in parti piu’ piccole da valutare separatamente. Un processo “analitico” e’ un processo di questo genere. Questo blog NON ha MAI scritto una sola “analisi” che una.

Da non confondere con la tassonomia: nella tassonomia ci limitiamo a dare un nome alle parti, ma non diamo alcuna valutazione. Se dividiamo la natura in minerali, animali e vegetali, per dire, stiamo dando un nome a delle cose, ma non stiamo facendo analisi. Stiamo facendo, appunto, una tassonomia: “dividiamo i nomi”, ma non li valutiamo.

A questo punto, passiamo alla sintesi. La sintesi e’ un processo nel quale ci proponiamo di racchiudere conoscenze separate in una singola conoscenza che , ai fini della sintesi, puo’ considerarsi equivalente.

Avrete notato che ho specificato “ai fini della sintesi”. Se la mia sintesi si propone di dare un valore a che cosa sia la “vita” dicendo che sia meglio della non-vita, per dire, posso semplicemente definire “vivi” sia “animali” che “vegetali” e dire che in sintesi i viventi “belli”. In un processo di analisi dovrei dividerli, e non potrei (per amore di correttezza) applicare una valutazione identica alle due cose. Se io sto discutendo di cose che vivono, ai fini della mia sintesi, posso dire “viventi” per dire “animali e vegetali”.In senso analitico, “sia gli animali che i vegetali sono belli”, ai fini della sintesi, “le cose vive sono belle”.

Se sto analizzando le forme di vita, non posso proprio. Perche’ l’analisi mi obbliga, essendo tale, a dividerle.

La sintesi ha caratteristiche diverse dall’analisi. In sede di analisi, posso dire che la mia azienda fa 10 prodotti, nove vanno benissimo ed uno no. Non posso dire “i prodotti della nostra azienda vanno benone”.Non e’ un’analisi. Perche’ ce n’e’ uno che va male, e la mia analisi, ESSENDO UN’ ANALISI, deve dirlo.E quindi deve dire “prodotto uno va bene, prodotto due va bene, prodotto tre va bene, etc etc”.

Al contrario, potrei dire “in sintesi i prodotti dell’azienda vanno benone perche’ il margine aziendale e’ del 35%”. E no, quel prodotto che va male non cambia il dato di sintesi sulle vendite. Questa e’ una importante regola di falsificazione, perche’ ci dice quando una maledetta affermazione puo’ essere falsificata (o meno) da un solo caso avverso.

Non sto parlando ne’ di medie ne’ di approssimazioni. E’ sintesi.

Ora, torniamo al nostro voto. Essendo una operazione estremamente sintetica sulle opinioni politiche degli elettori, non ha significato alcuno effettuare un procedimento di analisi per contestare il valore della sintesi.

Lo dico per quelli che mi dicono che “il fatto che all’ Aquila gli elettori abbiano votato per il PDL non significa che tutto vada bene all’ Aquila, perche’ ci sono parti diverse della provincia”. Alt: stiamo facendo analisi. Ma il voto e’ un processo di sintesi, ricordate?

Cosi’, l’analisi non mi puo’ fornire un modello , perche’ col voto sto facendo sintesi. E si’, in sintesi il fatto che alla provincia dell’ Aquila abbiano votato PDL significa che tutto, ai fini della sintesi (cioe’ del voto) va bene per il PDL. Perche’ ai fini della sintesi, in questo caso ai fini del processo elettorale, viene eletto chi prende piu’ voti.

Allora direte: ma l’analisi ti aiuta a capire. Puo’ darsi.E’ vero. Spesso lo fa. Ma il modello giusto di un processo sintetico rimane la sintesi. Del resto, non solo l’analisi “aiuta a capire”: induzione, inferenza, deduzione, tassonomia, assurdo, analogia, verifica, ci sono tantissimi strumenti logici che “aiutano a capire” o a “pensare”.

Bersani dice che rispetto alle scorse europee si sia cresciuti, quindi ne induce che , se e’ vero che tempo fa si era in crisi , si e’ cresciuti l’altro ieri per le europee e anche ieri alle regionali(?), allora si crescera’ anche alle prossime elezioni. E ne deduce che la sua linea sia gradita agli elettori. Puo’ essere vero o falso, come induzione puo’ andare (oddio, non nel senso di Peano): qual’e’ il problema? Che forse l’induzione non sia il modello giusto per spiegare un processo di sintesi, per esempio.Che la deduzione non sia sia, forse, lo strumento migliore per spiegare un processo di sintesi come il voto.

