Antitrasformazioni

Ho appena riattaccato il telefono dopo una lunga chiacchierata con una cara amica, e mi e’ venuto qualcosa da scrivere. In realta’ sono cosi’, scrivo quel che mi viene da pensare parlando con altri. La discussione riguarda questo: ma come si esce da quello che la sinistra chiama “Berlusconismo”, ammesso che esista, e considerando validi gli assiomi sottostanti? In che modo, cioe’, si inverte la trasformazione del paese? Si tratta di un tema che richiede innanzitutto di capire le ragioni del successo di Silvio.

Quando arriva Silvio Berlusconi in Italia e’ in corso una trasformazione ormai da decenni. Succede che una serie di conquiste culturali, sociali, legislative, stanno portando l’Italia in una direzione precisa , ovvero e’ maggioritaria nel paese quella che potremmo definire “spinta progressista”.

Bisogna stare molto attenti ai periodi di progressismo, perche’ hanno la caratteristica di spaventare la popolazione. Mi spiego meglio: prendete la Binetti. Sino agli anni ’80 e meta’ dei ’90, una donna che se ne fosse uscita vantandosi di essere vergine e di portare il cilicio sarebbe semplicemente stata derisa. La parte bigotta del paese, quelli che oggi chiamiamo con queste sigle che iniziano per teo- , cosi’ come la parte piu’ cialtrona degli imprenditori, e dei sindacati, e persino del mondo di sinistra , rischiava di scomparire.

Chiariamoci un attimo: in un paese moderno non c’e’ posto per un Borghezio in politica. Ma neanche per un D’Alema. Solo che se Borghezio dice che la progresso e’ solo perversione, malattia, roba da comunisti,  perche’ la tradizione e’ tutto, e il mondo deve essere per sempre quello del nonno, D’Alema usa un linguaggio diverso per dire la stessa cosa, e vi dira’ “non dobbiamo fare pericolosi salti in avanti”, dove e’ pericoloso qualsiasi passo avanti si faccia. Bisogna camminare stando fermi.

Cosi’, torniamo alla situazione pre-berlusconi. C’e’ un’italia che sta cambiando terribilmente, e dopo anni di sforzi sembrava persino essersi rotta una diga. Insomma, le forze sociali, culturali ed economiche che definiremmo progressiste -con tutte le loro richieste- pensavano che fosse arrivato l’inevitabile.

L’idea era che l’ Italia sarebbe diventata un paese “progressista”, dove per progressista si intendeva la cultura delle grandi socialdemocrazie europee. Si pensava che le cose, anche se in ritardo, anche se lentamente, sarebbero arrivate.

Confortava i progressisti sapere che anche senza essere andati al governo moltissime loro istanze fossero passate: dal divorzio all’aborto, dai consultori familiari  ai diritti dei lavoratori, dall’emancipazione femminile al cambiamento dei costumi. Cosi’, pensavano , e’ inevitabile. Ci possono rallentare, arriveremo dopo, ma prima o poi anche noi avremo una socialdemocrazia culturalmente e socialmente simile alle grandi socialdemocrazie mitteleuropee.

Quello che i progressisti non capivano, e non lo capirono proprio quando potevano davvero farlo, era QUANTA PAURA FACESSERO al mondo che si apprestavano a cancellare. Perche’ dall’altra parte tutti i vari bigotti, gli imprenditori tipo Zio Tom, gli sfruttatori, i tamarri, gli obsoleti, gli arretrati , avevano paura di scomparire. E non come paura astratta: erano DAVVERO emarginati, erano sull’orlo di un baratro.

Per molti anni si erano mimetizzati. Per molti anni avevano finto di seguire la corrente, seguendone solo la parte esteriore. Ma, mano a mano che la societa’ cambiava, si trovavano sempre di piu’ di fronte ad un vicolo cieco. Se prima avevano fatto buon viso a  cattivo gioco quando Eva RObins andava con Moana Pozzi in TV, dopo dovevano accettare la stessa liberta’ dalle figlie. L’Italia, cioe’, stava iniziando ad emarginare, a lasciare un passo indietro tutti quelli che non avevano avuto la capacita’ di adeguarsi ai tempi moderni.

