1968 , 1980 e il ritratto di Dorian Gray.

Il culto idiota del 1968 (che in Italia arrivo’ nel 1969, ma vabene) e’ talemente forte e contrapposto al disprezzo del 1980  da risultare ridicolo. Gli stessi che esaltano il 1968 come il momento nel quale la popolazione era rivoluzionaria e intelligente, affermano che nel 1980 la popolazione fosse edonista e stupida, come se si trattasse di popolazioni diverse.La sensazione che abbiamo di fronte a questa vulgata e’ che improvvisamente il paese sia stato invaso. Cioe’, che nel 1968 l’ Italia avesse una popolazione modernista, rivoluzionaria , mentre la popolazione del 1980 fosse completamente diversa.


Ma non solo: la pretesa dei sessantottini e’ quella di tirarsene fuori, asserendo che in qualche modo essi non fossero coinvolti nell’orgia consumista degli anni ’80.
Se andiamo sul piano numerico, l’aspettativa di vita di quel periodo era , se non sbaglio, attorno ai 79 anni. Se consideriamo che dal 1968 al 1980 dobbiamo contare 12 anni, significa che le differenze demografiche consistevano in:

  • Gli anziani tra i 67 e i 79 anni erano deceduti.
  • Chi nel 1980 aveva meno di 12 anni era nato nel frattempo.
  • Chi aveva tra i 12 e i 14 anni era cresciuto nel frattempo.

