Blogghing

La TV italiana ha propagato alcuni vizi che inevitabilmente si ripercuotono sulla vita quotidiana degli italiani. Uno di questi vizi e’ costituito da una serie di strategie polemiche che sarebbero volte a mettere a tacere chi non la pensa come te.

Allora, vorrei chiarire alcune cose.

La prima e’ che questo non e’ un blog accademico, specialmente quando parla di economia. Il mondo accademico , del resto, ha premiato  le farlocche teorie di Sharpe, per non parlare della fuffa di Markowitz. In tutta onesta’, quindi, un simile ammasso di scemenze squalifica chi ci crede e chi ci ha creduto, ragione per la quale le critiche che mi arrivano nei confronti di wannabe accademici o di persone che pretendono di assumere toni accademici mi fanno ridere.

Quello che scrivo non contiene abbastanza elementi di analisi? Non giustifico quello che dico? Ovvio, questo e’ un blog, non un documento accademico. Ma anche se fosse un blog accademico, non mi rifarei a delle ingiustificabili scemenze come quelle di Sharpe e Markowitz. Quelle a cui credete voi economisti, cosa che vi rende meno credibili del Mago Otelma.

Detto come va detto, sia il CAPM che il Single Index Model sono merda pura, mescolata ad aria fritta. Sono piovuti degli assiomi da chissa’ dove , e ci avete scritto delle formule. Ma non avete fatto come i fisici, che le formule le verificano sperimentalmente. Cosi’, i vostri portafogli giustificati con il CAPM incredibilmente bello e con un SIM ancora piu’ bello erano montagne di merda pura , e questo ha causato il disastro nel quale ci troviamo.

E questo significa che siete un branco di cialtroni, e no, chiamare con un acronimo inglese una formula che non ha alcun senso matematico (perche’ si fonda su assiomi inventati e ideologici) , non la rende piu’ scientifica.

Certamente, se il Mago Otelma viene da me e dice che i “Grandi Esseri” (qualsiasi cosa siano) gli hanno detto di comprare alcuni titoli, io saro’ scettico.

Se invece arriva un “economista” (qualsiasi cosa voglia dire) e mi dice di comprare un titolo scelto sulla base del Capital Asset Pricing Model, si suppone che io dovrei credergli. E perche’? Perche’ il nome di questa roba e’ inglese? Perche’ mi si spara una formuletta che sembra matematica?

Pensate che basti scrivermi questo:

e allora io caschero’ in ginocchio scambiandovi per degli scienziati perche’ la formula sembra matematica?

No, col cazzo. Perche’ innanzitutto voi pensate di sapere cosa sia un “R (risk free)”, che ha una definizione che nessun logico matematico accettera’ MAI come definizione. Se ci mettevate il segno zodiacale era la stessa cosa. Vi rendete conto che state cercando di definire un “rischio senza rischio”, dicendo che il “rischio senza rischio” sia il rischio di un’operazione non rischiosa, mentre state cercando di calcolare il rischio medio di un mercato che COMPRENDE le operazioni cosiddette “non rischiose”? Non vi passa per la testa che una simile definizione possa essere antinomica?

Poi, addirittura, si introduce un’altra variabile, R(market). E qui si va sul ridicolo: state sparando numeri a casaccio.  Ehi, belli,se voi conosceste con esattezza il rischio di mercato non saremmo qui. Figurarsi se voi sapeste quali siano le “operazioni senza rischio”.

Potrei andare ad esaminare concetti contraddittori come una “componente aleatoria” relativa ad un rendimento “indipendente dal mercato”. Una variabile aleatoria di mercato indipendente dal mercato? Ma che cazzo dite, si puo’ sapere?

Quella formula non e’ altro che un mix di assunzioni non compatibili tra loro: da un lato ci si comporta come se il processo fosse un processo markoviano omogeneo, cioe’ se lo stato del mercato dipendesse da differenze relative allo stato precedente, e calcoliamo una presunta differenza tra un “rischio risk-free”(ah ah ah) , e un altro “rischio di mercato”. Bene. Dunque il tutto sembra markoviano omogeneo.

