Anche io Allevi.

Visto che lo fanno tutti, anche io vorrei parlare di Allevi. Lo faccio da un punto di vista inusuale e finora inesplorato, nel senso che ho deciso di fare una cosa inaudita (che mi ha fatto perdere un sacco di tempo) , una cosa mai fatta prima dai critici di Allevi. Ovvero, ascoltare la sua discografia.

Poiche’ ho scelto un approccio cosi’ originale, inizio con le mie conclusioni a riguardo: se non avessi tutta la discografia dei Lacrimosa, ci sarei cascato.

Dopo le conclusioni, l’inizio. Dunque, Allevi non fa musica classica. Non fa musica “classica” se per classica intendiamo il significato accademico della musica “classica”, ovvero una musica che si svolge secondo alcuni canoni del periodo romantico, eccetera eccetera.

Il fatto che Allevi non faccia musica strettamente “classica”, tuttavia, non significa nulla. Voglio dire, neanche i Dimmu Borgir fanno musica classica, eppure mi piacciono molto. Ma il problema e’ che la stragrande maggioranza della musica che le persone ascoltano NON e’ classica, e quindi come obiezione vale ancora meno.

Bisogna,cioe’, andare a verificare il valore della musica. Se ci aspettiamo che le opere di Allevi siano ricordate nei secoli dei secoli, secondo me ci illudiamo: a meno che non si faccia un concorso tipo “the best of lift music”, difficilmente qualche critico musicale riuscira’ a notare qualche novita’ nella musica di Allevi.

E’ vero: in ogni disco Allevi ha piazzato qualche disarmonia di quelle che piacciono molto ai cultori della musica dodecafonica, circa due per ogni disco. Le ha piazzate di solito nelle ultime due canzoni, che nessuno ascolta perche’ i pochi sopravvissuti a 65 minuti di ascensore in genere ne hanno le palle piene della musica che hanno sentito sull’ascensore medesimo.

In ogni caso, se doveste rimanere 65 minuti dentro un ascensore, la musica che ascoltereste (qualora ci sia musica in ascensore, come capita ultimamente con risultati che andrebbero vietati da qualcuno, uno qualsiasi) alla fine conterrebbe uno-due spunti interessanti , negli ultimi due brani.

Sia chiaro: sono quelle cose che mandano in visibilio quelli che ascoltano i brani leggendo contemporaneamente lo spartito, cioe’ personaggi cui della musica (intesa come fonte di emozioni) frega assai poco.

Il resto della musica di Allevi e’ , come ho gia’ detto, musica che mi aspetto di ascoltare in ascensore, o nelle attese che precedono le chiamate: e’ ottima per passare il tempo alleggerendo l’atmosfera, e l’esecuzione e’ quella che ci si aspetta quando un’azienda paga un professionista per ottenere un jingle: otterra’ qualcosa di professionalmente perfetto, perlomeno adatto all’uso.

Questo non significa che io sia a favore o contro: una delle caratteristiche piu’ detestabili della cultura mainstream e’ quella di obbligare tutti a prendere una posizione pro o contro qualcosa, entrambe le posizioni essendo elevate al parossismo, cioe’ all’esaltazione estrema.

A chi risponde che Allevi stia devastando il senso musicale o seminando velleita’ rispondo molto semplicemente che se qualcuno si mostra disposto a comprare qualcosa, quasi sicuramente arrivera’ qualcuno e gliela vendera’.

C’e’ pero’ un punto che vorrei sottolineare. E lo faro’ con un esempio: anni fa , in vacanza ad Interlaken (Svizzera) ho assistito ad una scena buffa. Ero in un ristorante di qualita’ discreta, il quale offriva una scelta di vini che in Italia e’ piu’ che normale: ne’ troppo ne’ poco.

Questo, in un paese birra-oriented , significa che si trattava di un ristorante da sommelier. Quello che vidi fu un cameriere che arrivo’ con una bottiglia di vino nel panno, lasciando che l’ “esperto di vini “di una tavolata accanto alla mia (somigliava curiosamente a Fausto Bertinotti) lo valutasse. Dopo che l’esperto ebbe annuito, il ragazzo verso’ un poco di vino dentro un bicchiere. L’esperto lo esamino’ sollevandolo, annuso’ il vino, poi lo assaggio’. A quel punto, e solo a quel punto, la bottiglia di vino da 169 franchi svizzeri fu sua.