In estrema sintesi, esisteva una trasformazione in direzione progressista che stava quasi per completare il lavoro, o perlomeno oltrepassare un punto di non ritorno: quello in cui per una certa classe (e generazione) di persone ci sarebbe stata solo emarginazione e dileggio. I bigotti, gli omofobi, i personaggi come Storace, come tutte quelle ridicole macchiette che fanno ridere tutti.

Berlusconi ebbe il sentore di questo, e disse “signori , lo so che avete paura. Ed e’ vero: se continua cosi’, questa societa’ si trasformera’ tanto che per voi ci saranno solo risate, scherno ed emarginazione. Agli imprenditori chiederanno responsabilita’ sociali, arriveranno i Kindergarden anche qui, dovremo rispettare le donne sul lavoro, dovremo pagare le tasse perche’ una nuova cultura civica sta bussando alla porta,  e chi non lo fara’ sara’ destinato al disprezzo, all’emarginazione, alla derisione. Che gia’ state amaramente provando sempre piu’ stesso.”

L’ Italia era vicina al punto di non ritorno: per i progressisti, che pensavano di avere la partita in tasca, era una festa. Per gli altri era PAURA. Paura di scomparire, di essere ancora piu’ emarginati (e tra gli ’80 e i ’90 un Boso era un elemento deriso ed emarginato) , ancora piu’ disprezzati. Si sentiva, si era certi da un lato che prima o poi tutte le conquiste sociali delle socialdemocrazie europee sarebbero arrivare. E dall’altro, si temeva che fosse proprio cosi’: un capitale di paura che aspettava solo di essere investito in politica. Da entrambe le parti.

Il goal di Berlusconi, insieme alla Lega, e’ stato quello di coalizzare tutti coloro che con il progresso avevano ormai l’acqua alla gola, dargli un bel vestito, ridipingerli con qualche sigla , sforzarsi di renderli presentabili, monetizzare la loro paura , e dire loro.

E lo stesso fu per D’alema e la sua cricca di “riformisti”, perche’ questi erano la stessa fascia sociale di ignoranza, obsolescenza, di pensiero retrogrado, che pero’ era nel PCI-PDS perche venivano da ceti lavoratori e avevano sempre abitato li’, ma se apprezzavano il PCI per le conquiste materiali (salario, orari) non capivano l’urgenza delle altre (diritti delle donne, dei gay, welfare, emancipazione femminile, societa’ inclusiva, etc etc).

Ehi, Italia (intesa come italia di un tempo, quella passata e quindi vera) , coraggio. Forza. Ce la possiamo fare a fermare quel rullo compressore che rischia di schiacciarci. Possiamo tenerlo fermo per dieci, venti, forse trent’anni. Finche’ non ce ne andremo. Non dovremo mai cambiare, se ci uniamo.

Quelli che hanno votato per Berlusconi e per la Lega erano persone che pochi anni prima stavano zitte. Stavano zitte perche’ non appena avessero aperto bocca sarebbero state schernite, per la loro ignoranza, per il pessimo italiano, per le idee retrograde e bigotte, per la palese mancanza  di scolarita’ consolidata e strutturata.

Berlusconi li ha presi e ha dato loro l’unita’ che e’ servita per fermare il processo di modernizzazione del paese, e per fermare la trasformazione progressista. Il progetto e’ stato di cosi’ ampia portata che ha investito anche il PCI-PDS, ove hanno vinto -per le medesime ragioni- quegli esponenti che tranquillizzavano una base per nulla tranquillizzata  dall’idea di  un paese piu’ progressista.

Facciamo un esempio estremo: il terrone che (a nord o a sud) non mandava la figlia a scuola perche non si imputtanisse era nella Lega che disprezzava tanto la cultura a favore dei dialetti, cosi’ come in Forza Italia ove contava la ricchezza , cosi’ come nel PCI, dove si parlava di riformismo: in nessuno dei tre movimenti si diceva a questi signori “ma manda tua figlia a scuola e tirala fuori dall’ignoranza, cafone!”.

