Baratto? Maddai.

Scritto da Uriel Fanelli 30/6/2011

Ogni volta che si fa presente l’esigenza di una moneta salta fuori qualche coglione il quale afferma che possa esistere una “economia” senza moneta, basata sui baratti. Questo e’ dovuto al fatto che grazie all’ignoranza delle scuole mercantili, si tende a confondere “economia” con “scambi”, quando non addirittura con “commercio”. Il che e’ palesemente falso. Tali sistemi sono in gran parte leggende, e non si  ha prova alcuna della loro esistenza.

 

L’economia e’ un qualsiasi sistema di comportamenti, coscienti e MISURABILI all’interno di un gruppo sociale , che  si proponga di ottenere (o di facilitare)  tre  cose:

  1. La creazione di ricchezza.
  2. La distribuzione di ricchezza secondo criteri giudicati ragionevoli dalla comunita’.
  3. La distribuzione del lavoro all’interno della comunita’.

Il primo punto e’ quello che in genere viene ignorato dalle scuole mercantilistiche e dai radicalchic, perche’ si tratta di attivita’ che sono molto distanti dal loro modo di vedere. Sinche’ crediamo che la terra sia gia’ pronta da coltivare, allora possiamo credere che il contadino abbisogni solo del proprio lavoro per produrre una mucca che poi barattera’ con qualcosa d’altro. (per la scuola Austriaca le mucche si coltivano, suppongo. Tanto, loro chiariscono che qualora gli esperimenti diano torto alla teoria, sbagliano gli esperimenti: il toro che scopa la mucca? Aaah, cazzate, le mucche si seminano.Lo dice la teoria.).

In realta’, il problema vero e’ che il contadino trovera’ una terra cui dovra’ tagliare alberi, strappare radici, togliere le pietre, e solo dopo sara’ in grado di coltivarla. Questa situazione e’ descritta gia’ da Tacito quando parla dell’agricoltura romana, quindi non e’ un problema moderno.

Il primo obiettivo dell’economia, cioe’, e’ di permettere gli investimenti . Certo, alle persone che ci aiutano a dissodare inizialmente il terreno, e a chi ci presta le prime sementi , possiamo semplicemente promettere, in cambio di un baratto, che gli daremo parte del raccolto. Dopo nove mesi di fame, pero’, alcuni di loro saranno troppo morti per goderne.

Del resto, se coltiviamo qualcosa che non e’ commestibile , come per esempio della canapa per farci i vestiti, il dramma e’ che il prodotto grezzo non soddisfa nessuno. Occorre che un artigiano lavoratore della canapa la prenda, la metta a macerare nell’acqua qualche mese, la pesti e poi la fili. Dopodiche’ altri artigiani ci faranno del tessuto, e finalmente avremo i vestiti.

Cosi’, in un’ottica di baratto nessuna catena economica di trasformazione puo’ esistere: il nostro contadino che chiede ai buoni villici vicini di aiutarlo puo’ promettere solo un prodotto grezzo; che ha poco valore e non e’ di nessun interesse per i villici.

Questo e’ il limite principale di un’economia senza moneta; il concetto di investimento e’ limitato ad uno scambio con un pagamento dilazionato, dove l’oggetto dello scambio puo’ essere solo la manodopera o una materia prima, e il pagamento puo’ essere solo il prodotto in uscita.

In pratica, funziona solo se riuscite a convincere i minatori della ruhr a lavorare in cambio di ghisa.

Ma c’e’ un problema, un “piccolissimo” problema: quando dite che “se tu mi aiuti ad estrarre fosfati in cambio di daro’ 65 metri cubi di teflon al mese” , o “se mi aiuti a dissodare il mio campo allora io ti daro’ la canapa” state di fatto contraendo un debito. Nel farlo, da qualche parte annoterete che tizio vi deve due mesi di lavoro nel suo campo.  Se questa annotazione diventa un obbligo , AVETE GIA’ CREATO MONETA.