Ora, questo basta ad affermare che si sia trattato di popolazioni “antropologicamente diverse”?
Innanzitutto, la fascia tra i 12 e i 67 anni e’ rimasta la medesima. Proprio cosi’: se prendiamo la fascia dai 12 ai 79 nel 1980, era tutta gente che nel 1968 costituiva la fascia da 0 e 67 anni.
Possiamo attribuire ai defunti il cambiamento? Il 1968 era cosi’ diverso culturalmente perche’ nel 1968 era presente la fascia, defunta nel 1980, dai 67 ai 79 anni? Visto lo scarso ruolo avuto da queste persone nella contestazione giovanile, direi che possiamo escluderlo.
Possiamo attribuire la differenza tra 1968 e 1980 ai nuovi nati, che nel 1980 erano meno che dodicenni? Anche in questo caso, sarei scettico.
Rimangono quelli che nel 1968 avevano meno tra zero e 12 anni, e si sono trovati ad averne tra 12 e 24 nel 1980. E’ una fascia interessante, perche’ di fatto e’ la fascia adolescenziale e giovanile. La fascia, cioe’, che negli anni ’80 era panozza, etc etc etc.
Se pensiamo che la profondissima differenza tra il 1968 e il 1980 sia dovuta alla fascia di eta’ che va dai 12 ai 24 anni, tuttavia, dobbiamo farci una domanda: chi ha educato queste persone? Da dove sono venute le nuove idee che hanno permesso al 14% della popolazione di trasformare il paradiso intellettuale (1) che fu il 1968 nell’inferno edonista e consumista?
Prima di tutto, pero’ occorre fare delle premesse. Stiamo di fatto attribuendo un potere spaventoso ad una fascia generazionale abbastanza piccola, di fatto il periodo che va dall’ultimo anno delle medie ai 24 anni. Se spostiamo il 1968 al 1969, cosa piu’ coerente con il fenomeno italiano, siamo ESATTAMENTE nella fascia che parte dal primo anno di scuole superiori ai 25 anni, cioe’ la fine dell’universita’.
Attribuire la differenza antropologica tra il comportamento delle persone tra gli anni ’80 e il ’69 significa questo: affermare che gli studenti delle superiori e delle universita’ abbiano il potere e la facolta’ di stravolgere la societa’ intera, trasformandola da contestatrice  e intellettualista ad edonista e consumista.
Un’affermazione cosi’ pesante non e’ vietata di per se’, ma occorre giustificarla. Perche’ un fenomeno del genere sia possibile non sono sufficienti solo dei requisiti culturali. Se dipendesse solo da fattori culturali potremmo semplicemente decidere che la scuola superiore e l’universita’ siano cambiate cosi’ tanto in quel periodo tra trasformarsi da fucine di contestatori a fucine di consumisti.
Se pero’ consideriamo che il consumismo sia un fenomeno economico, il discorso cade: si tratta di una fascia di eta’ sostanzialmente senza reddito proprio.
Se quindi affermassimo che a fare la differenza tra anni ’80 e 1969 sia stata la fascia giovanile, in modo da assolvere i sessantottini che erano gia’ adulti, rimane da chiedersi CHI abbia dato loro questo input culturale, CHI abbia dato loro l’educazione, e specialmente CHI abbia dato a questi giovani I SOLDI.
Essere consumista non e’ semplice, non e’ come passare da nichilista a positivista. Non e’ gratis.
La piu’ assolutoria delle ipotesi, dunque, e’ che la generazione dai 13 ai 25 anni , assente nello scenario del 1968, DA SOLA abbia creato gli anni ’80, usando i soldi di mamma e papa’, contestatori ex sessantottini.
Cosi’, secondo questo modello, la societa’ degli anni 80 avrebbe dovuto dividersi tra giovani dissoluti e consumisti (ma senza soldi) e adulti contestatori e intellettualisti (come nel 1969).
Non e’ esattamente quello che abbiamo osservato: se e’ vero che i giovani fossero edonisti, e’ vero che erano edonisti quanto i genitori, cosi’ come e’ vero che era il reddito dei genitori a spesare il loro edonismo. Non si trattava cioe’ di una nuova generazione diversa dalle precedenti, perche’ negli anni ’80 LA CONTESTAZIONE ERA SCOMPARSA.
Ma i sessantottini erano ancora li’, visto che erano morti solo i vecchi.
Dunque, c’e’ il vulnus, la cosa che non si vuole dire: che a fare gli anni ’80, indirettamente o meno, sia stata la medesima generazione che ha fatto il ’68, piu’ al massimo la generazione che avrebbero dovuto educare, o perlomeno cui avrebbero dovuto negare il reddito necessario.
Queste semplici constatazioni, ovvero il fatto che senza la scomparsa dei sessantottini scomparve il loro movimento e la loro presenza, il fatto che 12 anni di tempo NON bastino per giustificare un ricambio generazionale, il fatto che quanto accadde accadde sotto i loro occhi, sono ancora un tabu’.E il mondo del pensiero di sinistra vi reagisce come si reagisce ai tabu’, ovvero rifiutando di occuparsene. Gli anni ’80 sono un periodo maledetto, dicono. Sono un periodo terribile, dannoso, consumista, berlusconiano, satanico, si mangiavano suore al forno, peggio: Alda d’Eusanio ha iniziato a mettersi in topless.Tuttavia nessuno si sforza di analizzarlo. Nessuno si chiede: ma dov’erano quei trentenni che dieci anni prima erano in piazza? Dov’erano quei quarantenni che dieci anni prima erano trentenni e si facevano i cineforum con dibattito sul potere stragifico della coca cola? Eh, la risposta e’: erano a consumare come tutti gli altri, a mangiare suore al forno, a sbavare sulle tettone di Carmen Russo, a indossare terrificanti giacche con spalline da rugbysta abbinate con cravatte sottilissime e pantaloni epidermici.Il mondo degli intellettuali tratta gli anni ’80 come se fossero stati popolati da persone venute dallo spazio. A sentire loro, sembra che i contestatori del ’68 fossero tutti altrove, e una nuova genia di italiani sia stata sbarcata da una nave aliena.Invece no, erano tutti li’: semplicemente trovavano naturale fare quel che si faceva negli anni ’80, tutto qui.Dodici anni  NON sono un lasso di tempo sufficiente a giustificare un cambio generazionale o antropologico. I semi degli anni ’80, in qualche modo, dovevano essere presenti gia’ nel 1968, altrimenti non si sarebbe spiegato un simile abbandono di massa dei vecchi ideali.Deve esserci stata una certa continuita’ almeno ideale, tra i due periodi, altrimenti non giustificheremmo il fatto che una popolazione in gran parte identica si sia comportata in maniera completamente diversa, senza oppore nessuna resistenza  a una cultura che sino a un decennio prima avevano (a parole) combattuto.
La mia personale opinione e’ che tutto si ricolleghi alla vera e propria ossessione che gli idealisti di sinistra hanno per la coerenza pensiero-azione. Sospetto che in qualche modo essi sappiano di aver sempre raccontato palle, e di essere stati un pochino come i preti, ovvero persone che predicano in un modo e fanno il contrario.
Essi sanno, dentro di se’, di aver tradito proprio quegli ideali che hanno sbandierato per anni. Sanno di essersi tuffati negli anni ’80 con la gioia del suino che si butta nel fango, dopo aver sbandierato altissimi ideali pochi anni prima. Ed e’ questo senso di colpa che, in un certo senso, si trasforma in nevrosi e li porta a insistere ,  con una ripetitivita’ patologica, litanie che vorrebbero i politici coerenti e cristallini, fedeli alla linea e idealisti, tutto cio’ che LORO STESSI non hanno fatto.Alla fine dei conti essi pretendono che le ragazze scosciate spariscano dalla TV, quando la TV di D’alema e’ fallita miseramente PERCHE’ ESSI STESSI (che costituirebbero uno share notevole viste le percentuali elettorali) NON L’ HANNO GUARDATA PREFERENDO TETTE E CULI.
Passano tutto il tempo a criticare La7 perche’ ha cacciato Luttazzi, ma che share aveva Luttazzi? 2.500.000 di spettatori. Dov’erano tutti gli altri? A guardare la TV che disprezzano tanto a parole.
Essi pretendono capi di stato che dicano e facciano “cose di sinistra”, quando loro stessi non le fanno. Essi pretendono governi che combattano il consumismo, quando loro stessi non lo fanno. Ed e’ per questo che hanno la fissa della coerenza: il complesso di colpa che nasce in loro per aver tradito (e tradire quotidianamente) i loro stessi ideali si materializza mediante un processo di transfer: “il politico faccia quello che io non faccio, sia coerente come io non sono, sia idealista quanto io non sono”.
Cosi’, l’atteggiamento “vade retro Satana” verso gli anni ’80 e’ semplicemente sintomatico della loro ipocrisia: un decennio cosi’ vicino agli anni “di sinistra” della contestazione , al movimento del ’77, alla “meglio gioventu’ ” , mostra come le stesse identiche persone fossero molto diverse solo pochi anni dopo.E no, non parlo dei leader. Parlo proprio dei militanti comuni, di quelli che erano in piazza a battersi nel 69 e si sono arresi gioiosamente agli anni ’80, senza neppure porsi il problema.Questo sono gli anni ’80, in definitiva: il vero volto del 1968.Ed e’ per questo che i signori Dorian Gray non vogliono guardarlo. Essi , come nel film , si stanno donando eterna giovinezza, in nome del principio per cui se eri giovane nel 1968 sei giovane in eterno.
Ma da qualche parte c’e’ il ritratto che , come per Dorian Gray, mostra il loro vero volto, invecchiato ed osceno.
Il ritratto di Dorian Gray del 1968 sono gli anni ’80.
Per questo, non hanno il coraggio di guardarlo: gli anni ’80 mostrano loro il volto dei sessantottini, dodici anni dopo.
No, non sono invecchiati gran bene.
Uriel
(1) Ah ah ah.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *