Alla fine arriva il Nutriscore.

Alla fine arriva il Nutriscore.

Alla fine arriva il Nutriscore.

Doveva accadere prima o poi, e alla fine ai cultori del Made in Italy la cosa dovra’ andar giu’. Forse non state seguendo la polemica a livello europeo che riguarda l’utilizzo dei Nutriscore, cioe’ di un’etichetta con un indicatore che suggerisce i limiti tra uso e abuso di un determinato cibo. E, come successe nel caso inglese, sono gia’ partite le lamentele della Sacra Inquisizione del Cibo Italiano.

Per prima cosa, di cosa parliamo?

Il Nutriscore e’ un sistema sviluppato da EREN , un istituto francese, per etichettare i cibi in maniera semplice da capire, in modo che gli utenti possano sapere se quello che mangiano e’ salutare o meno. La valutazione viene fatta in termini di scienza della nutrizione, non su parametri culturali o sulla Guida Michelin.

In pratica, si tratta di un sommario della cosiddetta piramide alimentare:

Che viene mappata in questo modo:

La definizione di porzione e’ abbastanza complicata, ed e’ forse la parte che il Nutriscore non copre.

Cliccare per ingrandire. L’immagine, non la porzione. 🙂

Di per se’, la cosa e’ un progresso bello e buono, nel senso che le persone possono essere spinte a muoversi verso il “lato verde” dello spettro.

Il problema arriva quando esiste una cosa che e’ l’Inquisizione Italiana del Cibo, che ha come credo il fatto che se una cosa si mangia in Italia allora fa bene, mentre se si mangia all’estero fa male.

Di conseguenza, il fatto che l’olio d’oliva contenga il 97% di grassi , come l’olio di colza, per l’Inquisizione Italiana del Cibo significa automaticamente che l’olio d’oliva (che si usa in Italia) fa bene, mentre l’Olio di Colza (che si usa piu’ nel Nord Europa) fa male. Il problema e’ che l’olio di colza contiene, a parita’ di grassi vegetali, molti piu’ “omega 3”, alla base del “colesterolo buono”. Di conseguenza, l’olio di colza e’ piu’ sano dell’olio di Oliva. Non significa che l’olio di Oliva faccia male: significa che l’olio di colza e’ nutrizionalmente piu’ sano. E’ un fatto chimico, quindi non esistono obiezioni possibili.

Ma come ogni Inquisizione , anche l’Inquisizione Italiana del Cibo non bada a scemenze come il contenuto reale dei cibi. Si limita a guardare al contenuto sentimentale dei cibi, e se la nonna calabrese era abituata a friggere cose gia’ fritte nell’olio surriscaldato dalle due precedenti fritture, allora fa bene.

In generale, cioe’ , si pretende di far passare il solito messaggio “la dieta mediterranea e’ un bene assoluto”, dimenticando che in Italia la dieta mediterranea e’ stata abbandonata da tempo, e ne rimangono solo vaghissimi ricordi. E’ ormai uso comune nelle citta’ mangiare carne ogni giorno, cosa che i venerandissimi bisnonni all’origine della dieta mediterranea non facevano: la carne per loro esisteva una volta a settimana.

Ma l’Inquisizione Italiana del Cibo non si cura nemmeno della storia: la dieta mediterranea e’ , per loro, cio’ che mangiano i popoli mediterranei, e i popoli mediterranei sono l’Italia, l’Italia,  l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia,l’Italia, e infine l’Italia. Esistono forse altri paesi nel Mediterraneo?

Poiche’ l’Italia e’ l’Unico Paese (notare le maiuscole)  del Mediterraneo, continua l’Inquisizione Italiana del Cibo, se qualcosa si mangia in Italia (fosse anche uranio impoverito) allora e’ dieta mediterranea, e se e’ dieta Mediterranea allora e’ il bene.

Immaginate quanto si sentano oltraggiati quando arriva qualcuno (un perfido francese, peraltro) che mette in dubbio questo dogma, e osa insinuare che friggere qualcosa nell’olio surriscaldato delle due precedenti fritture non sia salutare. E non solo: questi eretici si sono sognati anche di scrivere che l’Olio d’Oliva e’ composto quasi al 95% da grassi, anziche’ da un distillato di Santa Urina di Padre Pio (come dubitare di Padre Pio?), guaritore di ogni male.

E come se non bastasse, i maledetti adoratori del demonio hanno aggiunto che la pasta contiene una quantita’ enorme di carboidrati, e quindi andrebbe consumata in piatti piu’ piccoli di quelli di Salvini, e con frequenze “leggermente” inferiori.

Di conseguenza, l’Inquisizione Italiana del Cibo non fa altro che scomunicare il NutriScore, dal momento che propaga tesi eretiche, contrarie alle Sacre Scritture tramandate dalla Nonna del Mulino Bianco.

Qual’e’ il problema? Il problema e’ questo:

Nelle zone verdi il nutriscore e’ stato adottato, in quelle verde chiaro solo le grandi multinazionali lo usano, in quella rossa, l’ eresia non e’ tollerata.