Nel PDL e nella Lega per i motivi che sappiamo -ovvero il disprezzo (e la paura) verso la cultura progressista – nel PCI perche’ molta base era culturalmente arretrata quanto quella della Lega e del PDL, solo che bisognava nasconderlo, e tirare fuori il riformismo: “diritti alle donne, emancipazione, tante belle parole ma non vi preoccupate che le vostre figlie non dovrete mandarle a scuola”.

Non a caso lo stesso PCI-PDS-quelchele’ si mise a fare battaglie a basso costo, come quella dei gay: se vinci, cambia la vita all’ 1% della popolazione. Se perdi, QUALCUN ALTRO non ha quello che voleva. Per chi e’ etero e di sinistra, e’ la battaglia ideale: nessun rischio, se vinciamo vinciamo, se perdono perdono i gay, sono quattro gatti, chissenefotte.

Cosi’ la trasformazione di Berlusconi consistette nel fermare il processo progressista in atto, aiutando anche la sinistra a tenere a bada la base del partito.

A questo punto e’ chiaro come si possa invertire il processo: occorre cioe’ che qualcuno dichiari una volta ed una volta per tutte che il cammino verso la socialdemocrazia europea e’ inevitabile, che prima o poi arrivera’ tutto quello che c’e’ gia’ in alcuni paesi, e che tutti coloro che sono per il “vecchio metodo”, per la “vecchia scuola” sono destinati al tramonto.

Berlusconi ha voluto FERMARE il processo dicendo allo Storace di turno: guarda che non sei una miserabile macchietta derisa ed emarginata, anzi, ti portiamo pure al governo! Bossi ha voluto fermare la macchina della modernita’ dicendo “guardate che non siete bifolchi gutturali incapaci di pensiero umanoide: vi si porta pure al governo”. D’Alema ha avuto la possibilita’ di dire “ehi, guardate che non si fa nessuna rivoluzione.Non e’ che poi vi diciamo che siete dei bifolchi arretrati perche’ non fate come bisogna fare. Noi abbiamo il riformismo, cambiare tutto senza cambiare nulla”.

Insomma, ad un certo punto Berlusconi, Bossi, D’Alema hanno capito che potevano usare la parte non progressista del paese come zavorra, al punto da fermare il processo che di quel passo stava per arrivare al punto di non ritorno.

Come si inverte la cosa? Occorre che qualcuno, al governo abbia il coraggio di dire qualcosa come quella che ha affermato il futuro presidente della repubblica federale tedesca. Questo e’ arrivato e ha detto “la Germania e’ una socialdemocrazia  inclusiva che crede nel mercato contenuto in un forte welfare”. Detto questo, e’ abbastanza chiaro allo schutzen locale che piu’ di una manifestazione a cavallo (molto folkloristica) non potra’ avere.

Occorre cioe’ qualcuno che riprenda un mano il processo di modernizzazione, e abbia il coraggio di dire:

signori, finora si e’ giocato. Abbiamo perso altri 30 anni di tempo, ma non vi illudete. La modernita’ arrivera’, e chi di voi non ce la fara’ a salire sul treno rimarra’ a terra. Volete girare col cilicio e pensarla come nel 1600 ? Liberi, ma verrete emarginati, derisi e probabilmente la vita non andra’ come volete: non c’e’ spazio per voi in questa societa’. Non c’e’ piu’ spazio per il “vecchio corso”, per la “vecchia mentalita’”.  Ci arriveremo in ritardo, ci arriveremo lentamente, ma quella e’ la meta: il progresso. E no, non discuteremo con voi cosa sia il progresso: il progresso siamo noi. Non discuteremo con voi di etica: l’etica siamo noi. Non discuteremo con voi di morale: la morale siamo noi.

