Asintoticamente corretto.

Vedo un dibattito interessante circa il politicamente corretto, e siccome questo blog NON lo e’ da sempre, allora sento la voglia di dire la mia a riguardo. Anche perche’, detto come va detto, penso che il politicamente corretto sia una merda ipocrita. Spiego il perche’.

Punto primo: l’italiano e’ una lingua sufficientemente sofisticata da veicolare perfettamente sia i contenuti che le intenzioni di chi parla e/o scrive.

L’italiano si parla su tre livelli:
  1. La componente pubblica: cio’ che io voglio che la gente senta.
  2. La disambiguazione: uno strato di disambiguazione che elimina sottintesi indesiderati e mette al sicuro da interpretazioni pelose.
  3. Il significato reale: quello che voglio veramente dire.
Usando una lingua civilizzata, cioe’, e’ possibile dire “frocio” senza offendere, a patto che lo strato piu’ basso chiarisca (gesti, toni, contesto dialettico) che non si tratta di un’offesa. E poiche’ l’italiano usa sempre tre livelli, non ha alcun bisogno di alcun filtro sul dizionario.

Alcune lingue sono completamente piatte. Esse si basano sull’idea che se “frocio” e’ contenuto nel dizionario come insulto, esso sia sempre un insulto. Sono lingue poco adatte ai significati complessi e astratti, normalmente giovani ed intellettualmente poco stimolanti, come l’inglese , e l’inglese. E ancora, l’inglese.
Non e’ possibile disambiguare una frase in inglese se non aggiungendo altre frasi. Non e’ possibile che una frase abbia un significato pubblico e uno privato senza usare due insiemi di vocaboli completamente diversi. Esprimere concetti astratti e complessi e’ un inferno.
Almeno i tedeschi possono fare cose come comporre concetti, tipo fremdschämen, che letteralmente significa “provare vergogna per qualcosa riguardante qualcun altro”. Gli inglesi possono solo aggiungere parti espressive al dialetto che chiamano lingua.
Quindi, punto primo: la lingua italiana NON ha bisogno alcuno di filtri sul dizionario.
Per parlare un italiano politicamente corretto e’ sufficiente agire sul terzo strato della lingua e usare gli strumenti che la lingua stessa offre, chiarendo sempre e comunque che non si intende offendere.  Fine.
Ma bisogna fare come gli inglesi, per cui si pretende di applicare un filtro al dizionario dove non ce ne sarebbe bisogno. Il risultato e’ semplicemente quello di importare barbarie linguistica.
Sul piano sociale, il politicamente corretto produce piu’ disastri che altro.
Innanzitutto, non serve a niente.
Una mia collega e’ emigrata qui 11 anni fa. Parla il tedesco in maniera ottima, ma non fa carriera. Non fa carriera perche’ e’ italiana. La maniera tedesca per non far avanzare di carriera un italiano perche’ e’ italiano si pronuncia cosi’: “non parli un tedesco abbastanza buono“.
Bello. Politicamente corretto. Stesso risultato. Questa e’ la maniera politicamente corretta per escludere un italiano dal fare carriera.
Il politicamente corretto non e’ il modo col quale nessuno vi dira’ “frocio”. E’ esattamente il modo con cui, molto semplicemente,  ve lo diranno nel modo giusto.

 

