A pensare male…

A pensare male...

A pensare male...

diceva Andreotti, spesso ci si prende. E cosi’ e’ successo quello che avevo scritto nell’articolo precedente: Boris Johnson ha stravinto, o meglio hanno straperso Corbyn e i Liberal Socialisti o Liberal Democratici, qualsiasi cosa assurda e contraddittoria questa sigla indichi.

Ci sono moltissime previsioni su come questa cosa del Brexit possa procedere, e tutti dicono che adesso il Brexit andra’ piu’ spedito. Credo sia una delle opzioni piu’ probabili, ma non e’ del tutto scontato.

Innanzitutto, bisogna capire che il Brexit e’ stato spezzato in DUE operazioni: la prima (quella di cui discutiamo) e’ discutere le condizioni per l’abbandono. La seconda (che inizia SE il trattato viene firmato) serve a definire le relazioni future. Quello che abbiamo sinora e’ il primo segmento. Che non e’ la Brexit intera, per molti motivi.

Innanzitutto, il primo segmento dell’ accordo sul Brexit richiede che gli inglesi rimangano vincolati alla UE per il tempo che serve (idealmente, un paio di anni) per negoziare e risolvere tutte le questioni tecniche relative al “divorzio”.

Quando Trump si illude che il primo gennaio comincera’ a trattare un accordo commerciale con gli inglesi, di fatto sogna. Deve prima passare un tempo fissato dall’accordo stesso. Stessa cosa per chi sognava di sottrarsi alle recenti regole fiscali.

E questo mi fa pensare che ci sia qualche sorpresa sotto. Nel senso che Johnson potrebbe chiedere al parlamento di firmare il trattato gia’ discusso, oppure potrebbe semplicemente dire “visto che sono piu’ forte, adesso posso negoziare un trattato migliore”.

Avendo poco tempo a disposizione per trattare, e non potendo andare oltre al 31 Dicembre perche’ lo ha promesso, ed avendo la pressione degli USA e dei piu’ notabili evasori fiscali di tutto il regno (nobili compresi) , e’ ancora possibilissimo che Johnson vada per il no-deal.

Voi direte che questo scenario sarebbe il piu’ temuto in Europa, ma in realta’ le cose non stanno esattamente in questo modo. Se gli inglesi firmano il trattato, la UE si trovera’ a trattare dei rapporti futuri con un governo inglese piuttosto forte. E a quel punto, il rischio e’ che emergano le divisioni interne alla UE.

Al contrario, se arrivasse un no-deal, la UE si compatterebbe per resistere all’urto finanziario, e non ci sarebbe piu’ il problema di trattare le relazioni future nell’ottica della politica quasi-intraeuropea: diventerebbe una questione per qualche commissario europeo.

Quindi, e’ possibile che anche la UE cerchi di ottenere un no-deal, e che in qualche modo “collabori” allo scopo.

Il Brexit no-deal, cioe’, e’ una prospettiva migliore per entrambe le parti. Economicamente e’ piu’ impegnativo, ma politicamente conviene alla EU e agli inglesi. Non escluderei, quindi, che Boris Johnson tiri fuori un coniglio dal cappello per far saltare tutto, e la EU gli vada dietro cogliendo la palla al balzo.

C’e’ anche un’altra ragione del contendere: le clearing house di obbligazioni in EURO. Si tratta di un giro di circa ~900 MLD di euro/anno che oggi come oggi si svolge a Londra. Ovviamente, ora tutti in EU vorrebbero che questa attivita’  si spostasse nel continente. Esse hanno ricevuto una proroga di un anno che sta per scadere, e dico “proroga” perche’ trattandosi di titoli in EURO la EU avrebbe tutto il diritto di chiedere che l’attivita’ si svolga a Francoforte, o a Parigi.

Come potete immaginare c’e’ la coda per prendersi quei soldini , e la Lagarde e’ troppo filofrancese per lasciarli oltremanica. Anche perche’ e’ un argomento abbastanza forte da causarne le dimissioni: 900 miliardi/anno pesano piu’ della testa della Lagarde, e anche di quella di Macron se necessario.

In caso di Brexit no-deal per la EU (e per la BCE) sarebbe semplicissimo non rinnovare alcuna proroga e richiedere una licenza europea per operare con clienti europei. In tal caso, anche se operativamente potrebbero magari rimanere a Londra, in realta’ si troverebbero sotto il controllo del regolatore europeo, con tutti gli obblighi (anche fiscali e contabili) che questo sottintende.

Su questo argomento, a Boris Johnson conviene il Brexit Deal, mentre alla EU conviene il No-Deal: e’ chiaro che trattare una cosa del genere alla EU non conviene perche’ ci sono DUE contendenti europei (la Borsa di Parigi e quella di Francoforte) contro un solo governo politicamente unito. Nessun negoziatore europeo vorrebbe trovarsi in quella situazione, e preferirebbero di gran lunga una soluzione “drastica”: prima imporre che le clearing house obbediscano al regolatore europeo (grazie ad un “provvidenziale” Brexit No-deal) , e poi decidere tra Francoforte e Parigi.

Un altro punto importante e’ l’industria militare. Francia e Germania ne vorrebbero una continentale per alimentare la propria industria interna , mentre gli inglesi premeranno per tenere vivo lo sviluppo di armi. Anche in questo caso, agli inglesi converebbe il Brexit+Deal perche’ potrebbero negoziare dopo, mentre Francia e Germania troverebbero piu’ agevole imporre una posizione “continentale” col Brexit No-Deal.

Inoltre, gli inglesi hanno due questioni da risolvere, e in maniera pesante:

  • La questione scozzese.
  • La questione nordirlandese.

Gli scozzesi potrebbero , nei prossimi due anni, agitare le acque durante la trattativa chiedendo a gran voce un referendum per rimanere in EU, il che implica la secessione dal regno unito. Potrebbero anche limitarsi a meno, chiedendo alla EU che per la Scozia valgano condizioni diverse.

Il nodo irlandese invece andra’ risolto, e aleggera’ per tutta la trattavita post brexit (cioe’ la seconda sezione, quando si discuteranno le future relazioni. Johnson ne farebbe volentieri a meno durante le future trattative, per cui su questo tema Londra preferirebbe il brexit con il no-deal.

Quindi, in definitiva, abbiamo una situazione abbastanza complessa. La strategia e’ circa questa:

Tema Convenienza UE Convenienza UK
Evasione fiscale e interessi locali dei nobili inglesi Brexit Deal Brexit No-Deal
Clearing House Brexit No-Deal Brexit Deal
Mercato delle armi. Brexit No-Deal Brexit Deal
Trattati commerciali in essere. Brexit No-Deal Brexit Deal
Politica interna. Brexit Deal Brexit No-Deal.
Questione territoriale. Brexit Deal Brexit No-Deal

L’esito, cioe’ non e’ affatto scontato. Chi pensa che la strada per l’accordo sia gia’ tracciata sbaglia: al contrario, oggi come oggi tutto e’ diventato indistinto. Entrambe le parti hanno fior di convenienze sia nel caso di No Deal che in caso di Deal.

Quindi chi celebra la vittoria di Johnson alle elezioni come “la vittoria che risolve il problema e lo porta ad una conclusione certa” si sta solo illudendo.

La situazione ora e’ piu’ confusa che mai.

Fonte: https://keinpfusch.net/a-pensare-male/

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