Questo e’ l’opposto esatto di cio’ che ha fatto Berlusconi , insieme ai suoi alleati (Bossi, Fini, D’Alema) al paese. Uscire dal Berlusconismo , se vogliamo identificarlo in questo modo, significa affermare questo, e porlo come programma chiaro per il futuro del paese. Come programma di medio e lungo termine: alla fine arriveremo li’, quindi rassegnatevi, o nuotate in queste acque, o diventerete marginali.

Ovviamente, non succedera’. Innanzitutto perche’ il “riformismo” della sinistra e’ un movimento che ha LE STESSE FINALITA’ che si poneva Berlusconi: quello di tranquillizzare una base di arretrati cafoni che no, il mondo in Italia non cambiera’ mai abbastanza da farli sentire fuori posto. Ed e’ la corrente maggioritaria del partito.

Secondo, perche’ proprio adesso una massa enorme di coloro che avevano avuto paura di vivere in un paese progressita , ove sarebbero stati emarginati e derisi, sta conoscendo per altre vie -quelle economiche- l’emarginazione che temeva. Si stanno rendendo conto che in un certo senso la promessa di fermare il tempo NON si e’ davvero realizzata, perche’ se e’ stato possibile fermare le mutazioni sociali (consultori familiari chiusi, welfare smantellato, scuola al lumicino, stampa letamaio, cultura stantia e sarcofaga, ignoranza accettata come punto di vista), l’economia non si e’ fermata. E chi pensava di non dover correre per prendere il treno, si sta accorgendo che se socialmente e culturalmente e’ riuscito a rimanere a galla, economicamente non ce la fa.

Quindi, oggi queste masse sono ancora piu’ spaventate di prima: stanno iniziando a pensare che Berlusconi li abbia fregati, promettendo loro un’arretratezza solo apparente, perche’ l’economia non si e’ fermata come la societa’, e sta comunque emarginando queste fascie socioculturali.

Dopo la crisi  del 2001, le aziende italiane si sono divise in due segmenti: quelle “progressiste”, che vanno tutt’ora bene e anzi acquistano mercato (e trattano bene i dipendenti) e quelle “della vecchia scuola”. Berlusconi aveva promesso loro di fermare il tempo al punto che la vecchia scuola potesse sopravvivere e comportarsi come in VAcanze di Natale.

MA NON STA SUCCEDENDO: dove non e’ arrivata
la modernita’ sociale, e’ arrivata quella economica.

E’ vero: i pensatori “della vecchia scuola”, ovvero l’ignoranza venduta come punto di vista, oggi sono sui giornali e in TV. Possono esistere cose come Libero ed il Giornale. Certe idee possono venire sostenute in pubblico senza paura di essere derisi (1), e questo inizialmente li confortava. Ma Berlusconi non e’ stato capace di fermare ANCHE l’economia. E oggi, le aziende della “vecchia scuola” affogano nei debiti.

Questo significa che HANNO ANCORA PAURA. Fa loro paura la Grecia, perche’ sembra l’armageddon che li colpisce, sembra loro che la diga che hanno costruito abbia funzionato sul piano sociale e culturale, ma abbia una gigantesca crepa che sta per scatenare un’inondazione , un processo traumatico.

Essi hanno paura di averci addirittura rimesso: qualcuno di loro pensa che se in fondo avessero lasciato fare, l’italia sarebbe diventata un paese piu’ moderno, ma lentamente, senza traumi. Cosi’, hanno costruito una diga che oggi, sotto i colpi dell’economia, sta per tracimare violentemente.

Cosi’ non vi illudete: esiste ancora in Italia il capitale di paura della modernita’ , quello stesso capitale che Berlusconi ha sfruttato sin dall’inizio, lo stesso capitale umano impaurito che oggi guarda terrorizzato alla Grecia, e che puo’ essere -ancora piu’ che mai- sfruttato ai fini elettorali.