L’ambiente politicamente corretto e’ piu’ piacevole? Non direi.
Due scrivanie piu’ avanti a me c’e’ un tedesco, di quelli che disprezzano gli italiani. Ovviamente, lui segue il manuale di correttezza politica dell’azienda, e quindi non mi sara’ MAI possibile dimostrare che lui disprezzi gli italiani.
Ma per chi viene da un paese ove si parla una lingua su tre livelli, dopo qualche mese e’ piu’ che evidente il suo razzismo.
E qui siamo al secondo punto: mettere il tappo su una bottiglia di merda non la trasforma in champagne. Semplicemente, nasconde la puzza per qualche tempo. Finche’ non capirete cosa c’e’ dentro, e allora vi fara’ ancora piu’ schifo.
Questo e’ il punto: grazie al politicamente corretto, io non posso sapere se quel tizio sia di estrema destra o meno.(1) Posso scoprirlo. Posso scoprirlo magari quando gli ho permesso di avvicinarsi, sul piano umano, piu’ di quanto consentirei ad un nazistello della minchia.
Qui e’ il punto. Quando ero a milano un tizio mi disse di essere fascista. Io gli chiesi semplicemente di non rivolgermi piu’ la parola se non per questioni strettamente inerenti al lavoro, e finita li’.  Ma la pura verita’ e’ che senza questo strato di “sincerita’”, non avrei potuto gestire le distanze. E forse gli avrei consentito di avvicinarsi a me piu’ di quanto si dovrebbe lasciar avvicinare un nemico.
Beh, signori, la societa’ politicamente corretta e’ una societa’ nella quale un nazistello iscritto al KKK puo’ stare nella mia stessa stanza, e io posso impararlo solo perche’e’ un cretino che fa tunnel illegali su proxy di servizi vas.
Altrimenti, avremmo pure potuto diventare amici. Avrei potuto farlo avvicinare ben di piu’ di quanto io non tolleri che un nazista mi si avvicini, e non mi riferisco a vicinanza fisica ma umana. No, non mi va di scherzare con uno cosi’, di essere amichevole con uno cosi’, di uscirci a prendere una birra dopo il lavoro, di raccontare della mia vita.
Le persone adulte gestiscono i propri rapporti umani. Questo significa che sappiamo tener lontane le persone che non ci piacciono, ci disgustano, ci ripugnano. Le persone adulte sanno che c’e’ gente che pensa “frocio”, e il fatto che lo dicano o meno e’ irrilevante.
A me non me ne frega un cazzo che il tizio nazi mi dica o meno quel che pensa: lui pensa che io sia un immigrato da prendere a calci (perche’ non ci prova? A volte mi piacerebbe) , o roba del genere. Il fatto che me lo dica o meno cambia poco. Anzi, se provasse a pronunciare una parola del genere, saprei come rispondergli.
Forse e’ una questione caratteriale: preferisco un vero nemico ad un falso amico. Preferisco soccombere in uno scontro che in un agguato.
Il politicamente corretto costruisce semplicemente una societa’ di rapporti inaffidabili e superficiali, perche’ in ultima analisi la persona con la quale vivete otto ore al giorno vi appare come una persona dal comportamento codificato, e di conseguenza non saprete mai che cosa sia davvero. Mi spiace, ma la mia formazione mentale mi vieta di lasciar avvicinare troppo i nemici.
Il politicamente corretto non fa altro che costringervi a vivere in un mondo ove non distinguete il razzista da chiunque altro. Questo non gli impedisce di essere razzista: il mio amico nazista, quando sara’ un manager, probabilmente escludera’ gli italiani dai contratti. Niente di che, gli bastera’ dire che la sua azienda e’ ecologica e non vuole inquinare costringendo la gente a viaggiare. Il politicamente corretto NON impedisce a nessuno di comportarsi, nelle scelte e nelle decisioni, da razzista: gli dice semplicemente come farlo in un modo socialmente accettabile.Se i vostri colleghi sono omofobi, non cambia assolutamente nulla se vi chiamano frocio o meno. Non cambia assolutamente nulla perche’ , singolarmente, possono trovare altre mille scuse per non essere nello stesso team con voi. Possono escludervi semplicemente “dimenticando” di invitarvi alla macchina del caffe’. Non c’e’ nulla che possa salvarvi dalla realta’ dei fatti.

Chi vive in una zona “rossa” lo sa bene. Nessuno ce l’hai coi gay, sia chiaro. Scherziamo? Ma quando entrate in un bar , i caffe’ per quella mezz’ora li servono nei bicchierini di plastica. Che e’ politicamente corretto perche’ li danno a tutti. Tranne a quelli che erano seduti sui tavoli, che hanno ancora la tazzina. La lavastoviglie le sta lavando, capisci?

Non esiste. Non esiste alcun modo per prevenire i pregiudizi dall’emergere. Potete trasformare il politicamente corretto in quel che vi pare, renderlo una pratica pervasiva, inquisitoria, precisissima. E ancora, dentro la casa di qualcuno, nel privato, qualcuno vietera’ ai figli di frequentare le “cattive compagnie”. Metterete le microspie nelle case?