Se questi strumenti, che sono potenti e di per se’ corretti, non coincidono con il “cosa”, cioe’ con il fatto che il voto sia un processo di sintesi, ovviamente non saranno strumenti utili ai fini della predizione. Anche perche’ essendo la predizione uno strumento a priori, bisognera’ escludere dal campo degli strumenti utili tutti quelli a posteriori e a fortiori.

Morale della storia: se il voto e’ un processo di sintesi, e il fine della sintesi e’ di capire quale sia il partito piu’ gradito su un certo territorio, il dato di sintesi e’ che in provincia dell’ Aquila il PDL e’ il partito piu’ gradito.

Allora direte: ma posso analizzare la provincia e vedere che in quella zona hanno pensato che, blablabla. Certo: ma state facendo analisi. Non sintesi. Ma il voto e’ un processo di sintesi. In che modo le vostre analisi dovrebbero aiutarvi? In che modo sarebbero significative?

Se introducessimo un sistema di voto come quello che ho descritto, con le crocette multiple, una piccola parte che vota sempre zero crocette (molto ostile) potrebbe vanificare una grande parte che vota positivamente ma non troppo (diciamo tre crocette). In quel caso, con un sistema elettorale simile, fare analisi mi converrebbe, perche’ e’ l’unico modo che ho di intuirne lo svolgimento. pero’ il concetto e’ questo: ho reso analitico il processo di voto, quindi l’analisi mi dara’ piu’ risultati utili.

Anche la stima statistica, per esempio, e’ un dato di sintesi. Cioe’, se facciamo un sondaggio a campione in una provincia, e scopriamo che il 60% vota Berlusconi, allora stiamo dando un altro dato di sintesi. E questo spiega come mai i sondaggi siano cosi’ temuti e apprezzati in politica: lo strumento (la sintesi) e’ molto simile, dunque si pensa che il sondaggio possa prevedere il voto. Se ci pensate, questa e’ una considerazione filosofica, dal momento che non esiste una legge fisica che obbliga il campione statistico a comportarsi allo stesso modo durante il sondaggio e durante il voto: lo riteniamo un buon modello perche’ notiamo un’analogia: entrambi sono processi di sintesi.

Nel fare un’analogia, quello che facciamo e’ dire che la trasformazione tra P e Q e’ analoga alla trasformazione tra P’ e Q’ solo se la relazione tra P e P’ si mantiene tra Q e Q’: pensiamo che se il voto e’ una sintesi delle opinioni politiche dell’elettorato, e il sondaggio e’ una sintesi delle opinioni politiche dell’elettorato, allora la trasformazione “voto” sia analoga alla trasformazione “sondaggio”, pur essendo meccanismi (anche psicologicamente) molto diversi. Siccome sono analoghe, tendiamo ad usarne una come pronostico dell’altra.

Anche l’analogia, come vedete, ha delle regole precise, come la conservazione della relazione e il fatto che essa non sia una relazione a due (A e’ analogo a B), ma tra due coppie (La coppia A,B e’ analoga a C,D).

Molti, nel mondo umanistico, non conoscono (del resto, non e’ che io stia facendo una trattazione formale) il significato di queste parole. Cosi’, la gente viene a dirmi che faccio delle belle analisi, senza che io abbia MAI fatto un’analisi. Si parla di analogia senza , spesso, chiarire tutti e quattro i termini, pensando che ci siano analogie tra due sole cose. Che si dovrebbero chiamare similitudini. Ma la similitudine e’ uno strumento logico diverso. Possiamo dire che il campione del sondaggio sia simile al corpo elettorale, per dire. Ma dobbiamo dire che il voto sia analogo al sondaggio, perche’ entrambe sono cose che legano le opinioni politiche ad una conta numerica. I singletoni sono simili, le coppie sono analoghe, insomma.(ok, ok, non e’ una trattazione rigorosa, lo so.).

Cosi’ come si usano parole quali dedurre, inferire, induzione, eccetera. Questo di per se’ non e’ grave: non tutti sappiamo “camminare” nel senso specialistico che danno al termine le modelle di moda o i maratoneti, tuttavia ci ostiniamo a chiamare “camminare” quella roba li’ che facciamo.