Perche’ calcoliamo “beta i” come se fossimo in una catena markoviana ergodica.  Molto bene, ma facendo questo stiamo escludendo il tempo come fattore. Allora, siamo ergodici o no? Insomma, sta “beta i” perche’ sta ferma nel tempo?  Perche’ lo dite voi? Perche’ lo dice Otelma? No: perche’lo dice Sharpe.

Ah, beh, allora.

Tanto per chiarire la cosa, poi, per abbellire la formula estraiamo un bell’ “epsilon i”, come se stessimo in una catena markoviana omogenea.

Allora, avrei alcune obiezioni. Non siamo in una catena markoviana omogenea, perche’ il mercato NON dipende solo dallo stato immediatamente precedente. Pesano anche questioni psicologiche, politiche, geopolitiche, giuridiche. E questo e’ certo.

Non c’e’ nulla che vi permetta di affermare che ci sia qualche numero calcolato in un tempo t , che sia tale per cui calcolerete la probabilita’ in un tempo successivo come se t1 dipendesse da t0.

Potrei continuare a farvi a pezzi scegliendo a caso le “formule” mediante le quali spacciate per scienza una forma di cartomanzia , usando il brand “formula matematica”, che regala autorevolezza alle troiate che scrivete.

Ma il significato rimarrebbe questo: i metodi coi quali pretendete di studiare l’economia si sono distaccati , lungo il tempo, dai metodi coi quali normalmente si studiano i fenomeni fisici. Piovono assiomi che non hanno il minimo riscontro sperimentale.

Certo, se prendo la fata turchina e ci applico delle formule matematiche, potrei dimostrare che quando viaggia oltre una certa velocita’ non potra’ sapere contemporaneamente dove si trovi e dove stia andando. Ma questo non e’ onesto: anche usando benissimo la fisica , sto sbagliando l’assunto iniziale, perche’ la fata turchina NON ESISTE.

Allo stesso modo, scrivere formule sensate su oggetti inesistenti o palesemente non misurabili, come una “variabile aleatore in assenza di mercato” da applicare al mercato, non cambia nulla: stiamo scrivendo formule precisissime che modellizzano la fata turchina.

Mi sembrate uguali a quei miei amici che mi vanno chiedendo di continuo dei programmi “per vincere al lotto”, basati su improbabili teorie matematiche basati su “ritardatari” , “somiglianti”, eccetera. Hanno sviluppato quasi una scienza, i giornali che “prevedono” il lotto. Peccato che gli assiomi siano tutti sbagliati.

Cosi’, non me ne frega una cippa secca di confrontarmi col mondo accademico degli economisti. Certo, ci sono un sacco di matematici che fanno economia. Ma si tratta di persone che lavorano molto sul piano formale, e assai poco vanno a discutere gli assiomi su cui si basano le teorie.

Quindi no, non mi interessano (e non rispondero’ MAI) ad email nelle quali si arriva a contestare la congruenza di quel che scrivo e le attuali teorie economiche. Perche’ queste “teorie”, come quella del ciclo di mercato, come tante altre, come le fesserie che hanno vinto il Nobel quest’anno, sono in gran parte fuffa pura.

Il concetto di base di questo blog e’ che se vi va di leggerlo lo leggete. Se volete commentare commentate. Ma arrivare con l’aria degli esperti di calcio “tecnico” da processo del lunedi’ a rompere i coglioni perche’ qualche tecnicismo inventato su due piedi (1) e’ stato contraddetto, beh, levatevi pure dai coglioni.