Esistono dei farmaci, che pero’ non combattono le malattie, ma i sintomi. Alcune medicine, per esempio dicono “contro i sintomi dell’influenza”. Ovviamente, sul piano scientifico dicono il vero: non colpiscono direttamente il virus, ma si limitano a farvi soffrire meno. Questo e’ buono se si tratta di una malattia come l’influenza, tanto i sintomi coincidono con gli effetti della malattia.

Se i sintomi non coincidono con gli effetti della malattia, combattere i sintomi non cambia nulla.

Un linguaggio diretto puo’ essere il sintomo di un’opinione reale, come no. Ma questo e’ un sintomo. La malattia si manifestera’ quando non vi vorranno in squadra sul lavoro, quando vi negheranno dei meriti, quando sarete sempre quelli che non fanno ferie nei momenti piu’ richiesti, in migliaia di piccoli modi.

Direte: beh , allora basta decidere per legge che le ferie siano uguali, che la carriera sia uguale, eccetera.

Sono in contatto con un paio di aziende scandinave. Queste aziende hanno un 50% di donne tra gli assunti. Tra i consulenti che sono arrivati qui ci sono solo uomini. Come mai? Perche’ chi assume un consulente teme che la consulente sia stata assunta per via delle quote, e di gettare i suoi soldi. Fantastica idea: hanno escluso le donne dall’esperienza internazionale diretta.

No, il politicamente corretto e’ uno schifo da ogni punto di vista. Costruisce una societa’ falsa e malata come quella anglosassone, costruisce rapporti finti , costruisce una gigantesca solitudine nella quale ogni individuo non puo’ sapere se parla con una persona a posto o con uno che ficcherebbe i tuoi bambini nei forni. La societa’ che ne risulta e’ una merda, sic et simpliciter.

  1. Sul piano formale semplicemente costruisce un formalismo che insegna la maniera giusta per insultarvi. E vi lega le mani dal rispondere all’insulto se per caso esso e’ stato portato nel modo giusto.
  2. Vi nasconde la reale consistenza umana delle persone che avete attorno, impedendovi di fare delle scelte. Vivete con una popolazione mimetica nella quale non potrete mai sapere se le decisioni che vi riguardano siano prese per ragioni discriminatorie che non potete immaginare.
  3. Non impedisce, perche’ nulla puo’ impedirlo, che un razzismo piu’ o meno diffuso possa colpirvi, anzi permettendo ai vostri nemici di avvicinarsi a voi rende ogni colpo piu’ doloroso.
  4. La lingua italiana ha tutti gli strumenti che servono a chiarire le intenzioni che stanno dietro alla pronuncia di uno specifico termine.

Se volete vietare alla gente di scrivere “monile pederastico”, siete liberi di farlo. Io ltrovo  questa espressione di un’esagerazione che la rende ridicola.

Voglio vedere pero’ come mi impedireste, se la pensassi davvero cosi’, di ritenere inidonei tutti i candidati che si presentano ad un colloquio vestendo un accessorio che non mi piace, dicendo semplicemente che mi e’ sembrato il loro atteggiamento verso il lavoro sia  ” non sufficientemente positivo”, motivazione che le HR considerano sufficiente.

Il mio personale consiglio e’: invece di perdere tempo in minchiate puramente estetiche, provate a combattere la malattia anziche’ i suoi sintomi.

Guarire e’ diverso da sentirsi meglio e una gabbia dorata, per quanto dorata, rimane sempre una gabbia.

Uriel

(1) In realta’ lo so: per passare i filtri del proxy aziendale interno fa dei tunnel su un proxy di produzione che e’ aperto any to any. Solo che ho accesso di root alla global zone e posso sniffare quel che fa. E no, non sono abituato a spiare i colleghi. Ma se un outbound proxy mi riceve connessioni da localhost , e richiede su un sito vietato in germania, a me saltano fuori dei grafici divertentissim, specialmente da quelli che fanno sicurezza della rete.

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