Qual’e’ il problema? Il problema e’ che il bicchiere era parzialmente colorato, cioe’ inadatto a valutare i riflessi del vino, la luce si trovava dietro la schiena dell’uomo ed era una luce elettrica molto fredda, il vino era troppo freddo per poter essere odorato e l’assaggio duro’ troppo poco perche’ si potesse apprezzare il vino. E per questo i signori pagarono 169 franchi svizzeri un vino che in Italia troverete al supermercato a 4 euro per bottigliona da un litro e mezzo. Forse c’e’ anche per tetrapak.

Ora, chi ha sbagliato in questo processo? Non il ristorante. Dal punto di vista del ristorante, se un mio cliente e’ cosi’ fesso che vuole essere preso per i fondelli a pagamento, il ristorante fa benissimo a fornirgli la presa per i fondelli che preferisce. E’ un po’ come quando chiedete un prosciutto crudo magro e dolce: con questi requisiti e’ una merda stracolma di conservanti (1), ma nessuno ve lo dira’ mai.

Se voi pretendete di sapere che il prosciutto migliore sia quello magro e dolce, e’ ovvio che qualcuno ve lo vendera’, e ve lo fara’ pagare come se fosse il migliore. Dal punto di vista del negoziante non c’e’ disonesta’: dopotutto, voi potreste DAVVERO andare matti per un prosciutto al cromo.

Allo stesso modo, magari quel signore svizzero andava MATTO per il tevernello al punto da pagarlo 169 franchi svizzeri: perche’ mai il ristorante non avrebbe dovuto soddisfarlo? L’errore, quindi, era nel signore che , se e’ stato imbrogliato, lo e’ stato perche’ lo ha chiesto.

Possiamo dividere il caso in due:

  • Il signore svizzero sa che sta comprando un trash-vino, ma secondo lui esso va pagato 169 franchi svizzeri perche’ selezionare trash ha valore. In tal caso non e’ stato truffato , perche’ ha avuto cio’ che voleva al prezzo che voleva.
  • Il signore svizzero NON sa che sta comprando un trash-vino, non sa distinguere il vino dal gasolio, ma gli serve quell’acquisto per esibirsi: in tal caso, i 169 franchi svizzeri sono da considerarsi il prezzo di un palcoscenico che il ristorante gli ha fornito.

In entrambi i casi, tutto l’errore sta nell’acquirente: non spendi 169 franchi svizzeri per una bottiglia se non te ne intendi davvero, cioe’ se non sai apprezzarne il valore. Se non sai capire  perche’ quel vino abbia un valore,  non lo sai godere. Dunque, perche’ lo paghi, quando sei nelle condizioni di un serpente che paga di piu’ una bicicletta perche’ di marca?

Lo stesso dicasi di Allevi. Allevi non sta facendo nulla di male: se c’e’ gente che non saprebbe riconoscere la  suoneria del cellulare da Wagner, ma intende spendere 40 euro di CD per fingere di capirne, non c’e’ nulla di male a vendergli quella musica. I fatti sono due: o quelle persone godono effettivamente della musica di Allevi, ed allora non c’e’ nulla di male avendergliela, oppure la scambiano per musica classica e pagano per l’illusione (piu’ o meno condivisa socialmente) di ascoltare musica classica; anche in questo caso, perche’ non soddisfare il cliente?

Cosi’, sono dell’ opinione che Allevi sappia benissimo quello che sta facendo. Sta facendo una musica briosa e tintinnante , un “pimp my beethoven” , su richiesta di un pubblico che vuole vantarsi di ascoltare musica classica. Per soddisfare i piu’ pretenziosi di loro, si atteggia a genio, in modo da far sentire queste persone come “seguaci di un genio”. Tuttavia, vuole ricordarci che sa anche suonare, inserendo una o due disarmonie alla fine di ogni disco: come dire “attenti critici del cazzo, perche’ se voglio vi faccio rimangiare la penna“.

Non credo di poter imputare ad Allevi di stare diffondendo cattivi esempi o di stare spacciando soldi falsi: qui non siamo nella situazione nella quale la vittima e’ in buona fede. Chi straparla della “tecnica di Allevi” sa benissimo di non saper distinguere una chiave di sol da una giraffa, e quindi SA di essere in cattiva fede, cosi’ come il signore svizzero sapeva bene di stare mentendo ai commensali fingendo di essere un sommelier.

E’ il fatto che l’acquirente sia in cattiva fede a farmi “assolvere” gli intenti di Allevi: chi si atteggia a classicista discettando della sua musica moderna ma colta sa benissimo di essere ignorante, e sa benissimo di essere in cattiva fede. Sa benissimo che non potrebbe discutere di musica neanche con il direttore di una banda di paese, e sa benissimo di essere un ammasso di fuffa: mi sembra logico rendergli la vita, se non difficile, almeno costosa.