Non voglio fare a pezzi Markowitz per esteso, che liquido con due parole: ehi, fesso, se qualcuno conoscesse davvero gli indici di correlazione reale tra due mercati secondo te starebbe a fare l’economista o sarebbe alle barbados a godersi i soldi?(2)

Ecco, questo e’ cio’ che penso dell’economia moderna e delle sue teorie. Quello che scrivo si basa in genere su tautologie: “se c’e’ una crisi di liquidita’ chi ha piu’ bisogno di liquidita’ ne soffre di piu’” e’ una tautologia, perche’ “crisi di liquidita” indica il danno prodotto dalla mancanza di liquidita’, ovvero “chi ha bisogno di liquidita’ riceve un danno”.

Di conseguenza mi sento molto diverso dagli economisti: in generale non scrivo nulla di nuovo , non deduco e non aggiungo nessuna informazione che gia’ non ci fosse: mi limito a tradurre in soldoni affermazioni astratte del tutto ovvie.

Ed e’ per questo che “indovino” cosi’ spesso: in realta’ sto facendo come quei cartomanti cui chiedete notizie sulla salute di un malato grave e vi dicono “ecco, vedo una lunga convalescenza”.

La differenza tra me ed un cartomante e’, semmai, che io non mi faccio pagare, e che io VE LO DICO, che sto scrivendo banalita’ spiegando cosa significhino nella pratica.

Quello che faccio e’ prendere un’affermazione generale come “ogni grave cade verso il basso” e dirvi “chi si butta da un palazzo e’ spacciato”. Che e’ la stessa frase, solo che e’ piu’ immediata.

Ed e’ per questo che “indovino”. Perche’ non indovino proprio nulla. Se dico che:

1)La grande distribuzione necessita di grandi liquidita’.
2)C’e’ una crisi di liquidita’.
3)Ergo la grande distribuzione soffre.

non sto facendo altro che produrre un sillogismo basato su ovvieta’ vastamente riconosciute nel mondo fisico. Potete guardare voi stessi che la grande distribuzione necessiti di grande liquidita’. E potete vedere voi stessi che ci sia una crisi di liquidita’.

Quindi sto dicendo ovvieta’. Ed e’ per questo che non sopporto la gente che tenta di sfuggire all’ovvio intorbidendo le acque di tecnicismi che anziche’ chiarire ,offuscano.

Ecco la pessima abitudine che gli italiani hanno imparato dalla TV: usare dei tecnicismi per offuscare verita’ evidenti. Pretendere che sia piu’ “tecnica” una discussione che introduce piu “termini tecnici”, formule matematiche comprese, solo perche’ ci si vuole arrampicare sugli specchi e rifiutare dati di fatto evidenti e semplici da capire.

Qui a Milano dicono “ciurlare nel manico”. Ma e’ la stessa cosa.  Cosa succedera’ per via di questa crisi in Italia e’ facilmente prevedibile. Se non vi piace non ci posso fare nulla, se non consigliarvi di non leggere questo blog.

Ma smettetela di scocciare coi tecnicismi. Ne conosco anche io un sacco, ma li uso solo quando mi semplificano la vita, e non quando me la complicano. E specialmente, li so gettare via quando mi portano su strade che contrastano pesantemente con quanto misurabile nella realta’.

Uriel

(1) Come la stragrande maggioranza delle teorie economiche moderne.

(2) Markowitz e’ diventato famoso (anche) con una formula che calcola il rischio dell’acquisto di un titolo “migliore” o “preferibile” basandosi sulla convinzione che sia nota la correlazione o meno con un altro titolo: i due titoli meglio diversificati sarebbero, ovviamente, quelli controvarianti. Ovviamente, il calcolo di tale correlazione (uscendo dagli esempi ovvi)  e’ un enigma avvolto nel mistero: del resto, se conoscessimo tali correlazioni abbastanza da calcolarle ci basterebbe seguire UN titolo per prevedere l’andamento di tutti gli altri. Il che evidentemente non e’: quindi, la “precisissima” formula di Markowitz si basa sul giudizio di un operatore, il quale (per ispirazione divina) decide che due titoli siano controvarianti. Ho detto tutto.

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