AlitOpel.

Mi chiedono di dare un’opinione alla vicenda di Fiat e Opel, e a bocce quasi ferme dico quel che penso. Ma per spiegare la mia opinione occorre  prima spiegare bene, dietro il “golden plate” che la circonda, che cosa sia la “Germania”.

Definire “corporativo “il sistema industriale tedesco e’ un eufemismo: tutto viene tenuto rigorosamente in casa, e le reali collaborazioni industriali dell’industria tedesca con aziende straniere si contano sulle dita di una mano. Il resto delle partnership e’ costituito prevalentemente da acquisti, nei quai l’azienda tedesca fa da padrone.
C’e’ una ragione in tutto questo, ed e’ il ruolo politico e sociale svolto dalle industrie tedesche in passato: quello che avveniva tra lo stato e la grande industria tedesca era che, per ragioni di impatto sull’occupazione, le sedi locali  lentamente si “fondevano” con l’amministrazione del Lander, creando un giro di “inciuci” politici mica da ridere.
Finche’ l’economia “tira”, questo non e’ un problema, anzi: il lander sponsorizza l’azienda come puo’ cedendo terreni e migliorandone lo status su richiesta, avviando collaborazioni di ogni genere (sanita’, scuola, etc) e l’industria in cambio assume tesserati del partito dominante ,cosi’ come apre le nuove divisioni “concordandone” la sede (nelle aree politicamente colorate) ove dare lavoro agli elettori giusti. Questa fusione e’ difficile da spiegare, se non immaginando il rapporto che poteva intercorrere negli anni ’80 tra FIAT e il comune di Torino.
In pratica, tutte le grandi industrie tedesche sono in uno stato di simbiosi con il lander ove hanno sede,  landr che procura loro ogni genere di vantaggio per ottenere posti di lavoro. Ovviamente questo fomenta anche una corruzione a livelli enormi, ma come dicevo prima quando tutto va bene puoi prendere la merda, farci una merca placcata oro e rivenderla come oggetto di design. In definitiva il dirigente della sede locale e’ una specie di Innominato che regna di fatto sul lander, mediante una fusione de facto tra azienda e politica.
Questo sistema ha l’oggettivo vantaggio di produrre una quantita’ enorme di ricchezza e di produrre una societa’  apparentemente ricca e felice, ovviamente sempre a patto che sia un periodo di vacche grasse. Esso produce pero’ aziende che a noi italiani sembrano la copia di un ministero, ma non solo: copie di un pessimo ministero. Esse sono strutturate a strati:

    1. Pessimo management permanente, voluto dalla politica: non fa un cazzo ma ficca il naso ovunque.
    1. Buon management , che prende le decisioni vere ma e’ instabile perche’ non viene lasciato crescere.
    1. Pessimi lavoratori dipendenti, in genere tedeschi, che non fanno un cazzo ma ficcano il naso ovunque, li chiamerei “caporali”.
    1. Ottimi lavoratori, in genere white junk tedeschi e immigrati, che mandano avanti la baracca.

Su tutto questo c’e’ il “golden plate” del sindacalismo tedesco, che fa in modo che coloro che mandano avanti la baracca abbiano uno stile di vita sufficientemente buono da non potersi lamentare: se la donna delle pulizie (che si limita pulire un lavandino e caricare una lavastoviglie nei 33 piani di un grattacielo ove lavoro)  guadagna 1900 euro/mese , ed in piu’ ha anche il kindergarden aziendale,  e’ difficile che possa lamentarsi dal momento che ha uno dei migliori stipendi d’europa (se paragonato al lavoro che fa), piu’ il maggior numero di giorni di ferie del continente. Anche se il tedesco che la comanda non fa un cazzo da mane a sera e guadagna di piu’, la disuguaglianza tra 9 e 10 si nota piu’ di quella tra 19 e 20. Il trucco della germania era di tenere (merito di quantita’ maggiori di risorse a disposizione) le disuguaglianze tra 19 e 20, mentre da noi sono tra 9 e 10. La differenza e’ sempre 1, ma lo stesso “1” pesa meno.(2)
Di per se’, corruzione a parte, il sistema non e’ male , ma ripeto: solo finche’ la barca va.
Ha il piccolo difetto che, quando la barca non va, i costi enormi di un simile sistema svuotano laghi di soldi in un battibaleno.
Il problema di qusto sistema e’ che si regge su una piramide composta da fancazzisti e raccomandari tedeschi  e lavoratori tedeschi (white junk) piu’ stranieri, nonche’ a sua volta da manager politici/sindacali permanenti piu’ manager temporanei/consulenti. Finche’ succede che le persone che mandano avanti la baracca vogliono continuare a farlo, (white junk e stranieri) e che ci siano dei manager temporanei che abbiano voglia di sgobbare senza vedersi riconoscere meriti, funziona tutto.
Il problema sta nel fatto che gli immigrati non arrivano piu’ nei numeri di prima e quelli arrivati in loco non vogliono piu’ fare gli schiavi, o almeno non i loro figli. Essi conoscono i loro diritti, e non accettano piu’ la divisione implicita tra tedesco/non tedesco, la quale implica che il tedesco viva sul lavoro del non tedesco.
Cosi’ come aprendo il mercato alle PMI il manager che prima lavorava all’ombra del paraculato ha trovato di meglio da fare (1), e anche i figli degli immigrati si trovano meglio nel vero privato, ove le carriere sono meno statiche.In pratica queste grandi aziende hanno perso di interesse per  il personale migliore, e sono rimaste solo coi brocchi.  Col risultato che queste grandi aziende sono diventate sempre di piu’ dei parastati, cioe’ l’equivalente di un ente regionale. Solo che vendono qualche prodotto. La composizione interna e’ ormai cosi’:

    1. Strato di paraculati manager eletti dal lander, o tangentopaganti al lander.
    1. Strato di fancazzisti, tesserati, amici, puttane e ballerine varie.
    1. Sincadalisti, amici di sindacalisti.

E il lander paga l’inevitabile inefficienza.
Questo e’ piu’ o meno lo stato delle vecchie grandi aziende tedesche, specialmente nel settore metall*, chimico* eccetera. Ultimamente anche le grandi banche.
Potete immaginare che , all’atto della vendita di Opel, il lander sia nel panico. Innanzitutto, se permettesse qualche genere di “due diligence” da parte del compratore, dovrebbe esporre tutto il merdone patapolitico e patastatale , cosa che il tedesco non fara’ mai: in Italia i panni sporchi si lavano in casa, in Germania si lavano nel bunker di casa. No strangers allowed.
La vendita di Opel, quindi, partiva a scatola chiusa perche’ non e’ mai stato permesso a nessuno di fare alcuna politica di due diligence verso i soci e di esaminare per bene l’azienda medesima. Per questa ragione, la contropartita era che nessuno era disposto a buttarci dei soldi. A quel punto,  arriva il secondo problema irrisolvibile: il fatto cioe’ che il Lander abbia bisogno di continuare questa politica, anche perche’ una volta licenziati quei personaggi finiscono direttamente sul groppone dell’assistenza sociale, e stiamo parlando di elementi che fanno sembrare il nostro statale uno stakanovista. In certo “privato” tedesco Brunetta passerebbe col lanciafiamme davanti alle macchinette del caffe’. Ma non solo: le politiche di assunzione di quei personaggi sono qualcosa che fa sembrare Mastella un sostenitore della meritocrazia. Questa e’ Opel.
Di conseguenza, era chiaro che il Lander avrebbe preferito di gran lunga una soluzione “che parlasse tedesco”, a costo di prenderne una che parla tedesco ma incula nel lungo termine. Il piano industriale di Magna assume che i mercati russi, americani e sudamericani crescano ancora: non si capisce pero’ da dove tirino fuori questa assunzione.
Il secondo livello delle GRANDI aziende tedesche e’ legato a doppia mandata allo stato, in un legame piu’ o meno simile a quello che lega le sedi produttive locali ai lander. Al governo (che viene regolarmente corrotto dai grandi gruppi industriali, come mostrano scandali continui ed inchieste continue) viene chiesto di fermare la penetrazione di aziende straniere in Germania (la Germania e’ la patria del consumismo europeo)  e di tenere “tedescofona” l’economia tedesca.
Certo, se lo facessimo in Italia saremmo bifolchi, provinciali, etc etc. Nominatemi 20 grandi alleanze “simmetriche” tra industria manufatturiera tedesca e straniera, pls. Insomma: tutto tedesco e che parli tedesco.
Come se non bastasse, FIAT sta preoccupando le altre case perche’ prende quote di mercato in Germania, e queste case premono sul governo centrale.
Peggio del peggio, la situazione politica tedesca e’ in stallo su una posizione che definirei “equilibrio inutile” , la quale  situazione sta frustrando gli elettori dei partiti moderati e alimentando la crescita di quelli estremisti. E questo fa temere sia SPD che CDU alle prossime elezioni. Di conseguenza, entrambi i partiti devono intervenire.
Il risultato e’ una saga come quella di Alitalia. Non c’e’ alcuna differenza sostanziale, e come nel caso di Alitalia il primo tra gli stranieri (FIAT) probabilmente mollera’ (fino a rientrare dalla finestra poco dopo)  e Magna e’ il corrispondente di Colaninno, nella misura in cui a condurre l’operazione e’ un’oligarchessa russa molto amica di Schroeder, dai capitali di origine dubbia. Tuttavia, avendo un piede in Austria (cioe’ parlando tedesco) ed essando amica di Schroeder, questa soluzione potrebbe passare. Nella misura in cui l’ oligarca vorra’ buttare soldi in un’azienda che non fornisce i bilanci per tener coperta la merda.
Non so se Magna accettera’, credo che difficilmente lo fara’ FIAT.
Dico cosi’ perche’ il prestito ponte garantito dallo stato tedesco e’ vietato dalle norme UE, ma se DUE paesi UE si mettono d’accordo possono svicolare, ma i soldi del contribuente per policy tedesca NON possono andare ad aziende straniere.
Si trattera’ quindi di scorporare comunque OPEL e un pezzo di Magna affievolendo il controllo dell’oligarchessa , momento nel quale si fara’ avanti il sindacato , si fara’ avanti il solito lander e bla bla. Ma non piacera’ all’oligarchessa.
