Accanimento aziendale.

Quando ho parlato dell’intossicazione da politica, mi riferivo proprio alla difficolta’ che un paese in continua campagna elettorale ha nel dire “no” alle parti sociali. Sebbene i sindacati siano accusati in continuazione di essere la parte che dice di no, con gli imprenditori le cose non vanno meglio, perche’ c’e’ un messaggio che non vogliono proprio capire, e cioe’ che se un’azienda va male DEVE CHIUDERE.

Non si tratta di un vizio solo italiano: avrete sentito dire che alcune aziende siano “too big to fail”, ma vi siete mai chiesti QUANTO sia “too big” in un paese che e’ in continua campagna elettorale?

Lo chiedo per un motivo molto semplice: in un paese che ha due o tre elezioni amministrative per governo, ove si contano le bandierine, e’ possibile , davvero possibile, andare da un imprenditore a dire “se vai male devi chiudere!” ?

Supponiamo di no. Supponiamo che per un qualche motivo , proprio mentre vogliamo mettere il nostro candidato alla guida della provincia di Merderno, (cosi’ non si incazza nessuno: tanto prima o poi ve la faranno) stia fallendo la Merdernese Caffe’ Metallico, azienda che produce bevande eccitanti a base di molibdeno. Si tratta di licenziare 170 villici che ivi lavorano, piu’ l’indotto, e ovviamente siccome siamo in periodo elettorale non possiamo certo dire “se andate male chiudete”.

Cosi’, se da un lato infileremo la provincia o la regione nell’affaire, dall’altro dovremo sorbirci tutte le scuse dell’imprenditore che non sta a galla. Dovremo far finta di crederci.

Cioe’, noi sappiamo benissimo che la statua della liberta’ in zibellino fritto che ha fatto erigere per il matrimonio della figlia (quarantatremila invitati – solo gli amici e i parenti piu’ stretti) potrebbe aver inficiato le casse dell’azienda. E il fatto che il macchinario piu’ moderno che si vede all’interno sia una clava (Clava 2.0, c’e’ infilata dentro una pietra selce) potrebbe fare la differenza. Ma se lo diciamo, ci fottiamo la campagna elettorale.

Cosi’ il nostro imprenditore iniziera’ a dire che “il sistema paese non va”, e noi -che siamo in campagna elettorale- dovremo dire che ha ragione. Che e’ colpa di quelli la’, che e’ colpa del cliente ignorante che non distingue piu’ un BUON caffe’ al molibdeno da una schifezza al tantalio cinese, eccetera. E la regione istituira’ un bel corso di formazione -con stage- atto a fornire al nostro imprenditore 170 persone che lavorino gratis.

Adesso immmaginiamo di essere in un cazzo di mondo perfetto. Dove NON ci siano le elezioni locali e il sindaco sia nominato dal presidente della regione, che e’ nominato dallo stato. (Che e’ nominato da Dio, cosi’ ci togliamo dai coglioni le elezioni). E supponiamo che il nostro Merdernese Caffe’ Metallico rischi di fallire. E supponiamo che cominci a piagnucolare che la colpa e’ del sistema paese e blablabla.

Siccome NON abbiamo le elezioni amministrative, non ce ne frega proprio un cazzo. O meglio, abbiamo il problema di 170 famiglie a spasso, ma 170 famiglie si supportano abbastanza facilmente , molto piu’ facilmente di quanto si supporti un’azienda il cui padrone spende sei milioni di euro per il matrimonio della figlia (circa quanto uno sceicco, che ha 100 volte piu’ risorse. E’ successo a Padova).

La verita’ e’ che TROPPA politica ha reso i governi TROPPO sensibili ad OGNI piagnisteo.

Gli imprenditori vogliono che si dica ai dipendenti “se non produci vai a casa”. Va bene. Ma come si sentirebbero i vertici di Confindustria a spiegare ai loro soci che il 30% di loro DEVE CHIUDERE o VENDERE A SOCI PIU’ ABILI?

Sia chiaro: l’imprenditore che va male dira’ sempre le stesse cose. Dira’ che le tasse sono troppe -e lo dicono persino negli USA dove ormai le corporate pagano il 7% ma sono in difficolta’- che il costo del lavoro e’ eccessivo -e iniziano a lamentarsi degli aumenti voluti dal governo cinese- , dicono che e’ il “sistema paese” che non va, per quanto dicano la stessa cosa in OGNI paese del mondo. Diranno che il cliente non capisce la sua “qualita’”, che lui costa di piu’ degli altri perche’ gli altri vendono merda, e cosi’ via. Lo dicono tutti, lo dicono tutti allo stesso modo.

A questo punto, il problema e’ crederci o meno. Il problema e’ avere il coraggio, il coraggio politico, di dire all’imprenditore che deve CHIUDERE o VENDERE se va male.

Invece, per anni si e’ fatto questo:

  • L’imprenditore deve chiudere, noi siamo in campagna elettorale. Cosi’ piagnucola che la manodopera costa troppo, e gli si fornisce un bello stage da corso regionale di studenti freschi freschi che lavorano gratis. Schiavizziamo i nostri figli, ma la campagna elettorale e’ salva.
  • L’imprenditore deve chiudere, noi siamo in campagna elettorale. Cosi’ piagnucola che le tasse sono troppo alte, e gli togliamo le tasse locali. Dovremo chiudere qualche asilo, ma la campagna elettorale e’ salva.
  • L’imprenditore deve chiudere, noi siamo in campagna elettorale. Cosi’ piagnucola che la concorrenza cinese lo rovina e non gli inventiamo il bullone centrifugato DOCG, consorzio di cui l’imprenditore stesso e’ a capo, che riceve fondi UE per promuovere il marchio, fondi che finiscono nella sua azienda. Certo, qualcun altro rimarra’ senza fondi, ma abbiamo salvato la campagna elettorale.
  • L’imprenditore deve chiudere, noi siamo in campagna elettorale. Cosi’ piagnucola che il “sistema paese” non va bene, e allora troveremo il modo di deviare tutte le risorse del comune verso di lui, asservendogli il bilancio comunale/provinciale, per fare in modo che finalmente abbia il “sistema paese” che lavora per lui, come quando i bambini vogliono la mamma a disposizione h24.