Ve ne accorgete da molti segni, come l’impianto “moderato”, il ritorno di brodini annacquati come Casini ,  l’ostilita’ alle riforme vere, ma anche a sinistra, quando l’ Annunziata straparla di Dalla gay e sino ad un giorno prima la sua azienda aveva un contratto contro le donne gravide, e i giornali progressisti parlano di quante vie a Milano siano intitolate a donne anziche’ di quali problemi MATERIALI abbiano le donne di Milano: non si deve FARE nulla, si deve solo parlare. Sappiate che se vincono loro cambieranno i nomi delle vie, niente di piu’, sappiate che se vincono loro al massimo daranno diritti ai gay,(2) cioe’ le vostre vite NON CAMBIERANNO. Stanno tranquillizzando i loro elettori occupandosi di battaglie che non ne toccano la maggior parte, allo scopo di dire loro: “tranquilli, se vinciamo non cambiera’ nulla”.

Persino nella sinistra estrema hanno vinto i neopauperisti dell’ecologia farlocca e tutti i no-qualcosa: hanno paura anche loro. Sono spaventati, sanno che per loro il tempo e’ finito. Non c’e’ piu’ storia libera.

Per questo, queste masse voteranno per la bigiotteria-riformista a sinistra, e per i continuatori del progetto berlusconiano a destra. E non ci potete fare niente, perche’ l’unico modo di uscire dal periodo berlusconiano sarebbe di gridare a queste masse di spaventati CHE FANNO BENE ad avere paura, perche’ il treno della modernita’ sta per rimettersi in moto, e se non lo prendono stavolta, il loro prossimo letto sara’ di cartoni.

MA nessuno lo fara’ mai. E non solo un problema italiano. Anche Bush fece questo: alla fine del periodo Clinton gli USA erano il paese socialmente e tecnologicamente piu’ moderno del mondo, tranne nella bible belt. Chi viveva in queste aree TEMEVA di scomparire e diventare marginale, perche’ era quello che stava gia’ succedendo.

Come in Italia, dove i cafoni gia’ si sentivano deridere sempre piu’ spesso e dovevano sempre piu’ spesso vivere tra loro per scacciare l’incubo della solitudine sociale. Come in Italia un partito ha vinto semplicemente promettendo di fermare il tempo.

In entrambi i posti, il progetto e’ riuscito socialmente e culturalmente. Non e’ riuscito economicamente.

E ora la diga si rompera’.

Signori, buona paura. Perche’ succedera’ quello che temevate, ma mentre prima sarebbe successo gradatamente, e forse avreste potuto adattarvi, adesso succedera’ violentemente. Come in Grecia. L’emarginazione e la solitudine che avete respinto socialmente e culturalmente dalla porta sta per entrare dalla finestra, con mezzi economici. E lo sta facendo violentemente: forse non come in grecia, arrivera’ in qualche anno.

Ma siccome ci sono 20 anni di arretrati, sara’ comunque troppo veloce per voi. Adesso non solo dovrete saper nuotare per sopravvivere: adesso dovrete essere dei campioni.

Uriel

(1)E lo sanno, ECCOME se lo sanno. Tantevvero che quando vengono qui certe cose non le dicono. Dovreste vederli, come indossano rapidamente la divisa da progressisti. Metterli in imbarazzo di fronte agli stranieri e’ bellissimo per la loro ipocrisia. Vedete, se prendete un islamico convinto, lui NON SA di dire delle cazzate arcaiche. Cosi’ non si limitera’. Ma se prendete uno di questi, loro in fondo SANNO di dire cazzate arcaiche. Tantevvero che il convinto islamico continua a sostenere la stessa cosa ovunque, mentre loro tacciono quando sono fuori dall’Italia.

(2) Si, le battaglie di sinistra per i gay sono battaglie a basso costo. “Se vinci, vinciamo tutti, ma alla fine cambia la vita di pochi. Se perdiamo, perdono i gay. E agli altri non cambia molto.” Gattopardo allo stato puro. Una battaglia per i diritti delle donne nelle aziende sarebbe MOLTO piu’ pericolosa. Le donne sono TANTE. I gay l’ 1%.

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