Quindi penso che una vicenda condotta con gli stessi criteri di Alitalia (lander/comune di roma, italianita’/parlare tedesco, sindacati/diritti acquisiti, etc) finira’ come per alitalia.
Prima faranno un accordo con Magna che soddisfera’ i politici e dara’ voti all’ SPD (ma non credo tanti) e potere ai soliti ver.de et similia. Poi MAgna scoprira’ Opel, il governo fara’ fatica ad aiutarla, il lander vorra’ la solita simbiosi/controllo ,  e iniziera’ la SECONDA nottata, nella quale (se vorra’) FIAT potra’ entrare a condizioni ancora migliori.
Il problema e’ che se fallisce in questo momento non riesco ad immaginare per quale motivo FIAT dovrebbe tentare dopo, quando lo stato se ne fottera’ perche’ sono passate le elezioni europee, i merdoni della cogestione lander/Opel saranno pubblici, e ci sara’ solo un casino ancora peggiore.
Come se non bastasse, Magna non fa auto, quindi Opel rimarrebbe sola sul piano industriale, mentre tutte le altre case hanno bisogno di alleanze strategiche per vivere. Non si capisce in che modo Magna possa proporre un piano industriale credibile.
A meno che MAgna non abbia sorprese nel nuovo anno fiscale e voglia fare da liquidatore, cioe’ uno spezzatino.
Ma tutto questo a noi interessa poco.
FIAT ci rimette la possibilita’ di eliminare un concorrente pericoloso nel mondo dei veicoli commerciali (l’auto Opel e’ ormai roba da parco auto aziendale) e dovra’ cercare un’altro partner. Obama si trovera’ un pezzo di Germania, normalmente filoatlantica, legata a doppia mandata all’oligarchia russa, che arriva a sfiorare cosi’ GM, e non sara’ felice.
Il governo tedesco eredita grane a non finire perche’, se FIAT perdesse interesse verso Opel dovra’ garantire liquidita’, dovra’  gestire la fase “post”, nella quale i requisiti del piano industriale MAgna NON si verificheranno (crescita dell’auto tedesca in Russia? Occupazione in crescita in Germania? Crescita del mercato auto americano? Dove li hanno visti, nella sfera di cristallo?) e inizieranno i licenziamenti e le chiusure.
Che ci saranno comunque anche in Italia: Termini e co sono gia’ spacciati, non illudetevi che fosse questione di Opel o non Opel. E’ questione che qui non c’e’ il lander che si incazza, e quando un’azienda diviene ministero la gente come Marchionne le chiude. La cosa che pochi capiscono, tanto per essere chiari, e’ QUANTO POCO italiano sia Marchionne nel modo di vedere l’impresa.
Uriel
(1) Il corrispondente della SRL in Germania si apre con un deposito di 25.000 euro per socio, e implica delle responsabilita’ sociali che mi fanno dubitare della “responsabilita’ limitata”. Al contrario, la GMBH moderna e’ il fulcro dell’evasione fiscale: ha le proprieta’ della nostra societa’ di capitali quando si tratta di computare come uscite i soldi che il socio ci mette dentro, ma stranamente lavora “in solido” quando si tratta di spalmare le proprie perdite sul bilancio fiscale dei soci stessi. In pratica in Germania e’ conveniente aprire una GMBH, comprarci una sede, e quei soldi sono perdite detraibili dalle tasse dei soci. Poi la GMBH va in perdita per i primi 5 anni (di piu’ non puo’ per legge) e rimane in attivo di un euro dopo, il proprietario vive nella sede pagando un affitto alla GMBH stessa , ne’ e’ un dipendente, ma detrae i soldi che da’ alla propria azienda ….dal proprio bilancio fiscale.E la cosa buffa e’ che solo il presidente risponde personalmente con i propri beni, per gli altri soci e’ come la nostra SRL. Ma c’e’ il trucco: la GMBH tedesca puo’ anche fallire nell’eleggere un presidente: allora esiste, lavora, ha soci, i soci possono essere ANCHE dipendenti, ma non ha un presidente. Immaginate i risvolti fiscali di questo.
(2) Ho avuto, fino a quest’anno, un manager donna, comandato da un altro manager donna. Non ricordo di aver incontrato donne manager in Germania. E di manager ne incontro. La donna tedesca appare in condizioni migliori perche’ si misura in senso relativo. Se in Italia una donna guadagna 9 e l’uomo 10, la differenza e’ il 10%. Se una donna tedesca guadagna 19 e l’uomo 20, la differenza e’ del 5%. Solo che gli stipendi sono doppi, e il trucco si svela cosi’. La germania ha sempre nascosto i propri problemi dietro alla scala di misura.

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