Cosi’, ripeto: se Repubblica mi dice che all’ Aquila non possono vedere Berlusconi e che quindi alle elezioni (sintesi) perdera’, mi stanno dando una notizia (predittiva) di sintesi sul voto provinciale. Se poi il dato di sintesi NON coincide, non potete uscirvene dicendo che l’analisi dia ragione a Repubblica. Repubblica faceva una sintesi, e quindi deve confrontarsi con un altro dato di sintesi. Non con un’analisi. Non con una tassonomia. Neanche con un’inferenza.

Queste sono le carenze logiche del pensiero moderno. Non si capisce che quando si vuole essere logici per prima cosa, in un certo senso, bisogna capire che cosa si stia affrontando. Se si affronta un processo sintetico, per dire, tutto quello che potete fare e’ cercare di immaginarlo, ragionarlo, predirlo usando altri strumenti sintetici.

Non sempre quando dividiamo in pezzi facciamo analisi. Quando ho detto che la lega vince piu’ nelle provincie che nelle citta’ (Torino citta’, Milano Citta’, Venezia citta’) perche’ usa strumenti che funzionano dentro la provincia ma non in citta’, non stavo facendo analisi siccome sto verificando, per falsificazione , una teoria positiva, piu’ che altro sto facendo qualcosa di simile all’inferenza, cioe’ un’operazione a posteriori che verifica o falsifica una teoria.

L’inferenza e’ una cosa buffa ma rigorosa, perche’ a seconda dell’ordine possiamo calcolare il peso informativo delle singole prove sperimentali (provincia o citta’, neri o bianchi, industria o servizi, etc). Anche qui ci sono alcune regole, e occorre che ci siano i complementari (cosi’ possiamo verificare o falsificare), oppure che ogni valore abbia una scala , eccetera. Dunque, anche in questo caso occorre pero’ capire che l’inferenza si fa a posteriori, per verificare una teoria. E se le cose stanno cosi’, capirete che usare molta inferenza per predire il futuro sia abbastanza rischioso: posso stabilire che la Lega vinca in provincia, dove c’e’ agricoltura e dove si facciano molti progetti UE, e fin qui sto facendo inferenza. Se pero’ dico che , quindi, la Lega vincera’ in Emilia, allora sto prendendo dei rischi, perche’ dovrei prima verificare la mia inferenza determinando che il “peso informativo” di questi fattori sia dominante sul modello politico emiliano. Magari in Emilia c’e’ la meccanica che falsa tutto: siccome sto usando uno strumento a posteriori come l’inferenza per fare una predizione, mi sto accollando dei rischi.

Posso procedere per deduzione. Se riesco a verificare, senza prove contrarie, che in qualsiasi regione ci siano delle caratteristiche allora vinca la lega, posso dedurre che vincera’ in Emilia. Anche la deduzione come strumento predittivo, ha delle regole: bisogna azzeccare tutti i fattori che contano, e non sottovalutarne nessuno che conti di piu’.

Cosi’ l’idea e’ di fare un pochino di inferenza sulle regioni ove ha vinto la Lega, e poi stabiliti i fattori determinanti, con lo strumento inferenziale, possiamo osservarli anche in Emilia e dedurre che la lega vincera’ anche li’. Ma non abbiamo fatto analisi. Abbiamo fatto inferenza e poi deduzione.

Prima abbiamo detto “osserviamo che succede solo quando A e solo quando non B, indipendentemente dal resto, dunque sono necessarie e sufficienti A e l’assenza di B”, e poi abbiamo detto “poiche’ A e non B, vale in emilia e vale la legge di prima, allora ne deduciamo che in Emilia succedera’ presto”.

Ovviamente, anche cosi’ c’e’ il rischio, perche’ dovremmo dire poiche’ A e non B, vale in emilia e vale la legge di prima, allora ne deduciamo che in Emilia succedera’ presto (se non cambiano A e B)”. Il fattore tempo delle predizioni, cioe’, rovina un pochino le cose e ci offre dei rischi. Tuttavia abbiamo legato il rischio di sbagliare la predizione al rischio che A e B abbiano determinati valori al momento del voto, il che e’ sempre un passo avanti.
Tutto questo, pero’, impone un certo rigore. Ed e’ questo che non vedo. Un certo rigore nel pensiero, rigore che un tempo era appannaggio di alcuna sinistra molto positivista.

