Appalti.

In questi giorni, per via delle nuove inchieste, si sta di nuovo straparlando di questione morale. Il che e’ semplicemente una buffonata, per un motivo molto semplice. Il motivo e’ che non sento una parolina magica uscire ne’ dalla bocca di Bersani ne’ da quella di Di Pietro ne’ da quella di chiunque si stia occupando della cosa. La parolina magica e’ “Appalti”.
Quando si parla di questione morale si finisce sempre col parlare di finanziamento ai partiti. La legge sul finanziamento dei partiti e’ stata cambiata gia’ dopo Mani pulite, del resto. Ma non e’ servito a nulla.

 

 

Quando si parla di questione morale si finisce sempre col parlare di magistratura e di costi della politica. Si sono fatte leggi a riguardo, introducendo uno sbarramento per limitare i micropartitini (1), si e’ cercato di porre un tetto alle spese e si sta discutendo di adeguarle alla media europea. Ma nemmeno questo funziona ne’ ha funzionato.

 

Quando si parla di questione morale si parla di sprechi e di spese pubbliche. Si e’ cercato di dare un tetto alla spesa pubblica. Si e’ cercato di semplificare l’amministrazione, di accorpare i comuni. Ma non ha funzionato.

 

La domanda e’: perche’ NON ha funzionato? La risposta e’: perche’ si e’ sviata l’attenzione, e credo lo si sia fatto VOLUTAMENTE, dal vero problema. La parola che NON si nomina MAI quando si parla di questione morale e’ questa:
APPALTI.
E’ inutile straparlare di finanziamento ai partiti, di etica, di morale, di controlli e di spesa pubblica. Il problema salta fuori ogni qual volta si discute di appalti. Ogni qual volta si discute di appalti, avviene sistematicamente che saltano fuori tangenti. Ogni qualvolta saltano fuori autorizzazioni, permessi per costruire, nuove iniziative, saltano fuori tangenti. E’ inutile illudersi: il sistema ruota attorno agli appalti.

 

La normativa attuale ruota attorno ad una legge del 2006. La quale cambia, anche se di poco, le regole di prima, che venivano dal periodo craxiano. Ed e’ questo il punto di continuita’. Siamo in una situazione che e’ quella della pestilenza: continuiamo a dare la caccia agli untori, continuiamo a chiudere gli appestati nel lazzaretto, ma non stiamo capendo che la peste viene dalle pulci dei topi.

 

La normativa sugli appalti non e’ semplicemente giusta o sbagliata. E’ semplicemente troppa. Cosa significa troppa?

 

Supponiamo di voler prendere una decisione. Se io dico “sotto i 50 kg e’ si, sopra i 50kg e’ no” allora ho posto una questione che richiede la pesatura e poi si va avanti. Se io dico “sotto i 50 kg e’ si, ma solo se e’ biondo, sopra i 50 kg e’ no, tranne quando e’ cattolico”, allora ho creato un albero decisionale diverso.

 

La mentalita’ del legislatore italiano e’ quella che i penalisti chiamano fattispecie. Nel giudicare un caso, o nel legislare un caso, per prima cosa si preoccupano di isolare la fattispecie. La fattispecie e’ una tassonomia mostruosa e inutile, una specie di parassita del diritto, la quale costringe il tribunale a lunghissime discussioni sul metodo, al solo scopo di decidere come sia classificato il caso di cui si parla.

 

Lo stesso accade per le regole sugli appalti. Non sono semplicemente dei contratti come quelli tra privati, per cui io di forniro’ X a prezzo Y. No, sono regolate con tutta una serie di scappatoie.

 

Se esaminate la normativa sugli appalti, per prima cosa dovrete accettare il fatto che si tratti di una cosa “rebus sic stantibus”, il che significa molto semplicemente che anche se voi avete un contratto di fornitura che dice “devi fare A al prezzo B”, durante l’esecuzione dell’opera le cose possono cambiare, variando sia il prezzo che le specifiche.

 

Inoltre, per ogni tipologia di gara e’ prevista una procedura diversa, con un iter differente e responsabilita’ diverse. Il tutto, sempre e comunque, fa capo all’ente appaltatore, ovvero ad un ente elettivo.

 

Anche il caso di Penati, che e’ un caso di “io non ti causo problemi con permessi ed autorizzazioni”, alla fine si riconduceva, come flusso di soldi, ad un caso di appalti e di aziende che lavorano con appalti, come le Coop rosse.

 

Ora, e’ inutile cercare di negarlo: il sistema di appalti e’ gestito TROPPO dalle componenti elettive della PA.  Troppi sindaci, assessori, presidenti di provincia, di regione, sono coinvolti nel processo. Un processo che non dovrebbe toccare politici, e’ sostanzialmente in mano loro.

 

Il sistema di subappalti, poi, e’ ancora piu’ assurdo. Il subappalto e’ vietato, “tranne se c’e’ l’autorizzazione scritta del committente”. Cioe’, e’ assolutamente lecito, a patto di pagare una tangente al committente.

 

Immagino che ognuno di voi sappia dirmi qualcosa sul sistema degli appalti e dei relativi permessi. Ma il punto e’ che TUTTI i politici sanno che il problema della corruzione ruota attorno agli appalti. TUTTI i politici sanno che la “questione morale” ruota attorno al mondo degli appalti.

 

Ma NESSUNO , ne’ i nostri preziosi giornalisti che fanno analisi su analisi e paternali su paternali, si permette di scrivere una cosa simile: “sospettiamo che la questione morale abbia qualcosa a che fare col sistema di appalti“.

