Autotradimenti

Ragazze in Vendita. L’immagine della donna di Repubblica.

In questi giorni me la rido molto sotto i baffi (che ho tolto insieme alla barba), perche’ riesco a prevedere piuttosto agevolmente l’ennesimo disastro per i signori benpensanti di questi giorni dominati dalle Papi Girls. E’ attitudine dei farlocchi combattere ferocissime battaglie per le cause piu’ altisonanti, per poi tradirle miseramente alla prova dei fatti. Cosi’, e’ quello che succedera’ presto alla Repubblica e alla sua crociata “Anti-Papi”.

Negli scorsi mesi Repubblica ci ha mobbato la minchia con tutte le possibili rivelazioni sul caso delle Papi-Girls; ora, anche ammesso che ci sia il reato, non ho bisogno di sapere quali siano i consigli erotici che Berlusconi ha dato alla bagascia, dal momento che se il reato e’ sfruttamento della prostituzione, o qualsivoglia altro, basta dire quello.

La Repubblica, invece, ha insistito con un atteggiamento moralista (1) che sembra quasi dominicano, tuonando circa l’immagine che il Premier offre delle donne,e  sulla deriva berlusconista che porterebbe la donna ad essere considerata un oggetto per via della malvagia rivoluzione culturale di Berlusconi, che segue il famoso piano Gelli.(2)

Ora, qual’e’ l’immagine della donna proposta dalla Repubblica?

Beh, la vediamo qui:

Ragazze in Vendita. L’immagine della donna di Repubblica.
Ragazze in Vendita. L’immagine della donna di Repubblica.

 

L’immagine rispettosa della donna fornita da La Repubblica: Ragazze in Vendita. Si nota subito  il profondo disprezzo del giornale verso la prostituzione.

Allora voi mi direte: ma pecunia non olet. Repubblica deve dare queste cose perche’ i lettori le vogliono, e loro sono costretti, poverini, a metterle online , obtorto collo.(3)

Come scusa, diciamolo, fa schifo: fa schifo perche’ se questo e’ vero, e se quindi ogni giustificazione etica viene meno perche’ gli affari sovrastano l’etica e la piegano,  diamo ragione al “messaggio berlusconiano” . Se gli affari sovrastano le considerazioni politiche riguardanti al ruolo della donna, allora perche’ questo non dovrebbe valere per le veline in TV, o per qualsiasi altra “mercificazione” che le vergini di Scalfari combattono con tanta veemenza?

L’obiezione e’ , ovviamente, che le Papi Girls sono una vergogna per tutti, e blablabla. Non si tratta di semplici iniziative commerciali piu’ o meno discutibili(4)  , bensi’ di un problema etico e politico riguardante la questione femminile.

Bene. Chi di voi scommette che , appena (come annunciato) le Papi Girls faranno i primi calendari da carnazze , per fine anno, esse finiranno puntualmente sul sito di Repubblica?

Ma il problema non e’ nemmeno cosi’ puntuale: il problema e’ che se oggi vado a girare per il sito di Repubblica, di carnazza e di “berlusconismo anti-donna” ne trovo a iosa. Certo, non avviene “in nome” del berlusconismo , ma non c’e’ alcuna differenza tra la carnazza berlusconiana e la carnazza di Repubblica: di fatto, se vogliamo fissarci sull’”immagine della donna” e sul fatto che “la figura femminile ci rimetta”, non e’ che ci sia molta differenza tra la carnazza dei calendari che Repubblica pubblica online, tra tutti i servizi che “casualmente” finiscono col mostrare tette e culi (la Peta che manifesta in tenuta adamitica, l’artista che fotografa 300 donne nude, l’attrice cinquantenne che va in topless, etc etc etc) e il trattamento che una TV da veline riserva alla donna.