Questo e’ il punto. Per esempio, se “Rai Per una notte” mi dice che e’ una manifestazione fatta per dare voce a quegli avversari politici di Berlusconi che non hanno potuto esprimere il loro programma in TV per colpa della censura, quello che faccio partire e’ un processo di verifica, magari mediante un ragionamento per assurdo: se le cose stessero cosi’ dovrei trovare sul palco i politici che parlano del programma. A quel punto, posso sapere se sia effettivamente sia stato quel che dice di essere o meno.

Ma bisogna sapere di stare ragionando per assurdo, e non bisogna per questo lasciarsi sviare dagli errori dialettici sui quali i politici insistono spesso, allo scopo di usare la parola al posto della logica.

Sia chiaro, i politici sbagliano tutti.

Bersani sbaglia quando confronta i risultati di oggi con quelli delle europee. Si tratta di dati di sintesi sulle opinioni a riguardo di candidati diversi che vanno a fare cose diverse in posti diversi. E’ vero che si tratta di eventi simili per certi versi nel metodo, ma il dato di sintesi che ne esce ha fini diversi. Ai fini di dividere la vita dalla non vita posso dire che in sintesi i minerali sono “peggiori” dei viventi. Se divido per capacita’ di movimento, allora posso dire che in sintesi gli animali sono piu’ veloci di tutto quello che non deambula. Ma non posso paragonare le due cose come se le due sintesi avessero lo stesso fine.

Cosi’ come non posso paragonare europee e regionali.

Sbaglia anche Berlusconi quando pensa di aver ricevuto un mandato politico per il proprio governo. Forse gli effetti saranno questi, ma non si tratta di un mandato politico per il governo di roma. Non puo’ esserlo, perche’ non e’ questo il fine della sintesi elettorale di questa volta. Non possiamo affermare che ai fini della nostra sintesi politica Berlusconi sia uscito rafforzato. Possiamo dedurlo conoscendo altri meccanismi della politica, ma non estrarlo come dato di sintesi dal risultato elettorale. E questo vale, ovviamente, se ci sono le condizioni per dedurlo.

Allo stesso modo, la Lega pensa di aver avuto il mandato di espandersi ancora. Non e’ vero: non e’ un voto di sintesi sull’opinione degli italiani rispetto alle prossime elezioni, ma rispetto a queste. Possiamo pensare che succedera’, ma se per esempio Bossi morisse , o ci fosse uno scandalo, non e’ detto. In ogni caso non si tratta del mandato degli elettori, che hanno votato per queste elezioni e non per le prossime. Essere rigorosi sul “cosa”, come vedete, e’ essenziale.

Ha ragione bersani quando dice che il voto alla Lega sia contro berlusconi: il dato numerico mostra la Lega in crescita dove berlusconi cade. Sul piano inferenziale, ha ragione. Intendiamo dedurne che la Lega si espandera’ a spese ulteriori del PDL? Non saprei: siccome la lega fatica nelle citta’ ad alto tasso di servizi a valore aggiunto, potrebbe anche rimanere forte solo in provincia.E’ vero, per inferenza, che dove cresce la Lega cala il PDL. Bisognerebbe discutere con bersani , pero’, il significato di “contro”: se per contro significa che i numeri sono in controtendenza, ha ragione. Se per “contro” si intende un significato legato ai rapporti politici tra partiti, bisognerebbe dimostrare che essi dipendano strettamente da questi fenomeni elettorali. Dovrei pero’ dire che anche la crescita di IDV sia “contro” il PD, allora.

Neanche Di Pietro ha ricevuto particolari mandati. Non si capisce bene perche’ ritenga di aver ricevuto il mandato di allearsi col PD, visto che la sua vittoria non e’ correlata con la crescita del PD. Sara’ una sua decisione, una sua strategia, ma nel voto di sintesi non si vede alcuna indicazione che inviti l’ IDV ad allearsi col PD. E anche l’inferenza, localita’ per localita’, non mostra che sia cosi’ vantaggioso: spesso l’ IDV cresce o cala indipendentemente dal voto del PD.

Cosi’, in definitiva, molti discorsi politici mi sembrano infondati, stupidi, fumo negli occhi. Ma e’ per una semplice questione di onesta’ intellettuale, non perche’ io mi sia schierato pro o contro qualcuno.

E’ solo che detesto la gente che mi prende per il culo con i discorsi sulla supercazzola prematurata.

Uriel

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