Andarsene, ed il problema della felicita’.

Sin dallo scorso post, e dalle sue reazioni, credo che sia poco chiaro quanto andarsene dal paese NON sia una scelta POLITICA, una scelta di protesta, una scelta di principio, ma semplicemente una scelta PERSONALE. Si, uno puo’ anche spiegare perche’ si e’ fermato in un altro luogo, ovvero cosa ha trovato che lo ha attratto in maniera forte, e che magari manca in Italia. Tuttavia, molte delle reazioni rabbiose sono a mio avviso una deviazione pericolosa.

Innanzitutto, deve essere chiara una cosa: non siete stati promossi sulla scala antropologica perche’ ve ne siete andati. Non e’ che adesso siete (o siamo) persone migliori per questo. Qui nella Ruhr c’e’ un interessante museo sui minatori stranieri che sono venuti a scavare carbone qui. Era gente analfabeta, che non parlava il tedesco o l’inglese perche’ non parlava nemmeno in Italiano, e il loro livello di umanita’ era , come dire, borderline con la bestia.

Era gente che era stata caricata su un treno , o che si era caricata su un treno, e che si trovo’ qui , guidata fino a delle baracche ove abitare, e poi infilata in miniera, ove era obbligatorio che il Gästarbeiter andassero per una decina di anni almeno. Dopo, potevano fare altro.
Nel museo troverete i biglietti standard con cui si esprimevano, perche’ non sapevano nulla di tedesco, i libri che lo stato tedesco stampava per insegnare loro a leggere e scrivere, e molte altre cose. Cosi’, se pensate di aver superato una prova durissima perche’ siete venuti qui, non avete capito un cazzo: LORO hanno passato una prova durissima. Voi ve la state godendo.
So benissimo di essere stato fortunato: prima mi hanno chiamato qui, insistendo per il mio nome, sono arrivato qui spesato dalla A alla Z, poi l’azienda tedesca mi ha fatto l’offerta di sua sponte. Quale impresa durissima avrei superato?
La stessa cosa per “sono i migliori che se ne vanno”. Non sempre. Certo, se parliamo della Germania, la logica dei Minijob ha fatto scomparire i lavori meno pagati, spingendo la popolazione a migliorare i propri skill. Non riuscirete a vivere con un lavoro da cameriere perche’ con due minijob il ristoratore copre tutto l’orario a 840 euro/mese. E con 840 euro al mese non vivete: potete in Italia se vi aiutano i vostri, qui dovete fare tutto a carico vostro, e non si puo’. Fine.
Quindi no, occorre uno skill elevato che vi porti a lavori piu’ professionali. Ma questo non significa che se ne vadano i migliori, significa che c’e’ un filtro che seleziona all’ingresso. Non potete dire che in una discoteca ci siano i VIP solo perche’ i buttafuori lasciano entrare solo loro: occorre anche che i VIP ci vogliano entrare. Quindi la chiave non e’ se i buttafuori vi fanno entrare o meno , la chiave e’ se ci vogliono entrare quelli che piacciono ai buttafuori. E la domanda allora e’ “perche’ i VIP vogliono entrare li’?”. E la risposta non puo’ essere “perche’ fanno entrare solo loro”: e’ una condizione necessaria ma non sufficiente.
Per cui torniamo al punto di prima: c’e’ gente che emigra in Tunisia, in Brasile, in paesi che sulla carta hanno meno da offrire. Ognuno trova qualcosa che PERSONALMENTE non avrebbe trovato altrove, e si ferma li’.
Ovviamente possiamo questionare sul fatto che se ho trovato qui quello che non trovavo in Italia allora la Germania sia o meno un paese migliore. Ma questo e’ cibo per polli.
Il problema e’ che se cercate qualcosa, e andate dove la si trova, state conducendo un viaggio PERSONALE. A me stavano sui coglioni quelli che dicevano “me ne vado perche’ mi vergogno di Berlusconi”. Palle. Sono stronzate, e nessuno se ne e’ mai andato per questo. tantevvero che chi parlava cosi’ oggi e’ ancora li’.
Ve ne siete andati perche’ pensavate di essere piu’ felici, siete rimasti perche’ avete trovato la vostra felicita’.
Ma la ricerca e la conquista della felicita’ non sono atti POLITICI, non sono ricerche di tipo SOCIOLOGICO, sono semplicemente questioni PURAMENTE personali. Farci politica significa spalancare la porta a tutta la dialettica dell’odio che ne risulta.
Ecco, se dovessi dirlo, una peculiarita’ dell’ Italia e’ che la politica e’ una forma di ODIO. I sentimenti della politica appartengono allo stesso insieme dell’ astio , del rancore, dell’odio, del disprezzo, dell’antipatia, della cattiveria. Non appena spalancate le porte alla politica, o rendete politico un discorso, immediatamente entrerete in questa categoria.
Lo sa chi tiene un blog: per chi vive di politica, un blog con 220.000 lettori a settimana e’ un organo di propaganda, per cui la lettura e’ necessariamente politica. E nel momento in cui si scatena la politica, arriva l’odio: cosi’ c’e’ gente che si e’ fatta due, tre , quattro account fake per sfogare il suo odio – che e’ di origine politica, come ogni odio per chi non si conosce(1) – allora una affermazione come “me ne sono andato, e sono felice qui, perche’ siete nella merda li'” diventa politica: per colpa di quale partito siamo nella merda, per colpa di quale partito perdiamo le risorse umane, etc etc etc.(2)
A questo si unisce la rabbia.
Quando ve ne andate via, e siete felici in un posto, dovrete fare i conti con quella che definirei “la rabbia del migrante”. Ho parlato con un parrucchiere italiano che ha lasciato la sicilia 37 anni fa, ed ancora gli brucia. E’ una rabbia che brucia per sempre, dal momento che comunque e’ una scelta che implica una rinuncia.
Questa rabbia ovviamente va gestita. Se la persona NON riesce ad amministrare questa rabbia, essa inizia a manifestarsi come rancore, e poi diventa odio. Cosi’ alcuni italiani che incontro dicono di continuo cose tipo “in Italia le persone sono diventate l’ Anticristo, e ci sono fiumi di sangue, e un terzo del cielo e’ diventato bagna cauda, e le cavallette”. Onestamente posso dire che e’ vero che gli emiliani siano diventati dei volgari maiali ignoranti, e che probabilmente il benessere emiliano sfumera’ perche’ nessuno ha la civilta’ che serve a mantenerlo. Ma non e’ questo il problema. Non e’ questa l’origine della rabbia.