Prendete una banconota, una vecchia lira, e leggete “pagate al portatore il valore di”. Questo ordine non e’ altro che quello che avete fatto mentre vi siete segnati da qualche parte che tizio vi deve due mesi di lavoro.

Come finisce la storia? Che mentre il vostro villaggio puo’ finanziare nuove attivita’ solo se qualcuno presta tempo ed e’ disposto a vedersi pagare in materie prime piu’ o meno grezze, il villaggio vicino inventa la moneta, la accumula , ci finanzia le sue nuove imprese, poi finanzia una cosa che voi non potete finanziare col baratto, cioe’ la guerra, arriva, vi fa un culo quadro e vi fa schiavi.

Per questa ragione, circa, sin dall’era del bronzo l’uomo ha inventato qualche forma di moneta ufficiale, e anche nei ritrovamenti archeologici si trovano monete di vario genere (conchiglie, anelli di metallo, ossa lavorate, eccetera).

Il secondo punto che il baratto manca e’ il problema della distribuzione della ricchezza. Il problema della distribuzione della ricchezza prodotta e’ il problema etico sul quale si basa la moneta, ovvero la prassi che risponde ad un preciso quesito: come possiamo svincolare la ricchezza dai bisogni immediati, in modo da poterla distribuire a chi ha bisogni diversi o puo’ soddisfare col suo lavoro soltanto dei bisogni non immediati?

Il problema della divisione equa non e’ banale, perche’ coinvolge l’etica, cioe’ lo studio della prassi, e la morale, ovvero lo studio dei principi astratti da rispettare quando si definisce una prassi accettabile. In generale, dopo aver sancito che le cure mediche sono un diritto di tutti come diritto fondamentale dell’uomo, occorre fare in modo che un anziano, che probabilmente non ha nulla da barattare, possa ricevere cure mediche.

Se proseguiamo con la definizione di principi di tipo morale (i diritti umani, il diritto ad avere cibo, una casa, eccetera) , dobbiamo fare in modo che anche coloro che non abbiano merci interessanti da scambiare coi singoli (intellettuali, scienziati, politici, anziani, malati, bambini) possano ottenere un sostentamento.

Ci sono due categorie di persone che fanno questo; le prime sono coloro che prestano servizio utile alla comunita’ ma non utile individualmente: poiche’ il baratto e’ inevitabilmente un contratto tra due proprietari di qualche bene o servizio, un servizio astratto che in generale benefici la comunita’ ma non abbia un contraente materiale non puo’ esistere.

Il risultato di tutto questo e’ semplice: la tribu’ vicina invece inventa la moneta. Qualcuno ne accumula e ci fa il mecenate ad un tizio che si ostina a scaldare pietre sul fuoco per vedere che ne esce. La tribu’ vicina ottiene l’acciaio di Damasco grazie al suo alchimista, ci arma un esercito, arriva da voi e vi fa tutti schiavi. Fine della vostra economia basata sul baratto. Oppure con la moneta fanno i mecenate ad un tizio che fa l’illuminismo. Questo tizio viene letto da un altro che si chiama Clausewitz, che scrive un libro sulla guerra. Loro fondano un esercito che pensa mentre voi fate ancora i triangoli e i quadrati sulle cartine. Vi annienta e vi fa schiavi.

Certo, adesso i teorici del baratto arriveranno a dire che in teoria si potra’ fare un’astrazione per la quale la comunita’ si propone di pagare il nostro alchimista che inventa il ferro di Damasco , se in cambio lui inventa il ferro di damasco. Il nostro alchimista, forte di questa obbligazione, potra’ entrare nei negozi e comprare il cibo. Ma cosi’ facendo, avete creato una obbligazione a dare “qualcosa” in cambio di qualcosa. Se questa obbligazione viene scritta, avete appena coniato moneta. “pagate a vista il portatore di questa annotazione”. Cioe’ una banconota.

Infine, l’ultimo dei problemi etici (cioe’ legati alla scelta di una prassi) che la moneta risolve molto bene e’ quello della divisione del lavoro dentro la comunita’. Certo, uno puo’ immaginare “io ti vernicio la casa se tu mi coltivi le carote”. Aha.