Questo a creato una pletora di imprenditori, una crosta, che avrebbe dovuto fallire 10 anni fa, e che ancora inquina il mercato. Essi vivono di fondi pubblici e di aiutini e inciucini dello stato -a vario titolo- , inciucini che poi vanno a stravolgere proprio quel “sistema paese” di cui tanto si lamentano. E quello stato invadente di cui si lamentano di continuo li aiuta mediante la CIG, fornisce servizi scontati, gli taglia l’ IMU: andate a vedere IL PICCO di chiusure di PMI annunciate prima delle amministrative, se non ci credete.

Ovviamente, tutti questi casi finiscono sui giornali, e piano piano si convince il cittadino che si, per avere la grazia di questi mirabili imprenditori, bisogna fornire loro lavoro gratis, niente tasse, lo stato a loro uso privato, e come se non bastasse impedire ai concorrenti di competere.

Oggi, un 60% degli imprenditori ha bisogno di credito per le spese fisse e il giro di cassa. In queste condizioni, le aziende devono chiudere, ma loro non lo capiscono. Il credito dovrebbe essere un’operazione straordinaria che si fa per investimenti straordinari o per commesse straordinarie.(1)

Ma non e’ cosi: la media delle aziende usa il fido per pagare le spese fisse.

In pratica, sono gia’ falliti. Ma un paese intossicato da continue elezioni politiche NON trova MAI il coraggio di dirlo a questi imprenditori.

Anno dopo anno, si e’ stratificato un crostone di imprenditori che dovrebbero chiudere baracca e burattini. A furia di vantare il numero di partite IVA , il governo ha dimenticato che non e’ il numero di P.IVA che conta, bensi’ la loro dimensione media e la loro distribuzione per dimensioni e fatturato.

Sarebbe ora di dire che oggi il 60% delle aziende italiane dovrebbe chiudere o vendere alla concorrenza. Questo darebbe risorse di mercato e lavoratori gia’ preparati ai concorrenti, che se sopravvivono sono evidentemente piu’ abili.

Ma qui viene il bello: perche’ gli imprenditori dicono di credere al mercato, ma preferiscono voltarsi dall’altra parte quando il mercato dice loro “ehi, bello. Non sei capace. Lascia perdere. Non fa per te. Non sai fare.“. In quel caso non e’ mai la voce del mercato, no. Sono sempre le troppe tasse, il troppo costo del lavoro, il troppo economico concorrente, il troppo… ma sono tutte palle. In realta’, semplicemente il mercato ti sta dicendo di chiudere e tu trovi scuse.

Iniziano allora ad inventare storie su come tutti, ma proprio tutti, ma proprio tutti complottano perche’ le loro aziende vadano male. Tutto costa troppo, e c’e’ sempre troppa concorrenza, che guarda caso  -quando vince e perche’ vince- e’ sempre sleale in qualche modo.

Un governo serio non spende una cicca per queste lamentele. Se siete in fallimento in Cina, la vostra amata cina, vi lasciano chiudere. Se siete in fallimento in tutti quei posti negroidi che adorate tanto, non vi si caca nessuno.

Ma in occidente e’ nata l’abitudine, che in Italia e’ al parossismo, delle elezioni continue. Le elezioni continue trasformano OGNI piagnucolare in uno sloagan. Rendono accettabile OGNI fallito che si attacchi alla sottana del politico durante un comizio. Dai dodici ai sei mesi PRIMA di ogni elezione locale, una o due aziende “medie” annuncia crisi e tagli. Siccome sei in campagna, devi promettere, promettere, troncare  e sopire.

Lo vedete anche adesso con Monti: la prima riforma del lavoro negli ultimi 20 anni finira’ col distruggere il governo perche’ ci sono le elezioni politiche locali. E quando si riformasse la CIG, ci sarebbero altre elezioni locali. E ci saranno SEMPRE altre elezioni, a sostegno di OGNI piagnucolio, cui un politico in continuo comizio dovra’ SEMPRE dire di si’.

Questo e’ quello che intendo quando dico che la vostra nazione e’ intossicata da troppa politica. Elezioni, elezioni, elezioni. Elezioni continue. Campagna elettorale continua. Politici CONTINUAMENTE sotto ricatto. VEnti pagine di politica OGNI GIORNO su OGNI fottuto quotidiano. Una/due ore di politica ogni fottuto giorno su ogni TV. Si chiama “overdose”.

Volete che il paese cambi? La ricetta e’ semplice: MENO politica. MENO elezioni.

Perche’ la democrazia diretta, troppa foga elettorale, significa dare ad ogni bambino che urla il suo Pony.

E alla fine, qualcuno il pony deve pagarlo.

L’ Italia sta morendo avvelenata da troppa politica, troppe elezioni, troppi comizi.

Uriel

(1) Due tizi romagnoli hanno aperto una piadineria qui. Siccome non hanno uno straccio di credito -non hanno storia creditizia in Germania- non hanno usato credito bancario. Hanno tenuto aperto in una strada secondaria per qualche tempo, poi si sono messi da parte i soldini e hanno ampliato la sede riaprendo in centro. Questa non e’ una storia straordinaria: e’ cosi’ che deve andare. Le aziende devono vivere dei loro AFFARI, non di debiti.

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