Posso dire che la scuola italiana e’ stata per anni il ricettacolo di ogni farlocco fosse economicamente inutile al ciclo produttivo: si diceva “prendo un pezzo di carta per insegnare”, come dire “non mi interessa imparare, voglio solo uno stipendio”.  Cosi’ dopo qualche decennio, una scuola di inutili produce altri inutili. Si sono standardizzati i programmi, e in mano a pessimi professori si e’ fatta l’ignoranza standard.
Ma non e’ questa la causa della rabbia.
Quindi, diciamolo pure: quando andrete via e deciderete di fermarvi, avrete una rabbia. Questa rabbia si incanalera’ innanzitutto verso la nazione che avete lasciato, perche’ in effetti e’ la reazione a qualcosa , un preciso pensiero.
Qualche giorno fa passeggiavo per il lungofiume di Düsseldorf. Ora, e’ un posto bellissimo. Credo abbia vinto qualche premio per la citta’ piu’ vivibile di qualcosa, tipo la quinta in Europa o roba del genere. Ma la citta’ in se’ e’ bellissima perche’ e’ ben tenuta, nonostante qualche segno della crisi mondiale (come e’ ovvio). Allora passeggiavo per un posto che specialmente in estate e’  bellissimo e molto vivo, e mi chiedevo: ma perche’ non puo’ essere cosi’ Bologna? Perche’ non possiamo avere anche noi questi trasporti, questo ordine, queste ragazze che girano sole senza problemi, le case senza porte blindate e grate alle finestre? Questo senso di serenita’, perche’ non potevo averlo a Bologna?
Questa e’ la rabbia.
Quando date spago a questa rabbia, ovviamente arriva sempre l’odio. L’odio segue sempre la rabbia. Cosi’ pensate “Perche’ quei maiali strafottenti ed abbronzati che sono gli emiliani rovinerebbero tutto con la loro incivilita’, perche’ gli altri sono troppo morti anche per uscire di casa solo per vedere il tramonto con un gelato in mano – si esce in Italia per fare qualcosa di cui vantarsi, no? – perche’ le ragazze italiane non vogliono passeggiare ma solo sfilare e tutta una serie di cose che se le dite, date la stura all’odio.
Ma la verita’ e’ che adesso io sono li’. E se mi prendo il magone ogni volta che esco per passeggiare con un gelato, non mi passa piu’. O meglio: mi passa la voglia di fare questa cosa, cosicche’ non posso esserne parte. Non puoi farti una passeggita in pace con la tua famiglia e qualche gelato in un posto disegnato da un architetto incredibilmente bravo per darti un segno di liberta’ e di spazio, se passi il tempo a rimuginare.
Quindi, a quelli che continuano a rimuginare dico semplicemente una cosa: questa rabbia e’ la “longa manus”, di quello che vi impediva di essere felici in patria. E quando rimuginate , non fate altro che rovinarvi del tempo che potrebbe essere prezioso.  Se lo vivete godendovi le cose per cui avete scelto di restare.
Si, mi piace parlare dei problemi dell’ Italia, mi dispiace – sinceramente – per quello che sta succedendo e per quello che sta per succedere, ma ci deve essere una clausola finale. Cosa intendo per clausola finale?
  1. In Italia e’ in corso una vera e propria guerra culturale contro la felicita’. So benissimo che a migliaia di persone viene un travaso di bile quando dico “sono qui e sono felice”. So benissimo che quando qualcuno dice “sto pensando di andarmene” allora gli viene risposto “e che aspetti?” So benissimo che in questo modo il paese e’ fatto di gente fredda, triste, rancorosa.
  2. L’emiliano medio somiglia sempre piu’ ad un maiale abbronzato, incivile e menefreghista. A parte poche realta’ ancora esistenti, che si assottigliano sempre di piu’ , questo e’ il fatto. Chi non rotola nella volgarita’ in generale sembra un morto che cammina, vitale quanto un surgelato con un vestito firmato. Esseri che hanno sostituito i loro sani appetiti con dei volgari pruriti.  Le pochissime persone che si salvano si riuniscono in circoli chiusissimi e se la spassano tra pari.
  3. Vedo chiaramente stanchezza. Il lavoratore italiano e’ prima di tutto stanco. Sfruttato, esausto per la sensazione di pedalare a vuoto, di lavorare solo per sopravvivere. So che la domenica siete troppo stanchi , e so che questa stanchezza e’ prima di tutto spirituale. State lavorando troppo, e senza alcuna soddisfazione nel farlo.
  4. Ecchisenefrega?
La clausola 3 e’ la barriera che sta tra la rabbia e l’odio. E’ quella che tiene la rabbia  a cuccia. E’ la clausola finale.  Onestamente, per me ora l’ Italia e’ uno spettacolo che osservo da fuori. So che se affonda le onde possono arrivare qui e ovunque, ma so bene che essere in un altro posto e’ sempre una cosa saggia in caso di disastro.
Sostituire i due minuti di odio con due minuti di sodio (qualsiasi cosa voglia dire) e’ esattamente il punto.
Quando mi scrivete nei commenti delle frasi piene di odio , eppure vivete all’estero, eppure avete trovato la felicita’, so bene cosa vi succede. Vi succede che non avete ancora messo la clausola finale al discorso.
In definitiva, cioe’, state ancora combattendo quando ormai sul ring non ci siete piu’. E non siete nemmeno nello stesso palazzetto dello sport. E neanche nella stessa citta’. State ancora sul ring nell’anima.
Lasciate perdere. Se non trovate il modo di deridere tutto cio’, se non trovate il modo di sfottere la rabbia, di deridere l’odio, di ridere delle disgrazie altrui, non ne uscirete mai.
Quando riuscirete a veder sfilare gli italiani per le strade (in Italia non si cammina: si sfila), cosi’ convinti di essere ammirati , quando riuscirete a deridere le persone che usano su di se’ frasi tipo “io ho fatto grandi battaglie” (quando poi avranno scocciato qualcuno, si e no), quelli che “io sono imprenditore di me stesso”, quando riuscirete a RIDERE di loro, allora avrete piazzato la clausola che trasforma i due minuti di odio in due minuti di sodio.
Whatever.