Sicuramente lo troverei una merda se vendesse a mia nonna un CD dicendo che si tratti di musica classica, essendo mia nonna dichiaratamente ignorante (cioe’ in buona fede riguardo a se’ medesima) ed affidandosi lei al venditore. In questo caso viene tradita una fiducia, come quando si spacciano soldi falsi.

Ma se l’acquirente parte gia’ in cattiva fede, truffarlo e’ giustissimo: se date soldi falsi ad uno che pur non capendone una cippa si spaccia per esperto di falsificazioni monetarie, non state commettendo un atto moralmente disdicevole, perche’ non c’era buona fede sin dall’inizio.

Allora, riassumo la mia posizione. Allevi sarebbe un truffatore se il suo pubblico fosse in buona fede, cioe’ se fosse un pubblico dichiaratamente ed onestamente incolto che dice “io di musica non capisco sega, fammi conoscere la musica classica”. Ma il suo pubblico e’ velleitario e in cattiva fede, e dice “Maestro, dammi qualcosa di degno delle mie sopraffine orecchie, sicuramente diverse da quella massa che ascolta musicaccia pop”. E a quel punto il maestro gli incula 40 sacchi di CD di musica da ascensore.

Cioe’, qui si fa giustizia cosmica, altroche’.

La soluzione al discorso di Allevi ci sarebbe se ci fosse l’onesta’ di comprare cose che si possano capire.Supponiamo che tutto questo virtuosismo di cui si vanta Allevi sia vero. Cioe’ supponiamo di avere di fronte le nuove Variazioni Goldberg. Se io non ne so godere, perche’ non capisco nulla, non le compro. Se invece racconto a me stesso e agli altri di poter apprezzare le nuove Variazioni Goldberg, ed e’ falso,  fa bene lui a dirmi che “quella sia musica classica dal linguaggio colto”.

Se tutti si limitassero a comprare cose che siano in grado di capire, Allevi non venderebbe perche’ quelli davvero in grado di godere “una musica colta” non lo comprerebbero riconoscendo la truffa ,e tutti gli altri non lo comprerebbero per principio pensando di non saperne godere, vero o falso che sia.

Il punto della questione e’ che io NON so godere del vino, dunque al massimo ci spendo 10 euro. Se mi viene proposta una bottiglia sopraffina mi ritiro perche’ non ne so godere. Allora, se arriva l’ Allevi del vino e mi dice “questo e’ un vino infinitamente buono, delicato, complesso, e blabla“, io piuttosto ordino una coca media.

Se io invece spendessi quei trecento sacchi per quel vino sopraffino ben sapendo di non saper godere di un vino simile, avrei fatto una cazzata sia nel caso sia davvero buono (ma tanto non lo distinguerei dalla Coca, perche’ spendere cosi’ tanto?) sia nel caso in cui sia una truffa, perche’ sapevo di esservi esposto per ignoranza.

Se arriva un compositore e mi dice che lui fa musica colta e molto tecnica, presumibilmente oltre le mie possibilita’, io non la compro. Se la compro ugualmente, posso avere un CD che non capisco oppure una truffa : in entrambi i casi avrei fatto male a comprare il disco. E la colpa e’  solo mia ,che ho agito in maniera velleitaria. Non di chi me la vende.

Allevi riesce nel suo intento perche’ appena dice di fare musica colta a migliaia la vanno a comprare pur sapendo di non saperla capire, nemmeno nel caso sia vero che si tratti di musica colta.

Ma qui e’ l’acquirente che e’ in cattiva fede: perche’ non accontentarlo, allora?
Uriel

(1) I salumi si conservano con il sale, le spezie, il fumo, il grasso. Senza questi ingredienti la carne va in putrefazione. Se e’ dolce, magro, non affumicato e senza spezie, deve contenere conservanti. O sapere di carogna. A loro discolpa c’e’ da dire che quando un prosciutto e’ grasso, tendenzialmente diventa dolce perche’ il grasso assorbe e neutralizza il sapore del sale.Ma aquel punto non puo’ essere magro. Oppure, ultimo caso, hanno fatto ingerire del cromo al maiale per colorare di rosso anche il grasso, dandogli l’aspetto di un prosciutto magro.

P.S: visto il numero di farlocchi, metto in moderato tutto il forum, anche quelli registrati su Disqus , per la notte (cioe’ quando non posso ripulire quasi subito) . Di giorno, quando ho tempi di intervento brevi, lasciero’ mano libera ai registrati. Non fate caso, quindi, al tempo che ci mettono i commenti ad apparire.

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