 

Per questa ragione NON credo a Bersani e alla Bindi quando dicono che loro affrontano la questione morale meglio di altri. Palle. Se qualcuno si ponesse davvero la “questione morale” parlerebbe TUTTO IL GIORNO di appalti.

 

Non credo nemmeno a Di Pietro o alla magistratura quando si atteggiano ad eroi della giustizia, perche’ nessuno di loro dice, neanche di striscio, che la normativa sugli appalti vada cambiata; in genere non la nominano mai, se non sotto la coperta omnicomprensiva di “spesa pubblica”.

 

In generale, avendo avuto un’azienda , NON CREDO per principio a NESSUN “politico onesto” che non si metta almeno a parlare con la popolazione di questa parola “APPALTI”. Non credo a nessun giornale scandalizzato, non credo a nessun Travaglio o Santoro, se essi non si mettono a dire molto chiaramente che la normativa sugli appalti e’ DA CAMBIARE COMPLETAMENTE.

 

La cattiva fede di tutti quelli che si stanno stracciando le vesti per la “questione morale” da vent’anni e’ proprio il fatto che non martellano la popolazione se non con parole vuote, “spesa pubblica”, “questione morale”, “finanziamento dei partiti”, e lasciano SEMPRE E COMUNQUE nel dimenticatoio questa parola: “Appalti”. Non vedo scritto “legge sugli appalti” da nessuna parte. Eppure, e’ il CENTRO del problema.

 

Perche’ nessuno osa toccare il calderone? Perche’ TUTTI coloro che ne parlano sembrano dimenticare il problema “appalti” ? Il problema e’ quanto gli appalti siano diffusi.

 

  1. Anche il ministero della giustizia e le singole procure danno appalti. Trascrizione di bobine, periti dell’accusa,  intercettazioni, carta, materiale per ufficio, eccetera. Gli stessi magistrati NON hanno interesse a cambiare questi meccanismi perche’ essi stessi per le indagini hanno dei budget che spendono senza controllo o quasi. Non sentiremo mai i magistrati lamentarsi.
  2. I partiti sono dentro il sistema degli appalti, tutti e senza distinzioni, fino al collo. Nessun partito vorra’ mai mettere mani sul sistema degli appalti. Non sentiremo mai i partiti lamentarsi.
  3. Gli imprenditori (confindustria, confartigianato, confesercenti, confcommercio) sono fatti da aziende che lavorano anche su appalti. Nessuna associazione di categoria, rappresentando gente che e’ dentro al sistema degli appalti sino al collo, vuole che il sistema di appalti cambi. Non sentiremo mai le loro associazioni lamentarsi.
  4. Il cittadino comune c’e’ dentro sino al collo. Le associazioni degli imprenditori di fatto difendono un interesse che e’ comune a chi lavora dentro le aziende, nei negozi che forniscono i piccoli comuni, nei periti che lavorano per la pubblica amministrazione, eccetera. Inoltre, ad ogni appalto corrispondono X raccomandati che trovano lavoro.Non sentiremo mai il cittadino comune lamentarsi.
  5. Banche ed assicurazioni sono investite di denaro, le banche per via del sistema di fidejussioni, le assicurazioni per le tutele richieste sulle opere e sulla loro durata e sui cantieri stessi. Non sentiremo mai ABI lamentarsi.
  6. Giornali e gruppi multimediali: sono immersi fino al collo nella realizzazione, diretta o per conto terzi, di materiali multimediali (sia il gruppo Espresso che RCS che Mondadori hanno la loro sezione per partecipare a queste gare) , cioe’ il CD del museo tal dei tali, la brochure della tale manifestazione culturale, la tale pagina comprata dal tale ministero per la “pubblicita’ progresso”, e cosi’ via.
  7. I sindacati sono investiti dal sistema degli appalti perche’ a loro volta sono appaltatori (CGIL ha una folta schiera di spinoff) oppure perche’ vige il sistema dei delegati fissi nelle aziende appaltatrici. Inoltre gli scioperi possono rallentare i lavori causando penali , e questo fa entrare i sindacati nella grande cena degli appalti.
  8. Il mondo Onlus/Coop e’ dentro fino al collo nel sistema di appalti. Le Onlus mediante la possibilita’ di esenzione fiscale e di uso dei volontari fanno da cuscinetto per il calo dei costi, le Coop arrivano con la loro forza contrattuale e le loro esenzioni fiscali, nonche’ con la loro agilita’ statutaria.
  9. Le forze dell’ordine e le forze armate sono committenti di alcuni tra i piu’ succosi appalti della PA, dalle divise al cibo e al casermaggio sino alle armi e agli immobili da ristrutturare e tenere in ordine.
Non c’e’, in Italia, una fazione politica o sociale che abbia interesse a far finire la festa. Per questa ragione non c’e’ un solo grande giornale che nomini la parola maledetta “Appalti”. Per questa ragione non c’e’ una sola fazione politica o sociale che riesca ad insorgere dicendo “cambiate il maledetto sistema degli appalti”.

 

E per questa ragione, essenzialmente, NON CREDO a nessuna delle patetiche macchiette ipocrite che continuamente si strappano i capelli per la “questione morale”. O si capisce e si dice che la “questione morale” e’ principalmente una questione “appalti” , oppure e’ solo un patetico teatro dell’ipocrisia.

 

Uriel

 

(1) Ogni partitino aveva un giornale di partito (finanziato), un paio di giornali di corrente (finanziati), un paio di gruppi parlamentari (finanziati), eccetera.

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