Whatever perche’ l’italiano oggi e’ cosi’ convinto di qualsiasi cosa, pratica ogni dettaglio della propria esistenza come una religione fondamentalista, dalla marca dei calzini al pizzetto scolpito, come se fossero le cose piu’ importanti del mondo, che ha bisogno di una sola cosa.

Derisione.

Credetemi,  oggi come oggi l’ Italia ha bisogno di questo: derisione.

Perche’ essere derisi e’ l’unica cosa che li scuote.

Uriel
(1) La politica italiana non e’ sporca o corrotta o qualsiasi altra cosa. E’ semplicemente una cosa malvagia: una serie di dinamiche volte sempre e comunque al male di qualcun altro, perche’ la manifestazione piu’ economica e spontanea del potere e’ la vessazione.
(2) Si, le risorse umane che se ne vanno SONO un problema. Lo sono sempre. Il welfare tedesco e scandinavo nasce per frenare l’emorragia di tecnici tedeschi verso gli USA. Se non avessero fatto quel che hanno fatto, oggi sarebbero nazioni deserte. Fare un EXPO nei tempi e dentro il budget non e’ un progetto particolarmente difficile: a Milano non riescono, o faticano,  perche’ da Milano e’ andata via quasi meta’ delle vecchie professionalita’.  Ma costruire padiglioni e strade non e’ un problema sin dal 1700.

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