Ora, voi direte: beh, gli stranieri facciano quel che vogliono, tanto noi rimaniamo rosso Inquisizione. Il guaio e’ che:

  • Le aziende multinazionali che vendono nei paesi in verde mettono l’etichetta. Stessa cosa per le aziende che sono situate in quei paesi.
  • Alle aziende italiane che vendono in questi paesi e’ richiesta l’adozione dell’etichetta.
  • La grande distribuzione italiana e’ (sempre piu’) nelle mani di grandi catene del nord europa, quando non direttamente mediante la supply chain.

Il risultato di tutto questo e’ che alla fine, l’etichetta finira’ sugli scaffali. Sicuramente non in tutti i cibi, ma ‘effetto non e’ positivo: nel momento in cui qualcuno accetta di essere giudicato, chi non ha l’etichetta sembra essersi sottratto alla sfida. Ovvero, sembra avere qualcosa da nascondere. Quindi, prima o poi anche il muro italiano cadra’.

Il problema e’ puramente ideologico: la Spagna , che pure e’ un robusto produttore di cibi “mediterranei” e di Olio d’Oliva, non ha subito alcun danno dall’adozione dell’etichetta, tant’evvero che ha deciso di adottarla in massa.

Ma c’e’ qualcosa che spaventa l’agroalimentare italiano: uno standard che non sia mafiosizzabile. Perche’ tutti gli standard DOP, DOCG, IGP & co hanno una caratteristica. E cioe’ che:

  • Non dicono nulla sul contenuto del cibo. Dicono che proviene dal tale luogo, che e’ stata preparata secondo la procedura tal dei tali, ma se vi chiedo quanto e’ alto il contenuto di una sostanza X, o quanto ne dovrei mangiare, le “certificazioni” locali non lo dicono. Potete tranquillamente vendere roba tossica, ed e’ semplicemente tossica DOC.
  • Possono proliferare liberamente. Qualora il tuo prodotto tradizionalmente inesistente necessiti di una certificazione, non devi fare altro che trovare altri complici, creare lo Struzzo Macerato nella Coca Cola di Pescara, e zap, se lo fai a Pescara allora ha la sua certificazione. Non so contare quanti vini senza alcuna consistenza tradizionale siano stati inventati di sana pianta da altrettante denominazioni, e vengano spacciati per “tradizione italiana pura”, ormai.
  • Sono estendibili ad libitum. Il vitigno del prosecco ormai e’ coltivato ben oltre la zona di Valdobbiadene, coprendo estensioni che non sono mai state tradizionali. Ma questo non impedisce al prosecco di avere la sua brava certificazione, semplicemente perche’ e’ di moda in questo periodo. Ormai l’estensione della coltivazione sta toccando Padova, e inizio a chiedermi quando qualcuno mettera’ uno stop, prima di cominciare ad avere Prosecco di Valdobbiadene di Sicilia.

Il problema delle etichette nutriscore e’ che non dipendono dal consueto sistema di mafie dello stivale. Se un olio contiene il 95% di grassi, ne verra’ consigliato un uso limitato. Punto. Non e’ estendibile, non e’ inventabile. Chi ha inventato formaggi “magri” (un controsenso in termini, quando va bene siete al 27% dei formaggi duri, a meno di non ricorrere alla chimica), sara’ costretto a fare i conti che anche da “magri”, i formaggi sono in generale parecchio grassi.

Per questa ragione, la mozzarella potrebbe avere una posizione sul Nutriscore diversa da quella che vi aspettate.

Ora, sicuramente questo fara’ incazzare i cultori della Mozzarella come “cibo che siccome e’ bianco e fresco allora fa dimagrire e  ha pochi grassi perche’ ha solo bianco biancore poetico vergine”. Ma le cose stanno, stechiometricamente parlando, in maniera diversa.

Questo e’ il problema del Nutriscore: che rischia di riportare le persone alla realta’. Una realta’ nella quale i formaggi sono tutti, chi piu’ o chi meno, dei cibi grassi. Una realta’ nella quale la pasta ha un tantino troppi carboidrati e un piatto non dovrebbe andare oltre i 110g da cotto. Una realta’ nella quale il consumo di olio di Oliva non dovrebbe andare oltre i 20g al giorno.

Una realta’ nella quale il vino fa un tantino male oltre al bicchiere al giorno, e i veneti hanno la stessa biologia di chiunque altro. Una realta’ nella quale la roba fritta non fa per un cazzo bene alla salute, il fritto misto e’ un incubo alimentare, le lasagne dovrebbero essere un lusso mensile, o al massimo bisettimanale, e le merendine che date ai vostri figli sono quasi tossiche. Una verita’ stechiometrica nella quale i frutti di mare contengono troppo colesterolo anche se vengono da Taranto, per esempio.

E la cosa peggiore che possiate fare agli italiani e’ proprio questa: riportarli alla realta’, dopo che hanno passato tanto, tanto, tanto tempo a pensare che un chilo di pasta ogni mezzogiorno sia la dieta perfetta di una famiglia di 3 persone.

Fonte: https://keinpfusch.net/alla-fine-arriva-il-nutriscore/

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