Cosi’, avverra’ la solita storia: Repubblica tuonera’ contro il degrado morale italiano fino alla fine dell’anno, poi dovra’ mostrare (perche’ anche a sinistra gli affari soverchiano sia le questioni etiche, sia quelle sociali, sia quelle politiche) le Papi Girls o almeno un -altrettanto degradante- set di calendari, o di articoli che -guarda caso- mostrano donne intelligentissime e piene di personalita’ -specialmente nude- , e a quel punto tutto dovra’ venire diluito.

Cioe’ , se in questa fase sono molto severi, e gridano “mai! giammai! per nessun motivo! non c’e’ nessuna scusante!”, dopo, quando inizieranno con la pagina “calendari 2010″, dovranno iniziare a stiracchiare la loro morale, a dire “beh, in certi casi”, e a dire “beh, non sempre e’ cosi’ male”. Fino alla “completa conversione”, nella quale diventeranno i grandi apostoli della cosa che hanno combattuto fino a qualche anno prima.

E’ gia’ successo col capitalismo, per il quale non esisteva MAI alcuna scusante , alcun motivo, e poi e’ passato al riformismo, e adesso molti si dicono tranquillamente amanti del capitalismo anglosassone “perche’ ha le regole”(5) , e D’Alema puo’ rimpiangere addirittura la Tatcher, che a suo dire avrebbe creato le condizioni per il contraltare Blair.

Cosi’ succedera’, ed e’ facilmente prevedibile, con le Papi Girls. Non appena queste signore faranno il primo calendario 2010 (la d’Addario lo ha gia’ annunciato, le altre si dice), Repubblica li infilera’ nelle solite galleries di calendari (magari alla voce Trash, come dire “a volte faccio cose che non approvo”) , e allora si iniziera’ a discutere: queste donne sono un modello? E se sono un simbolo del degrado morale del berlusconismo, perche’ piacciono tanto ai lettori d Repubblica, che tanto berlusconisti non sono?

Questa che sto descrivendo in questo contesto e’ la perenne condizione del farlocco: egli viene lanciato in campagne strumentali quanto condotte in nome di ideali altisonanti; esso viene spinto ad un parossismo di severita’ e di intolleranza zelota riguardo al comportamento del Satana della situazione; dopo qualche tempo lo stesso parossismo zelota inizia a scavare dalla parte sbagliata, e allora iniziano i distinguo.

Certo, anche Berlusconi che si proponeva come alfiere della morale cattolica non ci fa una bella figura: invece no. Quella di Berlusconi e’, effettivamente, pura morale cattolica, ovvero “fate quel che dico ma non quel che faccio”. Il cattolico e’ culturalmente preparato a questo genere di ipocrisie, perche’ questo scostamento tra la morale dei fatti e la morale del marketing e’ un fenomeno antichissimo per il quale la cultura cattolica ha tutti gli anticorpi necessari: quando Mele fu scoperto in compagnia di Pocahontas, persino la moglie lo difese, in nome del “un uomo e’ sempre un uomo, tutto questo tempo senza la moglie, poverino”: a livello dialettico il mondo cattolico ha gia’ tutta la costruzione ipocrita che permette al puttaniere di dirsi cattolico.

Maurizia Paradiso oggi va in giro a dire di essere credente e timorata di Dio, l’ultima immagine che ho di lei e’ di un film nel quale e’ a quattro zampe su una balla di fieno e grida “dai un poco di cazzo a questa vecchia troia, dai!” (6)  Il troionismo cattolico lombardo, che vuole il peggior puttaname della storia dichiararsi cattolico e timorato di Dio a pie’ sospinto e’ una prova lampante di quanto il mondo cattolico disponga gia’ di strumenti dialettici sufficienti a superare queste ambivalenze.

Non ne dispone il mondo dei farlocchi, perche’ esso viene dal mondo della purga, dal mondo dell’eliminazione, almeno politica, di chi “cadesse in disgrazia”: non c’e’ confessione, non c’e’ perdono, non c’e’ purgatorio. Di conseguenza, poiche’ la realta’ e’ quello che e’, deve nascere di conseguenza un ammasso di distinguo piu’ o meno verosimili che ti spiegheranno che si’, il troione da’ un’immagine sbagliata della donna quando Berlusconi lo esibisce come oggetto di potere, ma se lo fa Repubblica con il paginone dei calendari allora va bene, perche’ “c’e’ sempre una buona ragione per la quale noi buoni facciamo le stesse cose dei cattivi“.