Adesso proviamo a riscriverla: “io ti do’ l’ ADSL se mi dai una pecora”. Immagino che Bernabe’ sia un amante delle pecore, perche’ potrebbe trovarsi un gregge di 2500 pecore in pagamento alla sua ADSL. Probabilmente i medici italiani, che usano internet per scaricare documenti medici (1), possono promettere in cambio una visita o una terapia gratis: non auguro a Bernabe’ abbastanza malattie da dover necessitare di 105.000 medici a curarlo, gratis o meno.

Lo stesso vale per cose che sono molto piu’ semplici, come lo stoccaggio di materiali o il commercio stagionale: nessuna attivita’ stagionale puo’ durare se richiede che un tizio mangi solo sei mesi l’anno. Se volete distribuire il lavoro in qualche modo occorre che questo tizio possa accumulare ricchezza senza per questo riempirsi la casa di cubi di teflon, cavi per autotrazione, lastrine di silicio, coloranti per ceramiche, nella speranza che durante la stagione di magra qualcuno gli dia del cibo in cambio: STM potrebbe accumulare lana di pecora per scambiarla con uno stagionale che ha ricevuto piastrine di silicio 20*30 da un tizio che ha ospitato al ristorante e adesso ha freddo. Non e’ male, la cosa.

Cosi’, che cosa succede al vostro villaggio? Succede che il villaggio vicino si puo’ permettere una divisione del lavoro piu’ sofisticata. Questo gli lascia libero il 3% della popolazione. Col 3% della popolazione ci arma un esercito. Con l’esercito vi schiaccia e diventate suoi schiavi.

Adesso voi obietterete che sto esagerando col fatto che la storia finisce sempre col villaggio vicino che si arma e vi fa schiavi. Beh, mi dispiace, ma se leggete la storia del genere umano dall’era del bronzo a quella del ferro, e anche sino al 1800 circa, non trovate che le stesse cose: guerre condotte da chi con un sistema economico adatto poteva armare un esercito, contro chi non poteva farlo ma aveva risorse da conquistare.

Il fatto che avere una moneta sia un vantaggio competitivo ovviamente si evince in OGNI aspetto della vita comunitaria, ma specialmente si evince esaminando l’attivita’ che, per eccellenza, non puo’ essere oggetto di baratto, cioe’ la guerra. Un’economia basata sul baratto difficilmente potra’ armare eserciti professionali. E il risultato sara’ che l’economia vicina , che invece ha la moneta, puo’ pagare un esercito di professionisti. Alla fine della fiera, il risultato sara’ che chi ha un esercito di professionisti schiaccia gli altri.

Ripeto: basta un libro di storia per rendersene conto.

Cosi’, chi afferma che esistano o siano esistite intere economie basate sul baratto, o si riferisce al proprio asilo nido (normalmente poco incline all’attivita’ militare) o si riferisce a tribu’ isolate, prive di contatti e di competizione per le risorse.

Oppure si riferisce a gruppi umani scomparsi. Scomparsi perche’ stritolati da chi ha una moneta.

E’ assai buffo che proprio gli idioti della scuola austriaca, che predicano un mercato fatto di concorrenza (e quindi di vantaggi competitivi), quando gli ricordi che la moneta puo’ farla solo lo stato ti rispondano che ci puo’ essere anche il baratto. QUANDO SANNO BENE CHE LA MONETA, OFFRENDO VANTAGGIO COMPETITIVO RISPETTO AL BARATTO, CONDANNA ALLA SCOMPARSA QUALSIASI SISTEMA BASATO SUL BARATTO.

Puo’ darsi che in passato qualche gruppo umano abbia usato il baratto. Non so come facessero, ma so come sono finiti: schiavi di qualche popolo vicino che poteva pagare soldati.

Uriel

(1) Un tempo conobbi un medico che la usava solo per browsare l’associazione britannica dei medici e le sue pubblicazioni.

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