Questa condizione e’ esistenziale , per il farlocco: egli e’ avvezzo a combattere furiose battaglie per i valori piu’ alti, tranne essere costretto ad annacquarli non appena gli conviene fare le stesse cose. Cosi’, la sensazione di venire usati in maniera strumentale, anche se con la bellissima bandiera di un sacro valore da difendere, si diffonde di volta in volta ed erode il loro elettorato.

Quando Repubblica paghera’ diritti d’autore per poter pubblicare i soliti calendari 2010, come ha fatto coi calendari 2009, 2008, 2007, eccetera, che ci sia o meno la D’Addario in persona cambiera’ poco: l’immagine della donna che ne emerge non e’ poi  tanto diversa da quella del “berlusconismo”.

Cosi’, i signori di Repubblica ci verranno a spiegare che “una cosa e’ pubblicare il calendario della d’Addario, una cosa diversa e’ l’immagine che ne da’ il presidente del consiglio per il quale la donna e’ una velina”: come se sui calendari si finisse per ragioni differenti.

E siccome la spinta che porta la repubblica a fare audience pubblicando i consigli erotici di Berlusconi alla d’Addario, o la galleria dei calendari, o le attivita’ della Peta solo quando manifestano nudi,  e’ la stessa che porta Mediaset a fare audience  con la velina, di fatto non c’e’ un”berlusconismo”, c’e’ solo un degrado ugualmente diffuso ovunque.

Tuttavia, coloro che si sono battuti strenuamente per la questione del troionismo non accetteranno di vedere le stesse cose fatte dal giornale che ha guidato la crociata , il risultato sara’ che so dovra’ costruire un’apologetica che “rilassi” un minimo i criteri di giudizio al momento giusto.

E nel fare questo, ed e’ solo questione di tempo, se ne andra’ un altro pezzo di credibilita’.

E di voti.

Perche’ come diceva Pietro Nenni, c’e’ sempre il puro piu’ puro che ti epura.

Specialmente se te lo allevi in seno fomentando il moralismo.

Uriel

(1) Serra viene da quel PCI che ha linciato Nilde Iotti per la sua “scandalosa” relazione con Togliatti, e dal giornale che ha attuato la misura materialmente.

(2) Non esiste alcun piano gelli, semplicemente Gelli ha fiutato l’aria e ha chiamato “piano” quello che facilmente prevedeva: come se io vedessi nubi all’orizzonte e  dicessi “il mio piano e’ di far piovere”. Gelli intuiva , come tanti altri, il destino futuro del paese, e se lo e’ attribuito, da bravo cialtrone.

(3) La Peta fa un sacco di cose, oltre a manifestazioni-choc di donne nude per protestare contro ualcosa. Il problema e’ che i giornali fanno vedere solo quelle. Ma e’ sempre perche’ sono costretti dal malvagio pubblico, sia chiaro.

(4) Notare come alcuni calendari siano classificati come Trash, altri come “Bellezze”, e cosi’ via: faccio notare come la differenza sia, di fatto, impossibile da percepire. Ma classificrli come “Trash”  e’ una classica schizofrenia da farlocchi, nella misura in cui si fa fa volentieri qualcosa che non si approva. Ci si dissocia dal proprio operato, anche se non e’ ben chiaro quale medico abbia ordinato a Repubblica di mettere online quei calendari, se li disprezzano cosi’ tanto. Ovviamente e’ il malvagio pubblico che lo vuole, ma qui dimentichiamo una cosa: che si tratta di un malvagio pubblico di sinistra, quale e’ il lettore medio di Repubblica.

(5) Quali fossero tali regole lo abbiamo imparato con questa crisi.

(6) Maurizia Paradiso e Manya erano due piuttosto famose per il turpiloquio costante , nei loro film.

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